Remember the Time

COMPLETA rating giallo

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  1. Jack_4
     
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    Buonasera a tutti :hug: scusate la poca frequenza nel forum...spero che con la scusa di postare nuovi capitoli possa dedicare più tempo al forum
    ma comunque...vorrei condividere la mia fanfiction con voi, sperando che vi piaccia. (incrocio le dita, speriamo bene) vado al dunque e posto il primo capitolo, così mi tolgo il pensiero :alcool:

    enjoy ^^

    image



    “One day in your life
    You'll remember the love you found here
    You'll remember me somehow.
    Though you don't need me now
    I will stay in your heart
    And when things fall apart
    You'll remember one day...”





    Capitolo 1

    Vedeva la sua immagine riflessa nello specchio, la luce era spenta ma i raggi di luna che riuscivano timidamente ad entrare facevano risaltare i contorni del suo viso nel buio della stanza.
    Portò le mani al volto, con estrema delicatezza, come se avesse paura di farsi del male lei stessa poggiandole su quei lividi ancora caldi.
    Le lacrime si erano ormai seccate sulle sue guance e ne rimanevano solo i segni del trucco che si era sciolto a contatto con quelle goccioline che cadevano freneticamente dagli occhi.
    Poteva sentire in lontananza, distrattamente, un dolce coro di canti natalizi assieme alle risate dei bambini ormai pronti per andare a letto.
    Fu così che trascorse il suo ultimo Natale in quella casa. Fu così che decise finalmente di andar via e prendere in mano la sua vita.


    ***



    -Uffa! Frank ma devo proprio farlo questo servizio? Stamattina ho davvero troppo sonno, le prove ieri sembravano infinite…-

    -Si Mike lo devi fare.- rispose Frank dando l’impressione di non aspettarsi una reazione in proposito.

    -Preferirei di gran lunga starmene a casa, a pensare alle mie cose o anche semplicemente a non fare nulla, una volta tanto.- replicò Michael cercando di catalizzare il suo sguardo su qualcosa di indefinito fuori la finestra quasi fosse utile a mantenerlo tranquillo.

    -Ma che hai stamattina?-

    Per fortuna in quel momento un ometto di circa due anni si precipitò nella stanza rincorso dall’eco dei suoi stessi passi.

    -Papaààààààààààààà-

    Il piccolo Prince emise un urlo simile più a quello di Tarzan piuttosto che a quello di un bambino.

    Il sorriso di Michael esplose come quello di qualcuno che scarta il regalo più bello, allungò le braccia verso di lui e lo portò a sé con un gesto veloce ma delicato. Diede un bacio sulla sua fronte e poi gli accarezzò la guancia con il dorso della mano. Ormai gli impegni di lavoro sembravano solo un brutto ricordo.

    -Prince papà è di cattivo umore oggi- disse Frank- Ma è vero che deve andare a fare il sevizio? -continuò.

    Prince ci pensò su un attimo, guardò l’uomo che lo aveva interpellato, poi si girò verso Michael, portò un dito alla bocca e disse:-papà se non vuole andare, resta qui con me.-

    Michael sorrise e strinse il piccolo contro il suo petto sistemandogli una ciocca di capelli biondi che gli era andata dispettosamente davanti gli occhi.
    Dopo avergli dato un ultimo bacio lo rimise a terra.

    - E va bene, facciamo questo servizio, vado a prepararmi.-

    Si girò verso Prince- hei piccolo, papà torna presto, ok?-

    Il piccolo annuì e aggiunse: -Ti voglio bene!

    -Io di più.- rispose Michael.

    Andare su un set fotografico era come venir catapultati su un altro pianeta, Michael ormai ne era abituato, ma ogni volta era stupito dalla misteriosa magia che aleggiava intorno a macchine fotografiche, luci, fili e macchinari di ogni genere. Quegli oggetti freddi all’apparenza erano in realtà in grado di creare immagini meravigliose, capaci di fermare non solo il tempo ma anche di imprigionare dentro di esse i sentimenti, un semplice sorriso, uno sguardo, una lacrima. Ogni forma d’arte lo affascinava moltissimo.

