Posts written by ArcoIris

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    Michael Jackson – Chi era e che cosa ci ha lasciato


    L'enorme eredità di uno dei più grandi artisti di sempre.
    Dieci anni fa moriva il re del pop, una delle icone del ventesimo secolo: Michael Jackson.



    Verrebbe da domandarsi: cosa diranno di Michael Jackson tra cento anni? Come verrà ricordato? Come cantante, performer, artista, intrattenitore, enfant prodige, ballerino? O come simbolo di un’emancipazione, quella afro-americana, tanto sociale quanto culturale, iniziata negli anni ’60 e giunta all’altro capo del cerchio negli anni ’80, con un artista di colore in cima alle classifiche mondiali?

    Oppure: Michael Jackson verrà forse ricordato come icona centrale di una rivoluzione mediatica. Rivoluzione che ha ucciso le radio (e le loro “stelle”, come nella famosa canzone), completando il processo di centralizzazione dell’immagine, iniziato già a metà ‘800, giungendo a quella emittente, MTV, che ha cambiato il concetto di video musicale.

    Questa è stata infatti la baraonda di cambiamento nella quale Jackson si è trovato coinvolto, quasi sempre senza rendersene conto, spintonato qua e là da esigenze di mercato, hit da classifica, scandali più o meno sminuiti, e una personalità troppo grande, troppo delicata e troppo sensibile per sopportare tutto questo.

    Provate a pensare a cosa sarebbe stato Michael Jackson se fosse vissuto, per esempio, negli anni ’50, quando i video musicali praticamente non esistevano, la tv era agli inizi e lo stesso mercato discografico mondiale, nell’epoca pre-Beatles, era ancora qualcosa di ridotto, di poco eclatante. Certo, magari avrebbe avuto comunque un grande successo, come lo ebbero per esempio James Brown o Ray Charles. Ma bisogna dirlo: è stata l’immagine di Michael a fare la sua fortuna.

    Non tanto le sue capacità vocali, o la sua showmanship, o il suo modo di vestire. Tutti questi elementi, presi singolarmente, valgono poco; ma, uniti insieme in un personaggio memorabile, restituiscono una figura che è stata, volente o nolente, la più forte degli anni ’80 e, per certi versi, di tutta la fine del ventesimo secolo. Oggi, infatti, tutti conoscono Michael Jackson.


    Da dove iniziare? Dagli eccezionali videoclip, che hanno esteso i confini di quel mezzo promozionale a limiti fino a prima impensati? Oppure dalle coreografie, come quella di 'Thriller', ancora oggi conosciuta e imitata in tutto il mondo? Certo non ci si può scordare della musica: 'Off the Wall' (1979), 'Thriller' (1982) e 'Bad (1987) vanno, ciascuno per i propri meriti, annoverati tra le principali opere musicali della loro epoca. Principali, attenzione, non significa per forza migliori.

    Infatti, musicalmente parlando, Jackson non ha fatto a suo tempo nulla che non avessero già fatto, tanto per buttare lì un po’ di nomi, Stevie Wonder, Sly Stone, George Clinton, Lionel Richie.
    Di nuovo, è stata l’immagine, la costruzione dell’icona, a contare. Più un universo di collaboratori, che va da Quincy Jones a Rod Temperton, i quali hanno sempre assicurato a Jackson la conservazione della sua fama. Senza dimenticarci della somma benedizione del re della musica anglofona, Paul McCartney, impartita tramite diverse collaborazioni (almeno un paio quelle celebri: 'Say Say Say', del 1983, e 'The Girl Is Mine', dell’82).

    Una fama solida, che, però, è andata incrinandosi: la vitiligine, la plastica facciale, gli incidenti. Tutto è culminato, nel 1991, con lo scontro traumatico con l’America degli anni ’90, ormai stanca delle popstar patinate dell’epoca Reagan, e vogliosa di sporcizia, di cupezza, di introspezione: insomma, voglia di grunge e dei Nirvana. Da lì è stata una continua discesa, e un continuo e crescente disinteresse da parte del pubblico e dell’industria. Fino alla scomparsa, nel 2009, per cause molto confuse, e chiarite solo in seguito.

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    Oggi è ancora complicato parlare di un artista del genere, perché la portata di ciò che ha fatto è talmente ampia che si rischia di non coglierne appieno il significato.

    Morte e rinascita della musica, dalla radio alla televisione; iconicità e idolatria, carisma e talento; successo, fama, disgrazia, morte. Tutte queste cose vanno a perdersi in un universo che non è fatto solo di canzoni, ma di frasi, film, eventi, abiti, video, pettinature, glitter, coreografie.

