Remember the Time

COMPLETA rating giallo

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  1. Jack_4
     
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    e allora eccolo qui...il nuovo capitolo!!!! xD

    Capitolo 3



    Era tutto il giorno che ci pensava, era convinta che alla festa fosse successo qualcosa, ma che cosa non riusciva proprio a capirlo.
    Ormai erano ore che rimuginava e rovistava tra i ricordi in cerca di un indizio che la potesse aiutare a capire.
    Aveva messo il vestito lungo, quello rosso, aveva speso quasi tutti i risparmi per comprarlo, erano arrivati verso le dieci e un quarto, Michael aveva messo una camicia nera di seta con dei ricami, c’erano tutti i suoi amici, c’era anche Sophie.
    mmm Sophie…

    Michael stava davvero bene ieri sera, i capelli ricci gli stanno benissimo e il ricciolo sulla fronte…Sophie…

    Aveva un gran mal di testa.
    Gli effetti collaterali della sbronza iniziavano a farsi sentire, la testa stava per scoppiare.
    Perché mi viene in mente sempre Sophie? È una mia amica come tante altre, più o meno. Sicuramente posso fidarmi di lei. Aspetta un attimo, ma ieri abbiamo litigato.
    Mi ricordo perfettamente le belle parole che mi ha detto, stronza poi mi è rimasto impresso particolarmente.
    Ma perché abbiamo litigato era la mia festa, come si è permessa di insultare la festeggiata…
    Brancolava nel buio.
    Poteva chiamarla e chiederglielo.
    Si come no, così l’avrebbe insultata un altro po’.
    Cercò un’aspirina tra l’infinità di oggetti contenuti nella sua borsa, ne prese una e la mandò giù con un sorso d’acqua.

    Michael!- disse ad alta voce.

    Ma certo c’era anche lui saprà sicuramente cosa è successo.
    Ora lo chiamo.
    Prese il cellulare e iniziò a comporre il suo numero ma proprio mentre il telefono squillava un flash le attraversò la mente.

    -Oh cazzo Michael…-
    Spense subito il cellulare e lo mise apposto nella borsa.

    All’improvviso i ricordi iniziarono ad affiorare, confusi, sovrapposti ma sentiva ormai dove l’avrebbero presto riportata.

    Certo- disse nuovamente pensando ad alta voce e strofinandosi gli occhi come per cancellare quella scena ormai impressa nella sua mente. Qualcosa di difficile da cacciar via.
    Durante la festa aveva visto Michael e Sophie baciarsi sul divano del locale. Bel passo avanti, di tante cose proprio questa dovevo ricordarmi. Ancora non capiva però…perché aveva litigato con Sophie?

    -Oddio no. Dimmi che non l’ho fatto davvero.-

    Parlava da sola ad alta voce nel bel mezzo del suo ufficio, completamente in balia delle emozioni. Un senso di vergogna misto ad incredulità si confondevano tra le fitte del mal di testa.
    A poco a poco i ricordi si fecero più chiari e iniziarono a formare un ricordo annebbiato che sarebbe stato meglio aver cancellato. E invece era lì, le si presentava con potenza davanti agli occhi ancora gonfi dal sonno.
    Michael aveva baciato Sophie e lei era corsa lì tirandole i capelli e picchiandola violentemente. Ricordava solo che poi si ritrovò tra le braccia di Michael che cercava di calmarla. Forse Frank aveva avuto ragione quando le disse di avere un caratteraccio.
    -Al diavolo Frank adesso-

    L’aveva picchiata proprio per bene quella Sophie…

    Ma poi che era successo? Buio totale. Peggio di un’interrogazione in matematica.
    Almeno l’aspirina cominciava a fare effetto.
    Decise di non pensarci tanto era tutto inutile, un piccolo progresso c’era stato, per ora era
    sufficiente, in fondo aveva quasi paura di scoprire ciò che era accaduto la sera precedente era sicuramente meglio così.
    Quando beveva troppo aveva la strana abitudine non solo di diventare violenta e picchiare chiunque le passasse sotto, ma diventava stranamente affettuosa con tutti. Senza ombra di dubbio quella sarebbe stata la sua ultima sbronza o almeno così si promise, non voleva combinare altri disastri, soprattutto con Michael di torno.

    -Meglio concentrarsi sul lavoro.- si disse cercando di convincersi delle sue stesse parole.

    ***



    Michael si era svegliato ormai da un pò e aveva fatto un giro nell’immenso giardino di Neverland, in autunno era tutto più bello, le foglie degli alberi si tingevano di rosso e di giallo, l’aria era frizzante e il vento che tirava era leggermente freddo a contatto con la pelle riusciva infatti a provocare un brivido lungo tutta la schiena. Poi adorava quando il respiro caldo che usciva dalla sua bocca diventava visibile come fumo bianco nell’aria.
    Quella mattina però sembrava non far caso a tutte queste cose. Aveva l’aria preoccupata, triste e gironzolava senza una meta ormai da mezz’ora.
    I piccoli erano andati al parco con la tata ed era rimasto solo, con i suoi pensieri che sembravano ormai catalizzati verso una sola persona.

