Remember the Time

COMPLETA rating giallo

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  1. ciogghitta
     
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    Ti adoro lo sai????...io me la mangio sta ff.....!!!!!quando vuoi posta pure..io attendo con ansia...........
     
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  2. Jack_4
     
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    quanto mi fa piacere che ti piaccia non ne hai idea...grazie davvero...stasera posto un altro capitolo :ghgh: :ghgh: :ghgh: :ghgh:
     
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  3. ciogghitta
     
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    E' bellissima, misteriosa....bravissima....stasera quando????....aaaah sono in astinenza!!! hihihihihihi!!!!
     
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  4. Jack_4
     
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    e la storia si complica...

    Capitolo 7

    Erano passati tre giorni da quella telefonata e due da quando aveva rivisto Daniel, ma il telefono di casa sua non aveva squillato nemmeno una volta.
    Michael non si era fatto minimamente sentire, il che era piuttosto strano, visto che ormai non passava giorno in cui non si sentissero e passassero ore al telefono.
    Aveva una paura incredibile di poter perdere il suo migliore amico, non ce l’avrebbe fatta a stare un altro giorno senza lui, senza sapere che stava bene e che nulla tra loro era cambiato.
    Allungò la mano verso la cornetta, fece il numero di Neverland..uno squillo…due squilli…al terzo squillo qualcuno rispose ma il dito di Niki era stato più veloce premendo il pulsante rosso sul telefono e facendo cadere la linea.
    Fece un lungo sospiro.
    Poco dopo il telefono iniziò a suonare. “porca miseria, ha visto il mio numero sul display…”
    Rispose al telefono e riconobbe l’inconfondibile voce di Michael…ma riattaccò immediatamente.
    Portò una mano sulla fronte, agitando sconsolata la testa e pensando di aver fatto l’ennesima stupidaggine.
    Il telefono riprese quasi subito a squillare Michael si scusò dei gironi di silenzio e la invitò per il giorno seguente a casa sua. Del resto sarebbe stato il suo compleanno non poteva lasciarla sola in una giornata così importante, ma sapeva anche che quella in fondo era solo una scusa per stare un po’ con lei.

    ***



    Sdraiata con le braccia sotto al cuscino e la bocca mezza aperta con un ciuffo di capelli che le coprivano quasi completamente il volto, Nicole salutava la mattina del suo 29° compleanno.
    La sveglia iniziò a suonare quando la lancetta più corta raggiunse il 10.
    Cercò di racimolare le forze non tanto per alzarsi ma almeno per poter spengere quell’aggeggio infernale.
    Stravolta dalla nottata insonne passata a pensare e a riflettere su cose che nemmeno lei stessa riusciva a capire si alzò dal letto sistemandosi alla meno peggio i pantaloncini di due taglie di troppo.
    Sentì distrattamente un altro suono metallico attraversarle l’udito. La sveglia? Ancora…
    Ah no, il campanello…
    Si diresse verso la porta.
    -Chi è che rompe?- disse senza aprire, con un tono di voce reso rauco dal sonno ma alto a sufficienza.
    -Siamo di cattivo umore.-
    Fa anche il simpatico, viaggio a vele spiegate verso la vecchiaia e mi vengono anche a disturbare.
    Cercò di dare un senso a quella specie di cespuglio che si ritrovava per capelli e aprì la porta sbuffando.

    -Amore mio ti ho svegliata?-
    -No ci ha pensato la sveglia grazie.-

    Daniel la salutò con un lungo e appassionato bacio senza darle il tempo nemmeno di vedere la collana che le aveva chiuso intorno al collo.
    Il freddo dell’oro bianco a contatto con la pelle le fece venire un brivido lungo tutta la schiena e si staccò dal bacio con aria interrogativa.
    Portò subito le mani sulla catenina e si precipitò allo specchio per vederla interamente.
    Un piccolo ciondolo che creava la parola “Amore” brillava sotto le dita nervose di Nicole.
    -Questo è tutto ciò che sei per me…ricordalo sempre.-
    Le sussurrò all’orecchio avvolgendole la vita con le mani.

    ***



    Arrivata a Neverland quella sera trovò davanti ai suoi occhi la più bella festa che le avessero mai organizzato. Nella sua vita a causa del suo rapporto con suo padre e la perdita di sua madre, non aveva mai veramente festeggiato un suo compleanno. L’unico che ricordava era quello dei vent’anni quando era già a Los Angeles, lo festeggiò con una sua amica che la portò in discoteca. Niente di speciale.
    Ma ora non c’erano né palloncini, né centinaia di invitati, orchestre o champagne e caviale, tutto quello che vedeva valeva molto più di tutte quelle cose messe insieme.
    Michael aveva fatto allestire un cinema all’aperto tra i verdi viali illuminati del suo Ranch e per quella sera, per tutta la sera, avrebbero visto e rivisto un unico, immancabile film: il moulin rouge. Extra inclusi ovviamente.
    C’era una tavola enorme imbandita di ogni genere di schifezza conosciuta sulla faccia della terra. Da una parte hot dog, pizza, patatine fritte e dall’altra i dolci…caramelle gommose, liquirizie rosse, cioccolatini, pop corn caramellati e bevande di ogni genere aromatizzate persino al cocco.
    Il tutto sarebbe stato divorato su una coperta stesa sull’erba come un pip-nic sotto il cielo stellato.

    Nicole si avvicinò al Michael sorridendo

    -Ma non ti faceva schifo questo film?-

    -A te piace, è questo l’importante…-
    Le prese una mano e si diressero verso il distributore di orsetti gommosi.
    -Solo per oggi però…- aggiunse Michael sorridendole e addentando un orsetto alla fragola.

