In morte del teatro

Rating:Verde Genere:Malinconico\Drammatico

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  1. Smooth_Criminal*^*
     
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    Questa non è una FF, bensì una storia originale scritta da me ^^ Insomma, il romanzo che ho nel cassetto C:
    Le critiche sono ben accette!

    I.
    Fantaisie Impromptu (Parte 1)


    "Non riesco a capire ancora oggi quelle parole.
    Forse perché non avevo capito le sue ansie e le paure.
    Non mi era dato di capire.
    Non ne ero in grado".



    - Oggi non facciamo lezione-.
    A quelle parole la borsa di Cristina cadde con un tonfo sordo. Le labbra tremanti cercavano di trattenere il pianto racchiudendosi tra i denti. Un dolore fisico che per un breve lasso di tempo le avrebbe fatto dimenticare la crudeltà racchiusa in quelle quattro semplici parole che nel giro di una manciata di secondi erano state in grado di distruggerla psicologicamente. Avrebbe voluto fuggire dall'amarezza di quella frase, plasmandola a suo piacimento per chiudersi nell'inganno delle sue bugie, che riuscivano a rassicurarla.
    "Sta mentendo" un sussurro nelle sue orecchie, forse portato dai gelidi spifferi delle finestre socchiuse.
    "Sta mentendo" era quello che voleva sentirsi dire da lui.
    Una bugia irrisoria, che l'avrebbe rassicurata, una bugia che non avrebbe mai detto perché non era in grado di ingannarla. A malincuore doveva accettare la realtà, senza scavalcarla.
    Barcollò per un istante sulle sue gambe, ma riuscì ad evitare la caduta recuperando l'equilibrio grazie ai suoi talloni, ancora piantati a terra. Le sue mani erano serrate in dei pugni per trattenere l’irrefrenabile desiderio di comprimere il cranio dell’insegnante, mentre la schiena era contro il muro, quasi come a voler sopperire davanti ad un'accusa inesistente. Riusciva a sentire la scapola destra sfiorare lo stipite della porta, incastrandosi nell'interstizio che lo separava dal battiscopa.
    Un dolore allucinante che ridusse le sue grida in un flebile sussurro, impercettibile. La bocca spalancata, nessun suono che usciva al di fuori. La sua volontà chiusa in un mutismo inesprimibile, come il muro invisibile che si era eretto tra loro due. Un muro eretto dal suo timore di andare oltre a quel legame puramente professionale che si era creato in quei cinque anni di interminabili lezioni, dove aveva visto la sua pupilla maturare la sua visione fredda e realistica del mondo fin troppo velocemente. Non era più la bambina innocente che si nascondeva sotto la lunga gonna della madre per timore di incontrare, nove anni fa, quel viso severo che l'avrebbe accompagnata per tutta l'adolescenza in un raffronto legato solamente al vincolo della professionalità.
    Solo per paura di spingersi oltre e arrivare a volerla bene.
    In realtà quel poco amore che gli era rimasto lo aveva dato a lei, ma era così poco che persino Cristina faceva fatica ad accorgersene. Rammentava che era cresciuta, anche se troppo in fretta. I lineamenti tondi e morbidi del viso sembravano alternarsi a tratti più rigidi e affilati, simili ai suoi, ma privi di quella sofferenza che aveva aggravato il carico delle sue spalle. Più inesperti, ecco.
    Presto avrebbe dovuto lasciare quel volo che stringeva a sé, vedendolo sparire dalla sua vita in un battito d'ali. Si sarebbe ritrovato solo, con la sua gloria sfumata che gli rammentava di come al suo ritiro dalle scene nessuno gli chiese il motivo di questa sua scelta, nessuno si ricordò più di lui.
    Lo lasciarono lì, da solo, a consumarsi tra le opere di Mozart e di Beethoven, o di qualunque compositore che aveva intrecciato la sua passione al sottile anello della follia, facendo che fosse la musica a dirigere la sua vita in una lenta danza verso la morte.
    Cristina strinse i denti e piegò le spalle in avanti, riuscendo a liberarsi dal dolore che le attanagliava la schiena.
    Doveva sopprimere la rabbia. Sua madre diceva sempre che la rabbia era cattiva consigliera, che non si doveva essere dominati dal desiderio di far del male a qualcuno, altrimenti ci avrebbero rimesso soltanto gli innocenti.
    Ma in quella stanza l'unica che si sentiva sotto accusa era lei. Quegli occhi neri come due pozze di petrolio inespressive continuavano a guardarla in tralice, quasi come a cercare i suoi in un patetico scambio di emozioni. Uno sguardo non corrisposto dalla sua esitazione, che la stringeva con gli occhi incollati al pavimento. Riusciva a celare con una maestria impareggiabile le sue emozioni, che in verità erano solo vigliaccheria.
    Stava fuggendo da lui perché si sentiva delusa.
    Ingannata.
    Aveva chiuso i pugni velocemente, come se avesse qualcosa di importante tra le mani che non avrebbe dovuto lasciar cadere per nessuna ragione al mondo. Nonostante ciò, le braccia tremavano della consapevolezza di non poter far nulla contro di lui, perché troppo deboli, troppo inutili.
    Non poteva fare più nulla, ormai.
    Trasse un lungo respiro a pieni polmoni e chinò il capo, rassegnata. Stentava a crederci. Aveva accettato quell'amaro “no” per l'ennesima volta, senza aver provato a dissuaderlo.
    Il quinto rifiuto in quel mese. Il quinto.
    Non ricordava l’ultima volta che aveva sentito il sudore insinuarsi tra le sue tempie attraversando gli incavi delle guance, che il gesso delle punte si era scontrato con il parquet sotto le note frammezzate del vecchio registratore all'ombra di quello sguardo severo pronto a cogliere il minimo errore.
    La paura di andare fuori tempo per estraniarsi dalla musica, l'ansia di non farcela, la stanchezza, e la felicità di aver superato i propri limiti come conseguente naturale a tutte le sue sensazioni.
    Troppo tempo passato senza sentire sulla pelle quelle emozioni.
    Erano trascorse settimane da quando si erano spenti i lamenti degli archi e l’incessante crescendo del pianoforte che precedentemente dominava l’intera sala, attraversando le barriere invisibile del cuore di qualcuno che nutriva un odio immotivato per la musica classica, come lei.
    Troppo silenzio in quella stanza.
    Un silenzio riempito dallo sbattere nervoso delle sue ciglia e dal contorcersi immaginario del suo stomaco.
     
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    "The King of Pop"

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    Bellissimo inizio Smooth, Cristina sogna di diventare una ballerina di danza classica, proprio come me che sono diplomata in danza classica e il mio sogno più grande è danzare con Michael, naturalmente. Splendido, attendiamo presto la continuazione
     
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1 replies since 12/2/2014, 21:35   213 views
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