    Lui ricordava benissimo ciò che era accaduto la notte prima anzi quella notte non l’avrebbe dimenticata per molto tempo.
    Ricordava il bacio scherzoso che gli diede Sophie, nemmeno la conosceva quella ragazza. Pareva piuttosto allegra. Nicole non era l’unica a darci dentro con i drink alle feste, pensò. Ricordava la reazione di Nicole, ciò che si erano detti e ciò che non avevano avuto bisogno di spiegarsi a parole. Sentiva ancora quella vibrante sensazione addosso schiacciarlo a terra.
    Fece un lungo sospiro, non voleva pensarci, non ora, ne avrebbe parlato con Nicole la sera stessa, tanto sarebbe andata da lui come faceva tutte le sere da sei mesi. Parlavano, parlavano tantissimo e di qualsiasi cosa nello straordinario modo in cui solo gli amici sanno fare.
    Si divertivano, soprattutto ridevano ed era quella la parte che a Michael piaceva di più dei loro incontri e poi lo diceva spesso, quando Nicole ride diventa ancora più bella. Quando lei gli raccontava della sua passione per l’arte rimaneva quasi incantato, era come assistere ad una magia arcana antica millenni e tutto gli si presentava ingenuamente davanti attraverso le parole che Nicole riusciva ad usare. Gli raccontava dei suoi tanti sacrifici e delle ore passate a studiare mentre l’unica cosa che avrebbe voluto fare era starsene con le sue amiche, come tutte le ragazze della sua età. Trovava qualcosa di familiare in quei racconti, sentiva di poter condividere con lei cose che non avrebbe detto mai nessuno. Sapeva far ridere, far riflettere e far sognare con la stessa intensità quasi disarmante, si assomigliavano più di quanto loro stessi avrebbero mai potuto immaginare.

    Aveva sentito il cellulare squillare poche volte e si era accorto che era lei a chiamare, ma non aveva fatto in tempo a rispondere. Provò a richiamarla ma Nicole aveva spento il telefonino e rispondeva sempre la segreteria, a quel punto decise di rinunciare. Avrebbe proseguito la sua passeggiata continuando a ripercorrere con i ricordi la notte precedente e cercando di carpirne ogni minimo dettaglio, li avrebbe poi custoditi gelosamente, dentro di sé anche in silenzio se lei non avesse ricordato.


    ***



    Si era fatta quasi sera ed era dunque giunta l’ora per Nicole di andare a casa per prepararsi e andare da Michael come faceva sempre.
    Iniziò a sistemare le sue cose per chiudere l’ufficio e per tuffarsi il più presto possibile sotto il getto caldo della doccia. Non vedeva l’ora.
    Sperava che insieme alla stanchezza con l’acqua andassero via anche tutti i brutti i ricordi.
    Prese le ultime cose rimaste sulla scrivania provando a fare un po’ d’ordine. Forse era arrivato il momento di gettare qualche carta inutile, ma nel suo caos alla fine trovava sempre tutto ciò che le serviva al momento giusto. Il tramonto spiegava già le sue ali ambrate verso l’orizzonte quando si accorse distrattamente che le era caduto qualcosa a terra.
    Un foglio o qualcosa del genere.
    Si abbassò per prenderlo e si rese conto che in realtà non era un semplice pezzo di carta ma molto di più..
    La girò.
    Sentì in quell’istante il cuore perdere un colpo.
    In quel momento decine di pensieri sconnessi attraversarono la sua mente, ebbe la sprezzante conferma di aver rovinato quello più bello, più dolce, quello che non sarebbe mai stato così perfetto.
    Iniziò a tremare e cadde a terra con gli occhi pieni di lacrime.
    Come aveva potuto dimenticare quella foto? Come aveva potuto dimenticare ciò che era successo?
    Non poteva fare a meno di incolparsi, gli occhi non riuscirono più a trattenere le lacrime, sembravano bruciare a contatto con le sue guance come quel rimorso che prendeva lentamente forma.
    Sapeva che quella, molto probabilmente, sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe pianto perché pareva proprio che stesse piangendo tutte le lacrime che possedeva.
    Lo sguardo che aveva catturato in quella foto, il momento, l’emozione imprigionata che adesso le cadeva addosso come un macigno.
    Era tutto chiaro.

    Si alzò, prese la foto che le era caduta dalle mani e senza nemmeno rendersene conto uscì dall’ufficio lasciando la borsa e il cappotto sul pavimento, salì sulla sua auto e si diresse immediatamente verso casa di Michael, non c’era tempo per passare nel suo appartamento, non voleva nemmeno più andarci, voleva solo arrivare da Michael il più presto possibile.

    Con una mano cercava di asciugarsi gli occhi mentre il respiro si faceva sempre più forte, interrotto dai singhiozzi leggeri provocati dal pianto di poco prima. Aveva il cuore a mille.
    Provava a sistemare l’immagine arruffata che vedeva riflessa nello specchietto, quando vide il semaforo rosso si fermò e potè con più calma mettere a posto i capelli e ripassarsi il trucco.
    Presa dall’eccitazione non si accorse nemmeno di essere ripartita quando il semaforo non era ancora scattato. Tanto a quell’ora c’era poca gente per strada- pensò.
     
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  2. ChiccaMJ
     
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    e ci lasci così?!?!?!?! O.o

    ti prego posta prestoooooooooo!!!! :D

    è stupenda la tua storia!
     
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  3. ciogghitta
     
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    No dai posta un'altro capitolo dai!!!!
     
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  4. mjjlove
     
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    complimenti!!! è davvero bella la tua storia :clapping: aspettiamo gli sviluppi :vibrate:
     
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  5. lovelives4ever
     
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    non fermarti quì...postaaaaaaaaa........... :comm8jk.gif: :l.o.v.e.:
     
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  6. Jack_4
     
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    xD vi lascio così??? ma mi faccio perdonare subito....


