Il viaggiatore

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  1. Andago
     
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    INTRODUZIONE

    La nebbia come una ragnatela avvolgeva ogni cosa, lasciando solo intravedere cosa c’era intorno.
    Guardò in basso, il viale che stava percorrendo era di terra sassi e un po’ di ghiaia, l’erba verde tentava di prendere possesso anche di quella zona di terreno, ma senza riuscirvi.
    Girò leggermente lo sguardo, prima verso destra e poi verso sinistra, come a voler misurare la larghezza della strada dove si trovava e li notò: tanti profondi solchi, si estendevano per tutta la lunghezza che era concessa alla sua visione limitata dalla nebbia, lungo quella via che egli stava percorrendo. Stretti quanto un palmo di una mano, ma impressi nella terra umida potevano solo significare che erano stati creati dal passaggio di ruote di legno, grandi ruote, come quelli di carretti o di..carrozze!
    Si maledì per la sua sbadataggine, c’era voluto più tempo del solito per capire cosa stava succedendo. Tirò un sospiro di sollievo pensando che come sempre stava solo sognando, e che se le cose si fossero messe male, aveva sempre la possibilità di svegliarsi.
    Testò la sua memoria, ripassando ciò che era essenziale sapere su sé stessi: nome, cognome, età, professione, residenza…Andrea Boghino, trent’anni, ma professione e residenza proprio non li ricordava. Poca importanza, sicuramente dov’era non gli servivano quei dettagli e se proprio avesse dovuto dirlo, avrebbe improvvisato.
    La nebbia si alzava velocemente, ma l’umido aveva ormai intriso i suoi capelli e i suoi abiti. Andrea si chiese perché non si era immaginato coi capelli corti, in quel sogno, invece di quelle lunghe ciocche che intravedeva ricce e leggere, poggiate sulle sue spalle.
    Dopo “il test della memoria” come lo chiamava lui e ”indovina dove sono finito” ora mancava un dettaglio ancora, cioè “Come sono vestito?” ma quest’ultimo fu presto risolto: damascato su giacca e giustacuore in colori pastello, pantaloni chiusi al ginocchio in velluto in tinta abbinata, pizzo Valencienne che usciva dalle maniche per coprirgli quasi tutta la mano.
    Adorava sognare il Settecento, romantico e passionale! La certezza della cosa lo mise di buonumore e guardò di nuovo davanti a sé per capire la meta iniziale di quel suo ennesimo strampalato “viaggio”.
    Quello che sperava invece, era di non morire in duello, come l’ultima volta che era passato in quell’epoca, perché il risveglio era stato brutale e per tutto il giorno si era portato addosso un fastidioso e sordo dolore, anche se non intenso, un po’ più sotto del zona del cuore.
    La nebbia ormai diradata quasi completamente, lasciava intravedere un leggera luce rosata che illuminava e faceva risaltare le candide mura della villa che Andrea aveva davanti a sé.
    Arrivare all’alba poteva essere un buon segno, si disse, piuttosto che di notte come i briganti e i ladri. Ammirava la costruzione nella sua interezza, quel fascino dato dall’architettura semplice e lineare che poi dentro sé custodiva invece il campionario completo di decorazioni, stucchi e stoffe preziose, in un susseguirsi di dorature, rasi, legni pregiati ed intarsi, marmi e porcellane.
    Ora cominciava però la parte difficile. Trovare il modo di entrare in quella casa, in quelle vite di cui poteva in quel momento solo immaginare ancora, fra nobili addormentati, servette indaffarate ad accendere i fuochi nelle stanze, stallieri intenti a nutrire gli animali e così via.
    Mondi e vite che magicamente lui poteva rivivere, per poche ore e che lasciava sempre a malincuore, qualsiasi luogo fosse, qualsiasi epoca fosse.
     
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  2. Honey64
     
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    Ele.... devi assolutamente continuare !!

    Già solo il titolo..mi piace; adoro i viaggi, quelli reali e quelli di fantasia, quindi.. ti prego continua.
     
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    s5a0pg

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    Penso proprio che la leggerò!!
     
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  4. Dirty Diana 24
     
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    Bellissima introduzione. Aspetterò il continuo

    Edited by Dirty Diana 24 - 11/10/2011, 23:28
     
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    Ele, mi affascinano le esperienze di questo tipo e quindi questo tuo racconto mi ha già preso!
    Aspetto il seguito, bravissima!
     
