IL GRANDE ANNO MATEMATICO: APOCALISSE O NUOVA ETA’ DELL’ORO?“Poco fa, sulla mezza notte appunto, si e compiuto per la prima volta quell’anno grande e matematico, di cui gli antichi scrivono tante cose; e questa similmente è la prima volta che i morti parlano.”E’ così che i Morti rispondono alla domanda: “Dunque che è cotesta fantasia che vi è nata adesso, di cantare?”, posta dall’archeologo e scienziato Federico Ruysch al suo ingresso improvviso nel laboratorio. La curiosità, infatti, lo spinge a superare la paura e ad indagare sul fenomeno che ha per protagoniste le Mummie dei suoi esperimenti, impegnate a declamare in coro dei versi sul destino che accomuna la sorte dei vivi e quella dei morti.
Leopardi, autore del “Dialogo di Federico Ruysch e le sue mummie”, utilizza la suggestiva idea dell’Anno Matematico per dar voce ai defunti, capaci di interagire con i vivi, rispondendo alle loro domande, seppur per un quarto d’ora. L’autore fa qui riferimento all’antica teoria astrologica secondo cui, dopo un certo periodo di tempo, della durata di migliaia di anni, i sette pianeti del sistema solare tornerebbero nella stessa posizione occupata al momento della creazione. Sul reale significato di Anno Matematico, o Magnus Annus per i latini, ci sono ancora forti dibattiti, ma, secondo le più moderne interpretazioni, in questo periodo di tempo si presenterà una triplice palindromia, ovvero una data che si potrà leggere indifferentemente da destra a sinistra e viceversa. Questo evento sarebbe annunciato da avvenimenti eccezionali, di cui si ignora la natura, catastrofici e non, che Leopardi fa corrispondere al risveglio temporaneo dei Morti e alle loro conseguenti rivelazioni ai vivi.
L’esistenza di un Anno Matematico è, tuttavia, contemplata in altre culture e letterature, ed associata ad altri fenomeni, spesso al confine tra scienza e religione. Sia nelle concezioni cicliche del tempo che in quelle creazionistiche, infatti, si parla di Fine Del Mondo, con diverso significato nei diversi contesti.
Nell’Occidente cristiano ,per designare il tempo della fine, si utilizza abitualmente la parola Apocalisse, a cui spesso si attribuisce una catastrofe, caratterizzata da tragedie che l'umanità dovrà subire, nonostante il significato più proprio del termine “apokalypsis” sia quello di “Rivelazione”. Dal punto di vista teologico, essa si rifarebbe alle teorie Messianiche ebraiche, caratterizzate dall’attesa e dalla speranza di un futuro di felicità e di gloria, causato dall’intervento del Messia, inviato di Dio. Nella tradizione cristiana, oltre all’avvento divino, la Rivelazione apocalittica è fatta corrispondere al palesamento del Giudizio Universale, legato alle visioni mistiche e alle profezie in chiave allegorica contenute nel Libro dell’Apocalisse. Si può dunque dire che, secondo questi punti di vista, la Fine del Mondo coincide con la definitività della fine, ovvero con la fine di tutto il tempo di questo mondo, con l’idea cristiana di “fine dei tempi”.
La condizione finale del Mondo è studiata dalla dottrina filosofico – teologica chiamata Escatologia. Il termine deriva dal greco éskatos (“ultimo”) e letteralmente significa “discorso sulle cose ultime”. Sono ravvisabili elementi di riflessione escatologica anche nei miti delle popolazioni cosiddette primitive, come gli Indù, i Toltechi e i Maya, che, con i loro cicli universali, ripresentano abitualmente il problema degli eventi che accompagnerebbero la fine di un ciclo e l’inizio di quello seguente. Tutte queste riflessioni presuppongono una concezione ciclica di tempo, che ritroviamo anche nel filosofo Nietzsche e nella sua teoria dell’Eterno Ritorno, secondo la quale tutte le realtà e gli eventi del Mondo sarebbero destinati a ripetersi all’infinito. Tuttavia, l’ipotesi avanzata da Nietzsche è destinata a contrapporsi alla concezione cristiana di tempo lineare e, di conseguenza, all’esistenza di un inizio segnato dalla Creazione e di una fine segnata dall’Apocalisse. Una delle interpretazioni dell’Eterno Ritorno, infatti, consiste nella negazione di una struttura lineare e quantitativa del tempo, inteso come una successione di momenti interdipendenti che costituiscono una sorta di “struttura edipica del tempo”, in cui ogni attimo, figlio di quello precedente, divora il padre per poi essere divorato dal proprio figlio. Nietzsche, inoltre, mette in discussione l’idea cristiana di Fine dei Tempi, caratterizzata dall’attesa del Ritorno del Signore e dalla conseguente corrispondenza tra Dio ed il futuro dell’uomo. Il filosofo riprende il motivo cristiano della fine, ma Signore di questa fine non è più Dio che viene incontro all’uomo e gli apre le porte del futuro, al contrario è l’uomo che si apre al futuro, che ne diviene responsabile, che si fa carico del male, del dolore del mondo e dice: “Basto a me stesso, mi salvo da me”. L’uomo moderno ritiene di poter divenire costruttore del proprio destino, creatore della sua salvezza, esattamente come il Superuomo di Nietzsche, che affronta la Morte di Dio e si trasforma in Volontà di Potenza, superando, così, l’Apocalisse rappresentata dal crollo di tutte le metafisiche.
Differentemente da coloro che vedono nell’Anno Matematico citato da Leopardi il momento in cui l’uomo dovrà fronteggiare l’Apocalisse, di qualunque cosa si tratti, presso i Romani l’anno in cui questo allineamento di pianeti si sarebbe verificato era definito Magnus Annus, il “Grande Anno”, ed il suo avvento veniva spesso collegato, in letteratura, al Mito dell’età dell’Oro.