    Capitolo 4



    Michael le aveva fatto preparare il suo piatto preferito una grande, croccante, pizza margherita con doppia mozzarella che aveva fatto fare da un cuoco italiano chiamato apposta per quella sola ed unica pizza per la quale Nicole andava matta. Non si poteva di certo chiamare nouvelle cousine, ma a volte le cose semplici sono le migliori.
    Lui, dal canto suo, non aveva molta fame ma avrebbe mangiato poi volentieri il tiramisù con cui avrebbero concluso la serata sorseggiando insieme un buon bicchiere di champagne. Solo uno. Non voleva farla ubriacare di nuovo, l’alcool le procurava strani effetti e non poche seccature. Anche se poi la cosa si era rivelata molto molto piacevole. Così a quel punto, al pensiero di ciò che era successo la sera prima, accennò istintivamente un sorriso dolcissimo.
    Guardava insistentemente l’orologio Niki era in ritardo di qualche minuto. Non vedeva l’ora che arrivasse, picchiettava nervosamente con le dita sul tavolino mentre pensava ancora a quelle ore trascorse con lei la notte precedente.

    Nicole aveva reagito esageratamente male al bacio che Sophie diede a Michael. Si, perché era stata lei a baciarlo, non viceversa come credeva.
    Sapeva che era piuttosto irascibile, la conosceva bene ormai, e qualche volta se l’era presa anche con lui per delle sciocchezze. Più che altro lui si divertiva a vederla così arrabbiata, nessuno si rivolgeva a Michael in quel modo erano tutti attenti a quello che dicevano e come lo dicevano in sua presenza. Facevano tutti ciò che lui voleva e non si sarebbero mai azzardati a rispondergli male o a mandarlo a quel paese. Nicole invece lo faceva, lo trattava come chiunque altro e questo a Michael piaceva più di qualsiasi altra cosa.
    Poteva essere se stesso con lei e soprattutto lei era se stessa con lui, non gli capitava spesso di conoscere persone così sincere.


    A quella reazione Michael cercò di calmarla e la prese tra le sue braccia, ma lei proprio non ne voleva sapere. Urlava parole senza senso e agitava le braccia in modo nervoso andando su e giù per il locale.
    Michael a quel punto l’aveva presa in braccio e portata fuori, non poteva farle fare una figuraccia davanti a tutti i suoi amici e davanti a persone per cui molto probabilmente avrebbe potuto lavorare.
    Pioveva a dirotto quella notte, insolito per una città come Los Angeles, e così si erano sistemati nella limousine di Michael per poter parlare tranquillamente.

    Si asciugava le lacrime con la manica della camicia di lui che sorrideva divertito per quel gesto spontaneo, e aveva nascosto il viso dietro le mani dalla vergogna senza riuscire a dire una parola.

    Michael le prese i polsi e lentamente le fece scoprire il volto, sotto la luce della luna i suoi occhi brillavano come stelle e la pelle sembrava così morbida e delicata.

    -Ehi, che succede?- chiese timidamente Michael.

    -Niente…-rispose Nicole voltandosi dall’altra parte.

    Lui le prese il viso tra le mani e la girò verso di sé- guardami-
    -No Michael ti prego.-

    -Nicole guardami e dimmi che cos’hai- le mise una mano sulla guancia, accarezzandola, poi con il pollice le fermò il mento e chiese nuovamente
    -Che cos’hai?-
    -Dimmelo per favore, non posso vederti in questo stato. Consentimi di aiutarti.-

    -Che cosa ho…non lo so nemmeno io Michael…non lo so.-

    So solo- continuò- che…che…quando ho visto che ti baciavi con Sophie…
    Non riuscì a finire la frase e scoppiò a piangere.

    Michael l’abbracciò senza nemmeno pensarci - ed è questo il problema?

    -Lo vedi, come al solito piango per niente.-

    -Niki lo sai che non si piange mai per niente, quante volte te lo devo dire.-
    Nicole si girò verso di lui e lo guardò negli occhi si avvicinò sedendosi sulle sue gambe e si rannicchiò contro il suo petto come una bambina.

    -Michael io non volevo reagire così è solo che… uffa! Non te lo voglio dire.-
    Lo sguardo di Michael si fece serio e la guardò con impazienza.

    -E va bene…è che non voglio che ti baci con Sophie.-

    -Ma non mi bacerò più con Sophie e poi è stata lei a baciarmi, credo fosse un po’ ubriaca e non era l’unica.- risero riuscendo così a mandar via un po’ della tensione accumulata.

    -No Mike non voglio solo che non ti baci più con Sophie io non voglio che ti baci più con nessun’altra, cioè…non è che devi chiuderti in convento.-

    -Nicole…-

    -Noi siamo amici lo so…ma…-
    Gli mise il braccio dietro il collo ed avvicinò le labbra a quelle di Michael, sentiva il suo respiro, il profumo dolce che aveva e gli prese il labbro inferiore tra le labbra e lo portò lentamente verso di lei poi piano piano lo lasciò andare e tornare indietro al suo legittimo proprietario.
    Michael era confuso.

    -Niki io…- Nicole riaffondò le labbra tra le sue in un bacio passionale e languido, socchiuse la bocca e Michael sentì la lingua di lei chiederne timidamente l’accesso.

    -Aspetta Nicole.-

    Si staccò lentamente da lei, fissandola negli occhi, le scostò una ciocca di capelli sistemandola dietro l’orecchio e fece un lungo sospiro senza togliere lo sguardo dai suoi occhi.
    Nicole non riuscì a trattenere un sorriso e si avvicinò di nuovo a lui.

    -Nicole aspetta, così mi confondi…-

    -L‘ultima cosa che voglio ora è confonderti-

    Si rituffò con passione su quelle labbra che già stavano diventando una droga, una dolce, irresistibile ed insaziabile droga.

