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“Memories of Michael Jackson" by Chef Larry
Ero l'executive Chef per l'Hotel Disneyland di Anaheim, ed è lì che ho iniziato a cucinare per Michael Jackson a fine degli anni ottanta, prima con il suo personal chef Mani Khalsa che ha cucinato nella sua residenza, poi per conto mio.
Ero appena stato scelto come membro del Team USA Culinary, un risultato di prestigio, andando a vincere tre medaglie d'oro di Culinaria nella competizione mondiale, come il primo Philipino/ Asian American in questo gruppo d'elite di chef.
Quindi, chi meglio di me per cucinare per Michael nella sua "seconda casa" se non un vincente chef internazionale?
Mani ed io coordinavamo i menu e la lista dei prodotti via fax (non via e-mail in quei giorni), quindi, Michael con le sue frequenti visite è diventato "il mio bambino".
Michael ha visitato diverse volte Disneyland in tre diversi periodi al culmine della sua carriera e sono stato benedetto con la possibilità di cucinare per il "Re del Pop" ogni volta che è rimasto con noi.
Inutile dirlo, il suo status richiedeva la massima sicurezza e cura. Molte celebrità affittano un intero piano quando soggiornano in hotel, ma i gestori hanno riservato l'intero piano di sopra e l'intero piano di sotto al piano di Michael.
La logistica della mappatura dei movimenti di Michael era da capogiro. Dallo sviluppo di itinerari di viaggio alternativi da e per la sua suite, per gli elaborati travestimenti di cui sono stato testimone nel suo salotto, al coordinamento del dei suoi pasti.
Ci sono voluti degli sforzi incredibili per far arrivare Michael da e per il "posto più felice sulla Terra".
I menu all'epoca per Michael erano un po' impegnativi, in quanto era vegetariano e abbiamo seguito rigorose linee guida per preparare i pasti. Anche se mi sarebbe piaciuto introdurre alcuni piatti filippini ispirati come il mio Okoy, si trattava di farlo aderendo al programma dei pasti di Michael.
C'erano molti frullati di frutta e puree, piatti vegetariani e panini, e il suo piatto preferito, tofu e enchiladas di formaggio con salsa verde tomatillo.
Con Michael in albergo, ho"divorziato" dalle operazioni giornaliere prestabilite per Jackson, il suo entourage e gli ospiti. Ho creato zone speciali di conservazione per i prodotti alimentari di Michael, anche mettendo da parte attrezzature, come ad esempio utensili, frullatori, pentole e padelle designati per "la preparazione dei cibi di Michael soltanto". Preparavo il cibo per Michael nella nostra cucina principale, ma anche nella sua suite che mi ha offerto l'opportunità di dare uno sguardo alla sua vita personale, così, tanto personale come potrebbe essere, con tutte le guardie del corpo e assistenti che lo circondavano.
Ero nella suite di Michael per preparare le sue cene e, a volte, si intratteneva con gruppi di persone. Michael vagava in cucina mentre stavo cucinando e faceva commenti su "quanto fosse buono l'aroma o invitante l'aspetto delle pietanze”. A volte assaggiava quello che stavo cucinando e commentava favorevolmente. E' stato attraverso queste occasioni che ho 'disegnato' le mie prime impressioni su Michael.. era una persona dolce, calma e rispettosa. Non ha mai dimostrato di essere esigente né di dover essere impressionati da lui.
Una sera Michael è venuto in cucina, gentilmente mi afferrò per un braccio e disse: "Chef, stasera ti sederai e cenarai con noi". Totalmente preso alla sprovvista dalla generosità di Michael, in un primo momento rifiutai, ma Michael insistette e poco dopo mi sono ritrovato seduto timidamente a tavola, mescolando il cibo sul mio piatto, guardando il Re del Pop che cenava.
Dopo aver cucinato per Michael un certo numero di volte, mi è stato chiesto dalla famiglia e gli amici di fare una foto ricordo con Michael. Non sono un ricercatore di autografi, non volevo impormi per chiedere una foto o un autografo. Ma alla fine ho ceduto, rendendosi conto che dovevo in qualche modo documentare le mie esperienze con Michael. Così, durante una visita, ho avuto il coraggio di portare una macchina fotografica nella sua suite. Continuavo a prendere la macchina fotografica dalla tasca ogni volta che pensavo che fosse il momento giusto, solo per rimetterla a posto a causa della mia timidezza.
