Robson - Safechuck : The Great Pretenders

"Leaving Neverland" Lies

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    Michael Jackson: i dubbi sul documentario "Leaving Neverland"




    Gabriele Antonucci - 3 marzo 2019
    PANORAMA

    A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 25 giugno del 2009 a causa di una dose eccessiva di Propofol somministrata colposamente dal suo medico curante Conrad Murray (poi condannato a quattro anni di reclusione), continua a non esserci pace per Michael Jackson, da molti considerato il più grande performer di sempre.

    Il 25 gennaio, al Sundance Film Festival di Park City (Utah) è stato proiettato in anteprima un documentario incentrato sui presunti abusi sessuali che Michael Jackson avrebbe perpetrato nei confronti di due bambini di 7 e 10 anni, oggi trentenni: Wade Robson e James Safechuck.

    Intitolato Leaving Neverland, il documentario di 233 minuti è stato diretto da Dan Reed, un regista che già in passato si era occupato di questa tematica con il docu-film "The Pedophile Hunters" ("I cacciatori di pedofili").

    Alcuni fan del cantante hanno protestato davanti all'Egyptian Theatre di Park City, mostrando cartelloni con le scritte "Innocente" e "Cercate la verità".

    Il documentario sarà trasmesso il 3 e il 4 marzo, in due episodi sulla pay tv HBO in Usa e il 6 e il 7 marzo su Channel 4, alla tv britannica.

    Considerando che il 25 giugno 2019 ricorreranno i 10 anni dalla morte del Re del Pop, Leaving Neverland, a partire dalla sospetta tempistica e dai nomi dei due protagonisti, appare come l'ennesima occasione per gettare fango nei confronti di una persona morta che, come tale, non può replicare a queste terribili accuse.

    Il documentario, tralasciando l'aspetto "artistico", da un punto di vista cinematografico (oltre che etico) lascia davvero perplessi: intervistare solo i due protagonisti e i loro stretti familiari, con primi piani, lacrime di prammatica e musichette d'atmosfera, non offre quella pluralità di voci e quell'approfondimento che sono elementi indispensabili a ogni documentario degno di questo nome.

    Inoltre, a fronte di accuse gravissime, appare davvero incredibile che il regista non si sia premurato di ascoltare o di riportare la versione dei fatti di uno dei rappresentanti legali o della fondazione che cura gli interessi di Jackson: il diritto alla difesa, in caso di accuse penalmente rilevanti, è costituzionalmente garantito in ogni stato occidentale, in Usa come in Italia.

    Dal lungometraggio, di una durata parossistica (4 ore!), non sono emerse prove concrete, che diano credibilità alle testimonianze, ma solo uno sfilacciato taglia e cuci di immagini e dichiarazioni il cui unico obiettivo è screditare Michael Jackson.

    Insomma, Leaving Neverland, più che un documentario, sembra un perfetto esempio di "mockumentary", un particolare genere cinematografico che simula lo stile e il procedimento documentaristico, celandovi la costruzione di una fiction, a cavallo tra lo scandalistico e il fantastico.

    Marcos Cabotà, un regista presente alla prima, ha stroncato Leaving Neverland, dandogli 1 su 10 come voto:
    "Dopo aver assistito alla prima, è evidente che si tratti di un mockumentary (documentario di fantasia) invece di un documentario. Non riesco a credere a una sola parola delle due "vittime". Cattiva recitazione. A volte, vergognosa. La regia e i testi sono addirittura peggio. 1/10".

    Il nipote Taj Jackson, membro dei 3T, ha promosso una campagna di crowdfunding per la realizzazione di un film-verità come risposta a quello di Dan Reed, per difendere la reputazione dello zio. Servono almeno 777.000 dollari (circa 681.000 euro): al momento le donazioni ammontano a 30.000 dollari.

    Dopo alcuni giorni di riflessione, il 28 gennaio è arrivata una lunga e articolata dichiarazione dei familiari di Jackson:
    «Michael Jackson è nostro fratello e nostro figlio. Siamo furiosi per il fatto che i media, senza uno straccio di prova o un singolo pezzo di indizio materiale, abbiano scelto di credere alla parola di due bugiardi conclamati invece che a quella di centinaia di famiglie e amici in tutto il mondo che hanno trascorso del tempo con Michael, molti di loro a Neverland, e che hanno sperimentato la sua leggendaria gentilezza e generosità globale.
    Siamo orgogliosi di ciò che Michael Jackson rappresenta.

    Le persone hanno sempre amato perseguitare Michael. Era un bersaglio facile perché era unico. Ma Michael fu sottoposto a un'indagine approfondita che incluse un raid a sorpresa a Neverland e in altre proprietà, nonché un processo davanti a una giuria in cui Michael venne considerato COMPLETAMENTE INNOCENTE. Non c'è mai stato uno straccio di prova di nulla. Eppure i media sono ansiosi di credere a queste bugie.

    Michael ha sempre rivolto l'altra guancia, e anche noi abbiamo sempre rivolto l'altra guancia quando le persone hanno perseguitato i membri della nostra famiglia - questo è lo stile dei Jackson. Ma non possiamo semplicemente stare fermi di fronte a questo linciaggio pubblico e alla persecuzione da parte di avvoltoi e altri che non hanno mai incontrato Michael.
    Michael non è qui per difendersi, altrimenti queste accuse non sarebbero state fatte.

    I creatori di questo film non erano interessati alla verità. Non hanno mai intervistato una sola anima che conoscesse Michael, tranne i due spergiuri e le loro famiglie. Questo non è giornalismo, e non è giusto, eppure i media continuano a diffondere queste storie.

    Ma la verità è dalla nostra parte. Fate le vostre ricerche su questi opportunisti. I fatti non mentono, le persone sì. Michael Jackson era e sarà sempre al 100% innocente da queste false accuse.
    La famiglia Jackson».



    Jermaine Jackson, durante la trasmissione "Good Morning" condotta da Susanna Reid e Piers Morgan, è scoppiato in lacrime mentre difendeva suo fratello dalle accuse del documentario proiettato al Sundance Festival, dichiarando: «Ciò che la gente non sa è che Wade Robson ha cambiato la sua versione dei fatti, quella che aveva raccontato sia prima che dopo la morte di Michael.

    Dopo essere stato escluso dallo spettacolo del Cirque du Soleil dedicato a MJ, se n'è andato in giro a cercare un contratto di pubblicazione per il suo libro sui presunti abusi, che nessun editore ha mai neanche considerato.

    Ha citato in giudizio l'Estate di MJ per 1,5 miliardi di dollari, ma è stato sbattuto fuori dal tribunale. Dunque, tutto ciò che gli rimaneva da fare era un documentario. Così si è messo di fronte a una telecamera con un gruppo di persone e ha vomitato tutte queste assurdità.

    La nostra famiglia è stanca, siamo molto stanchi. Lasciate riposare quest'uomo, ha fatto tanto per il mondo, lasciatelo riposare.

    Abbiamo perso Michael, abbiamo perso nostro padre, siamo ancora in lutto. Abbiamo perso molto, lasciateci soli, lasciatelo in pace, lasciatelo riposare, merita di riposare.

    Sono sicuro al mille per cento dell'innocenza di Michael. È stato giudicato da una giuria e assolto da tutto ciò perché non c'era alcun indizio concreto. Non c'era niente lì. Non esiste alcuna verità in questo documentario.

    Viviamo in un'epoca in cui le persone possono dire qualsiasi cosa e viene accolta come verità. Sotto giuramento, Robson ha detto ciò che ha detto, ma si preferisce credere a un documentario.

    Se agiremo per vie legali? Sono cose che riguardano la sua Estate».



    Dopo la prima al Sundance Festival, non si è fatta attendere la reazione dell'Estate di Jackson, che ha denunciato le affermazioni contro il cantante e il documentario nel suo complesso.

    "Leaving Neverland" non è un documentario, è una sorta di assassinio del personaggio tabloid che Michael Jackson ha sopportato nella vita, e ora nella morte. Il film tratta accuse non provate per cose presumibilmente successe 20 anni fa e le tratta come fatto.
    Queste affermazioni sono state la base di querele depositate da questi due bugiardi, che sono state in via definitiva respinte da un giudice. I due accusatori avevano (in precedenza) testimoniato sotto giuramento che questi eventi non si sono mai verificati.
    (Nel film) non hanno fornito nessuna prova evidente e assolutamente nessuna prova a sostegno delle loro accuse, il che significa che l'intero film si basa esclusivamente sulla parola di due spergiuri.

    E' significativo che il regista abbia ammesso al Sundance Film Festival di aver limitato le sue interviste solo a questi accusatori e alle loro famiglie. Nel farlo, ha intenzionalmente evitato di intervistare numerose persone che, nel corso degli anni, hanno trascorso un tempo significativo con Michael Jackson e hanno inequivocabilmente dichiarato che ha sempre trattato i bambini con rispetto e non ha fatto loro nulla di male.
    Scegliendo di non includere nessuna di queste voci indipendenti che potrebbero sfidare la narrazione che era determinato a vendere, il regista ha trascurato di fare la verifica dei fatti realizzando così una narrazione così palesemente unilaterale che gli spettatori non avranno mai nulla di vicino ad un ritratto equilibrato.

    Per 20 anni, Wade Robson ha negato in tribunale e in numerose interviste, anche dopo la morte di Michael, di essere stato vittima e ha dichiarato di essere grato per tutto quello che Michael aveva fatto per lui.
    La sua famiglia ha beneficiato della gentilezza di Michael, della generosità e del sostegno alla sua carriera fino alla morte di Michael. A prescindere da "Leaving Neverland", occorre considerare il fatto che quando a Robson è stato negato un ruolo in una produzione di Cirque du soleil a tema Michael Jackson, sono improvvisamente emerse le sue accuse di molestie.

    Siamo estremamente solidali con qualsiasi effettiva vittima dell'abuso di minori. Questo film, però, fa un disservizio a quelle vittime. Perché nonostante tutte le false smentite fatte che qui non si tratta di soldi, si è sempre parlato di soldi - milioni di dollari - risalente al 2013 quando sia Wade Robson che James Safechuck, che condividono lo stesso studio legale, hanno lanciato senza successo le loro affermazioni contro la Estate di Michael.