    -Non sai da quanto sognavo questo momento.-

    -Anch’io Michael, anch’io…-

    A quelle parole Michael finalmente si lasciò andare, le diede un bacio sul collo, Niki sentiva l’umido della saliva freddarsi lentamente a contatto con l’aria, un brivido così in contrasto con il caldo del resto del corpo.
    La mano di Michael aveva già spostato il vestito in modo da liberare le gambe, accarezzando indisturbato la coscia di Nicole che nel frattempo aveva iniziato a sbottargli la camicia senza nemmeno una volta staccare la bocca dalla sua.
    Con movimenti leggeri del bacino, Niki premeva sul ventre di Michael che visibilmente eccitato sentiva aumentare il piacere con quell‘inaspettato brivido che gli pervase tutto il corpo.
    Mise una mano nell’orlo della scollatura del vestito e lo tirò con forza strappando il tessuto in modo da liberare i seni da quella setosa copertura.

    Continuavano a baciarsi con lussuria crescente nella penombra della notte era come se adesso mille mani le sfiorassero la pelle e mille bocche baciassero ogni centimetro del suo corpo. Un bottone uscì dall’asola e dopo un altro e un altro ancora, gli tolse la camicia e la maglietta bianca che aveva sotto, a petto nudo rimaneva solo una collana ad incorniciare il collo perfetto su cui lei posò subito le labbra.
    Sentì Michael avere un altro brivido a quel contatto e iniziò a slacciargli i pantaloni mentre lui aveva portato le mani sui suoi glutei per avvicinarla, per prepararla a quell’ incastro perfetto che aspettava da mesi.
    Ma il viso di Michael venne richiamato dalla bocca di Nicole in un bacio travolgente che si trasformò in un lento, profondo contatto che aveva lo stesso rumore del ticchettio della pioggia sui vetri.
    La tirò inaspettatamente su e la fece quasi sdraiare sul gigantesco sedile della limousine.
    La guardò dal basso con un'espressione strana e Niki rimase interdetta,con la mano tesa verso di lui,convinta del fatto che tra poco si sarebbe allungato sopra di lei e l'avrebbe presa con passione, ma lui non accettò l'invito...accarezzandole invece l'interno della gamba e procedendo verso l’alto con mano esperta.
    Niki capì ed inclinò la testa da un lato e lasciandosi scappare un sorriso per la piacevole sorpresa.
    Spinse in avanti il bacino chiudendo gli occhi finchè non sentì il suo respiro sulla gamba,risalire con piccoli baci.
    Riconobbe quel tocco che prima la faceva vibrare baciandola.
    -Oh...Michael...-
    -Michael!-
    Lo chiamò lei implorante.
    -Che c'è?-
    Rispose tranquillamente con voce roca per l'eccitazione.
    -Ti voglio...-
    -Si…non ancora amore….-
    Persa in pensieri senza alcun senso quelle parole bruciarono dentro di lei con un’intensità accecante.
    il respiro spezzato,le mani fra i suoi capelli e poi sulle spalle. Due occhi scuri e vellutati la fissavano sotto di loro il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente e le mani che già le circondavano i fianchi invitandola a scendere più in basso ed unirsi a lui.
    Si fermò e le accarezzò i capelli.
    -Guardami…- le sussurrò con fatica all’orecchio.
    Senza trovare una spiegazione a quella richiesta si voltò verso i suoi occhi e lo baciò ondeggiando con il bacino per invitarlo a continuare.
    Fin quando un gemito trapassò l'aria.
    Ancora inebriata da quella meravigliosa sensazione lo guardò negli occhi e lui le sorrise dolcemente.
    Gli spostò con la mano una ciocca di riccioli ribelli e in quel momento, persa nell’immenso dei suoi occhi capì. La sua anima, ecco cosa intendeva…la luce che si era accesa nelle sue pupille in quel momento avrebbe fatto impallidire la luna dall’invidia.
    Michael le accarezzò il viso e si stese accanto a lei. Rimasero così per un tempo indefinito, abbracciati, mentre dal cielo continuava a cadere la pioggia che a contatto con il tettino dell’auto creava una sorta di melodia che si perdeva tra il rumore più dolce dei loro respiri.


    Arrivarono presto alla villa e Michael scese per primo, ormai aveva smesso di piovere e nell’aria rimaneva soltanto quel po’ di umidità che rendeva la notte luccicante sotto la luce dei lampioni.

    -Michael!- lo chiamò con voce bassa Nicole.

    -Si-disse lui abbassandosi all’altezza dello sportello per vedere Nicole che ancora non era scesa dalla limousine.

    -Ti amo- disse lei e subito dopo Michael fu invaso e sorpreso da un flash.

    Sorrise e le rispose che anche lui l’amava e che ora ne aveva la prova in quel rullino.

    In quella semplice foto, in un singolo apparentemente insignificante scatto aveva in realtà imprigionato la sua anima, il suo amore per lei, e insieme anche tutto il suo essere.
    Era riuscita a fermare per sempre l’istante in cui per la prima volta gli aveva detto che l’amava. Gli occhi di Michael che avevano reagito a quelle parole, il modo in cui la guardava, insieme al suo riflesso sul finestrino mentre diceva quelle parole.
    Si sarebbero amati per sempre perché quel momento era stato reso eterno e niente e nessuno avrebbe mai potuto cancellarlo.


    ***



    All’improvviso Michael sentì squillare il telefono. Pensò che fosse Nicole che lo avvisava che avrebbe fatto un po’ di ritardo. Infatti il numero che compariva sul display era proprio il suo.

    -Pronto Michael sono Sophie, ti prego vieni subito all’ospedale.-

    -Cosa? Sophie che è successo?-

    -Michael Nicole ha avuto un incidente vieni qui ti prego-

    Non le lasciò nemmeno finire la frase appena sentì il nome di Nicole gettò il telefono a terra e corse verso la sua auto.
    Le guardie del corpo cercavano di sapere cose fosse successo, l’autista rimase fermo incredulo senza trovare il tempo di pensare a nulla.
    Michael era già fuori dal cancello della villa diretto verso l’ospedale, mentre una macchina piena di bodyguard lo seguiva.