Mi resi conto che Michael avrebbe presto lasciato l'hotel e questa era la mia occasione o avrei dovuto aspettare fino alla sua prossima visita. Michael mentre camminava verso di me nel corridoio, mi vide armeggiare con la macchina fotografica e di nuovo a testimonianza della sua bontà, mi disse tranquillamente: "Facciamo una foto!" consegnò la macchina fotografica a uno dei suoi assistenti che scattò la foto.
L'immagine globale di mega-star di Michael è stata creata dalla persona. E' stato necessario avere molti gestori e assistenti, in quanto le richieste poste su di lui erano immense, ma credo che il suo personaggio richiedesse un ultra trattamento da VIP , ma non Michael la persona.
Un esempio che spicca è l'occasione in cui abbiamo smarrito (mal riposto) il gelato di Michael. Dopo averlo cercato in tutta la struttura è stato poi trovato, del tutto sciolto. L'ho riferito a malincuore ai suoi assistenti, terribilmente preoccupato perché, quella sera, era il dolce per Michael. L'aiutante tornò poco dopo e con calma disse: "Il gelato non è un problema, ma possiamo usare l'eliporto perché stiamo per ricevere una pinta del gelato preferito di Michael consegnato in elicottero per la sua cena di stasera."
Questo è il trattamento che una mega star richiede, ma credo che Michael avrebbe facilmente optato per una tazza di frutta o un altro tipo di dolce se avesse saputo quanta fatica c'è voluta per fargli avere il suo gelato.
Dopo aver appreso della sua morte, la mia prima reazione è stata quella di shock e incredulità. Come le conferme sono cominciate ad arrivare una dopo l'altra, ho cominciato a fare i conti con il fatto che il "più grande intrattenitore del mondo" ci aveva lasciato.
Le reti televisive e i notiziari cominciarono a trasmettere video di molti spettacoli di Michael. E dopo aver sentito la dolce voce di Michael in uno slogan, mi è venuto un nodo in gola e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime.
Michael Jackson, "The World's Best Ever", è stato purtroppo un prigioniero della propria fama.
E per questo, conduceva una vita controversa e tumultuosa, che ha portato molti a speculare e a fare ipotesi. Queste impressioni sono spesso basate su ciò che si vede o sente, ma raramente sulla base di ciò che si conosce veramente.
Per quanto mi riguarda, ho visto la gentilezza di Michael, la serenità e l'umiltà, e l'ho fatto in prima persona, ed è così che ricorderò per sempre Michael Jackson.
Questa traduzione è per il Michael Jackson's Gold World. In caso di ripubblicazione citare la fonte riportando l'url diretto a questo post, (clicca sulla data del post per ottenere l'url diretto)
Source: www.bakitwhy.com/articles/%E2%80%9C...kson-chef-larry
ORIGINAL TEXTSPOILER (clicca per visualizzare)“Memories of Michael Jackson" by Chef Larry
I was the Executive Chef for the Disneyland Hotel in Anaheim and it is there that I began cooking for Michael Jackson in the late eighties, first along with his personal chef Mani Khalsa who cooked at his residence, then on my own. I had just been selected as a member of the U.S. Culinary Team, a prestigious accomplishment, going on to win three Culinary Olympics gold medals in the world competition, as the first Pilipino / Asian American in this elite group of chefs. So who better to cook for Michael at his "second home" than an international awarding winning chef? Mani and I would coordinate menus and product list via fax (no e-mail in those days) so Michael's frequent visits became "my baby". Michael visited Disneyland several times over a three period at the height of his career and I was blessed with the opportunity of cooking for the "King of Pop" every time he stayed with us.
Needless to stay, his status commanded the utmost security and care. Many celebrities rent out an entire floor when staying at a hotel, but Michael's handlers would rent out the entire floor above and the entire floor below Michael's floor. The logistics in mapping out Michael's every move were mind-boggling. From developing alternate travel routes to and from his suite, to the elaborate disguises I witnessed laid out in his parlor, to the coordination of his entire meal service. It took amazing effort to get Michael to and from the "Happiest Place on Earth".