    Ci vorrebbe un bel libro, di quelli spessi, per cercare non solo di raccontare la storia di Michael dall’inizio alla fine, ma anche e soprattutto per cercare di capire fino in fondo quello che è stato e quello che ha lasciato in questo mondo con il suo passaggio; passaggio, il suo, certo non inosservato.
    Nel frattempo, però, diciamo questo: vi sfidiamo a nominare un cantante pop, soul, R&B (e spesso anche rap) moderno che non mostri, almeno in minima parte, l’influenza di Jackson.

    Bruno Mars, Pharrell Williams, The Weeknd, tirateli fuori tutti: non c’è metro migliore di questo per misurare quanto Michael abbia impresso il proprio marchio nella storia, anche quella non strettamente musicale. Può non piacervi, potete non gradire le sue canzoni; oppure, viceversa, potete adorarlo e avere il suo poster in camera, come Macaulay Culkin nel video di 'Black or White'. Ma non è questo il punto, e non lo è più già da diversi anni.

    Qui si va ben oltre. Si parla di un fenomeno che, quasi inconscio di sé stesso, ha cambiato il mondo; il modo di pensare, il modo di vedere, di vestire, di parlare. E anche il modo, naturalmente, di suonare, di cantare e di ascoltare musica.

    In definitiva: come si fa ad esprimere un giudizio finale, risolutivo, su un fenomeno simile?
    Provateci: scommettiamo che avrete la nostra stessa difficoltà.

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    Michael Jackson, la verità sullo schiarimento della pelle

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    Il testo è tratto da “Michael Jackson – La musica, il messaggio, l’eredità artistica”, scritto da Gabriele Antonucci e pubblicato da Hoepli

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    Michael Jackson si esibisce durante "American Bandstands 50th...A Celebration", show televisivo del 2002
    Foto Vince Bucci/Getty Images



    Michael Jackson è uno degli artisti più famosi di sempre, ma anche uno dei più fraintesi, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti della sua vita personale sui quali, per anni, è stata alimentata una cattiva informazione. Molti pensano ancora oggi, a dieci anni dalla morte, che il cantante si sia schiarito la pelle per un vezzo estetico o, peggio ancora, per rinnegare le origini afroamericane di cui andava fiero, ma non è affatto così. In realtà soffriva di vitiligine e di lupus eritematoso sistemico, due malattie della pelle autoimmuni, come conferma anche l’autopsia effettuata il 26 giugno del 2009, il giorno dopo la sua morte.

    La vitiligine è una malattia cutanea caratterizzata da estese macchie bianche che porta a una progressiva depigmentazione della cute, ovvero a uno schiarimento irregolare della pelle, di cui ancora non si conosce la causa e per la quale non esiste una cura. L’evoluzione delle macchie è imprevedibile: possono progredire rapidamente, in modo lento o, in alcuni casi più rari, addirittura scomparire spontaneamente.

    Per attenuare le differenze di colore, si possono utilizzare cosmetici coprenti, creme autoabbronzanti o ricorrere a complessi interventi di depigmentazione, eliminando così l’antiestetica disomogeneità. La vitiligine portò Michael a perdere la pigmentazione in quasi tutte le aree del corpo, lasciando la sua pelle traslucida più che bianca. Il guanto, le maniche lunghe anche d’estate, il cappello e la mascherina servivano a coprire queste macchie antiestetiche, che gli provocavano un forte imbarazzo in pubblico.

    Per anni la sua truccatrice e fidata amica Karen Faye, che lo seguiva come un’ombra, ha coperto la vitiligine con un pesante trucco. Nei primi anni dell’insorgenza della malattia, Karen scuriva le macchie bianche, ma, quando la vitiligine si diffuse in quasi tutto il corpo, iniziò a schiarire le poche zone rimaste scure, in modo da mostrare un colorito uniforme.
    Solo allora il cantante si sottopose a trattamenti di schiarimento della pelle per mano di Arnold Klein, il dermatologo dei VIP, che riuscì, attraverso complessi trattamenti, a uniformare il colore dell’epidermide.

    Michael non è stato il primo uomo di spettacolo a trasformarsi gradualmente da nero a bianco. Nel 1978 la rivista Ebony pubblicò un racconto, dal titolo L’uomo che diventò bianco, sul ballerino Arthur Wright, che ebbe lo stesso problema di Jackson.
    Il lupus eritematoso sistemico, la malattia cutanea di cui soffriva il Re del Pop, provoca forti eruzioni cutanee sul viso e sul naso, lesioni delle pelle, perdita dei capelli e infiammazione dei polmoni.
    Lesioni che, col tempo, tendono a schiarirsi e a lasciare cicatrici permanenti, come quelle sul viso della popstar inglese Seal.