    Durante il film, mentre Nicole Kidman cantava “one day I'll fly away” guardando fuori la finestra di un enorme palazzo a forma di elefante, Niki sentì il litro di coca cola alla ciliegia fare il suo effetto diuretico.
    -Mike pipì…-
    -Cosè un messaggio in codice?-
    -Eddai scemo, non si prende in giro la festeggiata.-
    Michael scoppiò a ridere.
    -Va bene…prenderesti un altro po’ di marshmallow, quelli bianchi però, dovrebbero stare dentro qualche cassetto in cucina.-
    -Come si dice?-
    -Per favore!-

    Nicole stava per tornare alla sua postazione, quasi correndo per perdere così meno film possibile, che si dimenticò della richiesta di Michael.
    Iniziò così a frugare in tutti i cassetti…ma niente marshmallow.
    C’era di tutto lì dentro, sembrava la borsa di Mary Poppins, quando finalmente riuscì a trovare il sacchetto che cercava si accorse che sotto la confezione c’era una foto che le sembrava di aver già visto prima…

    Tornò con un’espressione pallida in viso, sembrava aver appena visto un fantasma. Michael se ne accorse immediatamente.
    -Niki che cos’hai?-
    -Niente, tieni le caramelle.-

    Fece finta di niente, cercò di concentrarsi sul film ma quelle caramelle già non gli andavano più. Il suo sguardo cadde sulla collana di Nicole.

    -Bella collana, è nuova?-
    Chiese Michael cercando di iniziare una qualsiasi conversazione con la speranza di riuscire a scoprire cosa le fosse successo o cosa avesse visto di tanto sconvolgente da farle assumere un’espressione talmente seria e preoccupata.
    -Me l’ha regalata Daniel…- disse senza nemmeno pensarci guardando nel frattempo ricordi di tutt’altro genere all’interno della sua mente cominciare a prendere forma.
    Lui si pentì subito di aver fatto quella domanda, c’erano miliardi di cose che avrebbe potuto chiederle e aveva scelto proprio quella che riguardava Daniel…
    Mentre cercava un nuovo pretesto per parlare, continuava a guardare il film che era quasi giunto alla fine.
    Ma fu Nicole a rompere il silenzio stavolta e non c’era bisogno di nessun strano giochetto per arrivare alla sua verità, lei era già arrivata alla sua e ora doveva farci i conti.

    -Perché non me l’hai detto?-
    Gli domandò improvvisamente con un tono di voce calmo e nervoso allo stesso tempo.
    -Che cosa?-
    Ribattè Michael cadendo assolutamente dalle nuvole mentre sgranocchiava un m&m’s.

    Niki prese un lungo respiro, quasi stesse cercando il coraggio per affrontare quel discorso, cercava le parole, un senso, qualunque cosa per poter dire quello che ricordava adesso, ma le mancò improvvisamente il fiato.

    Riprese aria cercando di bloccare le lacrime e mandare giù il nodo che le si era formato in gola talmente grande da bloccarle ogni movimento.
    Michael iniziava a preoccuparsi, non l’aveva mai vista così.
    -Nicole, cosa dovevo dirti?-

    Senza riuscire a dire a niente, lo guardò fisso negli occhi, con lo sguardo implorante e le mani che iniziavano a tremare.
    -Questo- disse gettandogli addosso la fotografia che si era piegata in un angolo tra le sue mani nervose.

    -Te lo ricordi?- Michael sgranò gli occhi che divennero luminosi come mai li aveva visti prima. -Niki oh mio Dio ricordi davvero?- le prese una mano tra le sue e l’abbracciò istintivamente senza riuscire a capire la reazione di Nicole.
    -Non sei contenta?-
    Nicole scoppiò a piangere…
     
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  5. ciogghitta
     
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    image image image Ancoraaaaaaa..... image image image
     
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  6. Jack_4
     
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    sicura? non è che poi ti stufi con tutti questi capitoli in una botta sola
     
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  7. ciogghitta
     
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    ??????????????????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ma certo che nooooooooo!!!!! anzi ti dirò, se poi hai voglia....scrivine un'altra...hihihihiihi era trial grazie...ahahahahahahahahah!!!!!
     
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  8. Jack_4
     
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    aaaaah e chissà magari anche questa arriva all'era trial...MA IO NON ANTICIPO NIENTE!!!! :censured:
     
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  9. ciogghitta
     
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    Infatti..non c'è bisogno che anticipi...........mmmmmmmmmhhhh......POSTAAAA!!!
     
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  10. Jack_4
     
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    io vado eh....