    Ora che Michael non è più qui per difendersi, Robson, Safechuck e i loro avvocati continuano i loro sforzi per raggiungere la notorietà e per essere pagati coprendolo con le stesse accuse di cui una giuria lo ha trovato innocente quando era vivo" (The Estate of Michael Jackson)



    L'Estate ha annunciato di avere fatto causa alla HBO, non solo distributore ma anche coproduttore di "Leaving Neverland", poiché nel 1992 la stesso canale stipulò un accordo per la messa in onda del concerto "Live From Bucharest", che diventò lo speciale più visto nella storia di HBO. Nell'ambito di tale accordo, la HBO accettò disposizioni non denigratorie che restano in vigore, quindi la società è accorsa in una violazione del contratto.

    L'Estate ha lanciato una controprogrammazione il 3 e il 4 marzo, negli stessi giorni e fasce orarie in cui HBO trasmetterà "Leaving Neverland", quando verranno pubblicati sul canale Youtube di MJ i concerti "Live in Bucharest" e "Live at Wembley", gli unici ufficialmente in commercio.

    Disponibili per un periodo di tempo limitato, il "Live in Bucharest" (Dangerous World Tour, 1º ottobre 1992) sarà online dalle 8:00 pm del 3 Marzo (le 2:00 in Italia), mentre il "Live at Wembley" (Bad World Tour, 16 Luglio 1988) dalle 8:00 pm del 4 Marzo (le 2:00 in Italia).

    I due concerti vanno ad aggiungersi al "Michael Jackson's This Is It" che, non a caso, proprio in questi giorni è disponibile on demand su Netflix.

    L'emittente pubblica britannica BBC ha annunciato "Michael Jackson The Rise and Fall", un nuovo documentario dedicato al Re del Pop e alternativo a "Leaving Neverland"

    Diretto dal giornalista investigativo Jacques Peretti, il documentario racconterà i momenti più significativi della vita di Michael Jackson: dall'infanzia a Gary alla carriera con i Jackson 5, dai giorni dello Studio 54 alla nascita del Neverland Ranch, fino al "This Is It".

    Verrà affrontato anche il tema delle accuse, ma con l'approccio scientifico tipico di Peretti, che al Re del Pop ha già dedicato tre documentari: “What Really Happened”, “Michael Jackson’s Last Days: What Really Happened” e “Michael Jackson’s Secret Hollywood”.


    «Peretti è uno dei più importanti esperti di Michael Jackson e della sua turbolenta vita ed eredità», ha dichiarato Patrick Holland, direttore di BBC Two, dove l’emittente britannica ha intenzione di trasmettere il documentario.

    «Quando è venuto da noi con l’idea di riesaminarlo a dieci anni dalla morte, siamo stati immediatamente conquistati dal progetto. Sapevamo che non si sarebbe tirato indietro rispetto alle controversie che lo circondano».


    Inoltre l'Estate ha rilasciato una lunga lettera di ringraziamento ai fan di Michael Jackson, che in questi giorni si sono prodigati in tutto il mondo per far conoscere la verità.

    "Quando, il 9 Gennaio, apprendemmo per la prima volta dell'esistenza di 'Leaving Neverland', fu inconcepibile per noi - e probabilmente anche per voi - che dietro a tutto questo ci fosse una società rispettata come la HBO. Davamo per scontato che i valori aziendali della HBO riflettessero un impegno rivolto all'equità, all'onestà e all'integrità. Purtroppo, ci sbagliavamo.

    'Leaving Neverland' non è altro che un'imboscata premeditata, annunciata all'ultimo momento al Sundance Film Festival nell'ambito di un raggiro durato due anni, e tenuto segreto per sfuggire al controllo della famiglia, dell'Estate, degli amici, dei soci e dei fan di Michael.

    Quando il film venne annunciato, la HBO cercò anche di tenere nascosti i nomi dei due accusatori, diffondendoli malvolentieri soltanto dopo che, tramite la nostra prima dichiarazione pubblica, rivelammo l'identità di quei due querelanti falliti che ben conosciamo.

    L'obiettivo della HBO è ovvio: vuole silenziare le voci di tutti coloro che parlerebbero in difesa di Michael Jackson, che conoscono la mancanza di credibilità di queste accuse e la personalità degli individui che le espongono.

    Grazie a tutti voi, HBO e il suo regista non sono stati in grado di evitare - come speravano di fare - che la luce della verità illuminasse le menzogne di questo film.

    Vogliono che nessuno noti la sua natura assolutamente unilaterale. Vogliono che non si sappia che il regista, in due anni, non ha cercato di contattare nessuno a parte i due soggetti e le loro famiglie, neanche coloro che ha diffamato e che sarebbe stato moralmente ed eticamente obbligato a contattare.

    HBO vuole che nessuno sappia di come i soggetti in questione abbiano ripetutamente ritrattato la loro versione dei fatti, rilasciato falsa testimonianza e agito per motivazioni finanziarie tenute nascoste al pubblico.
    Piuttosto, HBO spera di eludere 'Leaving Neverland' da un rigoroso controllo dei fatti e dalla credibilità che avrebbe dovuto richiedere al suo regista.

    Ma la vostra tenace passione nel difendere Michael di fronte a tale disonestà ha trafitto la mancanza di trasparenza della HBO. Ciò è fonte di ispirazione e commozione, e ve ne siamo grati.

    HBO e il suo partner Channel 4 vogliono distogliere l'attenzione dal fatto di stare attaccando un uomo innocente che non è più con noi per difendersi, e si sentono in diritto di farlo solo perché non possono essere ritenuti legalmente responsabili della diffamazione di una persona deceduta.

    HBO continua a ripetere che l'equità sia irrilevante, aggiungendo la falsa e assurda affermazione che il suo film non riguardi Michael Jackson.
    Parliamoci chiaro: riguarda interamente Michael Jackson. Lo stesso Michael Jackson che, solo 14 anni fa, fu giudicato in un tribunale e dichiarato unanimemente innocente su tutti i fronti da una severa giuria.

    Ma nel tribunale di HBO non esiste giuria, non c'è l'opportunità di esaminare i testimoni e nessuna difesa; solo una convinzione predeterminata su un uomo innocente da parte di un regista intenzionalmente raccapricciante, che si è auto-proclamato giudice e giuria.

    E piuttosto che lasciare che le persone valutino tutte le prove e decidano autonomamente se i soggetti stiano mentendo o dicendo la verità, HBO dà in pasto agli spettatori la trama del suo regista, senza concedere spazio - in quattro ore - neanche a una scintilla delle innumerevoli prove in contrasto con le sue tesi.

    Durante la sua vita, Michael Jackson è stato travolto da un'ondata di malignità che nessun artista della sua generazione è mai stato costretto a sopportare.

    Come scrisse profeticamente James Baldwin nel 1985, quando Michael era reduce dal fenomeno globale di 'Thriller', «La cacofonia su Michael Jackson è affascinante in quanto non riguarda affatto Jackson. Spero che abbia il buon senso di capirlo e la fortuna di strappare la sua vita dalle fauci di un successo carnivoro. Non sarà perdonato facilmente per aver cambiato così tante carte in tavola, per aver dannatamente ottenuto il massimo possibile. L'uomo che sbancasse il casinò di Monte Carlo non sarebbe nulla in confronto a Michael».

    Purtroppo i suoi figli, dopo aver perso il loro padre, hanno dovuto sopportare ripetutamente l'ulteriore dolore derivante da questi raccapriccianti pettegolezzi da tabloid, sia durante il processo penale all'uomo responsabile della sua morte, sia per le affermazioni dei due individui presenti in questo film.

    Nonostante la stampa abbia diffuso le accuse denunciate nel film come se fossero fresche e nuove, in realtà sono sei anni che i due individui raccontano ai media queste stesse accuse false e oscene, più della metà del tempo trascorso dal decesso di Michael.

    Ma avendo deviato la credibilità di HBO, tutto ciò che hanno adesso è soltanto una piattaforma più potente, una colonna sonora, scene riprese da un drone, un abile montaggio e un budget promozionale da svariati milioni di dollari. Ciò che non possono comprare è la verità. I fatti non mentono, le persone sì.

    Nei sei anni trascorsi da quando queste false accuse vennero presentate per la prima volta, la musica e l'eredità di Michael hanno prosperato per una semplice ragione: non si può mettere a tacere Michael Jackson.
    Il suo genio e il suo talento artistico sono senza tempo, e la sua resilienza prevale sempre.

    Continueremo a combattere le infondate rivendicazioni dei suoi accusatori, perché lui è innocente. La sua eredità è più forte di due individui che reclamano centinaia di milioni di dollari dopo averlo difeso per anni, e le cui simili rivelazioni sollevano innumerevoli domande sulla loro tempistica e sulle loro motivazioni.

    La reiterata disonestà, dalla falsa testimonianza all'occultazione delle prove, dice tutto sulla loro mancanza di credibilità, che quattro ore di 'Leaving Neverland' cerca in tutti i modi di colmare.

    Infine, è importante ricordare ciò che Michael disse nel 1994, quando fu invitato ai NAACP Image Awards. A quel tempo, la persecuzione implacabile che lo avrebbe inseguito per il resto della sua vita, era iniziata. Parlando al pubblico, reclamò con forza il diritto di tutti noi alla presunzione di innocenza.

    «Non mi ero mai preso del tempo per capire l'importanza di questo ideale fino ad ora», disse Michael, «fino a quando non sono diventato vittima di false accuse, e della volontà altrui di credere e cavalcare il peggio prima di avere la possibilità di ascoltare il verità. Perché non solo sono presumibilmente innocente, io sono innocente. E so che la verità sarà la mia salvezza». (L'Estate di Michael Jackson)



    Vediamo più da vicino chi sono i protagonisti del documentario.

    Wade Robson e James Safechuck erano due bambini che frequentavano Neverland, la casa di Michael Jackson dal 1988 al 2005, nella contea di Santa Barbara, in California, a circa 150 miglia da Los Angeles.

    La proprietà era composta da 22 strutture e da un terreno di quasi 1.300 ettari contenente una villa con 6 stanze da letto e 30 posti letto medici in cui i bambini con gravi patologie potevano ricevere cure e vedere film sul maxischermo, uno zoo, un parco giochi, una stazione ferroviaria, una piscina, un campo da tennis e uno da basket, una sala cinematografica da 50 posti e due laghi artificiali.

    Neverland non era la sordida cornice dove avevano luogo i suoi incontri proibiti, come molti media hanno lasciato intendere, ma un posto che accoglieva per un breve periodo bambini gravemente ammalati (anche terminali) e le loro famiglie, regalando loro attimi di gioia e divertimento.