    Il dottor Strick, che effettuò una visita specialistica al cantante nel 1993 su richiesta del procuratore Tom Sneddon, confermò che “il lupus aveva distrutto parte della sua pelle, in particolare del naso” e che i numerosi interventi di chirurgia a cui si era sottoposto erano per lo più “di tipo ricostruttivo, per nascondere le cicatrici del lupus”. Michael tenne tutto questo per sé, senza renderlo pubblico, in quanto lo riteneva imbarazzante e traumatico.

    Soltanto all’inizio degli anni Novanta, durante la famosa intervista con Oprah Winfrey, parlò per la prima volta dei suoi problemi cutanei. Il cantante, inoltre, non ha mai modificato chirurgicamente il contorno degli occhi, né assottigliato le labbra o rifatto gli zigomi, limitandosi, per scelta estetica, alla sola fossetta sul mento.
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    CITAZIONE (Valerie77 @ 25/6/2019, 14:04) 
    Alcuni video delle Rose e Omaggi dei fan che come tutti gli anni inondano l'entrata e le vicinanze della Holly Terrace


    clicca per ingrandire:


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    Dieci anni senza Michael Jackson, il Re del Pop che qualcuno vorrebbe dimenticare



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    Dieci anni fa il mondo del pop perdeva il suo re. Il 25 giugno del 2009, a 50 anni, moriva Michael Jackson. Una morte arrivata inaspettata mentre l'artista stava preparando "This Is It", lo show che avrebbe dovuto mettere in scena per 50 date a Londra e che rappresentava il suo ritorno dal vivo. Nonostante l'importanza di Jackson nella storia della musica del '900, il decennale della sua scomparsa viene celebrato in tono minore.

    Nessun concerto di commemorazione, nessun grande evento, nemmeno una raccolta celebrativa di successi. Il modo in cui la figura del Michael Jackson uomo è stata messa in discussione, soprattutto in epoca di metoo e caccia alle streghe, consiglia di non esporsi troppo.
    Persino il suo amico, mentore e produttore Quincy Jones ha trasformato un concerto in programma a Londra per celebrare Michael in un generico omaggio alle musiche da film.

    E nonostante le recenti palate di fango gettate dal documentario "Leaving Neverland" siano state rimosse nel giro di poche settimane, tra credibilità delle testimonianze degli accusatori smontata e scarso interesse mostrato dal pubblico, gli schizzi delle nuove accuse di molestie sono rimasti a macchiare questo anniversario.

    Un anniversario che avrebbe meritato altro tipo di celebrazione perché, al di là di dubbi più o meno leciti sulla condotta morale nel privato di Michael, resta il lascito artistico di una delle stelle più luminose che il mondo del pop abbia visto nel secolo scorso.

    Una lucentezza che non si limita ai numeri da capogiro dei suoi album più famosi, di cui "Thriller", tutt'ora album più venduto di sempre (un record, considerando i livelli attuali di vendita dei cd, destinato a rimanere imbattuto) è solo il vertice assoluto di un corpus discografico che comprende lavori multiplatino come "Off The Wall", "Bad", "Dangerous" e "HiStory".

    L'importanza di Michael Jackson va al di là del suo essere fenomeno commerciale. Perché quel successo era il frutto di uno straordinario talento. Espresso come interprete, autore e ballerino, nel corso di una carriera che ha visto tutte le fasi possibili.
    Gli inizi da bimbo prodigio (alle prese con un padre-padrone a fare da manager dispotico), le difficoltà del passaggio alla vita adulta, il successo straordinario fino ad arrivare sul tetto del mondo. E poi la caduta. Prima accennata, con i primi passi falsi quando ha voluto liberarsi della presenza tanto importante quanto per lui ingombrante, di Quincy Jones. E poi rovinosa, soprattutto a livello di immagine, con le accuse infamanti di pedofilia, i processi, le assoluzioni giudiziarie mai sufficienti a togliere dalla testa di molti il dubbio.
    Michael ha vissuto tutto al massimo, in maniera quasi parossistica. Trionfi e momenti bui. Con i riflettori dei media perennemente puntati addosso a lasciare ferite indelebili su un uomo tanto fragile e timido almeno tanto quanto era determinato e deciso l'artista.

    Persino la sua morte è stata una tragedia consumatasi sotto gli occhi del mondo. Prima con quel ritorno annunciato in pompa magna e diventato una cosa più grande di lui (le date dello show dovevano essere 10 e furono portate a 50 a sua insaputa per far fronte al gran numero di richieste). Impegno al quale non volle (o non poté) però sottrarsi, a costo di bruciare le ultime energie di un fisico fortemente debilitato. E poi con un dottore messo alle sue costole per vegliarlo, che finirà per ucciderlo, con una dose sbagliata di anestetico chirurgico che Michael usava per dormire, perché i normali tranquillanti non bastavano più.