    Capitolo 8

    Assurdo pensarci, assurdo parlarne, ma paradossale è soprattutto averlo vissuto. Eccomi qui, a fatica sono riuscita a raccontare gli eventi che mi hanno portata fino a qui. In questo stato di smarrimento in cui non so dove andare, cosa fare, neanche che tipo di pensieri ascoltare e quali invece cacciare dalla mia mente il più veloce possibile. Ma adesso so. Ora ho capito. Finalmente di sbiadito nella mia vita non c’è più nulla ed è questo forse che più di tutto mi mette addosso un’agitazione incontrollabile. Ogni volta che penso a lui adesso mi tremano le gambe, provate a immaginare cosa sento quando invece gli sono accanto.
    Sono spaventata a morte, ancora non riesco a credere che sia potuto accadere veramente.
    Vorrei poter riuscire a farvi capire come mi sento, davvero. Ma come posso farlo se nemmeno io so cosa provo?
    Magari dovrei lasciarmi andare, dovrei prendere tutto come se nulla fosse accaduto e andare avanti per la mia strada.
    Il fatto è che ora, forse per la prima vera volta in vita mia, sono confusa.
    È come se mi fossi persa per tutto questo tempo qualcosa che aspettavo si avverasse invece dal principio della mia esistenza. Trovare qualcuno da amare e che ti sappia amare almeno con la tua stessa intensità, quell’amore che non ha bisogno di parole, di gesti plateali né di cure particolari, quell’amore che necessita solo dell’amore. Nutrirsi esclusivamente l’uno dell’altra, eliminare tutto il resto, estraniarsi dalla realtà e rifugiarsi in quel luogo senza spazio né tempo dove gli innamorati viaggiano fluttuando nel posto che tutti cercano di raggiungere durante la loro vita. Quel posto chiamato semplicemente felicità. Innamorati? Ma perché parlo di innamorati adesso, io e Michael non siamo…innamorati.

    Vorrei svegliarmi e stavolta dimenticare tutto, cancellare ogni cosa e ricominciare da capo, ma so che eliminerei anche i momenti più belli, quelli di cui vi parlavo prima, quando la felicità sembra più vicina che mai.
    No, non è una buona idea. Forse è meglio così. È ora che finalmente prenda una decisione e la smetta di fargli e farmi del male in questo modo. So che soffre, lo vedo, lo sento da come mi guarda, da come la sua voce vellutata cambia quando il pensiero di me e Daniel gli sfiora la mente. Non dovrei cedere quando si avvicina troppo pericolosamente alla mia bocca, non dovrei riempirmi i polmoni col suo profumo e trascendere da tutto con un solo respiro. Ma non ci riesco, quando guardo i suoi occhi e mi perdo nella profondità nocciola di quelle pupille piene di luce, mi si stringe il cuore. L’odore dei suoi capelli e la loro morbidezza a contatto con le mie dita, adoro quando mi stringe tra le sue braccia e riesce a farmi pensare solo a lui. Vorrei poter resistere. Vi giuro che ci provo. Ma provate voi a resistere a quelle labbra, a non sciogliervi davanti a quel sorriso che oscurerebbe il sole se ne avesse la possibilità. Sono pronta a scommettere qualsiasi cosa che nessuno ci riuscirebbe. Io almeno so di non poterlo fare, riconosco i miei limiti, ma so anche che devo farlo. Sono debole davanti a lui. La donna forte e intraprendente che credevo di essere stata in grado di diventare vacilla di fronte al suo cuore. Magari mi sono creata qualcosa nella mente che non corrispondeva alla realtà, ho sopravvalutato persino me stessa.
    Mi do la colpa di tutto, sono pronta a prendermi ogni responsabilità laddove il destino non ha giocato beffardo le sue carte al nostro posto. Ci ha messo lo zampino qualcosa di molto più infido e nascosto. Si ok, dare la colpa al destino, al caso, anche questo è forse un segno della mia debolezza.
    Ma vorrei davvero avere qualcuno da rimproverare, qualcuno da incolpare per tutto questo dolore, per l’angoscia del dubbio, del silenzio…
    Michael. Potrei provare a dare la colpa perfino a lui, sapeva in che condizioni io fossi, sapeva che il mio cuore era intrappolato in un amore già finito ma ancora non dimenticato. Eppure, lui era lì.
    Perché non ha provato a dirmi la verità?
    Ma soprattutto perché non ha provato a staccarsi da me, sarebbe stato tutto più facile.
    Lui e il suo bisogno incondizionato di amare, il modo in cui riesce ad attrarre l’attenzione delle persone, il modo in cui parla, in cui si muove, il magnetismo innato di cui è dotato…no, non e sua la colpa per tutto questo.

    Vi dicevo una volta che l’unico uomo che fosse riuscito ad entrare nel più profondo del mio cuore era stato Daniel, beh si, lo confermo. Lo avevo conosciuto per caso, circa sei anni fa, quando New York, Michael e Vogue erano lontani anni luce dal centro del mio piccolo mondo.
    Posso anche aggiungere però che nessuno è mai riuscito a strapparmelo e farlo suo portandoselo via insieme a tutta la mia felicità.
    Nessuno eccetto Michael.
    E’ per questo che sono confusa, ho scelto Daniel, ho scelto l’uomo che amavo da una vita, che amo da una vita…dovrei dire. Ed così. O forse mi sono costretta a convincermi che sia così.
    Magari ho scelto solo la via più facile.
    I sentimenti quando sono troppo forti, quando perdono il senso di avere un nome e lasciano spazio solo all’emozione, mi mettono una paura incredibile. L’amore diventa talmente grande da divenire più imponente di me, del mio amore per me stessa e quando si ama così si finisce sempre per soffrire. Io sono stanca di soffrire.
    Nella mia vita volevo solo un po’ di serenità, arrivare dove sono arrivata e stare lontano da mio padre il più possibile. Tutto questo brancolare nel buoio non era compreso.
    La vita è così, no? Succedono cose inaspettate, a volte piacevoli a volte no è banale quanto retorico e inutile dirlo. Supera la fantasia….direi che se è per questo l’abbiamo superata da un pezzo.