    Giunti a destinazione si ritrovò immerso in tutte quelle cose di cui non conosceva neanche il nome. Insomma, dovevano averne uno. Metà della sua esistenza è passata davanti ai suoi occhi senza che se ne sia veramente reso conto proprio davanti a oggetti simili a quelli.

    Il suo sguardo però, distratto appena dai pensieri, all’improvviso fu attirato da qualcosa che si muoveva. Socchiuse leggermente gli occhi cercando di mettere a fuoco e vedere meglio i contorni di quella misteriosa figura. Si avvicinò abbassando un po’ la testa ma non capiva davvero cosa potesse essere.
    Ad un certo punto vide un ciuffo di capelli neri spuntare da dietro di una di quelle macchine, almeno ora sapeva che si trattava di una persona. Aveva già iniziato ad immaginare un avvistamento alieno e a dir la verità rimase anche un po’ deluso di sapere che così non era. La cosa però si fece decisamente più interessante quando a quella ciocca nera arruffata si unì una mano dalle dita lunghe e affusolate, con le unghie laccate di un rosso molto scuro, tendente al viola.
    Incuriosito decise di avvicinarsi ancora un po’.

    -Ma…brutto idiota, ti levi da lì!!!-

    Michael si guardò attorno.

    -Si ce l‘ho con te.- una voce squillante lo stava rimproverando -Allora che vogliamo fare ti levi o…-

    La figura misteriosa tolse lo sguardo dalla macchina e i suoi occhi si incrociarono, quasi ferendoli, con quelli divertiti di Michael.

    -Oddio!- disse lei portandosi una mano sulla fronte.
    Porca miseria. La mia prima vera occasione per poter diventare finalmente una fotografa conosciuta almeno da più di cinque persone adesso sarà anche l’ultima.

    -Non sei un idiota, cioè…non sapevo fossi tu…-
    Tu? Poteva dargli del tu? Che ne so almeno il lei o del voi, vostra grazia. No beh forse quello è un po’ troppo.

    -Signor Jackson mi dispiace di- si interruppe- si insomma…-
    Niente da fare, le capitava spesso di andare nel pallone per cose da niente. Non riusciva più a fare una frase che avesse anche solo lontanamente un senso logico.

    Michael era rimasto lì in piedi davanti a lei senza dire nulla, mascherando alla perfezione ogni scintilla di emozione che in quel momento scorrevano dentro di lui. Si, si stava divertendo troppo.

    -Non ti preoccupare, non è successo niente.- la rassicurò.
    E poi, non chiamarmi signor Jackson, Michael va benissimo.-

    -Ok allora beh piacere- disse allungando la mano- io sono Nicole Jones.-

    Lui le porse educatamente la sua e aggiunse -Ah, la fotografa?-

    - Si proprio io- rispose timidamente.

    Frank nel frattempo, che non vedeva l’ora di andar via da lì e tornare a sdraiarsi sul suo divano nuovo, si precipitò da loro non appena li aveva visti insieme.

    - Vedo che hai conosciuto già la fotografa, tutto bene?- chiese. - sai dicono abbia un caratteraccio.-

    Cosa? Ma come cavolo ti permetti, chi ti conosce. Caratteraccio? Io? Non l’ha detto veramente…avrò capito male.
    Le mani di Nicole iniziarono a tremare, Frank non sapeva minimamente con chi aveva a che fare.
    Sentì come un’improvvisa voglia di dare finalmente un senso alle lezioni di karate che il padre da piccola le costringeva a frequentare. Pensò anche che forse quel grosso riflettore infilato nella sua testa sarebbe stato sicuramente più utile.

    -Ma no figurati è molto simpatica.- per fortuna ci pensò Michael a mantenere la situazione sotto controllo. Aveva notato il suo sguardo e non lasciava presagire nulla di buono per il povero Frank.
    Si voltò verso di lei e senza pensarci più di tanto le fece un occhiolino.
    Nicole sorrise e abbassò lo sguardo, tirando un lungo sospiro di sollievo.
    Aveva già dato dell’idiota a Michael Jackson, non voleva picchiare anche il suo manager.

    -Bene allora cominciamo.- disse Frank battendo le mani e strofinandole l’una contro l’altra.

