Posts written by Valerie77

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    28 anni fa, in questo giorno, moriva il Frontman dei Queen, Freddie Mercury. La pagina sociale Queen Unread - Le Traduzione Inedite , ha ritrovato questo articolo italiano uscito su La stampa nel Dicembre del 1992 che parla di un Insolito prete inglese che decise di celebrare la vita dell'artista all'interno della sua omelia.

    IN CHIESA IL VANGELO SECONDO FREDDIE MERCURY



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    A Bradford, tra i devoti anglicani, le parole e la musica del cantante dei Queen morto per Aids


    LONDRA - Le sue ultime parole cantate sono state «The Show Must Go On». Freddie Mercury, leader dei «Queen», già sapeva di essere ammalato, spacciato.
    Di lì a poco, l'Aids lo avrebbe ucciso, e quel suo messaggio finale, forse disperato, più probabilmente sarcastico, non sarebbe caduto nel vuoto. Il giorno dopo la sua scomparsa, le ristampe dei suoi principali successi irrompevano nelle vetrine dei negozi di dischi di mezzo mondo insieme al video dell'ultimo concerto dei Queen.

    Pochi mesi più tardi, ecco l'inevitabile kermesse in suo onore. 98 tra cantanti, musicisti, attori e top model sul palcoscenico, decine di televisioni collegate da mezzo mondo. Ma neppure lo stesso Mercury avrebbe potuto immaginare ciò che accade in questi giorni sotto le austere volte di una chiesa anglicana di Bradford, dove il reverendo Rabin Gamble ha deciso di predicare «il vangelo secondo i Queen», diffondendo a folle di fedeli il loro messaggio rock sulla vita, la morte. Il materialismo, Dio e l'eternità.

    Sotto gli occhi di centinaia di devoti, immagini di Freddie vengono proiettate sul soffitto della Chiesa, in luogo di santi e cherubini. I giovani accorrono in massa a questa insolita preparazione natalizia, e il successo dell'iniziativa è stato tale, scriveva ieri il quotidiano inglese “The Independent”, che il vescovo locale ha autorizzato il reverendo Gamble a portare l'originale messaggio al di fuori delle mura parrocchiali.

    Per il musicista, dunque, una sorta di tournée post-mortem. Mercury, di religione zoroastriana, era un passionale felicemente dedito alla bisessualità, non ha mai fatto mistero della sua smodatezza, non ha lasciato i suoi risparmi - circa diciassette miliardi in lire più alcuni beni immobili - in benefícenza, ma alla sua ex fidanzata.

    Quando fu organizzato il memorial in suo nome, per raccogliere fondi a favore della ricerca sull'Aids e per sensibilizzare i giovani, ci fu anche chi invitò, sulle colonne dei quotidiani inglesi, a non mitizzare «una vita autodistruttiva, a non fare di lui l'ennesimo eroe romantico ad uso ed abuso delle nuove generazioni: lecito domandarsi - scrisse "The lndependent" quanti uomini e quante donne Freddie Mercury abbia contagiato.
    «No, non conduceva una vita particolarmente esemplare - minimizza l'intraprendente parroco - ma ci offre un'ottima opportunità per diffondere un ideale spirituale senza usare il tradizionale linguaggio religioso».

    Il business del caro estinto, dunque, può fruttare anche da un punto di vista idelogico, e se lo spettacolo deve continuare, perché non in Chiesa? Non si può sapere cosa pensasse veramente il grande showman Mercury quando incise quel suo ultimo disco, che s'inceppa volutamente nel finale. Ma poco importa. Jim Morrison, il leader dei Doors morto d'eccessi ancor pìù prematuramente cantava: «Quando la musica finisce, spegnete le luci». Ma nessuno lo prese sul serio.

    Link diretto
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    CITAZIONE
    La sua GK Films si è assicurata i diritti cinematografici per realizzare la pellicola con il benestare, ovviamente, della società che cura gli interessi degli eredi della popstar.

    Questo secondo articolo, a differenza del primo, specifica, come l'originale da Hollywood reporter che avrebbero la concessione dei diritti ( per la musica presumo) dall'Estate.
    Vediamo se dovessero quanto meno prendersi il disturbo di confermare, o se alla fine trattasi di bluff.
    Nella produzione di Bohemian Rhapsody, ma non dico nulla che già non si sappia, nonchè coinvolti a tutti gli effetti, c'erano anche i rimanenti Queen , rimanenti in attività almeno: Brian May e Roger Taylor. Per i costumi e altre specifiche di scena avevano persino coinvolto Peter Freestone che era il collaboratore tuttofare di Freddie Mercury. Il film, oltre che essere stato un successo strepitoso al botteghino, era rispettoso, a mio avviso ,della figura del frontman senza tuttavia eludere aspetti importanti della sua storia, ma senza cadere mai nel trash.
    Ovvio, anche le accuse e purtroppo, fanno parte della vita di MJ, ma voglio augurarmi che sappiano utilizzare quanto meno lo stesso " tatto", oltre a coinvolgere persone vicine a Michael e in grado di indirizzare al meglio la produzione.
    Non vedo come sia possibile racchiudere tuttavia in un biopic la vita intera di Michael.. non lo hanno fatto nemmeno in Bohemian Rhapsody, limitandosi a concentrarsi su 15 soli anni della carriera del gruppo. Qui, dove addirittura parliamo di un artista che dall'età di 10 anni ha pilotato la scena musicale e per i successivi 40, mi sembra davvero impossibile.
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    😆 Il karma è una cagna

    Disney Plus, a poche ore dal lancio diversi account hackerati e compravendita abbonamenti sui forum



    Negli Stati Uniti, a neanche una settimana dal lancio di Disney+, si è registrato un proliferare di furti di account. In pratica, secondo un’inchiesta di Zdnet in collaborazione con Andrei Barysevich , CEO e co-fondatore di Gemini Advisory, diversi utenti (si suppone migliaia) si sono ritrovati con l’accesso hackerato. A stretto giro su forum specializzati è iniziata la compravendita di abbonamenti a prezzi stracciati – da 3 dollari a 13 dollari – o gratuiti, invece dei canonici 6,99 dollari.