    Neverland era sempre pieno di persone, quindi non si capisce davvero come il cantante possa aver commesso degli abusi con decine di occhi costantemente puntati su di lui, tra cui quelli dei genitori degli ospiti.


    L'attore Macaulay Culkin ha parlato recentemente del suo rapporto con Michael Jackson durante il podcast "Inside of You" condotto da Michael Rosenbaum: «Alla fine, è piuttosto facile dire che [il nostro rapporto] fosse strano o altro, ma non lo era perché aveva un senso. In sintesi, eravamo amici. So che per chiunque altro possa sembrare chissà cosa, ma per me era solo una normale amicizia. Le accuse contro Michael sono assolutamente ridicole».

    Alfonso Ribeiro, famoso in tutto il mondo per il ruolo di Carlton Banks nella sit-com "Willy, il principe di Bel-Air", ha dichiarato: «Non mi importa cosa dica la gente, non crederò mai che Michael abbia fatto ciò di cui lo hanno accusato. Sono stato anch'io un bambino di 12, 13, 14 anni. Ho conosciuto Michael, sono uscito con lui e mai niente di simile si è verificato. Non è mai successo nulla di discutibile. Io semplicemente non ci credo».

    Tesi confermate dal sound engineer Rob Hoffman, uno che Michael lo conosceva da vicino: "Ho passato quasi 3 anni lavorando con lui, e non ho mai messo in discussione la sua morale, non ho mai creduto in nessuna delle accuse che gli sono state fatte.
    E a quel tempo non ero nemmeno un suo fan. L'ho visto interagire con i figli dei suoi fratelli, i figli degli altri e, a un certo punto, anche con i figli della mia ragazza.
    Ho passato una intera giornata a Neverland con loro. Michael è un essere umano davvero incredibile, sempre alla ricerca di un modo per migliorare la vita di tutti i bambini. Ogni fine settimana a Neverland venivano ospitati gruppi diversi di bambini - bambini con AIDS, bambini affetti da cancro, ecc... E il più delle volte Michael non era neanche lì".


    Stessa opinione di Bill Whitfield, bodyguard di Jackson dal 2006 al 2009: “Quando trascorri 3 anni con qualcuno come bodyguard personale, loro si fidano e dipendono da te. Puoi vedere il loro vero carattere, la loro anima e il cuore. Il signor Jackson che conoscevo so che non avrebbe mai potuto fare o pensare una cosa simile, non avrebbe mai abusato o fatto del male a un bambino. Lui non era così . Era un bravo ragazzo e non perché lo penso io ma perché lo so”.


    Curioso come centinaia di bambini abbiano frequentato Neverland, ma soltanto quattro abbiano accusato di abusi Michael Jackson: Jordan Chandler, Gavin Arvizo, Wade Robson e James Safechuck.

    E che solo loro gli abbiano intentato cause milionarie, spesso molti anni dopo.



    ........................... continua.

    Edited by ArcoIris - 6/3/2019, 16:54
     
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    Michael Jackson: i dubbi sul documentario "Leaving Neverland"

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    Chi è l'accusatore Wade Robson
    Il ballerino e coregrafo Wade Robson, che in passato ha lavorato con Britney Spears ed è apparso nelle serie "So You Think You Can Dance" su Fox, fu chiamato a testimoniare nel 2005 nel processo Arvizo, negando allora con decisione che Jackson lo avesse mai infastidito e affermando sotto giuramento che "mai niente di inappropriato era accaduto con il Signor Jackson".

    Thomas Mesereau, il brillante legale che difese Michael Jackson, scelse come primo testimone per la difesa di Jackson lo stesso Wade Robson, che ora sostiene di essere stato molestato da MJ quando era bambino.

    Nel 2005, Robson - come affermato da Mesereau - era «irremovibile» sul fatto che Jackson non gli avesse mai fatto nulla di male.


    Anche la madre e la sorella di Robson affermarono le stesse cose.
    I Robson volarono dall'Australia per il processo. Rimasero a Neverland, e Mesereau li interrogò ripetutamente.

    Mesereau, dopo la prima di Leaving Neverland, ha dichiarato:
    «Trovai Wade eloquente e simpatico. Difese strenuamente Michael. Sua madre e sua sorella lo sostennero con le loro dichiarazioni. Sul banco dei testimoni, Wade fu sottoposto a un pubblico ministero accanito. Sono scioccato dal fatto che abbia assunto una posizione così diversa rispetto a ciò che mi disse e che testimoniò in tribunale».

    Quando il cantante morì, il 25 giugno 2009, Robson scrisse sui social: "Michael Jackson ha cambiato il mondo e, più personalmente, la mia vita per sempre. Lui è il motivo per cui ballo, il motivo per cui faccio musica e uno dei principali motivi per cui credo nella pura bontà del genere umano.
    E’ stato un mio caro amico per 20 anni. La sua musica, il suo movimento, le sue personali parole di incoraggiamento e di ispirazione e il suo amore incondizionato vivranno per sempre dentro di me. Lui mi mancherà immensamente, ma so che ora è in pace e incanta il cielo con una melodia e un Moonwalk".


    L'Estate di Michael Jackson si fidò di lui e lo coinvolse nel 2012 nella lavorazione dello show del Cirque du soleil dedicato a Michael , il fortunato "Immortal", ma in seguito lo licenziò, insoddisfatta del suo lavoro.

    Nel 2013 Robson, quattro anni dopo la morte del Re del Pop, affermò ex abrupto di essere stato molestato quando era bambino da Michael Jackson e intentò due cause milionarie per risarcimento dei danni morali contro l'Estate del cantante per i presunti abusi.

    Nel 2017 due diversi collegi giudicanti rigettarono le accuse intentate per mancanza di prove.

    Secondo il giudice della Corte Superiore di Los Angeles Mitchell Beckloff, oltre all'insussistenza del fatto, il motivo alla base del rigetto delle accuse da parte del giudice è che Robson abbia atteso troppi anni per sporgere denuncia contro Jackson, addirittura il maggio del 2013, quasi 4 anni dopo la sua morte.

    Davvero singolare che, con questi precedenti ben noti alla stampa, il Sundance film festival, diretto dall'esperto Robert Redford, abbia accettato di proiettare un documentario che appare assai poco credibile, anche nella durata monstre di quasi quattro ore, in una ricerca fin troppo evidente della morbosità a tutti i costi.



    La verità sul rapporto di Jackson con i bambini
    Ma facciamo un salto indietro nel tempo al 1993, per capire meglio come sia nata la leggenda metropolitana della supposta pedofilia dell’artista, una brutta storia che si è autoalimentata nel tempo di veleni, sospetti e falsità, fino a distruggere di fatto la sua reputazione e, di conseguenza, la sua carriera.

    Jackson fu accusato per la prima volta nel 1993, all’apice del successo, da Evan Chandler, padre di un tredicenne, Jordan Chandler.

    L’amicizia tra suo figlio e il cantante fu inizialmente ben accolta da Evan Chandler, più interessato a una carriera di sceneggiatore a Hollywood che a quella di dentista.

    L’uomo cercò di sfruttare l’amicizia del figlio con il Re del Pop per ottenere finanziamenti per la realizzazione di quattro film, di cui aveva già scritto le sceneggiature, ma il cantante, su suggerimento dei suoi consiglieri, non cedette mai alle continue richieste di denaro.

    La prospettiva di veder sfumati i suoi sogni di gloria, unita alla gelosia per il rapporto sempre più solido tra Jordan e Michael, che l'aveva sostituito come figura paterna, convinse il dentista a mettere in piedi un piano ben congegnato per ottenere denaro dalla popstar, con l’accusa più infamante per un benefattore di bambini: quella di aver abusato sessualmente di suo figlio.

    Chandler senior chiamò un avvocato senza scrupoli, Barry Rothman, per intentare una causa per la custodia del figlio e, successivamente, per intavolare una lunga trattativa con i legali del cantante, avanzando una richiesta di venti milioni di dollari per risolvere la vicenda senza intentare una causa civile.


    Nel libro 'Redemption', Geraldine Huges, allora segretaria legale dell'avvocato Rothman, parlò senza mezzi termini di estorsione. "La mia posizione è che Michael Jackson sia innocente per quanto riguarda le accuse di molestie sessuali e mi baso su fatti che avvalorerò nel corso del libro", ha scritto la donna nell'introduzione del libro. "Ho visto comportamenti, ascoltato dichiarazioni e letto documenti che erano più rivolti a pianificare un elaborato piano di estorsione che a perseguire la giustizia".

    La vicenda si risolse con un accordo extragiudiziario con la famiglia, di cui in seguito lo stesso Jackson si sarebbe pentito, versando un assegno da 22 milioni di dollari per chiudere in fretta la questione su pressione della sua casa discografica, che non voleva ripercussioni sul tour in corso di Jackson.

    Il cantante spiegò così la sua decisione:
    "Ho chiesto ai miei avvocati se potevano garantirmi che sarebbe stata fatta giustizia. Mi hanno risposto che non c'è garanzia per ciò che un giudice o una giuria possono decidere. Perciò ho deciso che dovevamo fare qualcosa per mettere fine all'incubo. Io e i miei legali ci siamo riuniti e abbiamo preso la decisione unanime di chiudere il caso".

    L’avvocato dell'artista, Tom Meserau, ha confidato: “E’ vero che per lui erano spiccioli, ma fu un errore gravissimo, creò un precedente e qualcuno deve aver pensato, perché lavorare se si possono estorcere quattrini a Jackson? Michael fu consigliato male dal suo staff, la cui unica preoccupazione era quella di perdere somme di denaro, magari essere costretti ad annullare gli spettacoli per via del processo”.


    Il processo Garvin Arvizo
    Ancora più infamanti le accuse rivolte anni dopo da Gavin Arvizo, un tredicenne che Jackson aveva aiutato a guarire dal cancro. Arvizo accusò il Re del Pop di abusi sessuali sull'onda dell’eco mediatica creata dallo speciale televisivo Living with Michael Jackson del giornalista britannico Martin Bashir, andato in onda il 3 febbraio.

    Un perfetto esempio di cattivo giornalismo, nel quale, con un sapiente taglia e cuci di immagini e di spezzoni di interviste, fu messo in cattiva luce l’ex bambino prodigio dei Jackson Five.