Michael's menus at the time were a bit challenging, as he was a vegetarian and we followed strict guidelines in preparing his meals. Although I would have loved to introduce a few Filipino inspired dishes such as my Okoy, it was all about adhering to Michael's meal plan. Lot’s of fruit smoothies and purees, vegetarian casseroles and sandwiches, and his most favorite dish, tofu and cheese enchiladas with green tomatillo sauce.
With Michael in the hotel, I would "divorce" myself from the day-to-day operations to be on call “24/7” for Jackson, his entourage and guests. I would set up special storage areas for Michael's food products, even putting aside equipment, such as blenders utensils, pots and pans designated for “Michael’s food preparation only”. I would prepare Michael's food in our main kitchen as well as in his suite which offered me the opportunity to get a glimpse into his personal life, well, as personal as it could be, with the many handlers and assistants that surrounded him.
I would be in Michael's suite to prepare his dinners and at times, he would entertain large groups of people. Michael would wander into the kitchen while I was cooking and make comments on “how good the food smelled and looked”. He would even grab a taste of what I was cooking and comment favorably. It was through these exchanges that I drew my first impressions that Michael was a gentle, serene, and respectful person. He never appeared to be demanding or impressed with himself. These feelings would soon be confirmed in a big way. One evening Michael came to the kitchen, gently grabbed me by the arm and said, "Chef, you're going to sit down and have dinner with us". Totally caught off guard by Michael's thoughtfulness and generosity, I at first declined but Michael persisted and shortly I found myself sitting shyly at the end of the table, stirring food around on my plate, watching the King of Pop have dinner.
After cooking for Michael a number of times, I was asked by family and friends to take a picture with Michael as a keepsake. Never the autograph-seeker, I did not want to impose upon him to ask for a photo or an autograph. But I finally succumbed, realizing that I should that I should somehow document my experiences with Michael. So, during a visit, I got up enough courage to bring a camera to his suite. I kept taking the camera out of my pocket every time I thought the opportunity was right, only to return it due to my own shyness. I realized that Michael would soon be leaving the hotel and this was my chance or I may have to wait until his next visit. As Michael walked toward me in the hallway, he saw me fumbling to get the camera out and again a testament to his kindness, he took all the pressure off by saying, "Let's take a picture!" as he handed the camera to one of his assistants who snapped the photo.
Michael's global mega-star image was created by the persona. It was necessary to have the many handlers and assistants, as the demands put upon him were immense, but I feel his persona demanded ultra VIP treatment, not Michael the person. One example that stands out is an occasion where we misplaced Michael's ice cream. After all-out, property-wide search, it was later found, totally melted. I reluctantly reported this to Jackson’s aid, terribly worried because it was Michael's dessert that evening. The aid returned shortly, calmly saying, "The ice cream is no problem., but can we use your helio-port because we're going to have a pint of Michael's favorite ice cream delivered via helicopter for his dinner tonight." This is the treatment that a mega-star commands, but I think Michael would have easily settled for a fruit cup or another kind of dessert if he knew how much effort it took to get his ice cream.
Upon learning of his passing, my initial reaction was that of shock and disbelief. As the confirmations rolled in one after the other, I began to come to grips that the "World's Greatest Entertainer" had left us. The television news networks began running videos of Michael's many performances. And upon hearing Michael's gentle voice in a sound bite, a lump developed in my throat and my eyes welled up with tears.
Michael Jackson "The World's Best Ever" was sadly a prisoner of his own fame. And because of this, led a controversial and tumultuous life, leading many to speculate and make assumptions. These impressions are often based on what one sees or hears, but rarely based upon what one really knows. For me, I witnessed Michael's kindness, serenity, and humility and I did so firsthand, and this is how I will always remember Michael Jackson.
Edited by ArcoIris - 21/4/2018, 00:13
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Elisajackson89.
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Bellissima testimonianza,molto dolce e commovente sopratutto la parte finale . grazie mille Arco per averla postata :kiss2: :kiss2:
Edited by ArcoIris - 16/5/2018, 16:42. -
Elenajackson777.
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Stupenda testimonianza 
grazie di cuore Arco per averla postata 
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