    Arrivò all’ospedale e vide immediatamente la figura di Sophie che lo aspettava davanti l’ingresso, in lacrime.

    -Michael non mi hanno fatto entrare, accettano solo i parenti.-

    -Oh mio Dio ma cosa è successo?-
    Le lacrime iniziavano lentamente a scorrere sulle sue guance, Sophie lo abbracciò sperando che così facendo si sarebbero fatti forza a vicenda.
    Ma non servì a molto.

    -Michael…aveva questa tra le mani.-

    Lui si voltò per vedere cosa Sophie le stesse porgendo, si asciugò le lacrime con la manica del cappotto e cercò di trattenersi.
    Quando la vide sentì come una fitta al cuore, faceva male, troppo male, quella foto, la sua espressione. Era così bella.
    Quel momento felice lì davanti a lui mentre davanti ai suoi occhi ora non c’era più quella meravigliosa creatura che gli diceva di amarlo ma tutt’altro, c’era la fine di quel sogno e l’inizio di un incubo dal quale avrebbe voluto svegliarsi il più presto possibile.
     
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  7. ChiccaMJ
     
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    aaaaaaaaah ho trovato la tua storia su un altro forum!!! la sto divorando letteralmente! è fantastica!!! solo che ha un altro titolo lì! sei bravissima!!!
     
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  8. Jack_4
     
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    ahahah non vale!!!! si è un pò diversa adesso perchè l'ho corretta :ghgh: :ghgh: :ghgh:
     
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  9. ciogghitta
     
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    Veramente i miei complimenti.........brava!!! aspetto con ansia!!
     
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  10. stefymj
     
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    mamma mia....bellissima davvero!!!!! :surprise: :surprise:
    sei bravissima continua presto!!!! :clapping: :clapping: :clapping: :clapping:
     
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  11. Jack_4
     
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    :hug: ed eccoci qui...

    Capitolo 5


    -Michael che pizza che sei…-

    -Ah pure.- disse visibilmente seccato.

    -Dai ma che palle non sono un’inferma-

    -Bene, le parolacce mancavano-

    Nicole scoppiò a ridere più forte che poteva.

    -Mike non ho parole…- Sei troppo buffo quando ti arrabbi e cerchi di fare il serio- continuò Nicole mentre si contorceva dalle risate.

    -Passiamo alle prese in giro adesso?-

    -Oddio…ahahaha quando ti offendi è ancora peggio-

    -Sicura di non aver sbattuto la testa? Io un’altra lastra per precauzione la farei…-

    -Scemo!-

    -Ah chi si offende adesso?-

    Nicole si voltò verso di Michael e gli fece una linguaccia. Era inutile non riusciva proprio ad arrabbiarsi con lui.

    Prese un libro tra le mani e iniziò a sfogliare le pagine dando l’impressione di non esserne molto interessata.
    Tirò verso di sé un cuscino sistemandosi meglio sul divano e lo poggiò accuratamente sotto il gesso che le copriva la gamba, rimaneva solo quell’ingombrante involucro bianco a ricordarle dell’incidente.

    -Michael!- esordì all’improvviso.
    -Si-

    -Senti che bella frase: “voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”.-

    -Neruda…- disse Michael voltandosi lentamente verso di lei.

    -Si esatto…è bellissima!-

    Lui annuì semplicemente, senza nemmeno cercare di rimarcare il concetto. Era bella certo. Degna di uno dei più grandi scrittori che il mondo avesse avuto la fortuna di vedere.

    Conosceva bene quella poesia, ma mai quelle parole ebbero un suono talmente strano. Forse non erano come le ricordava o forse sentirle uscire da quelle labbra le fece sembrare decisamente diverse.
    Tutto ciò che era intriso nel loro significato ora gli si poneva davanti con la forza sfacciata di un sentimento che ancora non aveva una forma.
    Decise di pensare ad altro e posò lo sguardo sulle foglie di un albero che ondeggiavano freneticamente al vento, uno dei tanti fuori quel giardino e solo un pretesto per cambiare il soggetto della sua attenzione.
    Nicole continuò a sfogliare il libro, ignara di tutto, all’oscuro di ogni minimo ricordo o segnale che Michael inconsapevolmente poteva mandarle nel corso delle giornate in sua presenza, come quell‘improvviso cambio di umore che l‘aveva appena reso triste per colpa di una sola frase detta troppo ingenuamente. Ma lui era lì, ancora una volta, e si stava chiedendo se quell’ennesimo avvenimento fosse in realtà un qualche segno del destino. Magari non dovevano stare insieme in quel modo, tutto ciò che era accaduto forse era stato solo uno sbaglio che qualcuno da lassù sicuramente più razionale di loro si era apprestato a cancellare. Nuovamente. Uno strano scherzo del destino in cui Michael però non trovava nulla di divertente, niente a che vedere con quelli fatti a Frank in passato.


    ***




    -Finalmente sono arrivata.-

    Disse sospirando tra sé e sé posando a terra le valigie.
    Mise il cappotto su una sedia e fece scivolare i piedi coperti dal velo di calze nere fuori dalle scarpe.
    Il freddo del pavimento le provocò un brivido. Si diresse così subito verso la porta del bagno. Una doccia calda avrebbe sistemato tutto, mandando via con l’acqua lo stress accumulato durante il viaggio e soprattutto il ricordo di quell’ultima telefonata.