    Il processo iniziò il 31 gennaio 2005 e terminò il 13 giugno dello stesso anno, quando la giuria emise un verdetto unanime di "non colpevolezza" per tutti i quattordici capi d'accusa. La notizia dell’assoluzione di Jackson fu data dai media in modo fugace, per loro è sempre stato colpevole e, a quanto dimostrano gli ultimi accadimenti, lo è tuttora.


    Michael Jackson, che ha espresso tutta la sua rabbia nei confronti delle fantasiose ricostruzioni giornalistiche sulla sua vita privata nella corrosiva Tabloid Junkie, ha dichiarato: “La tecnica che usano i giornali è molto semplice: se continui a raccontare una bugia assurda, il lettore, a un certo punto, comincerà a pensare che sia vera”.

    La giornalista Aphrodite Jones seguì il processo per conto della Fox. Riteneva anche lei colpevole il Re del Pop, ma in seguito cambiò idea e scrisse nel 2007 un libro, dall'inequivocabile titolo 'Il complotto'. “Quando in quell’aula – rivela la giornalista – il giudice pronunciò per 14 volte non colpevole, guardai Jackson in faccia e mi resi conto che la sua espressione era quella di un uomo grato, soddisfatto che giustizia fosse stata fatta, perché non era colpevole. Lì cambiai idea”.

    Il cantante, pur sollevato da quelle terribili accuse, ne uscì distrutto dal punto di vista psicologico e artistico. Il suo fisico non ha retto a una dose eccessiva di Propofol, la sostanza che, incautamente somministrata dal suo medico curante Conrad Murray (condannato per omicidio colposo), l’ha ucciso il 25 giugno del 2009.


    L'eredità artistica del Re del Pop
    Oggi, a quasi 10 anni di distanza dal tragico evento, non c’è praticamente artista r&b contemporaneo, da Pharrell Williams a Robin Thicke, da Bruno Mars a Justin Timberlake, che non si ispiri apertamente al pop visionario e senza confini di Michael Jackson.

    Il suoi passi vengono insegnati nelle scuole di danza moderna, i suoi album, sia di repertorio che postumi, vendono ancora migliaia di copie e ogni anno il numero dei suoi fan cresce in modo esponenziale.

    Tutti sanno che appartiene a lui l’album più venduto della storia, il capolavoro 'Thriller', con cento milioni di copie (anche se alcuni sostengono che siano in realtà 66 milioni, comunque il primato non cambia), un numero che continua a crescere di anno in anno.

    Un record meno conosciuto, ma ancora più importante, è quello certificato dal Guinnes dei primati di maggior filantropo nello show business, con quasi quattrocento milioni di dollari donati in opere di beneficenza e di filantropia, in particolare ospedali e orfanotrofi.


    Ci auguriamo che il prossimo 25 giugno, decimo anniversario della morte del cantante, sia un giorno in cui sarà celebrata in tutto il mondo la genialità artistica di Jackson, senza sterili polemiche su accuse che sono già state ampiamente smentite nel corso di un processo.

    Gabriele Antonucci

    Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 00:34
     
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    MICHAEL JACKSON HA IL DIRITTO DI PROTEGGERE LA SUA REPUTAZIONE?


    di ALAN DERSHOWITZ (** L'autore del presente articolo è un giurista/opinionista e professore di diritto universitario, che gode di un'ottima reputazione negli Stati Uniti ed è molto rispettato**)

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    HBO non avrebbe mai mandato in onda un tale diabolico documentario sui presunti crimini di Michael Jackson se il cantante fosse ancora vivo. Il suo legale li avrebbe messi in guardia dal citare alcuni testimoni discutibilmente screditati per riciclare accuse già abbondantemente respinte in passato. Per lo meno, gli avvocati avrebbero consigliato alla rete di mantenere un certa obbiettività , comprendendo( nel docu) avvertimenti sulle cause precedenti e la credibilità dei testimoni.
    Ma poiché Jackson è morto, chiunque è libero di diffamarlo. La legge vigente, generalmente, richiede che gli individui diffamati debbano essere vivi per fare causa per diffamazione o calunnia. Questo è una falla nella protezione legale sulla reputazione che consente a tutti i generi di menzogne, anche fatte intenzionalmente, false accuse per guadagno finanziario o vendetta, di essere ampiamente diffuse sulle persone morte. Nel momento in cui qualcuno muore, la sua reputazione è in palio. Può essere devastato senza alcuna prova credibile e senza la possibilità di ricorso legale da parte dei propri cari o dei tutori del patrimonio del defunto diffamato. Questa stagione di caccia, sulle morti celebri, incoraggia lo sfruttamento delle loro memorie a scopo di lucro. Incoraggia anche i media a non preoccuparsi della ricerca della verità, specialmente quando le bugie vendono bene e la verità è noiosa.

    Questo non riguarda solo Jackson. Riguarda ogni americano a cui importa della sua reputazione e eredità. Mentre sei vivo, puoi combattere, personalmente o tramite i tuoi avvocati. Nel momento in cui muori, la tua reputazione diventa un terreno facile per ogni bugiardo, truffatore, tabloid o nemico vendicativo, e la stessa cosa vale anche per i ritratti che i media fanno su certe personalità. Possono dire tutto quello che vogliono su di te, senza paura di una causa per diffamazione. Ciò che non oserebbero dire mentre sei vivo, possono pubblicarlo impunemente non appena muori, o anche quando sei malato e sanno che non sopravviverai abbastanza a lungo per vincere una causa per diffamazione.

    Questa tattica di accanimento postumo non promuove la verità. Incoraggia la pubblicazione o la messa in onda di ciò che vende, e le bugie salaci vendono meglio di una verità attentamente verificata. Mi preoccupo di questo da quando sono stato accusato falsamente di cattiva condotta sessuale da due donne che non ho mai incontrato. Dal momento che mi hanno accusato con tanto di documentazione in tribunale, non posso denunciarle per diffamazione in base alla priorità e prerogativa della causa in se. Tuttavia, se dovessero dichiarare le accuse al di fuori dalla corte, ad esempio in televisione, in un'intervista, o in un libro di memorie, potrei e avrei il diritto di citarle in giudizio e confutare le loro storie inventate in tribunale. Questo è il motivo per cui si sono rifiutati di accusarmi in pubblico nonostante le mie ripetute sfide a farlo.

    Mentre vivo, posso rispondere alla corte dell'opinione pubblica e sottolineare il loro rifiuto di andare in campo aperto con le loro accuse. Posso presentarmi in tribunale per far valere i miei diritti, confutare le loro accuse e sanzionare i loro avvocati, come ho fatto con successo. Ma nel esatto istante in cui muoio, ogni spergiuro può andare in televisione e accusarmi falsamente senza paura di una causa. Una rete può fare un film senza presentare i risultati di un'indagine di un ex capo dell'FBI che ha dichiarato: "La totalità delle prove trovate durante l'inchiesta confuta le accuse". I loro avvocati, che hanno rifiutato il mio invito ad accusarmi in pubblico, possono dire tutto ciò che vogliono di me.

    C'è qualcosa di sbagliato in questa immagine. La tua reputazione postuma è importante quanto la tua reputazione in vita, forse ancor più per la famiglia e le persone care e per la tua eredità. Anche se la legge venisse cambiata per consentire alla persona di un defunto di citare in giudizio per diffamazione, la realtà è che sarebbe comunque difficile vincere perché il testimone chiave, che è l'individuo diffamato, non potrebbe prendere posizione. Ma almeno sarebbe possibile sfatare menzogne ​​palesi con prove documentarie e altri testimoni.

    Un tale cambiamento rischierebbe di ledere la libertà di parola? (** la legge fa riferimento al Primo Emendamento della Costituzione Americana**) Tutte le leggi sulla diffamazione rischiano un certo grado di censura. Questo è il motivo per cui esistono così alti ostacoli per le figure pubbliche che denunciano la diffamazione. Il querelante deve mostrare non solo che l'accusa è falsa, ma che è stata fatta con malizia, l'incurante disprezzo per la verità o la falsità dell'accusa. Ma queste barriere non sono insormontabili in casi eclatanti. Il primo emendamento ha bisogno di respiro, ma non è necessario incoraggiare le bugie deliberatamente, persino su personaggi pubblici morti. Il caso di Jackson dimostra la necessità di una riforma. La Proprietà di un individuo morto dovrebbe essere autorizzata a potersi esprimere legalmente su qualsiasi caso di diffamazione dolosa.




    Should Michael Jackson have the right to protect his reputation?


    HBO would never have aired its lurid documentary about alleged crimes of Michael Jackson if the singer were still alive. Its counsel would have warned against using some arguably discredited witnesses to recycle accusations that have been rejected in the past. At the very least, the attorneys would have advised the network to present some balance by including caveats on past challenges to the credibility of the witnesses.

    But because Jackson is dead, anyone is free to defame him. The current law generally requires that defamed individuals must be alive to sue for libel or slander. This is a gaping hole in the legal protection of reputation that allows all manner of lies, even intentionally false accusations made for financial gain or revenge, to be widely circulated about dead people. The moment that someone dies, his or her reputation is up for grabs. It can be savaged without any credible evidence, and without any recourse from the law by loved ones or the estate of the defamed deceased. This open season on dead celebrities encourages the exploitation of their memories for profit. It also encourages media to be unconcerned with seeking truth, especially when lies sell soap and nuanced truth is boring.

    This is not only about Jackson. It is about every American who cares about his or her reputation and legacy. While alive, you could fight back, either personally or through your attorneys. The minute you die, your reputation becomes fair game for every liar, con man, tabloid, or vengeful enemy, as well as for the unbalanced media portrayals. They can say anything they want about you without fear of a defamation suit. What they would not dare to say while you are alive, they can publish or air with impunity as soon as you die, or when you are deathly ill and they know you will not survive long enough to win a defamation suit.

    This tactic of posthumous piling on does not promote truth. It incentivizes publishing or airing what sells, and salacious lies sell better than carefully vetted truth. I worry about this myself since I have been falsely accused of sexual misconduct by two women I never met. Because they accused me in court documents, I cannot sue them for defamation under the litigation privilege. However, if they were to make the accusations outside of court on television, in an interview, or in a memoir, I could and would sue them and disprove their made up stories in court. That is why they have refused to accuse me in public despite my repeated challenges to them to do so.

    While alive, I can respond in the court of public opinion and emphasize their refusal to go on the open record with their accusations. I can move to have the court strike their allegations, and sanction their lawyers, as I have successfully done. But the moment I die, any perjurer can go on television and falsely accuse me without fear of a lawsuit. A network can make a film without presenting the results of an investigation by a former head of the FBI who said, “The totality of the evidence found during the investigation refutes the allegations.” Their lawyers, who have declined my invitation to accuse me in public, can say whatever they want about me.