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    Bellissima Andago, attendiamo presto la continuazione :kiss2:
     
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  7. iwantyouback
     
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    intrigante
     
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  8. Molly74
     
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    Che bello Ele!!!!!
     
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    Adoro questi racconti!
     
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  10. lourdeslerida
     
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    Bellissimo Eleonora!! Aspetto la continuazione!! :kiss2:
     
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  11. Andago
     
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    CAP.1
    “Aiuto! Aiuto! Chiamate un medico presto!!”
    Le grida femminili che arrivarono d’improvviso destarono il Viaggiatore dai suoi pensieri. Quello che vide subito dopo fu un uomo, o meglio, poco più di un ragazzo, che correva con aria trafelata verso di lui.
    “Signore, meno male che siete qui! Voi siete il medico vero? Presto venite! La signora contessa è svenuta..”
    Andrea non ebbe il tempo di rispondere, non ci riuscì. Fece un rapido calcolo su cosa si ricordava di medicina, delle cose lette sul web e sulla possibilità di risultare credibile come medico.
    Dopo tanto tempo aveva imparato che i suoi sogni andavano vissuti così come gli si presentavano, cambiando quel poco che gli era necessario, svegliandosi solo quando era troppo pericoloso continuare.
    Il ragazzo girò su sé stesso e ritornò verso la villa, seguito da Andrea che dentro sè sentiva il cuore accelerare i battiti.
    Arrivarono allo scalone in pietra, lo salirono e entrarono nella porta lasciata socchiusa.
    Il Viaggiatore si guardò intorno, nell’ampio ingresso decorato da tenui colori del giallo e dell’azzurro e dai candidi stucchi sul soffitto. Due lunghi corridoi si estendevano alla sua destra e alla sua sinistra, nella tipica architettura dell’epoca che prevedeva stanze contigue, davanti a sé una scala di marmo saliva verso il piano dividendosi in cima in due rami opposti a rispecchiare la struttura sottostante.
    “Venite, signore, presto!” implorò il ragazzo che era ormai a metà della scala. Andrea lo seguì, fino in cima, poi verso destra e infine dentro una stanza ancora immersa nella semi oscurità provocata da ampi tendaggi pesanti a coprire le finestre.
    Una donna, all’apparenza coetanea del ragazzo che aveva incontrato, era seduta su una sedia a fianco del letto e teneva fra le sue mani la mano delicata di colei che era stata vittima del malore.
    Andrea si avvicinò subito alle finestre, scostando le tende e facendo entrare la luce mattutina che invase subito la stanza, poi si avvicinò al letto, dalla parte opposta a dove sedeva la giovane e si chinò ad osservare la contessa.
    Pallida, chiaramente sofferente ed a occhi chiusi la nobildonna non sembrava essersi ancora ripresa.
    “scusatemi..l’avete trovata voi, svenuta, la contessa?” chiese rivolgendosi alla ragazza che non più protetta dalla penombra appariva chiaramente spaventata.
    “Sì sì!! Come ogni mattina, io entro in questa stanza per il risveglio della signora, apro le tende, preparo l’acqua nel catino, l’aiuto nella sua vestizione….e stamattina, invece quando sono entrata, la prima cosa che ho visto è stato il letto vuoto e quando mi sono avvicinata la signora contessa era a terra! Non mi rispondeva capite? Io ho avuto così tanta paura…” la descrizione della cosa stava avvenendo in mezzo a dei singhiozzi strozzati che la giovane inutilmente cercava di dominare.
    “E permettetemi la domanda, madamoiselle…(una parola francese qui e là ci voleva, pensò) qual è il vostro nome, e degli altri qui presenti?” chiese il Viaggiatore, assumendo un’aria il più possibile opportuna per il suo status di medico.
    “Ohh io sono Maria, dama di compagnia della contessa Caterina e chi vi ha portato fin qui è Nicola, figlio del nostro stalliere”
    Terminate le presentazioni, Andrea si dedicò all’inferma, le osservò la fronte cosparsa di un velo umido di sudore, le labbra ancora senza un colore vivace, il petto semi coperto dal lenzuolo, si alzava e si abbassava regolare.