    Farà la fine di Sony TV che ha chiuso dopo nemmeno 2 anni di vita! 😆😆
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    Per chi non ricorda Novembre è un mese di celebrazione per la morte di Freddie che avvenne il 24 Novembre 1991.
    Aggiungo il palinsesto televisivo correlato e nei giorni prossimi:


    RAI 5
    Mercoledì 20 novembre

    • ore 21:15 ─ The Ultimate Showman
    • ore 22:12 ─ Video Killed The Radio Star - Queen

    Venerdì 22 novembre

    • ore 16:45 ─ The Ultimate Showman
    • ore 17:45 ─ Video Killed The Radio Star - Queen

    ■ Domenica 24 novembre

    • ore 00:40 ─ The Ultimate Showman

    ■ Mercoledì 27 novembre

    ore 21:15 Days Of Our Lives

    Inoltre VH1 Italia avrà un palintesto specifico:

    ■ Domenica 24 novembre

    ore 8:00 Top Chart Queen
    ore 12:00 Best Of Queen & Freddie
    ore 15:00 Top Chart Queen
    ore 16:00 Best Of Queen rock
    ore 17:00 Best Of Wannabe Freddie
    ore 18:00 Best Of Queen & Freddie
    ore 20:00 Top Chart Queen

    RAI5 trasmette sul canale 23 del DTT, mentre VH1 è sul canale 67 del DTT.

    Anche SkyArte avrà la sua programmazione:
    Sky Arte HD
    ore 21:15 Freddie Mercury The King Of Queen
    ore 22:35 Freddie Mercury The Great Pretender
    ore 23:55 Freddie Mercury A Kind Of Magic
    ore 00:45 Queen Rock Montreal ( concerto)
    ore 02:30 Hungarian Rhapsody ( concerto)



    Un grazie alla pagina sociale Comunità Queeniana Italiana

    Edited by Valerie77 - 19/11/2019, 11:44
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    Freddie Metter: la sfida a chi si avvicina di più alla voce di Freddie Mercury


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    "Bohemian Rhapsody" è considerata una delle più grandi canzoni rock di tutti i tempi, quindi non c'è da meravigliarsi se il video musicale ha recentemente raggiunto 1 miliardo di visualizzazioni su YouTube. Per decenni, i fan hanno cantato le parole iconiche della canzone insieme alla voce unica di Freddie Mercury; ma quanti possono davvero cantarla proprio come Freddie? Per scoprirlo, YouTube, Google Creative Lab e Google Research, in collaborazione con Queen, Universal Music Group e Hollywood Records, hanno realizzato un nuovo esperimento di intelligenza artificiale chiamato FreddieMeter.


    Ma cos'è il FreddieMeter? Ce lo spiega la Universal Music Italia con il comunicato stampa ufficiale.

    FreddieMeter è stato sviluppato per sostenere il Mercury Phoenix Trust, organizzazione benefica fondata da Brian May, Roger Taylor e Jim Beach tesa a sensibilizzare e finanziare la lotta contro l'HIV/AIDS. FreddieMeter è stato creato per i fan di tutto il mondo e consente di scoprire quanto la loro voce si avvicini a quella del leggendario frontman dei Queen. L’occasione è data dal 44° anniversario della prima esibizione live di “Bohemian Rhapsody”, avvenuta all'Empire Theatre di Liverpool nel novembre 1975.


    Il FreddieMeter mostra agli utenti quanto la loro voce si avvicini alla leggendaria estensione vocale di Freddie Mercury, analizzando intonazione, timbro e melodia del cantante per assegnare poi un punteggio da 0 a 100. Fan dei Queen, imitatori di successo e chiunque ami un mini-karaoke e sia pronto ad accettare la sfida può iniziare procedendo come segue:


    1. CANTA

    : scegli una delle quattro canzoni dei Queen sul microsito (Bohemian Rhapsody, Don't Stop Me Now, Somebody to Love o We Are the Champions) e canta a squarciagola!

    2. CONDIVIDI

    : ottieni il tuo punteggio e condividilo sui social media. Basta settare Instagram, Twitter e Facebook per iOS e Android.

    3. SFIDA

    : usando l'hashtag #FreddieChallenge sui canali social, sfida tre amici a superare il tuo punteggio!

    4. DONA

    : nel post invita i tuoi contatti ad effettuare una donazione di beneficenza a favore del Mercury Phoenix Trust nel tuo post → Mercury Phoenix Trust

    Google Creative Lab e Google Research hanno creato il FreddieMeter utilizzando nuovi modelli di intelligenza artificiale; lo strumento è stato testato sulla voce isolata di Freddie e su campioni di persone che provano a cantare come lui. Il FreddieMeter è strutturato e ottimizzato per singoli cantanti e funziona su dispositivi desktop, Android e iPhone. L'audio non viene caricato su alcun server per essere analizzato, quindi tutte le performance rimangono private fino a quando l’utente non decida di condividerle.

    Il FreddieMeter continua la celebrazione di YouTube dedicata alla musica dei Queen e al traguardo di 1 miliardo di visualizzazioni di "Bohemian Rhapsody". Ciò coincide con l'uscita di una nuova versione rimasterizzata in HD del video. Il risultato raggiunto dal video è diventato leggendario essendo stato il primo clip realizzato prima del 1990 a raggiungere il miliardo di visualizzazioni su Youtube.

    In collaborazione con Universal Music Group e Hollywood Records, YouTube ha anche recentemente lanciato “You Are The Champions”, una campagna unica che ha offerto ai fan un'esclusiva possibilità di entrare a far parte della storia dei Queen con un ruolo da protagonista. Nuovissimi video sono stati generati dagli utenti per tre dei brani più celebri della band: "A Kind of Magic”, “Don't Stop Me Now” e “Bohemian Rhapsody”, ottenendo oltre 10.000 partecipazioni provenienti da 120 paesi in tutto il mondo e mostrando così la profondità e l'amore per i Queen e per Freddie.

    Per partecipare ora al #FreddieChallenge o scoprire di più su FreddieMeter, visita
    FREDDIE METTER YOUTUBE


    FONTE


    *** Idea veramente ma veramente carina :clapping:
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    LED ZEPPELIN IV: IL SEGRETO DEL SUCCESSO DEI LED ZEPPELIN



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    Un’opera perfetta e, sicuramente, irreplicabile, il lavoro dei Led Zeppelin su IV, l’untitled del 1971 rappresenta, tutt’oggi, l’archetipo della storia del rock. Un album immenso con cui la band ha saputo costruirsi un alone di misticismo esoterico spaventosamente tangibile. IV non è “solo” musica eccezionale, esecuzione magistrale, travolgimento esplosivo e complesso grafico stupefacente; il disco rappresenta uno spartiacque per la scena Hard Rock, oggi più di allora. Il simbolismo generatosi dietro la cover dell’album e la mitizzazione delle canzoni hanno generato non poche correnti congetturali di fanatismo idolatrante.