    There is something wrong with this picture. Your posthumous reputation is as important as your living reputation, perhaps even more so to family and loved ones, and to your legacy. Even if the law were changed to allow the estate of a deceased person to sue for defamation, the reality is that it would be difficult to win because the key witness, which is the defamed individual, could not take the stand. But at least it would be possible to disprove blatant lies with documentary evidence and other witnesses.

    Would such a change chill free speech? All defamation laws do risk some degree of chill. That is why there are such high barriers to public figures suing for defamation. The plaintiff must show not only that the accusation is false, but that it was made with malice, the reckless disregard for the truth or falsity of the accusation. But these barriers are not insuperable in egregious cases. The First Amendment needs breathing room, but it does not require encouraging deliberate lies, even about dead public figures. The Jackson case demonstrates the need for reform. The estate of a dead individual should be allowed to prove any case of malicious defamation.


    ORIGINAL SOURCE

    Edited by ArcoIris - 28/5/2019, 03:39
     
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    La BBC non ha bandito le canzoni di Michael Jackson

    La notizia - riferita in origine dal britannico Times - del bando nei confronti della musica firmata dal Re del Pop da parte del network radiotelevisivo pubblico britannico in seguito alle denunce contenute nel controverso documentario "Leaving Neverland" è stata smentita dai vertici della stessa BBC.

    "Noi non mettiamo al bando gli artisti", ha spiegato a Variety un portavoce della British Broadcasting Corporation riguardo al presunto bando di Michael Jackson dalle frequenze del gruppo: "Consideriamo ogni canzone nel merito e le decisioni su cosa suonare sui nostri canali sono sempre prese con in testa il contesto nel quale operiamo e il tipo di pubblico al quale ci stiamo rivolgendo".

    Negli USA Cumulus Media, il secondo network radiofonico per grandezza dopo quello della NPR, ha lasciato libertà di coscienza alle singole emittenti circa la decisione di programmare o meno la musica di Jackson:
    "Non siamo né saremo mai a favore della censura", ha chiarito un portavoce del gruppo, "La decisione su cosa mandare in onda è una scelta che demandiamo ai direttori dei programmi delle singole emittenti, che sono incaricati di compiere le giuste scelte alla luce degli orientamenti delle platee alle quali si rivolgono".

    Secondo USA Today, invece, le tre principali stazioni di Montreal, il maggiore dei centri urbani in Quebec, in Canada, avrebbero tolto dalla propria programmazione i brani di Jackson in seguito alla messa in onda - da parte della HBO - di "Leaving Neverland".

    FONTE
     
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    Un riassunto dei principali problemi di credibilità di Robson e Safechuck

    di Charles Thomson



    Le prove che i media si rifiutano di mostrarti sugli accusatori di Michael Jackson


    Ho provato totale e assoluta vergogna per il mio settore mentre la copertura del programma televisivo su Michael Jackson è diventata sempre più disonesta e pericolosa. Ho lavorato nei media sin da quando ero un adolescente. Tutti i media sanno che questi due uomini sono bugiardi. Ma non va bene per i click o gli ascolti.

    Per cinque anni, questi uomini hanno citato in giudizio la proprietà di Michael Jackson per centinaia di milioni di dollari. Questa causa ha generato migliaia di pagine di atti giudiziari: testimonianze, mozioni, deposizioni e rivelazioni.
    Questi documenti pubblici DIMOSTRANO oltre ogni ragionevole dubbio che questi uomini mentono. Tutti i media sono a conoscenza di questi atti, ma si rifiutano di riferire i contenuti. Ho cercato di non riempire il mio feed di Facebook con post su questo, ma vi stanno mentendo da ogni parte.

    Quindi questo è il mio contributo al dibattito su Facebook - una lista di alcune delle informazioni sui registri pubblici che i media si rifiutano di dirti.

    • Entrambi gli uomini hanno difeso strenuamente Jackson, anche sotto giuramento, per decenni, e hanno deciso di essere stati molestati anni dopo la sua morte, quando erano entrambi in difficoltà finanziarie e hanno intentato una causa per ottenere centinaia di milioni di dollari. La causa è stata rigettata dal tribunale - due volte - ma gli uomini sono nel mezzo di un appello, dando loro un gigantesco motivo finanziario per mentire.

    • Da quando hanno presentato la loro causa, entrambi gli uomini hanno ripetutamente cambiato le loro storie, spesso raccontando versioni contraddittorie degli stessi eventi presunti. Ad esempio, Wade Robson ha raccontato almeno quattro storie completamente contraddittorie sulla prima volta che Jackson ha abusato di lui.

    • Durante la causa, Robson è stato sorpreso a mentire così sfacciatamente che il giudice ha respinto tutta la sua testimonianza dicendo che nessun giurato ragionevole avrebbe mai potuto credere al suo resoconto.

    • Tra il 2012 e il 2014, Robson ha scritto due bozze di memorie e cercato invano di venderle agli editori. Nel frattempo, mentì sotto giuramento dicendo che non aveva mai discusso le sue accuse con nessuno, eccetto con i suoi avvocati. Quando la tenuta di Jackson scoprì che in realtà stava cercando di venderle, il tribunale gli ordinò di produrre le bozze come prova. Hanno rivelato che la storia del suo abuso era cambiata significativamente da una bozza alla successiva.

    • A Robson fu anche ordinato di rilasciare le sue e-mail come prova. Ha violato l'ordine ripetutamente, prima sostenendo che non esistevano e poi semplicemente rifiutandosi di consegnarle. Quindi ha revisionato tutte le e-mail scambiate con i suoi familiari e ha citato il privilegio di 'avvocato-cliente', anche se nessuno della sua famiglia è un avvocato.

    • Quando alla fine ha rispettato l'ordine del tribunale e consegnato le e-mail, queste hanno rivelato che al momento in cui stava costruendo la sua causa e le memorie sugli abusi, faceva ricerche e inviava e-mail a se stesso con i link che lo indirizzavano a vecchie storie di tabloid su accuse di abusi contro Michael Jackson.

    • Le e-mail mostravano che Robson aveva trovato una storia particolare dei primi anni '90 che citava specificamente lui e sua madre. Lo mandò per e-mail a sua madre e gli chiese se fosse vero. Lei rispose: 'Wow, niente di questo è vero'. L'ha poi inclusa nella sua storia comunque.

    • Le e-mail hanno anche rivelato che per tutto il 2011/12, Robson stava facendo pressioni sulla tenuta di Jackson per un lavoro di regia e coreografia di uno spettacolo tributo ufficiale di Michael Jackson a Las Vegas.
    La sua campagna per garantirsi questo ruolo includeva l'invio di e-mail che spiegavano che la sua incredibile amicizia con Jackson significava che nessuno era più qualificato di lui per il ruolo, e che era dedito a fare il miglior lavoro che potesse 'per Michael'. Dopo essere stato informato che qualcun altro aveva ottenuto il lavoro, all'improvviso ha affermato di essere stato vittima di abusi e ha presentato una richiesta di risarcimento contro la proprietà per milioni di dollari.

    • Mesi dopo, secondo Jimmy Safechuck, accese la TV e vide Wade Robson intervistato sulla sua causa. In quel momento, Safechuck si ricordò improvvisamente di essere stato abusato da Jackson, quindi decise di unirsi alla causa.
    Non menzionò che questa epifania coincise esattamente con la sorte che avrebbe fatto una sua eredità, lasciata da un parente deceduto, perché i fratelli sopravvissuti avevano iniziato a farsi causa l'un l'altro - incluso lui - per il controllo degli affari di famiglia.

    • A Robson fu anche ordinato di produrre i suoi diari come prova. In loro, aveva scritto su come queste accuse potessero salvare la sua fallimentare carriera rendendolo 'rilevante'.
    Ha anche scritto: 'E' tempo per me di prendermi ciò che è mio”. Quando, interrogato sotto giuramento su cosa volesse dire quando lo scrisse, si è rifiutato di rispondere.

    • Entrambi gli uomini raccontano nello show televisivo storie che contraddicono direttamente quelle raccontate sotto giuramento nella loro causa. In effetti, hanno continuato a cambiare le loro storie di recente come nell'ultima settimana.

    • Ad esempio, Jimmy Safechuck dichiara sotto giuramento che si è ricordato solo che Jackson lo aveva molestato nel 2013 quando ha acceso la TV e ha visto Robson. Eppure nel documentario e nelle interviste che lo promuovono, afferma di essere stato vittima di un abuso nel 2005 e quindi, quando gli è stato chiesto di testimoniare per la difesa di Jackson 'verso la fine del processo', si è rifiutato di farlo.

    • Ma questa è una menzogna dimostrabile. A Safechuck non è mai stato chiesto di testimoniare per la difesa di Jackson. Il giudice aveva ordinato, molto prima che iniziasse il processo, che potevano essere ascoltati solo alcuni bambini e Safechuck non era uno di loro. Tutte le testimonianze su Safechuck sono state letteralmente bandite dal tribunale. Quindi la difesa di Jackson non può avergli chiesto di testimoniare - e certamente non dopo che il processo era già in corso.

    • Robson ha sostenuto in un'intervista della BBC la scorsa settimana che Jackson aveva abusato di lui ' centinaia di volte '. Tuttavia, secondo la testimonianza giurata di sua madre è che sono andati a Neverland circa 14 volte, ma Jackson non c'era quasi mai. Lei stima che il numero di volte che hanno visitato il Ranch mentre lui [Jackson] era presente erano in realtà quattro.

    • Interrogati sul loro movente finanziario, gli uomini ora dicono che non si preoccupano dei soldi e stanno solo facendo causa per incoraggiare altre vittime di abusi a ritenere responsabile la tenuta di Jackson. Altra menzogna dimostrabile. La causa era stata originariamente archiviata sotto sigillo e Robson ha cercato di ottenere un accordo con la tenuta con zero pubblicità. Solo quando la proprietà si è rifiutata di pagare è diventata pubblica.



    Potrei continuare, ma se a questo punto sei ancora dalla parte del documentario e i suoi accusatori, sei irrazionale fino alla follia.