    Oggi, dieci anni dopo, resta la fedeltà di chi lo ha amato e continua a farlo senza cedimenti.
    Siano i milioni di fan sparsi per il mondo, siano artisti che si sentono di difenderlo come fatto di recente da Madonna o Diana Ross.
    Ma ci sono anche quelli che tolgono targhe dalle scuole, radio che si rifiutano di trasmettere la sua musica, mostre a lui dedicate che vengono annullate.
    E i grandi network americani che preferiscono evitare di programmare speciali per ricordarlo in occasione di questo decennale.

    Per fortuna resta anche la sua musica che, quando anche l'ultimo polverone di polemiche e accuse si sarà depositato, sarà ancora lì a brillare intatta.

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    Michael Jackson, lo stile leggendario del Re del pop



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    Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Michael Jackson, leggenda della musica e icona controversa. Sebbene sia spesso finito al centro di alcune, tutt'ora presunte, vicende personali poco piacevoli- messe in scena anche nel recente documentario che lo vede protagonista, «Leaving Neverland» - il mito del pop è tuttavia un personaggio indimenticabile, pioniere avanguardista nella musica e nel ballo - a partire dal suo inimitabile moonwalking - così come nella moda: «Se la moda dice che è vietato, lo farò», scrisse Michael nel suo libro Moonwalk, nel 1988.

    Una frase, un programma: il suo stile appariscente, sia sul palco che nella quotidianità, è stato infatti parte fondamentale del suo successo planetario, dal guardaroba ispirato agli anni '70 all'interno dei Jackson 5 ai cappelli fedora e ai guanti diventati la sua personale cifra stilistica negli anni '80 e oltre.

    Dei look, quelli del Re del Pop, diventati talmente parte dell'immaginario comune che, nel corso degli ultimi decenni, non hanno potuto che influenzare una lunga serie di musicisti con il loro stile impareggiabile.

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    Da Beyoncé, a Janelle Monae, sino a Lady Gaga, Madonna o ancora Pharrell Williams, la lista degli artisti che ha preso ispirazione da Michael Jackson è pressoché infinita: lo stile del cantante, dopotutto, veniva espresso in ogni ricercato dettaglio estetico, piegando i canoni della sua epoca e infrangendo le convenzioni, dall'abbigliamento in stile army, declinato in una versione opulenta e scintillante con giacche dai ricami soutache, applicazioni in strass e le immancabili insegne ispirate alla storia militare britannica.
    Sino alle inimitabili lean shoes, da lui brevettate negli Stati Uniti per permettere la celebre mossa a 45 gradi nel videoclip del brano 'Smooth Criminal'.

    Quelle della popstar erano delle vere e proprie apparizioni sovra-umane, che ben si addicevano ai suoi talenti fuori dal comune e al fenomeno enigmatico da lui incarnato: un carisma che ha saputo veicolare anche attraverso i look commissionati ad alcuni dei suoi designer preferiti, da John Galliano, a cui chiese una giacca Napoleon su misura, a Christopher Decarnin - direttore creativo di Balmain dal 2006 al 2011 - da cui si fece cucire le sue giacche con spalle a pagoda.

    «I suoi outfit dovevano esibirsi sul palco come lui» hanno dichiarato i suoi costumisti Michael Bush e Dennis Tompkins, poco dopo la sua morte «Dovevano essere come la sua seconda pelle, arte da indossare che accentua sia il suo stile di danza che il ritmo della musica».
    Dopotutto, anche lo stile può - e in alcuni casi, dovrebbe - essere intrattenimento, e questa è forse la più grande lezione che abbiamo ereditato da Michael Jackson in fatto di moda: ecco alcuni dei suoi look più epici di sempre.
    GALLERY: Michael Jackson, il Re del Pop che fece dei suoi abiti una forma di intrattenimento
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    Gabriele Antonucci, Bruce Sudano… e Michael Jackson a Parolario 2019



    C’è Bruce Sudano stasera a Parolario e se per gli intenditori non c’è bisogno di aggiungere niente, a tutti gli altri basti sapere che è autore di molti testi di gente tipo Dolly Parton, Reba McEntire, Donna Summer (di cui è stato anche marito), nonché, guarda caso, di Michael Jackson.