    Negli anni si è gridato al Satanismo, Jimmy Page che incontra il Diavolo ai famigerati Crossroads per vendere la sua anima e divinizzarsi come miglior chitarrista di tutti i tempi. La verità è, ovviamente, una, i Led Zeppelin sono la storia. La band ha saputo reinventarsi migliaia di volte, preservando un’identità artistica insormontabile e riconoscibile negli echi di decenni di musica. Il forte simbolismo di cui sono stati artefici nel corso della loro carriera dimostra, ovviamente, una predisposizione innata verso il Metodo, senza però, mettere mai in ombra le doti tecnico-compositive del gruppo, da sempre oggetto d’ammirevole imitazione.

    LED ZEPPELIN IV: CAPOLAVORO SENZA TEMPO
    Led Zeppelin IV è uno degli album più misteriosi di sempre, senza titolo, senza riferimenti Negli anni in molti hanno tentato di etichettarlo con termini altisonanti, al limite tra il cabalistico e l’incomprensibile. Per citarne alcuni: “ZoSo”, “Runes” o “The Hermit”. Una cosa è certa, il volo pindarico dei fan e della critica nell’attribuzione di una nomea all’opera continua a stupire. Il quarto album dei Led Zeppelin è, sicuramente, il punto più alto e allo stesso tempo oscuro che il gruppo potesse toccare. Il 1971 fu un’annata d’oro per la band che, tuttavia, di li a poco, avrebbe segnato l’inizio della fine della loro carriera. Il ’71, infatti, è anche l’anno in cui i Led Zeppelin tagliano completamente i ponti con qualsiasi sezione marketing che si era occupata fino ad allora del gruppo, scontrandosi frontalmente con l’ Atlantic Records, non lasciando credits né punti di riferimento sulla copertina dell’album. Nel periodo antecedente l’uscita di IV, infatti, nessuno ad eccezione del gruppo e di Peter Grant erano a conoscenza della forma del disco (doppio album, quadruplo EP o classico Long Playing). Il nome della band non compare sulla copertina che, secondo la critica dell’epoca sarebbe stata una condanna per il disco o, addirittura, per la carriera del gruppo. L’obiettivo dei Led Zeppelin, all’epoca era proprio di zittire l’aspro criticismo degli addetti ai lavori. Il gruppo voleva dimostrare drasticamente di essere in grado di generare arte pura senza, necessariamente, raschiare il fondo.

    L’album si compone di alcuni dei più grandi successi della band. Hit da classifica che, negli anni, non hanno mai perso smalto e, ad oggi, continuano a risuonare nelle orecchie di chiunque, dai fan più accaniti ai novizi del genere. Black Dog nasce come tributo ad un Golden Retreiver nero che, nel corso delle sessioni di Headley Grange, continuava a far visita alla band. Rock And Roll è un tributo rabbioso e vitale alla musica rock ed un cavallo di battaglia per tutti i concerti successivi alla pubblicazione. Stairway to Heaven è il coronamento della carriera degli Zeppelin, l’apice del dirigibile del Rock; non ci sono parole per descrivere un capolavoro di tale portata, trattasi di una delle composizioni più iconiche, celebri ed encomiabili della storia umana. Si potrebbe scrivere un libro sulla perfezione del brano e, qualsiasi giudizio, risulterebbe incontrovertibile da chiunque.

    Sembra chiaro a questo punto,che i Led Zeppelin siano inarrestabili. La band ha saputo incanalare la negatività della critica nei loro confronti nell’arte, sfruttandola come monito per la creazione di capolavori. I Led Zeppelin dirompono nella scena con le prime 3 pubblicazioni per poi destare clamore come pochi con la pubblicazione di un album acustico dall’atmosfera folk con cui il gruppo viene definito dispregiativamente come “slogan promozionale del rock n’roll”.

    LA COPERTINA DELL’ALBUM VENNE DEFINITA UN SUICIDIO COMMERCIALE
    L’onniscenza con cui l’ Atlantic Records aveva condotto fino ad allora le carriere artistiche dei suoi clienti, spinse i vertici della società a definire la cover di IV come la disfatta commerciale che avrebbe mandato in malora gli affari dei Led Zeppelin, a discapito del primo mostruoso self-titled. Nella fattispecie, la copertina è composta da una parete rovinata con un contadino che regge lunghi fasci di legname sulla schiena. L’uomo appare fermo, impietrito mentre si sorregge con un bastone e con lo sguardo tagliente e segnato rivolto verso chi guarda la copertina. L’immagine proviene da un dipinto ad olio acquistato da Robert Plant in un negozio d’antiquariato a Reading, in Inghilterra. Pare che Plant fosse consapevole del potenziale artistico dell’opera senza autore né nome e che, ben presto, l’avrebbe sfruttata come cover di un album.

    Il retro si compone, invece, di una fotografia del quartiere di Ladywood, a Birmingham, di concezione prettamente moderna, con un’attenzione verso il grattacielo di Salisbury Tower, all’epoca appena costruito. Aprendo il vinile ci accorgiamo che fronte e retro sono, in realtà, collegati. Ne riscontriamo, il primo simbolismo dell’album. Nel 1981, nel corso di un’intervista, Jimmy Page spiega che il significato della copertina sta proprio nel contrasto tra l’armonia del passato e il rovinoso avvento dell’opprimente futuro (presente distruttivo). Il concetto di ciclo all’interno del disco appare reiterativamente, ad ogni modo, lo ritroviamo per la prima volta nel collegamento delle cover, interpretando i concetti suddetti come un ciclo vitale. La parete sulla quale poggia la foto del contadino, rappresenterebbe proprio casa sua, lo sgretolamento successivo, rappresenta l’invasione tecnologica, particolarmente traumatizzante nella società degli anni ’70 che costringe il contadino a condividere dimora coi ghetti moderni dell’agglomerato urbano che soffocano la natura.

    Molti esperti di occultismo hanno, inoltre, sostenuto che la figura del contadino nella front cover dell’album non sia una casualità, riconducendolo a George Pickingill, un agricoltore inglese vissuto tra l’800 e il 900. Sarebbe certo che Pickingill praticasse le arti magiche e frequentasse l’esoterista Aleister Crowley, idolo di Jimmy Page con cui praticava la magia nera. Ritroviamo proprio nella figura del contadino, quindi, il primo simbolo fondamentale dell’album relativo all’attaccamento dei Led Zeppelin con la natura e l’arcano. A partire dai simboli della band, questa comincia ad essere attribuita alla figura di Aleister Crowley, sinonimo di criptico ed inspiegabile, punto nevralgico delle arti oscure. Page colleziona oggetti a lui appartenuti, legge i suoi libri e, poco tempo prima di IV, egli acquista la sua vecchia casa, Boleskine House per trasformarla in un tempio di sorta. Più tardi, Page proverà ad acquistare anche l’abbazia di Thelema in Sicilia, senza successo. Il simbolismo dei Led Zeppelin sembra celato dietro le rune che, dopo poco, diverrebbero capro espiatorio delle disgrazie della band, come una maledizione da parte di Crowley che sembrerebbe non aver mai lasciato casa sua.