    Mentre la truccatrice tamponava con una spugnetta la fronte di Michael, Niki preparava i suoi “attrezzi del mestiere”.

    - Tom ti prego mi sistemi queste luci, sono un disastro.-

    L’addetto alle luci si precipitò sul posto.

    - Va bene così?- le chiese.

    - No è uno schifo!- sentenziò Nicole.

    - E adesso?-

    Niki fece un respiro profondo e rispose- Tom mi prendi in giro vero?-

    -Che palle che è questa qui, non la sopporto!- disse Tom a bassa voce, ma non abbastanza.

    - Hai detto qualcosa?-

    - No niente, va meglio così?- Tom cercò di far finta di niente e spostare subito l’argomento su qualcos’altro.

    -Si si può andare, grazie!- disse infine lei.

    Passarono circa 10 minuti, era tutto pronto ormai, ma Michael ancora non si vedeva, si mise così a fantasticare un po’avvicinando l’occhio alla macchinetta, riducendo il campo visivo solo a quel rettangolino trasparente.

    Le foglie verdi delle piantine che decoravano lo sfondo del set viste da così vicino sembravano tutt’altro, forse la pelle fredda di un rana appena uscita da uno stagno o chissà magari era la nuca di un qualche alieno venuto dallo spazio.
    Di certo la fantasia neanche a lei mancava.
    Continuò a muoversi con la macchinetta finchè non incontrò qualcosa che smosse la sua curiosità.
    Non capiva bene cosa fosse, ma tanto poteva essere qualsiasi cosa volesse. Lo zoom portato al massimo rendeva la cosa ancora più affascinante. Forse quella macchia nera poteva essere…una camicia…eh si. Beh e quello era decisamente un collo.
    Ho beccato il solito addetto alle luci- pensò.

    Interessante…andiamo un po’ più giù, no no meglio su…la mascella, il mento, le labbra. Aspetta un attimo. Mi ricorda qualcuno. Tom.

    Salì ancora più su. No, non era Tom, decisamente no.
    Forse il ragazzo che le portava il caffè, come si chiama? Paul o forse Marck. Lui si che era carino, forse si trattava di lui.
    Quando arrivò all’altezza degli occhi ebbe un sussulto e tolse subito lo sguardo dalla macchinetta, si guardò distrattamente attorno, provò a far finta di nulla, era pur sempre una professionista. Si sistemò nervosamente la maglietta e tossì appena.

    Il profondo di quegli occhi, la luce che avevano era come se riuscisse a vedere al di là di quelle pupille, viaggiando per mari e posti sperduti, senza perdere la direzione di casa. Pieni di gioia e malinconia allo stesso tempo, un contrasto curioso da portarsi dentro.

    -Nicole che dici iniziamo. - disse Frank impaziente.

    -Certo, scusa Michael non ti avevo visto, stavo preparando la macchinetta.-

    -Non c’è problema ti capisco, anche io devo essere sicuro che tutto sia apposto prima di salire sul palco.- rispose Michael sistemandosi sul set con una naturalezza incredibile.
    Lo affermò con così tanta convinzione che Nicole non poteva far altro che annuire e sorridere a quelle parole. Solo un vero professionista poteva capire.

    - Diamo inizio alle danze.-
    Era tutto pronto ormai, non c’era altro da fare che seguire l’istinto, lasciarsi andare e il resto sarebbe venuto da sé. La determinazione che Nicole tirò fuori nel momento stesso in cui aveva iniziato a fare i primi scatti, colpì la curiosità di Michael ancora di più.

    Non poteva avvicinarsi ancora a quegli occhi, sentiva il bisogno di conoscerli meglio prima di poterli fermare in uno scatto senza toglierne la magia e il mistero, così come apparivano.
    Come Modigliani che aveva visto nella sua Jean qualcosa di unico, di speciale e le promise che avrebbe dipinto i suoi occhi solo quando avesse conosciuto a pieno la sua anima.
    Per Nicole era così, amava creare storie su persone che nemmeno conosceva, ognuno in fondo ha la sua storia da poter condividere, da raccontare o da nascondere.
    Le era capitato già diverse volte in passato. Ricordava ancora molto dettagliatamente i lineamenti di una piccola bambina che aveva dovuto fotografare per una campagna contro il cancro. I suoi occhi raccontavano proprio la sua storia e l’immensa voglia di voler scoprire il futuro con la stessa contrastante intensità che non poteva far altro che rimanerne affascinata.
    Si accordarono semplicemente per la settimana successiva, avrebbero scelto insieme gli scatti migliori e così la sua grande occasione sarebbe diventata reale.
     