    Daniel. Di nuovo.
    L’unico uomo che fosse riuscito ad entrare nel più profondo del suo cuore e ad arrogarsi il diritto di non volerne più uscire.
    E lì era rimasto, aspettando in silenzio, per tutto quel tempo…
    Era tornato adesso cercando forse quell’ultima opportunità che sentiva di poter ancora trovare.
    Un’ora al telefono e le lacrime subito dopo.
    Faceva ancora male, maledettamente male, le emozioni continuavano a mescolarsi in un vortice dal quale non riusciva più a vedere la via d’uscita.

    A poco a poco il getto morbido dell’acqua calda riuscì con il vapore ad annebbiare i contorni di quelle ultime ore lasciando solo una vaga sensazione di malinconia sotto la pelle.

    Si trovava a New York in una camera d’albergo, di quelle con i fiori nel vaso sul tavolo e le pareti bianche dove la luce che si riflette sui muri diffonde una strana atmosfera, come l‘alba al mattino, quando il sole ancora timido sfodera i suoi raggi più pallidi.

    Con l’accappatoio ancora addosso e i capelli bagnati lungo le spalle che lasciavano cadere delle goccioline sul pavimento ad ogni suo passo, scostò la tenda e una miriade di luci le invasero le pupille. La città che non dorme mai- pensò.
    Aveva ottenuto un nuovo lavoro, il primo dopo l’incidente e non vedeva l’ora di rimettersi dietro l’obiettivo. Dopo aver passato 2 mesi nella casa di Michael per riprendersi del tutto era felice di sapere che adesso avesse trovato una ragazza, una certa Joanna. Le venne in mente uno strano ricordo, lui passava il tempo a fissare una fotografia che sembrava ritrarre proprio se stesso, è vero che le star sono egocentriche. Ma fino a quel punto- pensò sorridendo tra sé e sé.

    New York con i suoi grattaceli, i chioschi di hot dog e i manager che corrono in fretta e furia con il cellulare sempre attaccato all’orecchio e la ventiquattrore in mano. La New York delle feste mondane, dei locali notturni, la stessa dei reality show e del superbowl.
    Non aveva potuto non accettare l’invito a uno di quei party, il più esclusivo le aveva assicurato una PR che sicuramente sapeva il fatto suo.
    -Ci sarà persino Madonna- le aveva assicurato.

    Nicole in realtà, come al solito, pensava sarebbe stato un bel modo per conoscere gente e quindi trovare un ingaggio importante. Il fatto che fosse una festa la convinceva ancora di più che andarci sarebbe stata un’idea straordinaria.

    Quel vestito costava quanto la sua macchina, era di un blu scurissimo e con una profonda scollatura sulla schiena, adatto ad un party ma pur sempre elegante.
    Sotto l’abito le calze le fasciavano le gambe fino a metà della coscia, si guardò allo specchio e non potè far altro che apprezzare il riflesso con un sorriso compiaciuto.
    Uscì dall’albergo dirigendosi verso la limousine che già l’attendeva.
    -Dio quanto mi piace tutto questo- disse ad alta voce senza nemmeno accorgersene.
    Le uscite in autobus e con la metropolitana erano ormai lontane anni luce.

    Il locale era pieno di persone che ballavano e chiacchieravano sorseggiando i loro martini.
    La musica era perfetta e quel cosmopolitan semplicemente meraviglioso.
    Finchè voltandosi distrattamente non incontrò qualcosa che con l’urto le fece andare il drink direttamente sul suo vestito nuovo.

    -Ma nooooo!!! Idiota guarda dove vai.-
    Quando spostò lo sguardo verso la figura in piedi davanti a lei che la guardava stupita, scoppiò a ridere.
    -Non ci credo.-

    -Michael, ti fai dare sempre dell’idiota…scusa!-

    -Ci sono abituato con te ormai. Ma che ci fai qui?-

    -Ah mi hanno invitata, sai conoscenti…- disse fingendo di darsi un tono ma
    scoppiando a ridere subito dopo.

    -Si certo. Mi dispiace per il tuo vestito-
    -Comunque ti sta benissimo.- aggiunse dopo una breve pausa portando distrattamente una mano sul fianco di lei.

    -Grazie.- Non riusciva a smettere di sorridere, Nicole e l’alcool non erano una buona accoppiata e il trio con l’aggiunta di Michael poteva solo che peggiorare le cose.

    Provò un brivido a vederla così, ad associare quella situazione a qualcosa di già successo.

    -Allora quando avrai finito con New York perché non passi da me, ci facciamo quattro chiacchiere come ai vecchi tempi.-

    -Ma certo tesoro tutto quello che vuoi.-

    Ecco l’effetto del cosmopolitan che prendeva inesorabilmente il sopravvento.

    -Nicole forse dovresti posare il drink.-

    -Naaaaaaa è buono e poi lo hai già posato tu sul mio vestito nuovo.-

    -Si Nicole ok, ti accompagno alla limousine.-

    -E no!! Cattivo Michael non si fa.- per poco non perdette l’equilibrio.

    Una ragazza passando le diede un colpo sulla spalla -Oh scusa!- disse prontamente, ignara di ciò che aveva inconsapevolmente scatenato.

    -Scusa?- Nicole diede il bicchiere a Michael- Ti faccio vedere io adesso.-

    Si lanciò verso la ragazza affondando le mani tra suoi capelli biondi ma si sentì immediatamente cingere la vita, ritrovandosi fuori dal locale urlando e dimenandosi a più non posso. Stesso copione, stessa situazione dovuta al bicchiere di troppo durante una festa.