    LE QUATTRO RUNE DEI LED ZEPPELIN
    Ad ogni modo, l’Atlantic accetta riluttante l‘anonimia dei Led Zeppelin nell’opera, pur tenendo presente che, fino ad allora, la band era stata una gallina dalle uova d’oro per le tasche dei discografici. L’azienda obbliga, quindi, i 4 a scegliere un simbolo rappresentativo ciascuno. Le rune dei Led Zeppelin sono tra i simboli più rappresentativi del Rock n’ Roll, la profondità intrinseca del loro significato ha spinto la band a non essere spesso creduta in merito alle dichiarazioni intercorse negli anni sull’interpretazione di questi. Non è dato sapere se l’intenzione del gruppo, evitando domande specifiche e tergiversando con le risposte fosse quella di non spaventare i fan più suscettibili o perdurare un alone di mistero talmente fitto da risultare sostanzialmente impenetrabile. La runa di Jimmy Page, secondo il processo cerebrale della pareidolia, con cui la mente umana approssima i simboli alle lettere alla ricerca di una parola o di un messaggio “comodamente” decifrabili, trasformano questo simbolo nella parola “ZoSo”. Ovviamente, siamo ben lontani dal significato reale del simbolo; i gusti singolari di Page in quanto ad hobby e passioni rendono il dibattito aperto ancora oggi a 48 anni dall’esordio delle rune e, sicuramente, lo faranno ancora per molto, vista l’eternità artistica con cui la band è diventata una pietra miliare della cultura moderna.

    In ogni caso, nel corso delle varie interviste in cui è stata posta la domanda, Page ha sempre risposto affermando che, il vero significato del simbolo fosse interpretabile solo da lui e che, per sua volontà, sarebbe rimasto segreto. Alcune libere interpretazioni, però, vederebbero “ZoSo” come un disegno stilizzato nato dalla mano di Page per rappresentare un gatto, come simbolo divino di discordia ed idolatria, come la storia secolare ci insegna. Il gatto rappresenta in molte culture il collegamento demoniaco tra l’energia oscura dell’universo e l’essere umano. Buona parte degli studiosi, invece, asseriscono senza remore alcuna che la runa di Jimmy Page non sia una sua idea e che sia ritrovabile nell’alfabeto magico e nella griglia del matematico Girolamo Cardano, vissuto nel ‘500. I sostenitori di questa teoria, affermano, inoltre, che il simbolo sia un sigillo necessario per pronunciare un messaggio segreto con cui stringere un patto col Demonio. Jimmy Page non ha mai risposto a queste teorie apparentemente speculative ma, innegabilmente affascinanti. Tenendo la sua runa nascosta nella nebbia da quasi mezzo secolo.

    In molti interpretano il simbolo dei tre cerchi intrecciati di John Bohnam come un omaggio alla famiglia, altri come una batteria stilizzata o, ancora, come un tributo alla birra Brillantine. Una cosa è certa, comunque, John era un ragazzo tranquillo di periferia, uno sbalzo talmente repentino che lo portò a diventare una superstar in così poco tempo provocò in lui una metamorfosi regressiva terribile. L’abuso di alcool lo rese aggressivo ed eccessivo, stanze d’albergo distrutte ed innumerevoli risse segnarono la disfatta etica di Bonzo. Le interpretazioni finora elencate, comunque, non lascerebbero spazio all’esoterismo, se solo non fosse che la runa di Bohnam sarebbe presente nel libro di Crowley “Il Tarocco dello Ierofante” e nel “Libro di Segni” di Rudolf Koch. Il simbolo rappresenterebbe, secondo entrambi gli scritti, la Trinità.

    La Triquetra di John Paul Jones è una runa di origini celtiche, ritrovata nel libro di Koch. Essa è simbolo di saggezza, tranquillità, competenza e sicurezza. Ricordiamo che Jones è un musicista polistrumentista, ha sempre dimostrato di essere la personalità più equilibrata nella band. Pare che la Triquetra sia simbolo dell’indole di John. La runa è composta da tre punte unite da un cerchio, non è un caso che sia molto difficile da disegnare. Il significato del simbolo è, come nel caso di Bohnam, riconducibile alla Trinità ed alla fertilità femminile.

    Robert Plant disegna di suo pugno una piuma inscritta in un cerchio. È risaputo che i Led Zeppelin debbano maggiormente il loro successo a Plant e Page, autori della maggior parte dei brani. La piuma sarebbe quindi simbolo di matrice della scrittura. Il simbolo è stato approfondito come rappresentazione della Dea egizia Maat, portatrice di giustizia, armonia e verità. Le interpretazioni più misteriose da parte degli esperti, rimandano la piuma ad un famigerato rituale della magia nera. Il cerchio del sortilegio in cui la piuma veniva posata disponeva lo stregone a vendere la propria anima al Diavolo.

    La quinta runa dei Led Zeppelin, più nascosta e, di conseguenza, meno famosa, rappresenta tre triangoli uniti al vertice ed è un omaggio all’ amica cantante Sandy Danny, unica donna con cui gli Zep duetteranno per il brano “The Battle Of Evermore”. Sandy troverà un triste destino pochi anni dopo, morta per emorragia cerebrale a seguito di una caduta dalle scale sotto effetto dell’alcool nel 1978. Il decennio successivo alla pubblicazione di IV vedrà, infatti il crollo emotivo definitivo dei Led Zeppelin, l’incidente a Rodi che riduce Plant e sua moglie in fin di vita nel 1975, la morte di Karac, secondogenito del cantante nel ’77 e, per concludere la tragica scomparsa di John Bonham il 25 settembre del 1980 con cui il dirigibile si schianterà definitivamente al suolo. Un mese dopo, Page metterà in vendita Boleskine House, accusando il tempio di essere causa delle maledizioni cadute sulla band nel corso del decennio.