    Dopo quella sera a casa di Michael sono andata via senza dire una sola parola. L'ho lasciato lì. Da solo. E vi giuro che il suo sguardo in quel momento mi ha uccisa almeno mille volte in un solo secondo. Il giorno dopo, con una notte insonne alle spalle e migliaia di fazzoletti pieni di lacrime ai piedi del mio letto mi sono resa conto che non era giusto, non potevo lasciarlo così, dovevamo parlare.
    Arrivata a Neverland credevo che Bill, il capo della sicurezza, non mi avrebbe fatta entrare o che si sarebbe inventato una scusa del tipo: "Il signor Jackson non vuole essere disturbato". Ma così non accadde.
    Salii le scale mentre dal piano superiore una musica lenta e nostalgica di una pianoforte accompagnava il procedere dei miei passi.
    Michael era seduto di spalle, indossava una camicia rossa sulla quale i ricci sciolti cadevano disordinati. Vedevo le sue dita muoversi lentamente sui tasti, mentre il corpo sembrava ondeggiare appena seguendo il ritmo di quella melodia.
    Mi avvicinai in silenzio, ma appena mi vide smise di suonare.

    -Scusa non volevo disturbarti.- dissi distrattamente con ancora nella mente le dolci note di quella meravigliosa armonia.

    -Figurati...Sono contento che tu sia qui.-

    Parlammo di quella sera al locale, di Sophie e di tutto ciò che era successo.
    Rimanemmo per un pò in silenzio, imbarazzati, come se il tempo avesse già parlato per noi.
    Non c'è stato bisogno di dire o fare niente di particolare, sapevo già tutto ciò che avrebbe voluto dirmi ed era lo stesso per lui.

    -Sophie l'hai conciata proprio per bene.-

    Adoro quando riesce ad ironizzare sulle cose e far passare tutta la tensione con un sorriso.

    -La prossima volta me la prendo con te.-

    Michael si alzò e andò a chiudere lo spartito sul pianoforte, mentre fuori iniziò a piovere. Quella pioggia, il ticchettio delicato delle goccioline sui vetri della finestra, ci riportò entrambi a quella sera. Non so bene come, ma quel particolare perse subito di interesse quando Michael si avvicinò e bloccò i ricordi con un bacio.

    Dopo quegli ultimi avvenimenti, sono stata per un po’ lontana da lui, lontana dalla magia di quel parco e lontana, volontariamente, da tutta quella storia. In quel lasso di tempo però mi sono resa conto che forse stavo ingigantendo troppo la cosa. In quei giorni non ho fatto altro che pensare a Daniel era stato nuovamente lui a mancarmi.
    Non so realmente cosa sia. Amore, possessività, malinconia per ciò che eravamo un tempo. Credo sia un mix di tutte queste cose. Eppure mi capita spesso di pensare anche a Mike, mi mancano le nostre risate, mi manca da morire ogni singolo attimo passato insieme a lui. Vorrei che la scelta di stare con Daniel non escludesse il poter continuare ad avere la mia amicizia con Michael. Se non fosse per ciò che mi provoca quando mi guarda, se non muovesse in me un sentimento del tutto incontrollabile, lo lascerei fare, lo lascerei esplodere, ma se Daniel non ci fosse. È per questo che è meglio che per un po’ adesso io gli stia lontano.
    Ma ancora più difficile sarà trovare il coraggio e soprattutto le parole per dirglielo.
     
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  11. ciogghitta
     
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    Ma questa Nicole ha qualche problema mentale??????........
    Pssssssssss........ attendo.....attendo.....attendo.......
     
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  12. Jack_4
     
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    ahahahahah si si lo dico anch'io

    Capitolo 9

    Determinazione. Questa è la parola chiave. Io sono una donna determinata. Fare finta di niente è sempre la cosa migliore da fare. L’autocontrollo, tutto sta nell’autocontrollo…
    Si posso farcela, sono sempre stata irremovibile e lo sarò anche stavolta.
    Mentre gesticola, non posso fare a meno di guardare il movimento delicato di quelle mani mentre parla…sta parlando con quelle stesse labbra che sono riuscite ad accendere piaceri ineguagliabili. Starebbero molto meglio accanto al mio viso, sulla mia pelle. Sta diventando quasi una tortura, una lenta, celata, profonda e inesorabile tortura.
    Solo qualche mese fa non era così, la passione aveva modo di venir fuori, di essere appagata e assecondata.
    Non si può dimenticare tutto questo dall’oggi al domani. Non riesco a spiegarmi perché adesso lo desideri così tanto, soprattutto non comprendo perché proprio ora, adesso che siamo solo ed esclusivamente buoni amici e tra l’altro chi ha voluto che fosse così? Ovviamente io…non ne faccio mai una buona.
    Ma cosa sto farneticando, la mia è stata la scelta migliore, assolutamente la cosa giusta da fare. Si si ho fatto benissimo. Oh santo cielo…ma perché si inumidisce le labbra con la lingua mentre parla…no vabbeh ci rinuncio…

    -Michael va bene, tutto quello che vuoi…devo andare!-

    Mi alzo velocemente dal divano su cui ero seduta a fantasticare mentre Michael mi guarda con aria stupita. Non gli do nemmeno il tempo di replicare e lo saluto. Con un gesto fulmineo mi imprigiona il polso tra la sue mani e mi riporta nello stato di incoscienza che mi pervade quando gli sono così sufficientemente vicino da perdere il senso dello spazio e del tempo.

    -Nicole…- si ferma, mi lascia il polso intrecciando ora le sue dita tra le mie - lo so che non è più come prima tra di noi.-
    Quel pronome che ci unisce indissolubilmente arriva dritto al cuore con la forza di un macigno.

    -Ma non voglio che tu sia costretta a tenerti le cose dentro o a scappare all’improvviso in quel modo.-
    Sospiro incapace di trovare al momento una giustificazione valida per la mia reazione di poco prima.