La tematica fa la sua comparsa già con Esiodo, poeta greco che visse tra l’ VIII e il VII secolo a.C., ne Le opere e i giorni. Egli pone l’Età dell’Oro all’inizio dei tempi, nell’era di Crono, quando gli uomini, commensali degli dei, vivevano in pace, liberi da ogni fatica e al riparo da ogni pericolo, nutriti dalla generosa terra che procurava loro ciò di cui avevano bisogno. All’Aurea Eatas esiodiana segue una lenta e progressiva corruzione della storia e della razza umana nelle quattro ere successive ( argento, bronzo, degli eroi e del ferro ), causata dal furto del fuoco ad opera di Prometeo.
Si tratta di un motivo molto diffuso, anche e soprattutto, nella letteratura augustea. Infatti, poeti come Virgilio, Orazio, Ovidio e Tibullo, si rivolgono a questo periodo con rimpianto e nostalgia, come un tempo beato antitetico alle tristezze e al dolore del presente. La peculiarità dei poeti augustei, però, sta nel celebrare l’Età dell’oro come l’insieme dei principi fondanti del vivere e dell’essere felici, ovvero senza considerarla semplicemente come il primo tempo di un’umanità destinata a peggiorare le proprie condizioni col trascorrere dei secoli. Grazie ai poeti augustei, l’Aetas Aurea assume delle caratteristiche ben specifiche e canoniche, come, per esempio, l’assenza di pericoli, di male e di violenza; la presenza di una natura benigna e mite e di una perpetua primavera; l’offerta spontanea da parte della Terra dei suoi frutti; la mancanza negli uomini del bisogno di possedere, che li spinge a intraprendere commerci, a viaggiare, a far guerre.
Ciò che distingue Virgilio dagli altri poeti, trasformandolo in una sorta di profeta del cristianesimo, è il diverso significato che egli attribuisce all’Età dell’Oro. Nella quarta ecloga, infatti, l’avvento di una nuova era viene legato alla nascita di un Puer, alla cui crescita si accompagnerà la progressiva affermazione di una nuova Aetas Aurea in cui la natura assume l’aspetto di un locus amoenus e cessano la navigazione e i commerci. Chi sia questo Puer è oggetto di discussione: si pensa ad un figlio nato dall’unione di Antonio e Cleopatra, al figlio che Ottaviano attendeva dalla moglie Scribonia, al figlio che Ottavia, sorella di Ottaviano, aveva avuto dal suo primo marito Marcello, o ad un figlio di Asinio Pollione, amico di Virgilio. Secondo le interpretazioni allegoriche dell’età tardo romana, però, nel Puer è stato visto il Messia e nella scomparsa del serpente la sconfitta delle tentazioni.
Percorrendo le tappe che hanno portato alla nascita e all’evoluzione di questa tematica, ci si rende conto di come la struttura del mito delle ere non presenti necessariamente un carattere di tendenza ineluttabile verso la degenerazione. La sua forma ciclica anzi rafforza l'idea di una tendenza della storia al raggiungimento della perfezione originaria.
D’altro canto, secondo il calendario Maya, il termine dell’attuale Età dell’Oro (la quinta) è imminente ed è previsto per il 21-12-2012. Le precedenti quattro Ere ( dell’Acqua, Aria, Fuoco e Terra ) si sarebbero tutte concluse con degli immani sconvolgimenti ambientali, con dei cataclismi. La teoria è sostenuta da vari ricercatori, che vedono nell’inversione del campo magnetico terrestre e nello spostamento dell’asse del pianeta la causa dei futuri scenari apocalittici profetizzati.
Ciò ricorda le tesi, sostenute dal naturalista francese Georges Cuvier agli inizi del XIX secolo, riconducibili al Catastrofismo, teoria scientifica secondo cui la terra sarebbe stata interessata, nel corso della sua lunga storia, da eventi catastrofici, di breve durata e di carattere violento. Di conseguenza le specie viventi si sarebbero estinte e nuove specie ricreate dopo di esse. In realtà Cuvier intendeva spiegare in questo modo l’esistenza dei fossili, rimanendo in accordo con la Bibbia, secondo la quale, infatti, essi avrebbero dovuto rappresentare le specie che non avevano trovato posto sull’Arca di Noè in occasione del Diluvio Universale.
Ecco, dunque, ripresentarsi la temuta Fine del Mondo, dove, tuttavia, il concetto di Mondo non può che essere soggettivo, poiché esso non è che un’idea astratta e dinamica. Ne possiamo concludere che “Fine del Mondo” non implica necessariamente la distruzione del pianeta e la fine della razza umana, ma solamente l’inizio di un nuovo modo di interpretare la realtà e di una nuova concezione di esistenza, caratterizzata da una rivoluzione nel modo di pensare e in quello di vivere. I vari Topos disseminati nella storia della letteratura ne sono la dimostrazione. Campi Elisi, Paradiso Terrestre, Regno di Saturno, Aetas Aurea, infatti, indicano come l’uomo abbia sempre ricercato equilibrio e felicità in un rapporto armonico con la natura, suo primario ambiente vitale, così come il parallelismo simbolico tra la tradizione ebraico-cristiana del Paradiso Terrestre e quella greco-latina del mito dell’Età dell’Oro può dimostrare l’ansia dell’uomo di vivere in un mondo senza dolori, con un lavoro carico di dignità ma privo di fatiche.
Come vedete, ogni cosa deve essere guardata dalla giusta prospettiva