    ALTRI SIMBOLI NASCOSTI DIETRO LED ZEPPELIN IV
    Il fascio di legname dietro la schiena del contadino rimanda al dieci di bastoni nelle carte dei Tarocchi. Il Ten of Wands, rappresenta il raggiungimento di un obiettivo dopo molto lavoro e tanti sforzi. Le conclusioni tratte dagli studiosi su questo simbolo lo riportano come l’allegoria di un sacrificio forse troppo grande da sostenere al fine di tangere un determinato scopo. Comunque sia, ogni carta dei tarocchi presenta un insegnamento che, in questo caso è un avvertimento a guardare alle proprie responsabilità dopo aver raggiunto le proprie vette. Nella fattispecie, il ciclo del progresso e l’avanzata pericolosa della tecnologia di cui l’uomo deve tener conto (fronte e retro cover). L’ Eremita viene scorto in lontananza, in cima ad un precipizio, incappucciato e di bianco vestito, egli regge la luce della verità, rappresentata da una lanterna nella quale viene posta la stella di Salomone a sei punte, simbolo di forte vicinanza spirituale tra il mondo terreno e l’universo mistico. Anche in questo caso, nei Tarocchi, quella dell’Eremita è una carta d’avvertimento atta alla riflessione prima di lasciare una zona conosciuta in favore di un sentiero mai calpestato. Il simbolo dell’Eremita viene interpretato come la necessità delle persone di allontanarsi dal caos cittadino in favore della pace interiore e di condividere la conoscenza e il progresso senza isolarsi. Inoltre, in alcune versioni del disco, è possibile scorgere un giovane coi capelli lunghi incamminarsi verso il precipizio, egli è il discepolo dell’Eremita che gli mostra la retta via illuminandogli il cammino con la luce della verità. La metafora chiude il ciclo vitale, lasciando un messaggio alle generazioni future, sfruttare il progresso responsabilmente per non rovinare il contributo passato incenerendo il raccolto. In molti sostengono la presenza di un volto nascosto, aprendo la copertina interna del disco in tutte le versioni e, posizionandola contro uno specchio si potrebbe scorgere, forse per suggestione o per effettiva presenza il volto di un demone, di un drago o, magari, del Black Dog.

    FONTE
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    [AGGIORNAMENTO]


    Il Giudice ha accolto le mozioni della HBO


    ESTATE-vsHBO

    LOS ANGELES (CN) - All'udienza tenutasi ieri, il Giudice ha concesso alla rete di intrattenimento HBO di sospendere i procedimenti arbitrali chiesti dall'Estate di MJ, sul documentario “Leaving Neverland” in attesa dell'appello di HBO .

    Nella sentenza di settembre, il giudice distrettuale americano George Wu, aveva respinto la richiesta della HBO di archiviare il caso, rinviando la questione all'arbitrato pubblico chiesto dall'Estate.

    Un mese dopo la HBO ha presentato delle mozioni nell'intendo di sospendere la decisione di Wu fino a quando la Nona Corte d'Appello ( Stato dell'Idaho) deciderà se la rete di intrattenimento sarebbe "irreparabilmente danneggiata" dai procedimenti arbitrali.

    Il dubbio quindi è se un arbitrato su questo argomento potrebbe avere l'effetto di frenare la difesa della HBO fornendo alla proprietà di Jackson un "forum perpetuo" per criticare il documentario.
    (***** il legalese a volte è peggio del politichese non è vero? :D . Allora.. la mozione di sospensione presentata dalla HBO mira a chiedere alla corte di Appello se un arbitrato pubblico potrà limitare la libertà di parola o far supporre che sia possibile limitarla cosa che andrebbe contro quanto dichiarato nel 1° emendamento della Costituzione Americana... a me sembrano alla frutta, ma di fatto con questa mossa rimandano la questione a oltre un anno , minimo, da oggi)

    "L'interesse pubblico potrebbe creare un precedente importante nella protezione dell'esercizio dei diritti del Primo Emendamento e nella promozione di opere espressive e degne di nota che esplorano questioni di interesse pubblico come Leaving Neverland", hanno affermato gli avvocati di HBO nei documenti del tribunale.

    Wu ha concesso la mozione di HBO .

    "Questo non è un tipico caso di arbitrato", ha detto Wu, aggiungendo in seguito che il caso è unico a causa delle preoccupazioni correlate al Primo Emendamento e che "non si tratta quindi solo di far rispettare un contratto".

    Gli avvocati per l'Estate di Jackson, hanno dichiarato a Wu che la richiesta di sospensione è semplicemente una tattica della HBO e che in molte sentenze di appello il dubbio che un arbitrato possa stabilire un danno irreparabile ( o ledere quando sancito dal 1 emendamento) è già stato ampiamente respinto .

    "Non ci sono prove che " qualcuno" sia stato messo a tacere", ha detto Steinsapir( Estate) riguardo alle preoccupazioni sulla libertà di parola della HBO. "Michael Jackson è ancora la celebrità più chiacchierata al mondo".

    "Trump potrebbe averlo sostituito, penso," ha risposto Wu, provocando un coro di risate dalla galleria.

    Bryan Freedman di Freedman & Taitelman, avvocato per i querelanti, ha risposto a Wu che la questione è molto più complicata di una semplice violazione del contratto .

    “Pensiamo che sia un tipico caso contrattuale. Alla HBO sono adulti e hanno negoziato un contratto ", ha detto Freedman a Wu. "Il danno per noi non è rappresentato dal fatto di dover per forza sottoporre questo caso a un arbitro."

    Daniel Petrocelli di O'Melveny & Myers rappresenteranno la HBO in questa materia.

    Un portavoce di HBO ha rifiutato di commentare.


    SOURCE
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    Michael, Freddie e un pò di HIStory


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    Molti anni fa i Queen possedevano uno studio a Montreux, in Svizzera, chiamato Mountain. Era probabilmente lo studio meglio attrezzato in Europa, quindi quando i Queen non lo usavano, lo affittavano ad artisti come Bowie, Yes, AC / DC, Stones e "apparentemente" Michael Jackson.

    Dopo la scomparsa di Freddie, la band ha venduto lo studio nel 1993. Nel 2001 è stato convertito in un museo e casinò.

    Come spesso accade, l'attrezzatura è stata venduta a vari studi in tutto il mondo e uno di questi erano i Svenska Grammofon Studios a Göteborg, in Svezia.
    Ora, lo dico spesso nei miei seminari, ma in studio il mondo è spesso bello - per due motivi.