    Eh sì, perché proprio il cantante afroamericano è il protagonista del bel libro scritto con Gabriele Antonucci, per Hoepli: Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica è un racconto di relazioni con gli altri artisti di quei decenni – Madonna, Prince, Paul McCartney… -, di aneddoti semisconosciuti, di emozioni, il cui scopo principale è mostrare il complicato e profondo messaggio, spesso trascurato, che sta alla base delle canzoni di Jackson, al di là del loro strabiliante successo commerciale.

    Forse il cantante più famoso degli ultimi cinquant’anni, ma anche uno dei più discussi e meno compresi. Uno dei pochi bambini prodigio a diventare una celebrità da adulto. Divulgativo e insieme rigoroso, Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica esce a dieci anni dalla scomparsa del poliedrico e sempre innovativo artista, indubbiamente il Re del Pop.

    Alessio Brunialti introduce i due autori, sperando di carpire anche il segreto di come siano riusciti a raccogliere tutto questo materiale, scovando cose che ancora non erano state dette, elementi che ancora non erano stati analizzati. Un lavoro che evidentemente è durato anni da parte di Gabriele Antonucci, giornalista e critico musicale, -anche se laureato in Giurisprudenza -, amante della musica, soprattutto per quella black, ha scritto articoli e recensioni per i maggiori quotidiani e praticamente per tutte le riviste di musica.

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    Thanks Vale.
    Non sono brava a esprimermi con parole mie.. quindi mi affido a quelle di qualcun altro.

    "Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero"
    (Paulo Coelho)

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    Dieci anni senza il Re del Pop: i 5 album indispensabili di Michael Jackson


    Gabriele Antonucci - 25 giugno 2019
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    "La grande musica e le grandi melodie sono immortali. Le culture cambiano, le mode cambiano, cambiano gli usi e i costumi, ma la grande musica è immortale. La grande musica è come una grandiosa scultura o un fantastico dipinto: resta in eterno".



    Questa bellissima frase di Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009, suona davvero profetica: a 10 anni dalla sua scomparsa, la sua musica è ancora fresca, attuale, immortale.

    Le ultime ore di vita


    Sono ancora avvolte nel mistero le ultime ore di vita di Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009, atteso nell’estate di 9 anni da 50 date dello suo pirotecnico show di addio This is it all’Arena O2 di Londra, andate sold out in pochi minuti, le cui prove sono state immortalate nel film This is it.

    Michael Jackson non era in forma e non sarebbe stato in grado in grado di reggere fisicamente una tournée così impegnativa, con tante date ravvicinate (che originariamente dovevano essere solo 10), per questo la potente multinazionale AEG Live, organizzatrice del This Is It, aveva messo sotto contratto un cardiologo texano, il Dott. Conrad Murray che, per 150.000 dollari al mese, doveva assistere e monitorare il Re del Pop 24 ore su 24.

    Dopo le prove allo Staples Center del 24 giugno, Michael tornò a mezzanotte nella sua villa affittata al 100 di North Carolwood Drive, nel cuore di Holmby Hills. Il giorno dopo, a mezzogiorno, l’artista si sentì male: inutili i tentativi di massaggio cardiaco da parte di Murray. I bodyguard di Michael Jackson chiamarono con colpevole ritardo l’ambulanza, che arriverà mezz’ora dopo, quando ormai era troppo tardi.

    Dall’autopsia emerse che Murray, per aiutare il cantante a dormire, gli somministrò incautamente un mix letale di farmaci, tra cui l’ansiolitico Lorazepam e il potente anestetico Propofol usato per sedare i pazienti nelle operazioni chirurgiche.

    Il 7 novembre 2011 il Tribunale di Los Angeles ha condannato Conrad Murray per omicidio colposo a quattro anni di reclusione, ridotti a due per sovraffollamento delle carceri californiane.

    La madre di Michael e i suoi tre figli, non soddisfatti dalla sentenza troppo morbida, hanno fatto causa alla AEG Live ritenuta, secondo loro, la vera responsabile della morte del cantante.



    L'intatta attualità della sua musica


    Dal tragico evento sono passati nove anni, un lasso di tempo che non ha offuscato minimamente la memoria dell’artista, ancora oggi il più influente per il sound degli artisti r&b di oggi (Bruno Mars, The Weeknd, Justin Timberlake, Ne-Yo, Chris Brown).

    L'ex-Jackson Five è stato il più grande performer di tutti i tempi, l’unico in grado di eccellere nel canto come nel ballo.

    Ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare degli ultimi quarant’anni, percorrendo strade artistiche che nessuno aveva mai intrapreso, trasformando i video in veri e propri film, innalzando il pop a forma d’arte a tutti gli effetti.

    Il suoi passi vengono insegnati nelle scuole di danza moderna, i suoi album vendono ancora migliaia di copie e ogni anno il numero dei suoi fan cresce in modo esponenziale.

