"The King of Pop"
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Tutti gli album dei Queen, dal peggiore al migliore di Luca Garrò
Da 'A Night at the Opera' a 'Made in Heaven', il meglio e il peggio dalla discografia di uno dei gruppi più idolatrati e fraintesi della storia
Stilare una classifica degli album di una band dal peggiore al migliore è un compito ostico. Lo è ancora di più quando il gruppo in questione è uno dei più discussi, idolatrati e spesso fraintesi della storia del rock. Nel caso dei Queen, una band che ha rivoluzionato il concetto di intrattenimento musicale, le cose si complicano ulteriormente: album dal vivo come Live Killers o Live at Wembley vengono infatti considerati dai fan alla stregua di quelli registrati in studio. Abbiamo quindi deciso di concentrarci solo su quest’ultimi, con l’esclusione di The Cosmos Rocks, primo e unico lavoro senza Freddie Mercury e John Deacon in formazione.
15. “Flash Gordon” (1980) Commissionato da Dino De Laurentiis per accompagnare l’omonimo film basato sulle avventure dell’eroe dei fumetti creato da Alex Raymond, Flash Gordon ha permesso ai Queen di continuare a sperimentare con elettronica e sintetizzatori insieme al produttore tedesco Reinhold Mack. La scelta di pubblicare l’opera come vero e proprio album da studio e non come colonna sonora si rivelò controproducente, tanto che anche i die hard fans del gruppo la accolsero con meno entusiasmo del solito. Un unicum nella loro carriera, che tuttavia non impedì al singolo Flash di scalare le classifiche e a The Hero di farsi apprezzare dal vivo.
14. “Made In Heaven” (1995) L’album postumo dei Queen non sfigura rispetto al resto della discografia, ma è il meno omogeneo della loro carriera, se non altro perché i pezzi provengono da session lontane nel tempo. Paradossalmente, i brani più validi sono quelli nati all’interno del gruppo, ma utilizzati dal solo Mercury nei suoi progetti solisti. Made In Heaven e I Was Born to Love You, risuonati da May, Taylor e Deacon, acquistano un altro valore. A Winter’s Tale e Mother Love, forse le ultime composizioni portate a termine in vita da Freddie, sono fra le cose migliori.
13. “Hot Space” (1982) Oggetto di aspre critiche e infinite discussioni tra i fan, a più di trent’anni dalla pubblicazione Hot Space resta l’album più controverso di Mercury e compagni. Le sonorità disco di gran parte dell’opera sconcertarono a tal punto lo zoccolo duro dei fan, da far passare inosservati pezzi come Life Is Real, Put Out The Fire o Las Palabras De Amor che, come la celeberrima Under Pressure, non avrebbero sfigurato vicino ad altri classici del passato. Suonato dal vivo, molto materiale di Hot Space acquisì uno spessore superiore, a dimostrazione del fatto che i Queen sapessero comunque portare a casa il risultato anche in momenti di grossa difficoltà. (** Questo fu l'album che venne accostato maggiormente a Thriller, o per meglio dirla tutta.. molti fan dei Queen sostengono Michael Jackson abbia preso ispirazione per Thriller da questo album dei Queen. E' vero che in quel periodo Michael e Freddie erano in contatto essendosi anche incontrati per registrare delle canzoni insieme.. e Michael andava spesso, come sappiamo, a vedere i Queen in concerto quando erano al Forum di Los Angeles. Così come è vero che di sicuro aveva ascoltato Another One Bust the Dust ( uscita con l'album precedente dei Queen ,The Game ( 1980) ) spingendoli a far uscire la canzone come singolo e intuendo che sarebbe stata un enorme successo, come di fatto è avvenuto. Ma.. ecco il ma.. Hot Space esce il 21 maggio del 1982 e Thriller il 30 Novembre dello stesso anno. Considerato che non ci sono mai stati audio che dimostrino che Michael abbia mai detto di essersi ispirato all'album dei Queen e considerata la vicinanza di uscita dei due LP, decreto questo rumor per quello che è, solo una leggenda metropolitana**)
12. “The Works” (1984) Reduce dalle polemiche legate a Hot Space e mai così vicina allo scioglimento, la band rientra in studio con l’intento di recuperare pubblico e credibilità. Il risultato è raggiunto grazie a una manciata di brani che ammiccano alle classifiche (Radio Ga Ga, I Want to Break Free) e riattualizzare stili come l’hard rock e il rock barocco grazie ai quali avevano avuto successo negli anni ’70 come Hammer to Fall, Tear It Up e It’s a Hard Life. È l’unico album dei Queen in cui tutti e quattro i componenti firmano una canzone estratta come singolo.
11. “Jazz” (1978) A dispetto della presenza di hit conosciutissime come Bicycle Race, Fat Bottomed Girls e Don’t Stop Me Now, Jazz è forse l’album meno a fuoco tra quelli prodotti dalla band negli anni ’70. La scelta di spaziare tra troppi generi, figlia anche dei frequentissimi e feroci litigi tra i musicisti, non aiutò a trasformare un buon disco in un grande disco. Nemmeno il ritorno in cabina di regia di Roy Thomas Baker, a distanza di tre anni da A Night at the Opera, riuscì ad invertire la rotta. Contiene comunque perle da riscoprire come Jealousy e la travolgente If You Can’t Beat Them di John Deacon.
10. “Queen” (1973) Quello da cui tutto ebbe origine. Un lavoro travagliato, composto molto prima di essere pubblicato e portato a termine nei tempi lasciati liberi da David Bowie negli studi Trident di Londra durante le registrazioni di The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars. Spontaneo ma ancora acerbo, il debutto dei Queen è debitore in egual misura tanto del prog che del rock di band come Led Zeppelin e Who, ma mostra già in nuce alcune delle caratteristiche che li avrebbero resi celebri. Tra i brani più significativi spicca Doing All Right, nata ai tempi degli Smile, il gruppo pre Queen formato da Brian May, Roger Taylor e Tim Staffell.
9. “A Kind of Magic” (1986) Spinti dal successo stratosferico dell’esibizione al Live Aid e chiamati a realizzare le musiche per il film Highlander, i Queen ritrovarono l’entusiasmo di un tempo e registrarono uno dei loro lavori migliori. Abbandonata l’elettronica, la band tornò a lavorare su sonorità più fedeli alla loro storia, puntando su un pop-rock di facile presa, ma non per questo meno ricercato. Le sferzate hard di Gimme The Price, One Vision e Princes Of The Universe, unite alla dolcezza di One Year of Love e Who Wants to Live Forever, dimostrarono che la band non avesse perso nessuna delle proprie anime.
8. “The Miracle” (1989) Epico, autoreferenziale ed energico, The Miracle poteva essere l’ultimo capitolo della storia della band. Dopo una vita di soddisfazioni ma anche di litigi, May, Taylor e Deacon si compattarono intorno a Mercury, ormai consapevole del proprio destino e, per la prima volta, decisero di accreditare tutti i brani a nome Queen. La varietà di stili, accomunati da una potenza che non si sentiva da anni, portò alla pubblicazione di ben cinque singoli e alla composizione di Was It All Worth It, vera perla dimenticata di una band consapevole di non avere più tempo, ma desiderosa di dimostrare di avere ancora molto da dire.
....( continua)
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