    Non doveva essere nulla di grave , si disse, pregò perché la sua deduzione fosse corretta, perché la sua avventura non cominciasse proprio con la morte di una nobile per sua colpa.
    “Non ho la borsa con me, ero fuori per una passeggiata..ho bisogno di un piccolo telo pulito, anzi no, meglio almeno due. Mi servono delle ciotole, una con dell’acqua fresca, ma non fredda, mi raccomando, e una ciotola con dell’aceto.” Andrea non si pose il problema di come certe nozioni gli venissero alla mente, sapeva che si concentrava a sufficienza era in grado, in quelle situazioni di fare cose straordinarie per la realtà anche del suo tempo.
    Poco dopo, una grossa e rubiconda donna entrò a passo veloce, dondolando e portando su un vassoio d’argento quanto egli aveva richiesto.
    Andrea, prese il primo telo per un angolo e lo intinse nell’aceto, poi lo fece passare all’altezza del naso della contessa inerte, che reagì subito all’aroma intenso strizzando gli occhi e corrugando la fronte.
    Come ipotizzato la reazione fu la conferma che la nobildonna era solamente svenuta e Andrea posò il telo con l’aceto per prendere subito dopo quello ancora asciutto, che intinse nell’acqua.
    Con dei piccoli e leggeri tocchi, bagnò le labbra della donna per passare successivamente a rimuoverle il sudore dalla fronte e fu allora, che la contessa spalancò gli occhi, mostrando all’improvvisato medico, il suo sguardo del colore dei chicchi di caffè.
    Andrea le sorrise, ella ricambiò ma non fu in grado di pronunciare una sola parola.
    La dama di compagnia scoppiò in un pianto liberatorio per il soppravalutato scampato pericolo e Andrea si staccò dal letto per dare nuove disposizioni:
    “Maria, ricomponetevi, vi prego! La signora contessa ora ha bisogno del vostro aiuto e non delle vostre lacrime. Andate piuttosto in cucina, fatevi dare del pane appena cotto, marmellata, miele se ne tenete in casa e la bevanda preferita dalla votra signora, purchè sia calda!”
    La ragazza annuì, asciugandosi con il dorso della mano il volto rigato di lacrime, uscì dalla camera e Andrea la sentì poco dopo scendere le scale.
    Il giovanotto, Nicola, per tutto il tempo era rimasto in un angolo della stanza e in quel momento mosse un passo verso il Viaggiatore:
    “Scusatemi, eccellenza ma se non avete bisogno di me io andrei…sapete, mio padre richiede il mio aiuto nelle stalle e a quest’ora c’è molto da fare…”
    “Sì sì andate pure, Nicola, se ci fosse bisogno di voi vi manderò a chiamare” rispose Andrea.
    La contessa, ripresa ormai quasi completamente continuò ad osservare il suo benefattore e si chiese se lo avesse mai visto o incontrato , nei saloni di qualche suo conoscente, ma non lo rammentava.
    Il medico aveva comunque un’aria misteriosa, riflettè, i suoi modi non proprio nel rispetto dell’etichetta lasciavano supporre che egli fosse o poco incline alla moda del momento, imitazione dei canoni francesi, o totalmente avanti nelle idee e nei concetti, quasi da rivoluzionario.
    Poi si lasciò catturare dall’osservazione del suo abbigliamento, dei suoi modi, dei pantaloni quasi troppo tesi sulle cosce dell’uomo che facevano intuire un fisico proporzionato e con una buona muscolatura, pensieri in verità che erano poco degni di una signora come lei, e ne fu imbarazzata.
    Il novello medico, per contro attendeva impaziente il ritorno della dama di compagnia con la colazione della contessa, cosa questa che gli avrebbe dato la scusa valida per allontanarsi dalla casa prima che si facessero troppe domande sul suo conto e sul suo arrivo alla villa.

    Edited by Andago - 14/11/2011, 08:12
     
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    Bellissima Andago, sei bravissima, grazie di questa splendida storia appassionante e ricca di emozioni :kiss2:
     
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  13. lourdeslerida
     
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    Mi tieni attappata alla tua storia Eleonora!! Bellissima!! Aspetto il prossimo capitolo!! :kiss2: :kiss2:
     
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    Quanta azione in questo capitolo, sono stata coinvolta immediatamente!
    Ele, brava, bravissima!! :kissing: :hug:
     
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