    Il film nasconde tutte queste informazioni, presentando invece la testimonianza pesantemente modificata e completamente incontrastata di due attori professionisti senza mai esaminare la loro credibilità, le loro menzogne ​​e spergiuro, le loro storie in costante cambiamento o le loro motivazioni finanziarie.

    È una macchia sulla professione giornalistica, come lo è stata il resto della copertura mediatica.

    Traduzione: MJGOLD

    Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 00:35
     
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    MICHAEL JACKSON, LA FIGLIA PARIS REPLICA ALLE ACCUSE IN 'LEAVING NEVERLAND': "STATE CALMI E NON ARRABBIATEVI"

    Michael Jackson è di nuovo al centro delle accuse dopo la messa in onda del documentario Leaving Neverland e la figlia Paris ha invitato i fan a stare calmi e non cedere alla rabbia.

    Paris Jackson non ha voluto commentare in modo esplicito la messa in onda del documentario Leaving Neverland, in cui si accusa suo padre Michael Jackson di aver compiuto abusi sessuali su minori, preferendo invitare sui social i fan a rimanere calmi e non preoccuparsi troppo.
    La giovane attrice ha infatti voluto rispondere a un articolo scritto da Gay Star News in cui si sosteneva avesse ribadito l'innocenza di Michael:
    "Non ho ancora rilasciato alcun comunicato ufficiale, specialmente riguardante le conseguenze che il film avrebbe sul mio lavoro. State esagerando un po', anche se in questo caso non si trattava di un articolo disgustoso e pieno di attacchi. State prendendo la mia vita più seriamente di quanto faccia io. Calmatevi tutti".

    Paris ha proseguito aggiungendo: "So che le ingiustizie causano frustrazione ed è facile lasciarsi andare, ma reagire con una mente calma di solito è più logico rispetto ad agire seguendo la rabbia e inoltre ci si sente meglio".

    Ha quindi ribadito: "Se tutti reagissimo in questo modo quando appaiono degli articoli gli autori smetterebbero di scrivere menzogne e inizierebbero a scrivere notizie reali".

    Tornando a parlare delle accuse che Wade Robson e James Safechuck nel documentario, andato in onda su HBO suddiviso in due parti, hanno rivolto davanti alle telecamere e alla scelta di alcune emittenti radiofoniche di togliere la musica di Jackson dalla propria programmazione, la ragazza ha sottolineato:
    "Pensate realmente che sia possibile distruggere il suo nome? Credete realmente che abbiano una possibilità di farlo? Rilassatevi e state in pace".
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    L'ASSURDA CENSURA POST MORTEM CONTRO MICHAEL JACKSON

    Pagina FB di Paolo Giordano

    Forse è il primo caso di censura post mortem. Michael Jackson è stato assolto nel 2005, quattro anni prima della morte, da tutti i 14 capi d'imputazione.

    Eppure oggi si scatena contro di lui un insensato giustizialismo radiofonico. Dopo la pubblicazione di Leaving Neverland, il documentario con nuove accuse di pedofilia che dal 19 marzo sarà trasmesso anche in Italia, dal Canada alla Nuova Zelanda fino all'Australia molte radio hanno deciso di non trasmettere più le canzoni di Michael Jackson.
    In più, i produttori dei Simpson hanno cancellato dal catalogo l'episodio Stark raving dad del 1991 del quale la popstar era stato doppiatore, e il Manchester National Football Museum ha annunciato la rimozione della statua di Jackson. Quindi è prevedibile che, seguendo la pubblicazione del documentario nei singoli paesi, siano in arrivo iniziative analoghe. Insomma è una sorta di damnatio memoriae che ha scatenato la reazione della famiglia dell'artista e dei fan (che lo difendono sui social con l'hashtag #MJinnocent) e che potrebbe diventare un precedente negativo e decisivo, non solo nella musica ma in tutte le arti.

    Se si applicasse il «metodo Michael Jackson», ossia si censurassero ex post gli artisti che si sono macchiati di reati gravi o gravissimi, non ascolteremmo tanta musica (ma non vedremmo anche tanti quadri e non leggeremmo tanti libri che invece sono al centro delle nostre culture). In realtà, l'arte deve rimanere distinta da chi la crea. La prima è giudicata dal pubblico e dagli esperti e, solo raramente dalla legge, che è invece l'unico giudice dell'uomo artista. Invece oggi basta un documentario per scatenare la censura. Un metodo che, da tanti casi del #metoo in avanti, ha scavalcato la giustizia per finire in quel fanatismo tribale che lo stato di diritto ha sempre combattuto.


    -------------------------------------------------------------

    Il commento di Gabriele Antonucci:
    Bravo Paolo! A me la cosa che mi fa impazzire di questa vicenda è che molti grandi media, in primis americani, abbiano creduto fideisticamente alle testimonianze, piene di errori e di contraddizioni nelle date, di due noti spergiuri (non è un giudizio etico, ma un dato di fatto, poiché sotto giuramento hanno detto l'opposto) all'interno di un "documentario" unilaterale e senza prove, tutto basato sulla manipolazione emotiva dello spettatore poco informato, nonostante 10 anni di indagini da parte dell'FBI / LAPD che non hanno trovato nulla, oltre a un lungo processo per il quale Jackson è stato scagionato su tutti e 14 i capi di imputazione.
    Viviamo in un'epoca pericolosa, in cui i media sono il giudice, la giuria e il boia, e dove la giustizia si fa in televisione, non nei tribunali.
     
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    The unbalanced '' Leaving Neverland ''

    Viviamo in tempi pericolosi. Nessuno è esente da procedimenti giudiziari. Tutto ciò che serve è che qualcuno si faccia avanti, faccia un'accusa, la metta sui social media e lasci che il danno faccia il suo corso.

    Gli esempi sono molti: R. Kelly, Kevin Spacey e diversi politici, fino al presidente Donald Trump. Apparentemente nessuno è esente.

    Michael Jackson è di nuovo nei titoli di cronaca per comportamento inappropriato con i bambini, in particolare nei confronti di due uomini presenti nel documentario della HBO, 'Leaving Neverland'.

    Premessa: non tollero tali azioni da questi o altri che sono stati accusati, né ritengo che siano esenti perché famosi o hanno potere. Qualsiasi atto del genere deve essere affrontato con giustizia e rispetto della legge.

    I social media e i tabloid sono stati terreno fertile per questo genere di cose. Mi fa star male. Michael Jackson è morto nel 2009. Dov'erano Wade Robson e James Safechuck?
    Dov'erano con queste affermazioni anni prima? Forbes è l'unica pubblicazione che condivide queste informazioni. Mi sento in dovere di condividerle, non perché sono un fan di Michael, ma perché mi importa della verità.

    Robson ha scritto in onore di Jackson nel 2009:

    '' Michael Jackson ha cambiato il mondo e, più personalmente, la mia vita per sempre. È il motivo per cui ballo, il motivo per cui faccio musica, e uno dei motivi principali per cui credo nella pura bontà dell'umanità. È stato mio caro amico per 20 anni. La sua musica, le sue parole personali di ispirazione e incoraggiamento e l'amore incondizionato vivranno dentro di me per sempre. Mi mancherà immensamente, ma so che ora è in pace e incanta i cieli con una melodia e un moonwalk. '

    Questo non suona come qualcosa che una persona direbbe se fosse stato rinchiusa in una stanza per settimane e costretta a fare sesso. Quattro anni prima, Robson ha testimoniato sotto giuramento, sotto la pena per falsa testimonianza, che 'non è successo nulla di sessuale'.

    Nel 2011, Robson ha cercato la Jackson Estate per dirigere uno spettacolo dedicato a Michael Jackson al Cirque du Soleil. Invece è stato assunto qualcun altro.

    Nel 2012, Robson ha visto la sua carriera crollare.

    Nel 2013, Robson e Safechuck hanno intentato una causa da $ 1,5 miliardi contro Jackson. Il caso è stato rigettato dal tribunale nel 2017.

    Il Sundance Film Festival ha presentato in anteprima il documentario, basato sulle affermazioni di Robson e Safechuck. Niente prove o testimoni. Il regista Dan Reed ha riconosciuto che aveva deciso di non intervistare altre figure chiave perché non voleva compromettere la storia che voleva raccontare.

    A nessun altro artista pop gli è stata data la caccia come a Michael Jackson. Lui, le sue proprietà e abitazioni sono stati indagati sulla base di queste accuse negli anni '90 e di nuovo a metà degli anni 2000. Nessuna prova incriminante è stata trovata. Nel 2005, è stato assolto da tutte le accuse.

    L'FBI ha anche avviato un'indagine completa, incluso un rapporto di 300 pagine che non mostra alcuna traccia di irregolarità.

    Non guarderò questo documentario, né farò parte della distruzione del lascito musicale di quest'uomo.

    Dirò quanto segue: Se tutto ciò è accaduto per così tanto tempo, dov'erano i genitori di questi bambini? Nessuno sembra chiederselo...

    David T. Farr More
    South Coats Today

    Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 00:36
     
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    Abusi e sensazionalismo nel nuovo documentario su Michael Jackson su HBO

    Nei casi di Michael Jackson, il confine tra ciò che è una buona causa e il sensazionalismo si sono uniti. E tutto ciò che fa è far confondere molte persone.

    Prima di tutto dico che sostengo tutto ciò che è emerso a seguito del rilascio di tutti i casi di abuso, ma non voglio rimanere in superficie. Io vado oltre. Il confine tra ciò che è una buona causa e il sensazionalismo si sono uniti. E tutto ciò che fa è far confondere molte persone e questo fa si che adottino posizioni lontane dall'obiettività e da ciò che è legalmente corretto.
    All'inizio tutti ci lasciamo trasportare dall'ondata dell'indignazione. Ma ho raggiunto un punto in cui volevo fermarmi un po'. Pensare e forse mettere un piede sull'acceleratore delle emozioni.

    Penso sia ragionevole stare dalla parte delle vittime. Io lo sono e lo sarò sempre, ma ci sono casi che forse meritano un po' più di ricerca personale. Molte volte dobbiamo stare attenti a prendere una posizione ferma. Perché potremmo sbagliarci alla grande. Soprattutto se ci sono fatti che possono dimostrare che ciò che ci hanno venduto non è esattamente la verità. Inoltre, bisogna sottolineare che è sempre bene ascoltare entrambe le parti. Quindi mi piacerebbe conoscere presto la versione di Michael Jackson ... oh no, è morto!