    In primo luogo, le attrezzature più vecchie costruite negli anni '40, '50, '60 e '70 hanno spesso un suono unico, perché tutto era essenzialmente su misura. Bobine a carica manuale, trasformatori giganti e cablaggi meticolosi lavorano tutti insieme per creare un suono eccezionale. Pochissimi circuiti a schede( modulari) e nessuna scorciatoia - solo un grandissimo audio avvolgente e corposo.

    In secondo luogo , sei parte della storia. Chi non vorrebbe usare lo stesso microfono in cui Sinatra cantava, o la console su cui è stato mixato Dark Side Of The Moon? Queste cose possiedono un immensa mistica, e portano un senso di profondità e storia in una sessione.
    La prossima settimana ospiterò il mio seminario in un posto simile: Svenska Grammofon. Possiedono la console di Freddie, la stessa su cui hanno registrato MJ, Bowie e Plant!
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    Ho intenzione di portare alcune tracce dei Queen da condividere con il gruppo, suonate attraverso questo straordinario pezzo di storia della musica. Ho qualche altro asso nella manica - vedrai.

    Vera musica.
    Storie vere.
    Real HIStory.

    15 e 16 novembre 2019
    Göteborg, Svezia

    In the studio With Michael Jackson - Facebook
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    Il 6 Novembre del 1995 usciva Made In Heaven, l’ultimo album dei Queen


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    Ci sono alcuni momenti particolari nella vita di ognuno di noi di cui ricordiamo tutto nonostante il passare del tempo. Sappiamo dire con esattezza dove eravamo, cosa stavamo facendo e soprattutto quali erano le emozioni che ci scorrevano addosso.


    Era il 6 Novembre del 1995. Una giornata sorprendentemente calda per essere autunno inoltrato, con il sole che faceva capolino tra le poche nuvole bianche che macchiavano il cielo. Io potevo osservarlo dalla finestra della mia classe, perché all’epoca ero ancora uno studente di informatica presso l’istituto tecnico della mia città. Osservavo distrattamente il paesaggio mentre in sottofondo la voce dell’insegnante di turno si perdeva nel caos emotivo che mi impediva di concentrarmi sulla lezione. Il fatto è che alcune settimane prima avevo ordinato Made In Heaven, il nuovo e ultimo album dei Queen. Sapevo che sarebbe arrivato in mattinata e che lo avrei trovato in macchina all’uscita da scuola. Per averlo subito avevo chiesto, anzi letteralmente imposto, a uno dei miei fratelli di andarlo a ritirare per conto mio. Ci avevo riflettuto un po’ su quella possibilità, prefigurandomi la corsa verso il negozio e poi il rientro frettoloso a casa per ascoltarlo. Decisi però di non poter attendere e quindi l’album sarebbe arrivato così nelle mie mani.

    Sapete come vanno le cose quando desideri che il tempo passi in fretta, vero? Quello, invece di scendere a miti consigli, rallenta impercettibilmente un po’ per volta, trasformando un secondo in una manciata di attimi più lunghi, finché non hai la netta sensazione che un minuto duri esattamente un’ora. O anche più. Ecco perché al suono liberatorio della campanella fuggii via, scansando gli studenti più lenti che si ammassavano lungo le scale. Una volta in strada la ricerca dell’auto di famiglia si trasformò in un istante di frenesia, che si concluso con un sonoro sbuffo e l’ennesima corsa verso la portiera. Inutile dire che durante quei pochi passi che ancora mi separavano dalla macchina immaginai ogni tipo di sciagura che avesse impedito l’arrivo del disco. Una vocina dentro di me mi diceva che non avrei potuto ascoltare finalmente le nuove canzoni dei Queen.

    Ma fui fortunato, perché il cd di Made In Heaven mi aspettava nel vano portaoggetti, avvolto nella bustina con il logo del negozio, un grosso disco in vinile stretto nelle mani del Discobolo di Mirone, la statua greca che faceva da logo alla rivendita ormai chiusa da parecchi anni.

    A questo punto i ricordi si fanno più rapidi, come un respiro troppo corto per far espandere a dovere i polmoni. Mi vedo rientrare a casa e accettare con l’ennesimo sospiro l’attesa per il pranzo e tutti i convenevoli dovuti alla famiglia che si riunisce tra chi rientra da scuola e chi dal lavoro. E nel frattempo il mio sguardo lanciato al disco, posato accanto all’impianto stereo, pronto per essere ascoltato.

    E poi arriva il momento tanto atteso, che rispetta la liturgia che da sempre seguo quando acquisto un nuovo disco. Prima lo scarto dell’involucro, cui segue la lettura delle note di copertina e il primo sguardo ai titoli delle canzoni. Poi il cd (o il vinile a seconda dei casi) da inserire nel lettore e le cuffie avvolgenti da indossare per escludere qualsiasi rumore esterno. Ciò che accade subito dopo il play lo sapete perfettamente anche voi.

    Made In Heaven è un’accecante carezza, ciò di cui tutti i fans dei Queen avevano un estremo bisogno per lenire il dolore dovuto alla perdita di Freddie. Non ci serviva altro all’epoca se non la sua voce. E poco importa che non tutti i brani fossero effettivamente inediti. Il fatto che l’album fosse stato realizzato seguendo il desiderio di Freddie di lasciare in eredità delle canzoni mai sentite prime, ci ripagava di quegli anni di autentico buio, durante i quali tra speculazioni, smentite e speranze sembrava davvero che la storia dei Queen fosse terminata. Ma avere un capitolo musicale in più, che in qualche modo chiudeva il cerchio, era la catarsi necessaria, la svolta oltre la quale i fans potevano fare pace con quella perdita. Freddie probabilmente lo sapeva e si era dato da fare per regalarci un momento sublime, doloroso e allo stesso tempo profondamente gioioso.

    Perché in effetti Made In Heaven è un disco che si distacca non di poco dalla discografia dei Queen. È un disco fatto di luci e ombre, autentica felicità e nostalgia. Tra quelle tracce si ritrova tutta quella schiera di emozioni che devono aver vissuto i Queen durante le ultime registrazioni con Freddie e in quelle successive, portate avanti in tre e completamente con un’enorme sforzo, soprattutto morale. Ma i Queen non sono mai stati una band desiderosa di raccontare le ombre e allora Made In Heaven fin dalle prime note è un’esplosione di luci e colori e quell’invocazione, quel “è un giorno bellissimo” che apre l’album diventa l’ennesima dichiarazione di intenti. La conferma di ciò che i Queen sono sempre voluti essere: un gruppo che regala felicità e spensieratezza, nulla di più, nulla di meno.

