Marcos Cabotà : "La Verità non ha bisogno di 4 ore"

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    "The King of Pop"

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    Marcos Cabotà : "La Verità non ha bisogno di 4 ore"



    FONTE - Pagina Sociale: Michael Jackson in my Heart & in my soul

    «Mi vergogno un po’ a scrivere questo post, perché non avrei mai pensato che si sarebbe arrivati a parlare del tema fino a tal punto. Più divento adulto, più mi sento riservato su tutte le esperienze che ho vissuto in passato.
    Quindi, se decido di sfogarmi ora, è soltanto perché penso sia giusto mettere tutte le carte in tavola prima che la gente possa “giocare la partita”.

    Ho la fortuna di appartenere a un gruppo di ammiratori (sparsi in tutto il mondo) che hanno avuto il privilegio di stare vicini a Michael Jackson. Siamo stati innumerevoli ore insieme a lui, condividendo esperienze ed accompagnandolo giorno per giorno.
    Abbiamo viaggiato con lui, siamo stati a casa sua, ci siamo scritti lettere, ci ha dato i biglietti dei suoi concerti, abbiamo assistito alle prove, abbiamo festeggiato insieme i compleanni, ci ha espresso le sue preoccupazioni e noi gli abbiamo confessato le nostre.

    C’è sempre stato un rapporto sincero, per tutti gli anni in cui è durato (e non sono stati pochi). Con il passare del tempo, abbiamo iniziato ad allacciare rapporti con la cerchia di persone a lui vicine. La famiglia e gli amici più intimi. Tra loro, anche alcuni dipendenti, il personale degli studi e della sua casa, musicisti, tecnici, ballerini e tutti i tipi di collaboratori e amici che lo hanno accompagnato nei tour. Molti di loro trascorrevano con lui 24 ore al giorno, vivevano anche per intere stagioni nel suo ranch.

    Ad oggi siamo ancora tutti in contatto, collegati grazie al web. Amiamo scambiarci i racconti delle esperienze vissute insieme a Michael, o semplicemente ascoltare direttamente le storie dei suoi amici più stretti. Saremo centinaia. Centinaia di persone che hanno conosciuto perfettamente lo stesso essere umano, a 360 gradi, e NESSUNO di noi ha MAI visto nulla che gli facesse sospettare che Michael potesse comportarsi in modo sbagliato. MAI.
    Sottolineo che la maggior parte di noi (per non dire tutti) è composta da persone perbene. Normali. Dotate di buonsenso. Siamo in grado di capire cosa sia un reato, e in nessun caso saremmo partecipi o complici di qualcuno che avesse commesso una simile barbarie.

    Dopo le ultime notizie sui due individui (adulti) i quali, all’improvviso, si sono ricordati che Michael avrebbe abusato di loro quando erano bambini, tutte le persone che erano con Michael, soprattutto quelle più vicine a lui, si sono esposte e hanno espresso i loro sentimenti di fronte a un tema così delicato. La risposta è stata unanime: mentono.

    Al tempo, nel corso dei nostri viaggi per incontrare Michael, molti di noi hanno conosciuto questi due individui, e l’unico motivo per cui si trovavano lì erano le ambizioni economiche e il desiderio di apparire al di sopra degli altri.
    Due adulti che fino ad appena qualche anno fa lo difendevano a spada tratta, chiedevano favori alla sua famiglia e ai suoi amici. E che, all’improvviso, dopo la sua morte, denunciano i suoi successori chiedendo un risarcimento milionario. Azione respinta dal Giudice per “incoerenza assoluta” delle loro testimonianze.
    Due adulti che, nonostante Michael sia stato dichiarato innocente dopo un tentativo di estorsione giuridicamente dimostrato, hanno cercato di sfruttare la propria situazione per creare un documentario che non dimostra nulla di ciò che insinuano.

    Un documentario che loro stessi hanno prodotto e dalle cui vendite traggono gran parte dei benefici. Un documentario che ha bisogno di 4 ore per provare a convincerti di una storiella che hanno inventato, senza apportare una sola prova. Come dice un mio amico, “se hai la verità in mano, non hai bisogno di 4 ore”.
    Un documentario che chiunque dei miei amici che abbia trascorso un po’ di tempo con Michael avrebbe potuto fare, ma la cui coerenza e moralità impediscono di realizzare una cosa simile. Di mentire per soldi.

    È incredibile fin dove l’essere umano possa spingersi. Siamo tanto sorpresi quanto delusi da queste persone. E spaventati nel renderci conto di quanta strada possa fare una bugia.
    Nel tentativo di ricordare il vero Michael, apro i miei cassetti e trovo tantissime foto, lettere, autografi e ogni genere di ricordo mio e dei miei amici di quegli anni trascorsi accanto a lui. Guardo le foto e incontro il suo viso. Non vedo un delinquente, semplicemente perché lui non lo è mai stato. Non è un caso che tutte le persone che hanno conosciuto Michael Jackson difendano la sua innocenza e che tutti quelli che ritengano sia colpevole non abbiano mai scambiato nemmeno una parola con lui.

    Riflettiamo attentamente sui prodotti che consumiamo e sulla credibilità che gli diamo. Cerchiamo di essere più intelligenti».
    - Marcos Cabotà Samper, regista -
     
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