    Di recente le lezioni morali ci vengono date da coloro che hanno avuto nelle loro mani l'opportunità di fare del bene sociale, di evitare le ingiustizie ... Che cosa hanno fatto? Esattamente, niente.
    Sono solo persone che hanno potere e che avrebbero potuto usare la loro posizione per aiutare. Non l'hanno fatto, ma nonostante tutto, ora vogliono difendere una lotta e dar voce a donne e bambini indifesi ...perché credere che sono cambiati? Perché è diventata pubblica?


    A tutti è piaciuto il discorso femminista di Oprah ai Golden Globes del 2018 ... Ma è anche una cara amica di Harvey Weinstein, e quindi non ha dedicato il suo programma alle vittime per raccontare le loro esperienze. Ma hey, meraviglioso discorsetto, perfetto.
    Certo, se invece di Harvey Weinstein si chiama Michael Jackson, allora si che entra a gamba tesa e “disposta a uccidere”. E come dovrebbe essere.. aggiudicarsi un'altra medaglietta per la sua galleria.


    In occasione della premiere del documentario 'Leaving Neverland' in cui l'oggettività risplende per la sua assenza, ci prepariamo al linciaggio pubblico di un'altra persona che, come se non bastasse, è deceduta ... DA 10 ANNI.
    Michael Jackson è un fottuto pedofilo. Le prove? Lo dicono due uomini che nel processo per molestie contro Jackson, uno di loro (Robson) ha testimoniato a suo favore giurando di non essere mai stato molestato da lui.. Nel documentario, la madre di James Safechuck confessa di essere stata contenta della morte del cantante perché così non avrebbe mai più potuto abusare di un altro bambino ... E pensare che James ha confessato di non aver ricordato gli abusi fino al 2013.
    Nota curiosa, che si mettano d'accordo almeno.

    Raccontano dettagli scabrosi come chi racconta in che modo compra il pane, James ha confessato che Michael gli ha dato un anello e simulato un matrimonio, è curioso che a un bambino venga dato un anello delle dimensioni adatte a un adulto, che goffo, Michael!.
    Il documentario è basato su un fatto ovvio, cioè, che Michael Jackson ha vissuto tutta la sua vita circondato da bambini, ma NON perché voleva vivere un'infanzia perduta tra abusi e soprusi, no, ma perché era un pedofilo. Naturalmente, né l'FBI, né la giustizia, né i molti giovani che hanno testimoniato a suo favore, lo hanno riconosciuto colpevole, grazie al cielo che è arrivato un documentario per farci aprire gli occhi..

    Poi abbiamo Wade Robson, di cui ci sono video meravigliosi su YouTube da parte sua e di sua madre che supportano e difendono Michael Jackson, [se non ci credete], scrivi 'Wade Robson' su YouTube e godetevi la parata.
    Nel documentario, elogia Michael e nella stessa frase ci infila la storia che è un pedofilo come chi non vuole la cosa; come dire " sei uno sciocco'' , tanto è la stessa cosa perché per lui è un insulto qualsiasi..
    Non pensiate che questo ragazzo abbia iniziato a parlare di questo subito dopo la sua morte, perchè anche dopo, ha continuato a difenderlo e a fare tributi musicali.. sapete, le solite cose.

    Nel documentario, Brett Barnes, Macauley Culkin e Aaron Carter vengono citati come vittime, mentre tutti e tre hanno respinto fermamente queste accuse. Brett prevede di citare in giudizio il documentario e HBO. I due protagonisti hanno negato che le loro motivazioni siano i soldi, ma la verità è che è stato possibile sapere che sono stati pagati per il lavoro ben fatto.

    Molte persone sono sorprese dal fatto che qualcuno come Oprah Winfrey stia dando tanto spazio a questi individui e a un documentario basato su molti miti e poche prove, ma io non lo sono
    Una signora che è rimasta in silenzio su uno dei più grandi scandali degli ultimi anni ha bisogno di una rinfrescata di immagine, far credere che è dalla parte delle vittime e il nome di Michael Jackson vende. Quando c'era più bisogno, questa signora teneva la bocca chiusa e guardava altrove.
    Ipocrita. Ora si dedica al linciaggio di persone decedute che non possono confutarla.

    La legge ha parlato, i bambini hanno parlato, gli amici hanno parlato, i fatti hanno parlato e gli hanno dato ragione, qualsiasi altra supposizione è solo questo: una supposizione.

    La capacità dei media di manipolare e disinformare è spaventosa, così come l'opportunismo di alcuni che approfittano della situazione per avere la corrente a loro favore e affondare coloro che osano proporre una faccia diversa della moneta poiché la loro immagine potrebbe essere danneggiata. Sensazionalismo e dittatura sono ancora una volta una prerogativa dei potenti.

    FONTE: ANA ANGONO

    Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 00:36
     
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    “Leaving Neverland” EXPOSED | A Deceptive Work of Evil

    michael_jacksonTarget



    We are living in the days that George Orwell warned about and the masses are programmed by media more than ever. It seems like every other day people are watching another smut documentary and taking to social media to talk about what corporations programmed them with next. The newest target on the hit list was the late Michael Jackson.

    However, the new documentary, Leaving Neverland is not really a documentary. It’s merely disguised as one. It’s really a terribly one-sided, carefully orchestrated hit piece on Michael Jackson, a hit piece in which much of the information given does not check out when really put to the test. Do not fall for the coached lines, the shock or the emotional traps, let’s go straight to the facts.

    Firstly, this documentary is problematic simply because it exists, period. Regardless of what anyone thinks, Michael Jackson was investigated by the FBI for over ten years, and they found 0 evidence of child molestation. They also raided his home and also found no evidence of child molestation. And he was also acquitted and exonerated in a US court of law. Lastly, the man is dead. For all of those reasons, ethically, there should not have been a smut documentary digging any of this up again. The powers that be are showing us they can do whatever they want regardless of the law. This unethical “documentary” lets you know there are devils behind the curtains, rubbing their hands together, spearheading this whole scene.

    They tried and failed when he was alive, but the powers that be were determined to lynch Michael Jackson sooner or later. And that they did. This new socially engineered victim culture set the stage for “victims” to take center stage, no court necessary. Enter Robson and Safechuck. Wade Robson and James Safechuck are definitely benefiting from the times. Had these men come forward the right way in a court of law, they would never win because cross-examination would destroy both of them. Many people do not understand that these documentaries override evidence and the justice system. They are like kangaroo courts for the masses in which only the prosecution side gets to be heard.

    Here’s the truth about this documentary: Wade “Rob”(Jack)son and James Safe”check” were paid and coached. This is the entertainment business, not the truth business. Most of the people watching do not understand this. The “film” literally uses doctored photos and videos. Also, Robson and Safechuck get to be humanized with endearing footage of them with their families. And then they get to tell their stories without any scrutiny. The problem? A lot of what they said was not true. This is why some of these documentaries are strategically designed works of evil.


    What the Media is Hiding

    shhh


    There are several statements made by both men that didn’t check out. Perhaps the most powerful lie was what James Safechuck said. He said Jackson abused him in a room above the train station at Neverland Ranch. The years of his alleged abuse was between 1988-1992. However, biographer, Mike Smallcombe released a bombshell that the train station wasn’t built until 1993 and opened in 1994. That isn’t a small thing. That is a very big issue. That means that James Safechuck lied about an entire section of his story. When you’re not under the spell of media mind control, one lie is enough to make the rational person pause and question everything else. And yes, there’s a lot more.

    Another issue is that Wade said he burned Jackson ’s fedora and glove in a bonfire, when that was a lie. He put them out to be auctioned so he could get the money. Robson said he burned them, but he, in fact, sold both items through Julien’s Auctions in 2011, for $31,250 and $49,920, respectively. He tried to remain anonymous but they released the information. No one who interviewed Robson questioned him about that. Programmed people will most likely keep making excuses for Wade, but not rational people. Someone showing you that they have a pattern of lying is not someone to keep believing without proof. Especially when they are being paid.

    Another big problem is that every person Wade Robson claimed was also molested by Michael Jackson, fired back that Wade Robson is lying. Wade Robson said Brett Barnes replaced him as Michaels’ boy toy. However, Brett Barnes fired back and threatened HBO with a lawsuit alleging that Wade Robson is lying. He asked HBO to remove all images and mention of him from the documentary.

    Wade also tried to pull Aaron Carter into this and claimed Carter was molested by Michael Jackson too. However, just like Brett Barnes, Aaron Carter also fired back accusing Wade Robson of lying. Aaron Carter insisted he was never molested by Michael and also stated that he’d like to punch Wade Robson in his face. So…everyone that Wade Robson insists was molested by Michael Jackson denounces Wade’s story. Because of all that, even if they believed him, any real journalist would have backed away from covering Wade because of this. In contrast, the networks involved with this documentary ignored everyone calling Wade Robson a liar. That lets us know exactly what this is.

    Another problem is that the documentary implied Michael Jackson encouraged them to hate women. However, Michael never hated women and girls were around too. He had women of his own, and he’s the one who set Robson up with his niece. That fact is a very big deal. Wade Robson was with Brandi Jackson for 7 years.

    The documentary left all of this information out because it wouldn’t make any sense factored in with any of Wade’s stories. If Wade Robson was questioned by a real journalist and was forced to admit that he was, in fact, the boyfriend of Jackson’s niece and that Michael Jackson set them up together, parts of Wade’s tales would not hold up. So yes, Leaving Neverland kept “leaving” out important facts.

    It wasn’t just some small fling. They completely skipped over the fact Robson was the boyfriend of Jackson’s niece for 3 years shy of a decade. That in and of itself shows you that much of today’s media is complete trash, Oprah included. Sorry, that’s too huge of a detail to just leave out. This shockumentary did not want us to hear from anyone else but Wade Robson and James Safechuck so that their lies and problematic parts of their stories stayed intact and unchallenged.

    There is also a lot of history about Wade Robson that the public at large does not know because many big media outlets kept it all under a bushel. Robson once had a breakdown because of money concerns. He was also a serial liar and womanizer. He once referred to himself as a “master of deception”. And he has a very conspicuous history revealing numerous attempts of trying to get money, including trying to get work in Michael Jackson themed productions. It’s only when his career went nowhere did he start to change his story around and come forward with allegations. Strangely right before coming forward he desperately wanted work in Michael Jackson’s Cirque Du Soleil production and always defended him. However, he came out with allegations after he didn’t get in.

    Final verdict: Wade Robson and James Safechuck are liars. Putting any faith in this documentary is to defy logic and reason.