    Il 17 febbraio del 2017 Thriller, l’album più venduto nella storia con 100 milioni di copie, è stato ufficializzato dalla Recording Industry Association of America (RIAA) come vincitore di 33 dischi di platino in Usa che, tradotto in termini numerici, equivale a 33 milioni di copie vendute: un risultato mai raggiunto da nessun altro artista negli Stati Uniti.



    Una voce inconfondibile


    Mentre grandi artisti come Bob Dylan e Bruce Springsteen hanno raccontato con verità e con poesia ciò che accadeva nel mondo, Jackson si è spinto oltre: ha creato un nuovo mondo, accessibile e misterioso, solare e cupo al tempo stesso, in cui i confini del reale sono notevolmente dilatati.

    La sua discografia è attraversata da alcuni temi ricorrenti come la pace, la speranza, la difesa della natura e la fratellanza tra i popoli.

    Si tende a non prestare mai abbastanza attenzione alla straordinarietà della sua voce: Jackson è stato un acuto tenore con un'estensione di 3 ottave e mezza, che passava dal Mi basso al Sol e dal La bemolle al Do acuto. Molte persone pensano si tratti di falsetto, ma non lo è, il che è, vocalmente, un fatto più unico che raro.

    Vediamo insieme, per celebrare i 10 anni dalla sua scomparsa, quelli che, a nostro parere, sono i 5 album migliori della sua ricca discografia.

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    QUI : PANORAMA
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    Michael Jackson, 'The King of Pop' il documentario a 10 anni dalla morte

    Il 25 giugno 2009 ci lasciava un grandissimo artista dalla vita controversa, su Sky Arte il film realizzato da Finn White Thomson



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    Il 25 giugno del 2009 moriva Michael Jackson, un artista che con oltre 350 milioni di dischi venduti ha avuto un impatto incredibile sulla musica pop e in generale sull’immaginario collettivo: in occasione della sua scomparsa su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) va in onda il documentario diretto da Finn White Thomson, Michael Jackson The king of pop.

    In onda alle 22,05 martedì 25 giugno la pellicola offre il ritratto dell’artista fin dagli esordi, per un racconto dove la vita, la carriera, gli eccessi e i successi sono affrontati con grande rispetto ma anche alla ricerca della verità.
    Ad arricchire il documentario le interviste al critico musicale Paul Gambaccini, allo scrittore Joseph Vogel, alla cantante Mica Paris e ai giornalisti Kevin Hughes, Brigitte Steinmetz e Dan Wootton. “Tutti volevamo essere come Michael Jackson – sostiene la cantante Mica Paris nel documentario – vestire come lui, cantare come lui, fare il moonwalk come lui, usare i guanti come lui. Ma non abbiamo mai capito come riuscisse a fare tutte quelle cose: non sembrava umano”.

    Il talento di Michael Jackson


    Michael Jackson aveva un talento fuori dal comune. A soli 8 anni con i suoi fratelli, The Jackson 5, si trasferì a Los Angeles con la sua famiglia dove si affermò come parte della prima Boy Band afroamericana della storia della musica, grazie a singoli di successo come 'I Want You Back'. Successivamente arrivò anche il successo da solista.

    Grazie alla collaborazione con il produttore Quincy Jones, Jackson stravolse il mercato discografico con il brano 'Billie Jean', una hit storica con un video originalissimo che costrinse MTV a trasmettere da allora in poi video di artisti neri.
    Poi arrivò 'Thriller', l’album che catapultò Jackson nell’olimpo del pop con un video musicale che divenne storico non solo perché fu il più venduto della storia ma anche perché era come un vero film, cosa mai accaduta fino ad allora.
    Dopo 'Thriller', il documentario mette in evidenza il cambiamento di look sancito con 'Bad', il terzo album da solista, e poi il discusso 'Black or White' che restò in classifica Usa per settimane e fu oggetto di censura.

    Il Jackson più intimo


    Il documentario si sofferma però anche sugli aspetti più intimi della vita di Jackson: il suo rapporto difficile con il padre, il suo desiderio di paternità che lo portò ad avere 3 figli da due madri surrogate, che rinunciarono di fatto a ogni diritto su di loro, il discusso matrimonio lampo con Lisa Marie Presley, il calo di popolarità quando il colore della sua pelle cambiò (erano gli anni dell’album 'Black or White'), e poi le sue iniziative umanitarie, le sue stravaganze, le sue rinoplastiche, la sua scelta di costruire e vivere in un immenso parco giochi, Neverland, le accuse di abusi sessuali su minori, i processi, l’accordo con la famiglia della prima vittima, le immagini di Jackson ammanettato in diretta e infine il grave incidente sul palco durante le riprese di uno spot pubblicitario che lo portò a diventare sempre più dipendente da analgesici.

