La chitarrista di Michael Jackson in concerto a Milano

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    «Beat it e Dirty Diana, il mio omaggio a Jacko per far ballare Milano»





    di Paolo Carnevale

    Da più di cinque anni, ormai, il moonwalk s’è fermato. Era il 2009 quando il mondo apprese che Michael Jackson era morto. Una leggenda tenuta viva dai suoi amici musicisti, che gli rendono omaggio in tribute-show a tema. Come quello di domani sera al Nuovo, spettacolo a sfondo benefico che avrà come guest star Jennifer Batten, chitarrista dall’aspetto androgino che i fan di Jacko ricorderanno la chioma di capelli biondo platino. La 56enne «guitar heroine» americana, dagli anni Ottanta al fianco del re del pop nei suoi tour faraonici, imbraccerà la sei corde elettrica per un suo tributo musicale.

    Ha già in mente la scaletta?
    «Penso di proporre per intero alcuni suoi brani famosi come “Beat it” e “Dirty Diana”, seguiti da un medley e da alcune sorprese, come il mio nuovo look con i capelli rosa».

    Come ha fatto a conoscere Michael Jackson?
    «Nel 1987 mi presentai a Los Angeles a un’audizione per il suo tour. Mi chiesero brani funky, feci l’assolo di “Beat it”, lo avevo perfezionato nelle mie cover band. Scelta vincente. Iniziai le prove, divertenti ma estenuanti: Michael era un perfezionista e voleva arrivare sul palco preparato. Lo vidi la prima volta in uno studio di produzione. Stavo suonando, lui entrò e si mise a ballare».

    Il live più spettacolare a cui ha partecipato?
    «Sia il “Bad Tour” sia il “Dangerous tour”, molto divertenti. Se devo sceglierne uno direi quello al Super Bowl del 1993 a Pasadena, visto da un miliardo e mezzo di persone. Fu la prima volta che lo vidi nervoso prima di salire sul palco».

    Cosa provò alla notizia della sua morte?
    «Grande tristezza. Credo siano state dette molte bugie sul suo conto. Per un periodo non ho più guardato la televisione, molti che lo avevano insultato ingiustamente si stavano arricchendo alle sue spalle sfruttando la sua fama».

    Quando ha iniziato a suonare la chitarra?
    «Avevo otto anni. Mia sorella ne aveva una e ne regalarono una anche a me a Natale. Iniziai da piccola a suonare in una band brani dei Beatles e dei Monkees».

    Una rockstar da cui ha preso l’ispirazione?
    «Dal mio maestro Jeff Beck, con cui collaboro, e da B.B. King, Duane Allman nel mio periodo blues, poi Van Halen, George Lynch, da cui imparai la tecnica tapping a due mani che mi ha fatto diventare famosa. Tra le chitarriste Kaki King».

    Fonte: http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/...d8d8aa9c2.shtml
     
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0 replies since 26/9/2014, 14:29   102 views
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