    Naturalmente non mancano i momenti più cupi, dettati soprattutto dalla dolente Too Much Love Will Kill You e da You Don’t Fool Me con le sue atmosfere rarefatte, ma nel suo complesso Made In Heaven è un disco che seppe regalare sorrisi fin dal primo ascolto. Ricordo ancora ad esempio, il sorriso che mi apparve sul volto mentre ascoltavo Let Me Live, con quel meraviglioso intreccio di voci. E certamente non dimentico le lacrime versate durante Mother Love (un brano che ancora oggi fatico ad ascoltare) e A Winter’s Tale, che sembra raccontare quel momento di pacificazione vissuto da Freddie quando lasciò che la malattia facesse il suo corso. Non per viltà, ma per desiderio di essere finalmente libero, come aveva sempre voluto.

    Ripensando a quel giorno, a quel primo ascolto, mi rendo conto che Made In Heaven è uno di quei pochi album di cui si può parlare seguendo due percorsi distinti, ma destinati a intrecciarsi costantemente. Quello dell’analisi tecnica, canzone per canzone; e quello più profondo delle emozioni che quei brani riescono a trasmettere ancora oggi. Ed è su questa strada che vi ho voluto portare con queste poche parole. Perché un disco è fatto di soluzioni tecniche e strumentali, ma è soprattutto il risultato di una mediazione tra ciò che racconta l’artista e quanto riesce a percepire l’ascoltare. Per questo Made In Heaven è il disco in assoluto più intimo e personale che i Queen abbiano mai fatto. In esso c’è l’essenza di Freddie, Roger, John e Brian, sia come uomini che come musicisti. Ma ci siamo anche noi, con le nostre emozioni, splendidamente spiegate da quelle canzoni, come se fossero state scritte per noi. Come se fosse il regalo che Freddie Mercury ha voluto cesellare per ognuno di noi, ammiccando con quel suo fare un po’ strafottente che gli fa dire: “Hey darling, questo è per te. Non pensi sia un capolavoro? Ma certo che lo è miei cari….”

    Queen Forever Blog
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    Motown 25- I Calzini di MJ all'asta



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    I calzini bianchi e luccicanti che Michael indossava durante l'esibizione del 1983 di "Billie Jean" al Motown 25, dove ha stupito per la prima volta il mondo con la sua famosa mossa di ballo Moonwalk, sono ora disponibili all'asta. L'offerta stimata sarà compresa tra 1 e 2 milioni di dollari.
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    I calzini facevano parte della collezione di Frank DiLeo. DiLeo è stato un manager importante per Michael, ha gestito il suo business durante l'apice del suo successo negli anni '80. I due si sono riuniti poco prima della morte di Michael nel 2009. DiLeo è deceduto nell'agosto 2011.

    Insieme ai calzini una lettera di accompagnamento firmata da Michael per Frank con la quale glieli cede in dono.

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    Questi calzini come presente a te ,perchè tu possa rimanere sempre "al passo" durante il Victory Tour..... Con gratitudine e affetto.. Michael.


    Altri oggetti correlati a Michael Jackson della collezione di Frank DiLeo disponibili all'asta saranno gli award originali in oro e platino per "Thriller", "Off the Wall" e "Bad", nonché un cartello stradale che indica il "No Moonwalking "dal film di Michael del 1988 "Moonwalker '.
    L'asta si svolgerà dal 13 al 22 Novembre. Si possono visionare gli articoli QUI


    SOURCE
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    Ciao Eva! :ciaoooo: Benvenuta o meglio ben tornata.
    Beh si, i forum sono stati surclassati dai social, ma gli stessi poi dove vengono a "rubare "😆 traduzioni e novità? Proprio qui.. :)
    Per noi, anche se siamo rimasti pochi, mantenere un archivio indistruttibile e facilmente reperibile anche dai motori di ricerca, su tutto quello che ruota attorno a Michael resta fondamentale.
    Nella speranza che tu decida di rimanere.. :welcome:
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    MIJAC Music acquista i diritti per gli Stati Uniti del catalogo di Sly and the Family Stone


    La società fondata da Michael Jackson deteneva già i diritti al di fuori degli Stati Uniti.

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    La Michael Jackson Estate e MIJAC Music, la casa editrice personale di Jackson, hanno acquisito la maggioranza dei diritti, negli Stati Uniti, del catalogo di Sly and the Family Stone. Come riporta Billboard, la Estate possiede già l'intero catalogo della band al di fuori degli Stati Uniti attraverso la MIJAC, che ha acquisito tali diritti nel 1983.
    L'acquisizione include una serie di classici del funk della Bay Area degli anni '60 e '70, come "Family Affair", "Dance to the Music", "Everybody Is a Star", "Hot Fun in the Summertime" e "Everyday People". I termini finanziari dell'accordo non sono stati resi noti.

    Il leader della band Sly Stone, il cui vero nome è Sylvester Stewart, ha commentato dicendo: "Thank You Mijac (Falettinme Be Mice Elf Agin)", facendo riferimento alla sua canzone del 1969 "Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)".

    La MIJAC Music venne creata da Jackson nel 1980. La sua prima acquisizione fu proprio per i diritti editoriali e per il catalogo di Sly and the Family Stone nel 1983. La società detiene anche tutte le canzoni scritte da Michael Jackson, oltre a successi resi famosi da artisti come Ray Charles, Marvin Gaye, Elvis Presley e Aretha Franklin.

    "Sly and the Family Stone erano una forza per l'illuminazione e il cambiamento positivo, un messaggio in cui Michael credeva", hanno dichiarato John Branca e John McClain, co-esecutori dell'Estate. "Lui ha riconosciuto il genio di Stewart e il potere delle sue parole e della sua musica, motivo per cui acquistò per la prima volta il catalogo e questo è il perché oggi a MIJAC seguiamo le orme di Michael".
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    In uscita la " quasi" autobiografia del Folletto di Minneapolis


    di Stefano Pistolini
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    Dal 14 novembre in libreria con HarperCollins 'The beautiful ones', storia di un genio diventato leggenda


    Prince, annunciò che stava lavorando su un libro di memorie poche settimane prima della sua morte , il 21 aprile 2016 . Per portare avanti il manoscritto incompiuto che si è lasciato alle spalle - più di 50 pagine scritte a mano - The Beautiful Ones presenta foto dietro le quinte, ritagli e fogli di testi scritti a mano forniti dall'Estate di Prince, incluso il testo scritto di "Purple Rain" “.