    Dopo 'History' e 'Invicible' la carriera musicale di Jackson sembrava essere conclusa. Ed è proprio allora che l’artista decise di fare un grande tour di addio, 'This Is It'. Ma durante le prove cominciarono a girare voci sul suo precario stato di salute. Il 25 giugno 2009 Michael Jackson muore per infarto cardiaco causato da un’overdose dell’anestetico Propofol, somministrato dal suo medico personale Conrad Murray in seguito condannato per omicidio colposo e scagionato successivamente.
    Il documentario si conclude mostrando le reazioni addolorate dopo la sua morte e le tante manifestazioni di affetto che si sono susseguite in tutto il mondo.

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    AGGIORNAMENTO:

    La REPLICA del documentario verrà trasmessa il 27 giugno alle 14:30

    Edited by ArcoIris - 25/6/2019, 16:33
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    Michael Jackson, la sorella Janet rompe il silenzio: “L’eredità di mio fratello continuerà”



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    A poche ore dal decimo anniversario della morte di Michael Jackson e a pochi mesi dall'uscita dei "Leaving Neverland", il documentario che torna sulle accuse di abusi da parte di Michael Jackson, Janet Jackson, sorella della popstar, rompe il silenzio e per la prima volta fa riferimento proprio al documentario in cui Wade Robson e James Safechuck tornano ad accusare il cantante di abusi su di loro che all'epoca dei fatti erano minori. Ha fatto molto scalpore l'uscita di "Leaving Neverland" che ha scatenato un ritorno su accuse che hanno seguito Jackson negli anni e da cui era uscito innocente da un lungo processo in cui proprio i due accusatori avevano preso le difese della popstar, ma le cose, negli anni, sono cambiate.

    Janet, che oltre a essere la sorella di Michael è una delle cantanti più famose al mondo, ha parlato per la prima volta del documentario in una lunga intervista al Sunday Times, in cui ha affrontato vari argomenti, dalla maternità alla sua famiglia in pop. La cantante ha detto che il lascito del fratello continuerà e non sarà fermato, dunque, dalle voci sui presunti abusi, spiegando che Michael ha tuttora un'influenza importante nel mondo della musica mondiale e non solo.

    "Adoro quando vedo bambini che lo emulano, quando gli adulti ascoltano la sua musica. Questa cosa vi fa capire l'impatto che la mia famiglia ha avuto nel mondo – ha detto Janet -. Spero di non risultare arrogante in alcun modo, dico solamente quello che è. È tutto volere di Dio e non posso che ringraziare per questo". La cantante non fa alcun riferimento diretto a Wade Robson e James Safechuck e alle loro accuse, ma è evidente il riferimento al documentario.

    Poche settimane fa la cantante aveva rifiutato di esibirsi durante la serata in cui alcuni artisti sono stati inclusi nella 'Rock and Roll Hall of Fame' perché, stando a quanto riportava Variety, era stata registrata dalla HBO, lo stesso canale che ha mandato in onda il documentario sul fratello.
    FONTE
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    Il video è stato eliminato ⁉️
    L'ho caricato nel mio account Twitter ..



    P.S.
    non ricordavo la procedura ma grazie ai "Consigli di Eta Beta" ce l'ho fatta! ;)
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    Questa lettera è stata scritta nel 2013. Un omaggio senza tempo...

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    Hey, Michael!

    Michael, oggi molti fan scriveranno su di te, ascolteranno le tue canzoni e piangeranno per ovvi motivi. Non importa quanto siamo tristi, non smetteremo di sorridere, non solo perché sorridere è una cosa naturale nella vita, ma perché ci hai detto di sorridere anche con il dolore nel cuore.

    Cosa è cambiato da quando te ne sei andato? A proposito, perché dicono che te ne sei andato?
    Forse perché hai preso un pezzo del nostro cuore e l'hai portato con te, eppure con tutta la tua maestosità sei riuscito a rimanere nel resto che è rimasto.

    Ma per quanto riguarda i cambiamenti? Sono emersi nuovi fan, altre polemiche e pettegolezzi; e io?... Beh, ogni fan ad un certo punto fa un bilancio su tutto quello che è successo da quando sei arrivato nella sua vita e di come l'hai cambiata perché quando diventi fan la tua vita non è più la stessa.. poiché non è limitata all'ascolto dei tuoi CD dove una volta spenti dovremmo tornare dalla gioia e affrontare il mondo reale. Essendo tua fan il mondo reale diventa più bello.