    -Dio Nicole, ti prego non toccare più cocktail in vita tua.-

    -Ma sei io non bevo mai.- si avvicinò al viso di Michael talmente tanto da sentire il suo respiro caldo sulla guancia, iniziando a vedere sfocati persino i contorni dei suoi occhi per la troppa vicinanza e con un dito continuava a premere sul suo petto in segno di rimprovero per averle detto quell’ultima frase.

    -Si lo vedo…- rispose Michael allontanandola e dirigendosi verso la limousine.
    La fece sistemare sull’ampio sedile della macchina, Nicole lo afferò per la giacca e lo avvicinò nuovamente alle sue labbra.

    -Vieni con me.- lo soffiò quasi avendo paura di una risposta.

    Michael la guardò per un tempo infinito, troppo lungo per essere solo uno sguardo, troppi pensieri stavano passando ora nella sua mente e non riusciva a distinguerli. Cercava disperatamente quello giusto. Riuscì solo ad allentare la tensione con un sospiro profondo.

    -No Nicole, non stavolta. Non è così che dovrebbe accadere.-

    Chiuse subito lo sportello e le mandò un bacio con la mano consapevole del fatto che ormai sarebbe andata via senza di lui.
    Rimase lì, da solo. Tirò fuori dalla tasca della giacca un paio di occhiali scuri e se li mise come a voler nascondere un’emozione che ancora bruciava dentro e che ora faceva bruciare anche gli occhi, iniziando lentamente ad inumidirli, illuminandoli sotto la luce dell’entrata del locale facendo eco al bagliore delle stelle in quella notte.
     
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  12. ciogghitta
     
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    Speechlesss...........Vero che posti presto??
     
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  13. Jack_4
     
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    si la FF è finita posso postare quando volete :hug:
     
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  14. ciogghitta
     
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    E cosa aspetti??...non lasciarmi cosììììììììì!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  15. Jack_4
     
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    :ehm: basta chiedere...ARRIVAAAAA!!!! :kissing:

    Capitolo 6


    -Michael che cavolo però, mi dici di passare da te e guarda come mi tratti, non sei un bravo padrone di casa sai…-

    Michael non riusciva più a smettere di ridere.

    -Ridi troppo per i miei gusti.-

    -Io almeno lo faccio senza l’aiuto dell’acool.-

    -Oh si divertente, davvero divertente…-

    -Puoi dirlo forte.- continuava a contorcersi per le risate mentre lei quasi offesa aspettava a braccia conserte che Michael la smettesse di ridere.

    Era arrivata a Neverland e visto che nessuno si era apprestato ad aprirle le era venuta la brillante idea di scavalcare il cancello.
    Per poco non si era ritrovata tutta la polizia di Los Angeles, servizi speciali compresi, alle calcagna.
    C’erano già gli elicotteri delle emittenti tv pronti a fare lo scoop sul ladro che si stava intrufolando in casa Jackson.

    Decisero di guardare un film dopo essersi raccontati le novità degli ultimi mesi. Paris iniziava a dire le sue prime parole, la registrazione per il nuovo album procedeva bene mentre Nicole si era presa un periodo di vacanza dopo tutto il lavoro che aveva fatto per la nuova campagna pubblicitaria di Christian Audigere.

    -Il Mouiln Rouge, ancora?! Niki non lo sopporto più, anzi non ti sopporto più.-

    -Grazie tesoro è così bello passare un po’ di tempo con te, passami i pop corn che è meglio…-

    -Dai per una volta, una sola, cambiamo film.-
    Unì le mani in segno di preghiera - Ti do tutto il gelato che vuoi-

    -Vorresti comprarmi con del gelato?-

    -Beh oltre alla mia più totale gratitudine…- le prese una mano tra le sue e iniziò a farle gli occhi dolci -infinita gratitudine…-

    Nicole alzò un sopracciglio-Quasi ci cascavo. Ti becchi il Moulin Rouge un’altra volta.-

    -Sei più divertente quando bevi.-

    -Sembro un’alcolizzata da come lo dici, per una volta che mi vedi così…-

    Un velo di sbiadita tristezza gli attraversò gli occhi, non riuscì a nascondere l’emozione o forse non ci provò nemmeno, troppo forte per poterla anche solo ignorare, figuriamoci se fosse riuscito a portarla lontano dal suo cuore che in quel momento sembrava essersi spostato direttamente in gola. Le lasciò la mano che prima accarezzava scherzosamente e iniziò nervosamente a giocare con le pieghe che il pantalone creava sul suo ginocchio.

    -La seconda in realtà.- lo disse quasi sussurrando, sbiascicando le parole quasi sperando che lei non le sentisse.

    Nicole portò due dita verso il mento cercando di scovare tra i ricordi quell’episodio.

    -Io non me lo ricordo proprio, sei sicuro?-

    Quando tornò ad incrociare i suoi occhi li sentì quasi vibrare. Dopo l’incidente non ricordava nulla né di Vogue nè della festa, delle ore successive cercando di capire cosa fosse successo e tanto meno ricordava come fosse accaduto l’incidente. Di certo c’era qualcosa di strano in quel comportamento. Nicole iniziava a sentirsi confusa, ancora una volta era persa nel buio più totale invece di danzare libera tra i ricordi più belli che poteva condividere insieme a lui, finalmente consapevole e in grado di riconoscere l’amore che aveva dagli occhi perché in quel momento Michael non era solo davanti a lei tra le sue mani grandi e morbide era come se tenesse il suo cuore, pronto a donarglielo a fare per lei tutto ciò che avesse voluto. Quanto può essere crudele il destino? Quanto può fare male il silenzio…
    Era rimasto fermo lì, immobile, senza sapere cosa rispondere, se rispondere, quasi aveva paura di farlo, non trovava più la forza neanche per rimettere in ordine i pensieri. Cosa avrebbe dovuto risponderle?
    Una voce dentro di lui urlava disperatamente, gridava a gran voce di dirle che si, era sicuro, sicurissimo, che quella prima volta in cui l’aveva vista in quello stato era stata la serata più bella della sua vita, che avrebbe voluto fosse andato tutto diversamente, che avrebbe voluto stringerla in quel momento, che avrebbe rivisto quel film altre centinaia di volte se avesse significato averla accanto anche solo per un altro pò.