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  2. ciogghitta
     
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    Mi piace.....continua presto
     
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  3. Off the wall
     
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    Complimenti sei bravissima!!
    Aspetto con ansia il prossimo capitolo...
     
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  4. stefymj
     
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    L'inizio è davvero interessante....brava aspetto il prossimo!!!! :) :)
     
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  5. Jack_4
     
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    grazie!! :comm8jk.gif:
    sono contenta che l'inizio vi sia piaciuto allora posso continuare a postare :ghgh:
     
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  6. ciogghitta
     
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    DEVI!!!!! :vibrate: :vibrate: :vibrate:
     
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  7. Jack_4
     
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    a allora vado oddio...l'ho visto adesso, il capitolo è lunghissimo...


    Capitolo 2



    Prese tre biscotti dalla scatola, quelli con le gocce di cioccolato, tre, non uno di meno non uno di più.
    Salì sul suo suv, le rimanevano solo due rate da pagare e poi poteva ufficialmente tirarsela guardando la ragazza del piano di sotto uscire con la sua citycar giallo limone.
    Dopo aver insultato almeno la metà degli automobilisti di Los Angeles e minacciato una decina di poveri bambini in bicicletta, arrivò in ufficio pronta e sicura di sè come non mai.
    Si guardò nello specchietto dell’auto, ripassò velocemente il rossetto, un’ultima sistematina al vestito e scese.
    Le decoltè nere facevano rumore sull’asfalto risaltando ogni singolo passo, e i suoi capelli neri sulla schiena sembravano come danzare seguendo il ritmo. Il vestito che aveva messo le rendeva difficile avere un‘ampia falcata, ma per il modo in cui le stava valeva sicuramente la pena soffrire un pochino.

    Appena uscì dall’ascensore sentì un cellulare squillare.

    -Pronto Debbie.- era l’inconfondibile voce di Michael. - come sta Paris, tutto bene? Ah meno male. Ok. Ci sentiamo dopo. Ciao.-

    - Ciao Michael come va?- chiese Nicole.

    -Bene grazie e tu? -

    -Non mi lamento.- Rispose.

    Michael sfoderò subito uno dei suoi sorrisi migliori.

    -Che c’è?-

    -Sai, sono papà da tre giorni, cioè per la seconda volta.-

    -Oh mio Dio! Congratulazioni, si dice così in certi casi? Che bello e come si chiama?-

    Nicole gli si buttò addosso e lo abbracciò, lui timidamente rispose all’abbraccio.

    -Si chiama Paris e per secondo nome Katherine, come mia madre-

    -Ma che carina- Queste si che sono belle notizie.-

    - Adoro quando sorride. Adoro quando qualsiasi bambino sorride. Nei loro sorrisi spensierati, mostrano il divino che è in tutti noi.- disse quasi commuovendosi.
    Nicole non potè fare a meno di notarlo, i suoi occhi che l’avevano colpita così tanto adesso emanavano una luce diversa erano pieni d’amore, di gioia. Qualcosa le sfuggiva.
    Non aveva mai visto nessuno parlare del proprio figlio in quel modo, ne tanto meno aveva mai pensato che un padre potesse parlare in quel modo. Il suo non l’avrebbe mai fatto. Sentì il cuore battere forte, sembrava si fosse spostato direttamente in gola, gli occhi si inumidirono davanti alla sua aria impotente- Michael per favore così mi fai piangere.-

    -Oh no scusa non volevo, mi sono lasciato trasportare.-

    -Ma no figurati è bellissimo, non ho mai sentito nessuno parlare così.-

    Michael sorrise e l’abbracciò quando vide che davvero stava per mettersi a piangere. Con una mano le accarezzava la schiena e la stringeva forte per consolarla, per calmare quelle emozioni che le aveva inconsapevolmente provocato. Sapeva che era dovuto sicuramente ad un qualche ricordo che le sue parole avevo fatto riafforare nella mente di lei, ma si sentiva in colpa lo stesso.