    -Forse è solo questione di tempo…-
    Banale. Ma in questo momento non so davvero su quale specchio arrampicarmi.

    -Sicura?-
    Annuisco senza dire altro, cercando di rendere quel gesto il più convincente possibile.

    Si allontana, senza far trapelare alcuna emozione in particolare. Sento quasi impaccio tra di noi e la tensione nell’aria di avvertirebbe anche a chilometri da qui. Un labile “ciao” esce timido, inconsistente dalle nostre labbra e mette fine a quella sottile tortura.

    Scendo nervosamente le scale, queste case enormi hanno sempre i loro lati negativi, ci saranno duemila gradini.
    Mi fermo un attimo prima di uscire dalla porta, cerco di ricompormi, non so perché ma mi sento come se avessi fatto qualcosa di sbagliato e questa sensazione mi opprime il respiro.
    Scappo sempre…con lui è così.
    Non riesco a sostenere la situazione, ogni volta c’è qualcosa dentro di me che mi blocca le gambe, mi ferma le parole, magari è il suo sguardo ciò che non riesco a sostenere e quel saluto freddo senza emozione è stata la conferma che non è davvero più come prima tra di noi.

    ***



    È stato tutto talmente strano che quasi mi sembra di aver sognato.
    Avete presente quando si è troppo presi da qualcosa e poi mentre si cerca di ricordarne i dettagli si fallisce sempre miseramente. Come se in quel momento fossi totalmente assorbita da qualcos’altro all’infuori di te, capace di farti perdere la concentrazione e ti ritrovi a navigare tra immagini dai contorni indefiniti. Non ricordi con precisione gesti o parole ma stranamente quegli occhi in particolare, in quel determinato attimo in cui si sono persi nei tuoi, li vedi ancora nitidi e spiazzanti come se fossero ancora lì davanti a te.
    Forse sto delirando.
    Ma vi giuro che non ho toccato nessun drink stavolta.
    Ripensavo alla giornata di ieri. In realtà ripensavo un po’ a tutti questi ultimi mesi e non sono riuscita a trovare il filo logico di ciò che è accaduto, neanche fosse inevitabile che accadesse.
    Qualcuno direbbe: “Basta, è successo! È inutile rimuginarci sopra…”
    “Cose che succedono”.
    No le cose non succedono, siamo noi che le facciamo succedere. Scusate il gioco di parole ma andare a letto con il proprio migliore amico non rientra nelle “cose che succedono”. Almeno non per me.
    E non risuccedono quando ormai sei di nuovo insieme al tuo ex ragazzo. Queste decisamente non sono fatalità, non dopo la seconda volta, io parlerei piuttosto di testardaggine se non di masochismo. Beh diciamocela tutta allora, passione forse sarebbe più adeguato vista l’entità della perseveranza.
    Ma comunque…non so perché io stia ancora qui a parlarne, forse perché non mi sento per niente in colpa, ma neanche un po’ e Dio solo lo sa se invece dovrei. Si che dovrei, dovrei eccome. Mi sento in colpa di non sentirmi in colpa, è già un passo avanti.
    Chiunque abbia un minimo di morale storcerebbe il naso e mi giudicherebbe senza nemmeno darmi il tempo di controbattere.
    E magari avrebbe ragione.
    Non si può però giudicare senza prima conoscere e se persino io non conosco l’origine di tutta questa situazione e di queste sensazioni, nessuno può avere la presunzione di venirmi a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Si dice così no…

    In questi casi l’unica cosa da fare è azzerare i pensieri, smetterla di tormentarsi inutilmente e non c’è niente di meglio di una doccia bollente per recuperare la lucidità oltre allo shopping ovviamente.

    L’acqua che scivola lentamente attraversa tutto il mio corpo, sento la tensione abbandonare lentamente ogni singolo nervo.
    Il bagnoschiuma vaniglia e caffè invade tutta la stanza e crea un’atmosfera profumata mista a calore e vapore.
    Intono una canzoncina, mi rivengono alla mente tutte quelle volte in cui mio padre mi diceva di staccare lo stereo e smetterla di cantare perché tanto ero stonata come una campana e non facevo altro che aumentare il suo mal di testa.
    Ma per fortuna sotto il getto dell’acqua scivola anche questo ricordo.
    Mi giro per prendere la spugna e la tenda davanti a me si apre di colpo.
    Lo vedo lì in piedi davanti a me con il vapore che lo copre appena.
    -Che ci fai qui?-
    Si tuffa sulle mie labbra in un bacio voluttuoso, senza dire nulla. Sento le sue mani ovunque, mi tocca, mi sfiora, sussurra parole delle quali non percepisco il senso.
    -Michael.-
    Riesco a pronunciare solo il suo nome.
    -Amore, ti voglio…-
    Le mie mani scivolano sulle sue spalle, i suoi capelli si bagnano sotto l’acqua e si confondono ai miei. Apro gli occhi e sento all’improvviso una voce chiamarmi.
    -Nicole-

    Mi sveglio di scatto. Resto per qualche secondo con gli occhi fissi sulle piastrelle azzurre del bagno.
    -Oh mio Dio.- sussurro coprendomi il volto con le mani. Quasi mi vergogno di fronte a me stessa.
    Che cos’era? Un sogno ad occhi aperti, un’allucinazione, un attacco di follia…
    -Nicole!!!-
    Quella voce continua a chiamarmi.
    In un istante la riconosco. Finalmente. Daniel è venuto a prendermi perché dobbiamo andare a cena questa sera. Una cena a quattro…con Michael e Joanna.
    Si accettano scommesse, di quanti colori diverrà la mia faccia stasera? Inizierei con un bel viola dalla rabbia appena lo vedrò mano nella mano con quella biondina insulsa. Poi un bel rosso imbarazzo ripensando ai miei pensieri tutt’altro che insulsi e per finire un bel bianco pallido quando Daniel si accorgerà delle mie doti poco camaleontiche.