    -Niente mi sarò confuso…scusa-

    -Chi vuoi prendere in giro, sei strano, dimmi che cos’hai.-



    -Ma no niente- disse tirando verso l’alto l’angolo della bocca in un sorriso decisamente poco convincente.
    -Andiamo a prendere un po’ d’aria.- aggiunse prima che lei potesse ribattere e continuare a fare domande che prima o poi lo avrebbero fatto cedere. Lo conosceva bene, sapeva perfettamente quali punti toccare e come prenderlo in certe situazioni e Michael lo sapeva è per questo che non voleva correre il rischio che ciò accadesse, non ora almeno.

    -Bellissima idea. Aspetta che prendo la mia digitale c’è una luce meravigliosa a quest’ora.-

    Fingendo di trovare interessante la luce fuori da quella stanza iniziò a frugare tra i molteplici oggetti contenuti nella sua borsa mentre pensava ad un modo per fargli tirar fuori il motivo che lo rendeva così triste.
    Sebbene fosse consapevole dell’intricata struttura del suo essere, non si era mai resa conto prima di allora di come potesse essere fragile e straordinariamente orgoglioso allo stesso tempo.

    ***



    Quell’immenso parco era l’unico vero regalo che si era concesso di farsi, la sua personale isola che non c’è lontano da tutto il resto. I sentieri erano illuminati con un incredibile tappeto di luci rendendo l’atmosfera fiabesca al limite dell’impossibile.
    Si diressero verso la piscina seguendo un immaginario percorso senza alcuna meta prestabilita.
    Camminarono in silenzio per un po’, senza avere l’uno il coraggio di dire all’altra qualcosa per primo.

    -Devo ricordarmi di non mettere i tacchi quando vengo qui-

    Nicole provò a dire la prima cosa le passò per la mente. Tra i ciottoli del viale che costeggiavano la depandance la sua camminata iniziava ad avere qualche piccolo problema.
    Michael la guardò divertito e si fermò sotto la grande quercia vicino alla quale una statua in bronzo di Peter Pan appariva in tutta la sua spontanea ingenuità.

    -Hai ragione, sediamoci qui…- le disse facendo gesto con la mano di accomodarsi accanto a lui sulla soffice coperta di erba che ricopriva il parco.

    -Allora si può sapere che ti è preso prima?-

    Tentò di riportare l’argomento sullo strano atteggiamento di Michael di poco fa.

    Silenzio.

    La guardò appena. Si gettò all’indietro sull’erba portando le mani dietro la nuca fissando sovrappensiero un uccellino che si era appena posato su uno dei rami della quercia.
    Quando capì che non avrebbe replicato si sdraiò accanto a lui su un fianco, poggiando il peso su un gomito e continuò il discorso.

    -Michael…come dici sempre tu, non si piange mai per niente, ma non si diventa nemmeno tristi all’improvviso per niente.-

    -Nicole…non mi va di parlarne adesso.-

    Dopo un lungo sospiro si alzò in piedi porgendo la mano verso di lui invitandolo a seguirla.

    -Guarda che bel sole c’è oggi.-

    Lo guardò sorridendo e finalmente riuscì a farlo sorridere.
    All’improvviso un flash gli si precipitò addosso seguito dalle risate di Nicole.

    -Oooh fantastico! Dovresti vedere che faccia, questa la faccio formato poster e me la metto in camera.-

    -Nicole…- il suo sguardo si fece nuovamente serio. -Dammi la macchinetta fotografica.-

    La esortò tentando ancora una volta di evadere dal discorso principale di quella loro passeggiata. Ma non lo degnò di uno sguardo.

    -Ho detto dammela.-

    Nicole continuò a guardare in punto indefinito fingendo di ignorarlo e iniziando a giocare con il filo della macchinetta facendola ruotare attorno alle dita.
    Michael alzò un sopracciglio e la guardò insospettito ma divertito allo stesso tempo.
    Le si avvicinò afferrando la digitale che impigliata tra le dita di Nicole non si staccò del tutto dalle sue mani ma lo fece sobbalzare avvicinandolo ancora di più a lei e facendogli perdere l’equilibrio.
    In un attimo si ritrovarono per terra, di nuovo su quel morbido prato profumato di erba fresca.
    Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere di gusto senza rendersi conto di abbracciarsi.
    Così i loro sguardi si incrociarono e le risate a poco a poco si affievolirono.
    -Ma che imbranato!-
    -Come scusa?-
    Iniziò a farle il solletico ma appena i suoi occhi si incatenarono con quelli di lei il contatto delle mani si fece più delicato. Non era il solito modo di giocare c’era qualcosa di molto più dolce in quel gesto.
    All’improvviso però il suono fastidioso di un cellulare li fece tornare alla realtà.
    -Pronto.-
    Disse Nicole alzandosi in piedi e sistemandosi la camicia cercando di togliere via i fili d’erba rimasti impigliati.

    Daniel…

    Nuovamente lui e la sua capacità di cogliere sempre l’attimo più opportuno.
    Tanto nessun attimo sarebbe stato mai adeguato per lui, l’ultima cosa che Nicole voleva era riaverlo nella sua vita e rifare i soliti errori ancora una volta. Almeno questo era ciò che si ripeteva da anni cercando di convincersene…
     
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