    Dopo qualche secondo, fece un sospiro profondo e staccò la testa dalla spalla di Michael- Va meglio, grazie, mi sento una sciocca.-

    -E perché mai dovresti essere una sciocca?-

    -Ma mi metto a piangere per niente, tanto normale non sono.-

    Michael sorrise.- Se hai avuto una reazione simile avrai sicuramente un buon motivo, non si piange mai per niente.-

    Ok. Da dove è uscito? Viene forse da qualche universo parallelo dove gli uomini capiscono tutto e hanno sempre la cosa giusta da dire?
    -Wow Michael oggi mi stai sorprendendo davvero.-

    I due si misero a ridere. -Ecco vedi, quando ridi sei molto più bella.-

    -Stai attento con i complimenti!-

    -Michaeeeeeeeeel- la voce di Frank arrivò come un secchio di acqua fredda. -Michael vieni a scegliere le foto.-

    -Ehm…mi scusi...le deve scegliere con me, sa comè…-ribattè Nicole.

    -No non lo so, comè?-

    Oddio questo proprio non lo sopporto, pensa forse che me la sia dimenticata la frase dell’altra volta? Giuro che almeno un livido anche piccolo piccolo…
    -Senza la fotografa qui nessuno sceglie niente.-

    Frank scoppiò a ridere. Dava l‘impressione di non volersi più fermare. Più che un livido qui ci vorrebbe un esorcista.

    -Frank sei impazzito forse?- chiese Michael guardandolo con aria piuttosto seria.

    -Dai Michael scegli queste benedette foto e andiamocene, non possiamo stare qui tre ore.-

    -Frank staremo qui per tutto il tempo che sarà necessario, se vuoi puoi andartene.-

    Il manager smise di ridere e iniziò a grattarsi nervosamente la testa.

    Michael allungò una mano verso Nicole e le fece segno di seguirlo.
    Lei gli passò davanti e lo prese per un braccio guidandolo.
    - Vieni seguimi.- gli disse.

    Entrarono nell’ufficio di Nicole.Tutto profumava di vaniglia, chiudendo gli occhi avrebbe potuto vederne persino i fiori bianchi e carpirne ogni aroma.
    I quadri appesi alle pareti erano dei suoi vecchi disegni e rallegravano con malinconia il bianco accecante e piuttosto banale di un ufficio come tanti. Sulla scrivania c’era un portadolci in cristallo pieno di caramelle di ogni tipo, Michael ne prese subito una fragola.

    -Dove la butto? disse riferendosi alla carta che avvolgeva la caramella.

    -Dai pure a me.-

    Nicole si avvicinò alla finestra, pensando piuttosto intensamente, mentre continuava a fare rumore con la carta trasparente della caramella rigirandola tra le mani. Dopo un breve silenzio esordì: -Ho un’idea!

    -Dimmi- disse Michael incuriosito.

    -Per scegliere le foto ci vorranno al massimo 15 minuti le ho già viste e sono convinta che quelle che ho scelto ti piaceranno.-Però…

    Nicole si fermò e il suo volto assunse una strana espressione divertita.-però visto che il nostro Frank è così ansioso di andarsene- continuò- perché non gli facciamo un bello scherzetto…-

    A quelle parole Michael non potè trattenere una ristata.

    -Quale scherzo?-

    - Usciamo dall’uscita d’emergenza e lo lasciamo qui tre o quattro ore ad aspettare, noi possiamo fare quello ci va, tu puoi anche tornartene a casa e magari passare del tempo con la piccola Paris, io potrei fare un po’ di shopping, è sempre l’ora dello shopping.-

    Michael ci pensò su un attimo.

    -Si arrabbierà moltissimo. Mi piace!. Però c’è una cosa che vorrei cambiare nel piano.-

    Nicole incuriosita chiese -Che cosa?