    ***





    Eccoci qui. Con 15 minuti di ritardo.
    La coppia è già seduta al tavolo e ci aspetta con pazienza, chiacchierando.
    -Sei bellissima.-
    Daniel me lo sussurra all’orecchio, riuscendo a ridarmi la sicurezza che si era dileguata durante il pomeriggio.
    E bene, la cosa giusta al momento giusto, è anche per questo che lo amo.
    Grazie al cielo mi riporta appena in tempo nel mondo della ragione.
    Una cena coi fiocchi, c’è da dirlo. Amo i crostacei quasi quanto i pop-corn al caramello. Strana associazione, lo so. Cerco di divagare? Si beh, possibile.
    Ok, vado al dunque. Sarò presuntuosa, snob o quant’altro, ma almeno so sostenere una conversazione che non abbia come soggetto sfilate di moda e make up.
    Con questo non voglio giudicare nessuno. Anche perché…ormai posso dirvelo, ero impegnata ad ascoltare e a guardare ben altro.
    Ovviamente scherzo. Ovviamente!
    Quindi scherzi a parte, più che una coppia mi sembravano due buoni amici.
    Beh, visti i precedenti…forse dovrei preoccuparmi…
    Adesso che ci penso però prima Daniel mi ha detto che aveva una sorpresa per me.

    Arrivati finalmente a casa mi stendo sul divano e butto le scarpe sul tappeto.

    -Sono stanchissima.-
    E subito dopo uno sbadiglio mi coglie di sorpresa.

    Daniel si siede accanto a me. Mi sorride. Si sistema i capelli come se servisse a qualcosa, li ha talmente corti che quel gesto così ingenuo mi fa sorridere.

    -Sono pronta.-
    Dico sorridendo e allungando le gambe sopra le sue ginocchia.

    -Ponta per cosa?-
    Domanda incuriosito sfiorandomi la caviglia distrattamente.

    -Per la sorpresa.-

    Si alza, si avvicina al cassetto del mobile sotto lo specchio che c’è in salotto e prende una busta, una di quella per le lettere o almeno così mi sembra.
    Estrae lentamente un foglio dalla busta e me lo porge.
    Non è un foglio. Ma un biglietto. Un biglietto aereo. Un volo per le Hawaii fissato per domani mattina.

    -Vai alle Hawaii?-

    Ride scuotendo la testa e tira fuori dalla busta un secondo biglietto.

    -No, andiamo alle Hawaii.-

    -E quando avrei accettato?-

    Si siede nuovamente sul divano. Sospira profondamente.
    -Credevo ti avrebbe fatto piacere venire con me.-

    Parte per le Hawaii, all’improvviso e dovrebbe farmi piacere?
    Lui e il suo maledetto lavoro, è sempre in giro, una volta a Tokyo, un’altra a Parigi. Non sono più la ragazzina di 18 anni che assecondava ogni suo capriccio perché annebbiata dall’amore. Ho una carriera anch’io, non posso lasciare tutto così su due piedi e seguirlo dove vuole.
    Tento di raccogliere chissà dove le parole giuste.

    -Daniel, devo lavorare. Ma non potevi dirmelo prima?-

    -Me l’hanno detto stamattina.-

    Che razza di lavoro fa? Vedo con piacere che più passa il tempo più la situazione peggiora. Credevo fossero finiti i viaggi prenotati il giorno prima.

    -E quanto tempo starai via?-

    -Sei mesi.-

    Metà anno. Faccio fatica persino a nominare un tempo tanto lungo.
    Sei mesi senza vederlo, senza sentirlo accanto. È molto più di quanto avessi pensato. Due mesi, al massimo. Ma sei mesi, come si fa a stare lontani tutto questo tempo.
    Lo abbraccio istintivamente, proietto in quell’atto tutta la forza che ho quasi servisse a non farlo più partire, a tenerlo con me.
    Mi accarezza i capelli, poi la guancia e con due dita sul mento porta le sue labbra vicino alle mie.
    -Vieni con me.-

    Sento un’irrefrenabile sensazione di dirgli di si. Il suo sguardo, il suo calore, mi urlano in silenzio di seguirlo e prendere quell’aereo.
    Ma una voce in fondo al cuore mi dice fastidiosamente qualcos’altro.
    Lasciare il mio lavoro adesso che sono tornata in pista dopo l’incidente.
    Tra due settimane devo tornare a New York.
    La mia piantina di orchidee in ufficio, Sophie si è da poco lasciata con il ragazzo, le devo stare vicina in questo momento difficile, e Michael…
    Forse dovrei rivedere la lista delle mie priorità. Queste sono scuse, solo delle scuse per non partire, per non stare sola con lui tutto quel tempo.
    No, non è il fatto di stare soli, siamo stati soli tantissime volte, il problema è stare invece lontano da qualcun’altro.

    -E’ per Michael vero?

    Quel nome mi rimbalza con forza creando un’eco disarmante nella mia testa. Non lo so, la questione è proprio questa, non lo so.
    E’ Michael, ma no che non lui, perché dovrebbe essere lui il problema.
    Se partissi mi mancherebbe da morire, è vero, ma lo supereri dopo poco, ne sono sicura.