    Quando ammiri qualcuno, non solo assorbi le sue opere, ma tutto il bene che quella persona fa e dice, e tu? Oh, tu sei stato uno di quelli che ha fatto di più e che ci ha detto di amarci gli uni con gli altri. Ma non preoccuparti, ne è rimasto ancora molto per te.

    Ho conosciuto persone meravigliose grazie a te, ho combattuto, mi sono arrabbiata, ho creato, ho pianto. Ma in mezzo a tante amicizie fatte e disfatte, tante cose importanti e sciocche, non ho rimpianti e sono orgogliosa di tutto perché fa parte della mia storia ed è legata a te.

    Per me e tanti altri, peggio di quel 25 giugno è stato il 26 quando ci siamo svegliati e abbiamo cominciato a pensare e "capire" quello che era successo veramente; faceva freddo e pioveva come oggi, era come se il cielo piangesse con tristezza per il nostro dolore o per la gioia di riceverti.

    Tante persone non credono nel nostro amore per te, pensano che sia una cosa sciocca e transitoria che va via col tempo. Se potessi scegliere qualcosa da mandare indietro nel tempo manderei via il dolore per la tua partenza, eppure è ancora qui ... ma non te ne sei andato, perché ti ho qui con me.

    Ciò nonostante c'è un lato positivo, è meglio soffrire per amore che non aver mai amato perché la gioia di essere un fan ci fa restare con i piedi per terra. Vediamo un sacco di persone insensibili in tutto il mondo, ma non sono queste le persone che osservo oggi scriverti... oggi e sempre.

    Ho visto andare via persone che dicevano di essere fan, lo confesso. Alcuni si sono stancati della fantasia ma quelli veri sono rimasti come tatuaggi permanenti.

    Ci sono tante altre cose da dire Michael ma preferisco che continui a gioire dei tributi degli altri fan; so che vedi e comprendi anche quelli più silenziosi che si manifestano solo con una lacrima, un sospiro.
    Ti amiamo, non importa quello che dicono gli altri, so che ci ami, l'hai detto e dimostrato così tante volte.

    Avevi promesso che ci saremmo visti a luglio, è vero che così non è stato ma ci ameremo ogni giorno dell'anno e per l'eternità.

    Pâmela Lopes
    SOURCE
  13. .

    Michael Jackson: "Era quello che volevano che fosse"



    "Come vera icona pop, Michael Jackson era ciò che la gente voleva che fosse. Per milioni (o forse di più) di ammiratori, è stato il cantante più carismatico di sempre nel mondo dello spettacolo.

    Per chi ama la musica, è stato l'instancabile innovatore, che, anche quando ha sbagliato, ha aggiunto qualcosa alla sua biografia sonora. Per la stampa era una fonte inesauribile di affari, scandali, misteri e pettegolezzi. E a chi lo guardava da lontano, era uno 'scherzo'...

    Dal 25 giugno, tuttavia, ciascuno di questi gruppi di ammiratori e non di Michael è rimasto senza la sua stella, il suo musicista, il suo soggetto, il suo giullare di corte. Lo sgomento per la morte di un idolo in così giovane età ha creato un silenzio di perplessità in tutti, fan o meno - che cercano di capire cosa significherà un mondo pop senza il suo re.

    Michael-Jackson


    Se è il caso di formulare un'ipotesi, vale la pena dire che molto probabilmente cambierà poco, visto che, dopo tutto, nella sua carriera di quasi 40 anni, Michael potrebbe aver già esercitato tutta la sua influenza sul mondo dello spettacolo. Ma è quasi impossibile non immaginare che avesse ancora molto da offrire.

    Come artista, la stagione mancata di 50 spettacoli in Inghilterra, ora a luglio, poteva portare nuove canzoni, nuovi passi, un nuovo modo di apprezzare il suo carisma.
    Come celebrità, sarebbe stato interessante vedere come Michael avrebbe affrontato l'adolescenza dei suoi figli e l'inevitabile declino fisico.
    Ma pensarci significa entrare nel mondo della speculazione, mentre la cosa giusta da fare è quella di concentrarsi su ciò che ha lasciato. Ecco perché, almeno per la ricorrenza, dovremmo soltanto celebrare Michael Jackson. "

    Zeca Camargo
    FONTE
  14. .

    A Place With No Name (Acapella)



    Scream (Mastered Acapella)



    Edited by ArcoIris - 17/6/2019, 01:42
  15. .

    Michael Jackson - Liberian Girl (Instrumental) (Audio Quality CDQ)




    MJ Instrumental - They Don`t Care About Us

5438 replies since 14/9/2010
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