    - Vieni a casa con me. Finiremo lì, con calma tutti gli ultimi dettagli e ti farò conoscere la mia Paris e anche Prince ovviamente, gli piacerai di sicuro.-

    Alt, un momento. Accettare o non accettare, questo è il problema.
    Andare a casa del tuo quasi datore di lavoro…la mamma sicuramente non sarebbe contenta.
    Ma visto che un paio di foto e una bambina appena nata non hanno mai fatto male a nessuno e tanto meno hanno mai presagito qualcosa di losco o malizioso, direi che posso accettare.

    -Perché no. Allora vieni seguimi, non facciamoci sentire.-

    -Nicole sai una cosa? È la seconda volta che ti vedo ed è la seconda volta che mi fai divertire troppo.-

    -Dobbiamo vederci più spesso allora.-

    Divenne subito rossa in viso, ma da dove l’aveva tirata fuori quella frase…
    Quando sembrava che ormai non potesse andare peggio di così per le sue guance rosse che imploravano un po’ d’aria, Michael disse- Magari, dopo mi darai il tuo numero allora.-


    ***




    Durante il tragitto le accennò qualcosa su Debbie, le aveva detto che aveva preso una sua casa e che le cose non andavano più bene tra loro ma che del resto la cosa più importante erano i bambini e la loro serenità di ciò che c’era intorno gli importava ben poco.

    "Once Upon a Time" erano le parole che si leggevano davanti all’ingresso della villa.
    Non male come inizio…

    Il resto beh non ci sarebbero parole sufficienti per descriverlo e soprattutto non ci sarebbe il tempo per raccontare ogni meraviglia contenuta in quella casa enorme.
    Tra i quadri abbastanza monotematici che lasciavano trasparire un qualche sprazzo di megalomania, ma del resto era casa sua, quale soggetto migliore per i suoi quadri se non il proprietario stesso? C’era qualcosa di magico ed accogliente, si sentiva stranamente a casa.
    Un fiocco rosa e dei palloncini mostravano chiaramente che una piccola bimba era appena nata in quella casa e questo rendeva se possibile l’atmosfera ancora più ricca di magia.
    Michael si diresse verso la porta di una stanza e ne uscì tenendo tra le braccia un piccolo fagotto tutto rosa.

    -Oddio Michael è bellissima,posso farvi una foto?-
    -Ma certo!-

    Passarono il tempo chiacchierando. Non aveva mai visto una famiglia così unita e in armonia, forse il confronto che poteva fare lei non era proprio dei migliori, la sua famiglia era un vero disastro, ma se avesse potuto in qualche modo cambiarla avrebbe fatto carte false per averne una come quella che aveva davanti agli occhi.
    Suo padre tornava spesso ubriaco dal lavoro e non aveva nessuno a parte lui ma lui praticamente era nessuno. Non c’era quasi mai a casa e ogni volta che era di cattivo umore se la prendeva con l’unica presente, lei.
    Resistette per oltre 19 anni in quella condizione, per quasi vent’anni esisteva, ma non viveva veramente. Fino alla vigilia di Natale di qualche anno fa, l’ultima che passò in quella casa e l’ultimo giorno in cui vide suo padre.
    Le era venuta un’irrefrenabile voglia di scappare, di andare via e lasciare tutto alle spalle, ricominciare una nuova vita o meglio incominciare a vivere quando aveva visto il suo riflesso nello specchio della camera da letto. Aveva gli occhi gonfi dalle lacrime, il viso arrossato e a tratti violaceo, fu proprio allora che capì che meritava di meglio. Fece le valige ed arrivò a Los Angeles. Dopo il corso di fotografia che durò circa tre anni e tutte le specializzazioni, gli stage, le cose sembravano andare per il verso giusto. La carriera iniziava senza dubbio a decollare e niente avrebbe potuto renderla più felice se non la soddisfazione per ogni conquista fatta con le sue sole mani. Le piaceva pensare che i sogni a volte diventano davvero realtà.


    -Allora io vado, domani devo lavorare.- disse Nicole avvicinandosi alla porta per uscire.