    -No, ma che c’entra Michael adesso.-

    -Si vabbeh-

    Inizia nervosamente a girare per la stanza, e piano piano sta cominciando a far innervosire anche me.

    -Pensi che si cieco, anzi no, stupido. Lo vedo come lo guardi e come lui guarda te.-

    -Daniel per favore, non inventare cose che non esistono.-

    -Sono anche pazzo.-

    -Io non l’ho detto.-
    Prendo le scarpe da terra e mi dirigo verso la camera per potergli trovare una sistemazione più adeguata di un tappeto.

    -Oh Nicole ti prego. E’ meglio che me ne vado…-

    Fa anche l’offeso, insinua cose senza un minimo di fondamenta e si offende.

    -Come te ne vai? Domani parti.-

    -Si io parto, sei tu che non vuoi venire.-

    Questo è un colpo basso, non è che non voglio partire, non posso. Lui al mio posto lo avrebbe fatto, avrebbe lasciato il suo caro lavoro per seguirmi che so, in Brasile? Certo che no. L’uomo non segue la donna non è lui che si deve annullare per compiacere il suo partner. Cose da pazzi. Io Tarzan tu Jane.

    -Come ti pare. Buon viaggio allora.-

    Se ne va sbattendo la porta senza nemmeno replicare. Mi stendo sfinita sul materasso.
    Nello spazio troppo grande del mio letto nuovo con la luce che entra timida e algida dalla finestra, distrattamente la mano incontra qualcosa di freddo, di metallico. La collana con la scritta “Amore” . La stringo al palmo fino a quando non la sento quasi pungere.
    -Questo è tutto ciò che sei per me.-
    E così basta un battito di ciglia,gli occhi si riempiono di lacrime senza che nemmeno me ne renda conto.
     
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  13. ciogghitta
     
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    Dai un'altro!!!! è bellissima!!!
     
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  14. Jack_4
     
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    arriva il mio personaggio preferito Sophie :ghgh: :ghgh:

    Capitolo 10


    Restare da sola non mi ha dato il sollievo che aspettavo di avere. Sono così delusa da tutto, da me, da lui che qualunque cosa appare deprimente ai miei occhi. Non che non me lo aspettassi. Diciamocelo pure, non è che abbia lottato per trattenerlo ma inaspettatamente un gradevole senso di serenità mi ha avvolto fin da quando ho aperto gli occhi questa mattina.
    È in momenti come questi, in cui mi abbandono ad ogni mia cellula chiudendo il mondo frenetico e problematico fuori dalla porta del cuore che voglio solo una persona accanto a me.
    Chi meglio delle amiche, chi meglio di Sophie.

    -Dimmi un po’, quante parolacce gli hai urlato contro?-
    Mentre prendeva un’altra zolletta di zucchero da mettere dentro il thè, fissava ripetutamente il cucchiaino girare cercando di non scoppiare a ridere da un momento all‘altro.

    -Nessuna.-
    Dico alzando un sopracciglio tentando di assumere l’aria più seria che potessi trovare in quel momento.

    -Mmm, ok, allora quante costole gli hai rotto?-

    -Sophie!-

    -Tieni prenditi un biscotto và…-
    Mi allunga uno dei suoi biscotti al cioccolato fatti in casa oltre alle gocce di cioccolata fondente, l’ingrediente principale è il sottile strano nero carbone che incornicia i biscotti. Qualche minuto in meno nel forno e forse sarebbero persino commestibili. Ne prendo uno e lo lascio sul tavolo, tanto neanche lei ha mai il coraggio di mangiarli sul serio.

    -Se ne è andato e basta, gli ho detto che non potevo partire perché ero impegnata ed è andato su tutte le furie, avresti dovuto vederlo.-

    -Però secondo me la collana di fiori ti starebbe bene.-

    Senza le nostre chiacchierate non so se sarei riuscita a superare situazioni del genere. Adoro quando con un sorriso, una battuta, una frase sciocca senza senso riesce a farmi stare bene, mi ricorda qualcuno.
    Litighiamo spesso, ci picchiamo, insultiamo ma alla fine siamo sempre noi, solo noi come la famiglia che non ho mai avuto la possibilità di avere.

    -Aloha! Ma te lo immagini…-

    -Si si io immagino, ma Niki adesso che farai? Con Michael intendo. CAMPO LIBERO!-

    Tira fuori uno dei suoi sorrisi più maliziosi e ironici che le abbia mai visto.

    -Ma perché tutti pensate che abbia chissà quale ossessione sessuale nei confronti di Michael.-

    -No Niki nessuna ossessione, solo amore.-

    Sospiro portando la tazza calda del thè alle labbra, guadagno quei pochi secondi che mi servono per rispondere.

    -E poi scusa, tutti chi?-
    Non mi dà il tempo di controbattere.

    -Daniel, ieri sera, ha detto che non volevo partire con lui per non stare lontano da Michael.-

    -Allora non è scemo come sembra.-

    -Sophie si è scemo se pensa certe cose è l’uomo più scemo sulla faccia della Terra e tu pure se fai così.-

    Al diavolo il thè.
    Mi alzo completamente spazientita, mi irritano le ipotesi formulate senza conoscere prima come stanno realmente le cose. Hanno tutti la presunzione di sapere quale e come sia la verità. Io non vado a sentenziare suoi sentimenti di nessuno e pretendo che venga fatto lo stesso per i miei.