    “The Beautiful Ones” è una canzone di Prince che compare nella colonna sonora del film “Purple Rain”, primi anni Ottanta, al culmine della popolarità dell’artista, scomparso nel 2016 a 57 anni d’età. Inizialmente si pensava che il pezzo fosse dedicato a Susannah Melvoin (la gemella di Wendy, chitarrista della band di Prince, The Revolution), ed è un sermone piccato rivolto a una ragazza che dedica le proprie attenzioni a qualcuno di diverso dal suo genio canterino. Poco prima di morire, però, Prince in un’intervista modificò la lettura dei fatti: “The Beautiful Ones” in effetti si rivolgeva a Denise Matthews, che, sotto la sua ala protettrice, all’epoca si guadagnò una fuggevole celebrità col nome d’arte di Vanity, suggerito dallo stesso Prince, che s’era messo in testa che Denise fosse la propria alter-ego al femminile.

    Il triangolo amoroso però, c’era effettivamente stato, e Vanity aveva pagato la sua debolezza finendo ripudiata. La conclusione della vicenda è sorprendente: nel febbraio dello stesso fatale 2016, anche Vanity muore per un’insufficienza renale e Prince, durante un concerto in Australia le dedica proprio questa canzone, modificandone il testo e trasformandola in una tardiva ode per Denise. Appena due mesi dopo la raggiungerà in paradiso.



    Se si rilegge il testo della canzone salta all’occhio il pessimismo che la pervade: il grande narcisista si lamenta della maledizione dei numero uno: “Quelli meravigliosi ti fanno sempre male / quelli meravigliosi rovinano sempre tutto”, probabilmente includendo anche se stesso nella rappresentazione.

    Un punto importante nella psicologia di Prince, del resto, è sempre stato il rapporto con gli altri, che si trattasse di sentimenti o di creatività, per come includeva le questioni della sopraffazione e della gelosia, dell’onnipotenza e dell’assolutismo. Non sorprende perciò ritrovare lo stesso titolo “The Beautiful Ones” sulla copertina dell’autobiografia di Prince, appena uscita incompleta e postuma (da Harper Collins Usa ma già dal 14 novembre in edizione italiana), comunque preziosa per penetrare nella labirintica personalità dell’artista.

    Nella lunga nota introduttiva, il giovane editor Dan Piepenbring, che ha curato il libro, racconta come Prince stesse affrontando quel cimento con particolare impegno e di come l’avesse scelto per coadiuvarlo, mandando l’autista Kim a prenderlo con la limousine d’ordinanza. Il progetto che aveva in mente era tutt’altro che semplice: non compilare un’autobiografia per dirimere e celebrare, ma lavorare, quasi sadicamente, su quell’idea di “mistero” che l’ha sempre circondato e a cui ha dedicato le più amorevoli cure. Sentiva il bisogno di dire di più di sé, mostrare angoli insospettabili della sua personalità, ma solo per convincere il lettore d’essere al cospetto dell’artista definitivo. Peccato che non avesse fatto i conti col bizzarro destino farmacologico nel quale stava per incappare, appena tre mesi dopo aver fatto la conoscenza con il suo biografo, nel frattempo era stato opportunamente parcheggiato in un motel a poca distanza da Pasley Park, la mansion di Prince, con l’ordine d’essere a disposizione ogni volta che fosse giunta “la chiamata”. Così, la parte veramente autobiografica del libro si ferma al punto in cui Prince e il suo scrivano arrivano al momento dell’improvvisa dipartita: la sua infanzia e l’adolescenza, della quale non aveva mai parlato in pubblico, trasformandole nell’ennesimo enigma.

    Invece ecco le foto di famiglia, i ricordi del padre jazzista, ecco rivelato il segreto della provenienza di quel suo esagerato, compulsivo, isterico gusto estetico, che si ritrova identico nelle istantanee di sua madre, che doveva essere un gran soggetto. Papà e mamma si vestivano per andare a fare i fighetti in città e lasciavano Skipper (il suo nomignolo da piccolo) da solo a fantasticare: presto sarebbe arrivato il suo momento, sarebbe stato il più ganzo del quartiere e le ragazze se lo sarebbero conteso. Per chi ha amato Prince e si è perduto a cercare di risolverne il rompicapo, sono pagine preziose: il suo primo bacio, la sua precoce insofferenza per tutto quel bianco che vedeva in tv, dove nessun eroe aveva mai la pelle nera, le convulsioni di cui soffriva. Poi lo choc del divorzio dei suoi, il sogno che si frantuma, il trasferimento a casa dello zio, un altro musicista, il bassista Andre Cymone. E tutta quella musica che cominciava a ronzargli in testa: JB, Aretha, Ray, Marvin. Una teenage life che somiglia a un conto alla rovescia per l’eccezionalità, eppure immersa in una provinciale normalità. Nel ’77, a 19 anni, Prince firma il primo contratto discografico: suo zio suona ancora il basso con lui, e lui ha raggiunto una statura sufficiente per non incorrere in troppi sfottò. Si spalancano le porte del successo. Qui, d’improvviso, il racconto s’interrompe, anche se l’efficiente Piepenbring s’affanna a mettere in fila un po’ di materiali rari. Ma provate a pensare che sia bellissimo così: il racconto di sé limitato al sofferto e folgorante inizio, quando tutto deve ancora succedere. Morendo senza preavviso, Prince ha creato un’altra gemma di originalità: si è descritto dicendo pochissimo e lasciando oscuro il più. Basta per avere nuova materia su cui continuare a elucubrare attorno al suo contortissimo genio.
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    Il Dominio musicale di Michael Jackson negli anni


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    È stato creato un video per mostrare una cronologia degli artisti musicali più popolari dal 1969 al 2019, classificata in base alle vendite discografiche certificate annuali. I numeri sono un calcolo di provenienza da tutto il mondo e adeguati alla media finale dei dodici mesi.

    I dati servono come indicatore di popolarità attraverso diversi fattori, come vendite di album, passaggi in radio, vendite digitali e frequenza di streaming online.

    Quello che ci mostra chiaramente è quanto Michael Jackson abbia dominato l'industria musicale per ben 17 anni. Dall'inizio del 1980 (4 mesi dopo l'uscita di "Off the Wall"), fino alla fine del 1997 (una volta terminato l' "HIStory World Tour"), Michael rimase in prima o seconda posizione, anche negli anni in cui non rilasciava alcuna musica nuova " ! Con un picco a metà degli anni '80 mostra come sia in testa alla classifica.

    Un grafico assolutamente affascinante da guardare!




    ORIGINAL SOURCE
3948 replies since 8/2/2010
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