    -Ok. È stato un piacere averti qui. E grazie ancora per lo splendido lavoro che hai fatto, sei veramente molto brava.-

    -Grazie sei troppo gentile Michael.-

    -Ah aspetta.- le mise una mano sulla spalla e aggiunse- Devi darmi il tuo numero, credevi che me lo fossi dimenticato eh.-


    ***




    Nicole si svegliò all‘improvviso. Il rumore assordante della sveglia la fece sobbalzare sull’enorme letto su cui si era addormentata.
    Sotto un mucchio di vestiti e coperte uscì un suono simile ad un lamento.

    -Michael che cavolo ti vuoi svegliare.-

    -uhmm- fu tutto ciò che Michael riuscì a dire.

    -Ha fatto proprio bene Debbie a chiedere il divorzio.
    Cosa devo fare per farti alzare da quel letto?-

    Nicole iniziava a perdere la pazienza, lui non rispondeva nemmeno alle provocazioni assonnato com‘era. Nel frattempo cercava di ritrovare i vestiti che erano finiti chissà dove sul pavimento. Con una mano cercava nella tasca dei pantaloni qualche forcina che potesse tenere a bada quella massa informe di capelli che si ritrovava al mattino. È incredibile come quei piccoli oggetti misteriosi potessero sparire in circostanze inspiegabili. Praticamente passava la vita a comprare forcine.

    -Dov’è finita la camicia…-

    Finalmente due piedi coperti da dei calzini bianchi poggiarono sul pavimento, seguiti dalla figura piuttosto barcollante di Michael che portava una mano verso la bocca per nascondere uno sbadiglio.

    -Cercavi questa?-

    Michael si girò con la camicia di Nicole tra le mani.

    -Aaaaaaaaaaaaaah girati, non vedi che sono mezza nuda.-

    Michael si girò immediatamente e il suo viso diventò rosso per l’imbarazzo. Adesso era decisamente sveglio.

    -Scusa-

    -Ci siamo addormentati insieme?-

    -Credo proprio di si.- rispose lui.

    -Non mi ricordo niente. Buio totale.-

    -…niente?- chiese Michael.

    -No assolutamente niente.-

    Mentre chiudeva l’ultimo bottone della camicia aggiunse- ma quanto ho bevuto ieri sera?-

    -Abbastanza per non ricordarti niente.- rispose Michael.

    Avevano festeggiato l’uscita sul giornale “Vogue” di un articolo che parlava della nuova sorprendente fotografa Nicole Jones. Aveva già lavorato con Madonna, Brad e Angelina, Robbie Williams e ovviamente Michael Jackson.
    Diciamo che si era fatta prendere un po’ la mano dall’euforia, anche se sarebbe meglio dire il gomito…
    Erano andati in un locale che Michael aveva prenotato esclusivamente per lei, essendo stato il suo primo cliente “importante” significava molto per lei averlo lì e a lui piacevano le cose in grande, soprattutto se si trattava della sua fotografa preferita nonché ufficiale migliore amica ormai.
     
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  8. ciogghitta
     
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    Ancoraaaaaaaaa.....brava!!!
     
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  9. lovelives4ever
     
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    bellissima.... ...continua..... :ok: :comm8jk.gif:
     
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  10. ChiccaMJ
     
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    uuuuu bella questa FF!!! posta prestoooooo ti pregooo!!!!
     
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  11. stefymj
     
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    mamma mia avevo visto giusto è proprio bella la tua storiaaa!!! :sbav.gif: :sbav.gif: :sbav.gif: ti prego posta prestoooo :clapping: :clapping: :clapping:
     
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  12. Jack_4
     
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    :hug: che bello leggere i vostri commenti *__* grazie di cuore ragazze
     
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  13. ciogghitta
     
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    Figurati.....è molto bella.....senti maaaaaaa!!!!!!! heyyyyyyy............. VOGLIAMO IL SEGUITO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  14. ChiccaMJ
     
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    CITAZIONE (ciogghitta @ 8/7/2010, 17:26)
    Figurati.....è molto bella.....senti maaaaaaa!!!!!!! heyyyyyyy............. VOGLIAMO IL SEGUITO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



    posta posta posta posta :lool:

     
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  15. Jack_4
     
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    mmm...vediamo un pò...tra un pochino posto
     
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60 replies since 6/7/2010, 17:25   1242 views
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