    -Ah Nicole adesso smettila per favore. Non provare a rigirarti le cose, quando lo ammetterai? Forse non te lo ricordi ma mi hai anche messo le mani addosso per Michael!-

    -Ero ubriaca avrei potuto anche spogliarmi in mezzo al locale.-

    -Ok e eri ubriaca anche tutte le altre volte che avete fatto l’amore.-

    -Siamo solo amici.-

    -Certo, noi infatti facciamo sempre di queste cose.-

    -Sophie che palle! Che hai oggi?-

    Si avvicina verso di me, vorrei poterle dire che si sbaglia, vorrei trovare la forza, il coraggio di poterle dire tutto quello che sento. Ma non ci riesco. Quando si mette in mezzo l’orgoglio è dura spostarsi da una posizione.

    -Niki voglio solo saperti felice, sei la mia amica e ti voglio bene, non capisco perché ti ostini a non vedere in faccia la realtà.-

    Avrei voglia di abbracciarla, di stringerla e di scoppiare in lacrime, so che mi capirebbe, so che lo farebbe meglio di chiunque altro ma le sue parole hanno acceso qualcosa. Scavalcare il muro dell’autocontrollo non è facile.

    -Sophie ho paura.-

    Mi siedo sul divano, quasi quella confessione mi avesse fatto evaporare le energie necessarie per poter continuare.
    Mi pento già di averlo detto ma ormai non posso tornare indietro. Parlarne magari mi farà finalmente stare meglio. Non voglio continuare a tenermi sul filo del dubbio all’infinito, i problemi vanno risolti prima che diventino più grandi di noi.

    -Io non lo amo. Non da film romantico alla “Via col vento”.-
    È tutto molto più surreale e reale allo stesso tempo. La nostra è più che altro passione, passione travolgente, è rispetto, complicità, è piacere che diviene quasi doloroso, indispensabile.

    -Niki…tu ti fai troppi problemi. Conosci Michael lo sai che non ti avrebbe mai nemmeno sfiorato una mano se non fosse stato più che sicuro su ciò che provava.-

    In quell’istante sono certa che il mio sguardo chiedeva implorante una conferma, un aiuto, un segno, qualunque cosa servisse a farmi capire.
    È più forte di me, ci provo a fare la donna forte, ma gli occhi non mentono mai.

    -La festa al locale, il cinema all’aperto. Nicole ti è stato accanto soffocando i suoi sentimenti e i suoi ricordi quando non ricordavi più niente.-

    -Si lo so, ma non devi convincermi di questo. Sophie stiamo parlando di Michael Jackson.-

    Spalanca gli occhi e il suo sconcerto mi arriva dritto come una fitta al centro del cuore.

    -Sai cosa intendo, lui si fida di me…ma cos’altro abbiamo? La fiducia e il sesso non sono di certo le basi per un rapporto.-
    Alzo le spalle affondando la testa sul divano.
    Sophie arranca in quel pensiero contorto e non posso far altro che capirla visto che neanche io so dove volessi arrivare a parare.

    -È una cazzata lo sai vero?-

    -Si ma nessuno ha chiesto la tua opinione a riguardo.-

    Vado verso il mobile in cucina, dovrebbe essere rimasto nascosto nei meandri di uno di quei cassetti un pacchetto di sigarette. Non fumo da quattro anni ma la voglia di sapere di farmi del male in un qualsiasi altro modo che mi distragga da questo è piuttosto confortante.


    -Niki, parliamoci chiaro adesso, secondo me stai sbagliando.-

    Schiocco la lingua in un gesto incredulo, non sono riuscita nemmeno a trovare l’ultimo piccolo pacchetto di speranza in tutta questa situazione.
    Ma come siamo arrivate a parlare di questo?

    -Tu lo ami.-

    Sentirlo dire la qualcun altro mi spiazza. Forse trasalgo percettibilmente, mi volto verso Sophie con aria sicura, dura, ferma sulla mia posizione.
    Almeno io non devo vacillare. I miei occhi potranno anche tradirmi ogni tanto ma il mio cervello, la ragione, quella no.

    -Anche se fosse, non sarebbe abbastanza. Ho perso Daniel per lo stesso motivo, credi che sarei disposta a rinunciare ora a tutta la mia vita, al mio lavoro? Lo sai che è l’ultima persona al mondo in grado di gestire una relazione stabile. E io sono peggio di lui. Non dureremmo neanche un mese.-

    Il silenzio invade ora la stanza si percepiscono soltanto i rumori ovattati del traffico nella strada, sembrano un’eco che si prende gioco di me facendo rumori inconsistenti così come i miei pensieri in questo momento. Mi guarda per un istante che mi pare infinito.

    -Non puoi ignorare il cuore in questo modo.-
    Aggiunge puntando il dito contro di me. E non ce ne è alcun bisogno, mi sento già in colpa per aver iniziato questa discussione.


    -Non lo ignoro, faccio solo la cosa giusta.-

    Continua a guardarmi, senza lasciar trasparire più alcuna emozione, è convinta di aver colpito nel segno e vorrei tanto che si sbagliasse.

    -Comunque mi ha detto di dirti se vuoi passare da lui, ha saputo di Daniel.-

    Sento una vena di ironia in quelle parole.

    -E come avrebbe fatto a saperlo?-

    -Ah non lo so, le voci girano.-
    Mi saluta con la mano mentre cammina all’indietro verso la porta.
    Fisso un punto davanti a me cercando di immaginare cosa mai avrà da dirmi. Sophie se ne va lasciandomi sola con un pugno di mosche e mille interrogativi nella testa.
     
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  15. ciogghitta
     
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    Un'altro e poi per oggi basta...daiiiiiiiiii!!!!!!!!! Ma anche no!!!
     
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60 replies since 6/7/2010, 17:25   1242 views
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