    Leaving Neverland is not a “Documentary”


    From a journalistic standpoint, Leaving Neverland is one heaping pile of excrement. It’s nothing but a carefully constructed, one-sided attack. Only the gullible, impressionable and programmed will still obstinately believe these 2 paid actors despite all the information pouring in that the mainstream media is trying to hide from the people.

    These factual details the documentary left out are not opinions up for debate. Still, however, people will argue with you if you share the truth with them because they are programmed. Countless people sat and watched the “idiot box”, and they believe these 2 soulless opportunists. Nowadays, people equate evidence and proof with finding coached people on TV “convincing” or “credible”. Unfortunately, some of the people in society will just believe them no matter what.

    Another issue casting doubt on this documentary is that people like Aaron Carter and Ron Newt have been exposing the fact that media outlets have been offering people lots of money to tell lies about Michael Jackson. Ron Newt has a viral video on Vlad TV about being offered 200K by the National Enquirer to say his kids were molested by Michael. He refused.

    People in Ron Newt’s circle allege that he had been trying to contact documentarian Tariq Nasheed to expose new information that people connected to Oprah were offering him even more money to lie about Michael Jackson. However, before he was able to contact Nasheed, Newt suddenly turned up dead on March 12. The cause of death is still unknown. This is shocking, but unfortunately very true.


    These are COINTELPRO agendas and a part of media mind control. The powers that be have perfected their strategies to lynch targets and indoctrinate the public. It’s what they did to Bill Cosby. You cannot compete with the media when it has decided you are guilty despite court rulings, the facts and evidence. And that is the real reason why Michael Jackson’s allegations were dug up and relitigated in the court of public opinion again in 2019, and all of a sudden. In this #metoo era, the powers that be have perfected how to control and indoctrinate the masses and make lies the truth. And they are doing it through media and, yes, through “documentaries” that now keep on coming.

    No, you are not watching truth while watching Leaving Neverland. We are merely watching more cultivated liars dispatched for these nonstop agendas. And unfortunately, Michael Jackson has been on the hit list for a long time, even in death. There is a spiritual battle between good and evil going on that many people aren’t aware of. There is a demonic system in place that wants Michael Jackson’s legacy dead or alive.

    Leaving Neverland is indeed shocking—not because Michael Jackson is guilty of child molestation, but because the media will stop at nothing and spare no expense in trying to make us all think so.

    SOURCE: DRU STORY NEWS

    Edited by ArcoMJ - 1/5/2019, 02:05
     
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    Un altro esauriente articolo di Gabriele Antonucci che, chissà per quale strana ragione 🤔, non lo trovi facilmente nei risultati della home page di Google Italia quando digiti "Michael Jackson"...
    Non manipola la capacità di raziocinio di nessuno, non diffonde fake news, non si arrampica sugli specchi quando analizza obbiettivamente i fatti che, nel caso specifico, riguardano Michael Jackson... eppure, fa parte di quel mondo complesso e pieno di lati oscuri che chiamiamo MEZZI DI INFORMAZIONE...
    Magari perché non si accoda al massacro mediatico che attraverso i social si è diffuso a più non posso e non stimola l'interesse della massa di idioti che popolano il web?
    Diciamoci la verità... in fondo, questi idioti sono quelli che si cibano della spazzatura che ("senza secondi scopi" 😏) gli viene elargita in abbondanza e in modo costante. La cosa inquietante è che non si rendono conto di esserlo!!.. e se aggiungiamo che si atteggiano pure a giudici e giuria rivelando il NULLA ogni volta che aprono bocca.. il quadro è completo.



    Leaving Neverland: tutto ciò che non torna nelle accuse a Jackson



    Cito alcuni paragrafi dell'articolo che potete leggere per intero CLICCANDO QUI: PANORAMA

    La recensione di "Leaving Neverland"

    Innanzitutto, del documentario, inteso come un'opera audiovisiva in cui il regista offre un'interpretazione soggettiva di una realtà oggettiva, c'è davvero ben poco.

    Posto che l'oggettività assoluta, all'interno di un documentario, è un fine quasi utopistico, di contro non è neanche ammissibile una totale arbitrarietà e unilateralità di veduta, basata solo ed esclusivamente sui racconti di due protagonisti e dei loro stretti familiari, senza prove.

    Le interviste sono utilizzate per dimostrare la tesi del regista, che crede fermamente, senza però mai fornire la cosiddetta "prova madre", che Michael Jackson fosse un pericoloso pedofilo, un predatore sessuale schiavo dei suoi bassi istinti, che non riusciva in alcun modo a controllare.

    Chiunque abbia visto alcuni documentari, sa che di solito vengono intervistate almeno una decina o una dozzina di persone, di diversa estrazione e sensibilità, in modo da avere molteplici punti di vista sulla storia.

    Dan Reed ha respinto questa critica in modo stizzito: "Qual è l'altra faccia della storia? Che Michael Jackson era un grande intrattenitore e un bravo ragazzo?".

    Basterebbe questa risposta piccata per capire che al regista manchi del tutto la necessaria serenità, oltre che la terzietà, per affrontare un tema così spinoso e delicato come quello dei presunti abusi sessuali di Jackson.


    [................]

    Le evidenze della psicologia e della criminologia

    Chi ha un'infarinatura di psicologia, sa bene come la tendenza a mentire sia un tratto caratteriale abbastanza solido e costante nel tempo, quindi affidarsi ciecamente ai lontani ricordi di due uomini che hanno già mentito in passato, non è esattamente lungimirante.

    Oltretutto, è scientificamente impossibile, secondo la psicologia ufficiale, che un adolescente violentato più volte nel corso degli anni, abbia potuto rimuovere un ricordo del genere, salvo poi ricordare l'abuso molto tempo dopo.

    La rimozione di un abuso sessuale è possibile solo per un singolo episodio avvenuto nei primi anni dell’infanzia, non per numerosi casi ripetuti anche durante la pubertà.

    Reed fa leva sul fatto che le persone siano più guidate dalle emozioni che dalla razionalità, manipolandole emotivamente a poco a poco con suggestioni e sensazioni su presunti fatti, più che con i fatti stessi.

    Detto in modo chiaro, la gente crede a ciò che vuole credere, rinforzando costantemente il suo preconcetto, a prescindere dalla logica e dalla credibilità delle vicende raccontate.

    Chi credeva che Michael Jackson fosse un personaggio strano, quindi probabilmente anche un pedofilo, sarà confortato nelle sue credenze dalla visione di Leaving Neverland.

    Chi ha sempre creduto nella buona fede del cantante che, ricordiamo, è stato certificato dal Guinness dei primati come il maggiore filantropo della storia della musica con 400 milioni di dollari donati a 39 associazioni benefiche, non cambierà certo idea dopo un documentario unilaterale, contraddittorio e senza prove oggettive.

    Un altro aspetto che lascia perplessi è il fatto che centinaia di bambini abbiano frequentato Neverland dal 1988 al 2005, ma soltanto quattro si siano lamentati di comportamenti sconvenienti e che solo questi quattro abbiano intentato cause milionarie contro il cantante: Jordan Chandler, Gavin Arvizo, Wade Robson e James Safechuck.

    Qui ci viene in soccorso la criminologia: in tutti i casi più famosi e terribili di pedofili seriali, ricorre come costante il cosiddetto "craving", un impulso incontrollabile a porre in essere un comportamento deviante a fronte di un determinato stimolo sessuale.

    Appare singolare che Jackson abbia avuto centinaia di "occasioni" per abusare dei suoi ospiti, ma che abbia messo in pratica il suo comportamento criminoso solo con quattro di essi.

    Bisogna inoltre considerare che la camera da letto di Michael Jackson era in realtà un grande appartamento su tre livelli e che, come confermato anche dal documentario Living with Michael Jackson (non certo benevolo nei confronti del Re del Pop) e da numerose foto, spesso il cantante cedeva il suo letto agli ospiti per dormire per terra con un sacco a pelo.


    [................]

    Può un documentario avere più credibilità di un processo?

    Il punto centrale dell’intera vicenda non è tanto Michael Jackson, ma un bene ancora più prezioso perché riguarda tutti noi: i fondamenti stessi della nostra civiltà giuridica.

    Dopo la messa in onda del documentario, è iniziata una damnatio memoriae senza precedenti della musica del cantante che lascia sbigottito chiunque abbia un minimo di sensibilità giuridica.

    Dal Canada alla Nuova Zelanda fino all'Australia molte radio hanno deciso di non trasmettere più le canzoni di Michael Jackson.

    I produttori dei Simpson hanno cancellato dal catalogo l'episodio Stark raving dad del 1991 del quale la popstar era stato doppiatore, e il Manchester National Football Museum ha annunciato la rimozione della statua di Jackson.

    H&M e Louis Vuitton hanno ritirato dal mercato i capi dedicati al Re del Pop, mentre Starbucks ha eliminato le canzoni di Jackson dalle playlist trasmesse nei suoi cafè.

    Una caccia alla streghe a tutti gli effetti, frutto di un neobigottismo retrivo, tribale e fariseo, sull'onda emotiva suscitata dal movimento "Mee Too", che ignora del tutto alcune evidenze giuridiche.

    Dalle 333 pagine dell'FBI che sono state pubblicate alcuni anni fa su internet a questo indirizzo, frutto di 13 anni di indagini segrete tra intercettazioni telefoniche, conti bancari sotto controllo, microspie nella sua abitazione e 3 perquisizioni a sorpresa in cui oltre 70 agenti di polizia alla volta ispezionarono ogni centimetro di Neverland, non è stato ricavato un solo elemento di "devianza" del cantante.

    Oltre 200 testimoni ascoltati, tra cui 30 bambini frequentatori abituali di Neverland, hanno sempre negato qualsiasi forma di violenza sessuale.

    [................]

    Se un documentario ha il potere di ribaltare le sentenze di una corte di Los Angeles, esautorando fondamenti del diritto quali la presunzione di innocenza fino a prova contraria e che nessuna condanna è comminabile senza che siano prodotte nel processo le necessarie prove, si aprono davanti a noi scenari inquietanti e pericolosi.

    Se accettiamo acriticamente le verità raccontata in Leaving Neverland, un domani lo stesso metodo, cioè un processo mediatico senza prove e senza avvocati della difesa, potrebbe colpire un qualsiasi artista, accusato da due sole persone che, per le motivazioni più varie, abbiano un interesse ad infangarlo pubblicamente.

    Uno scenario apocalittico, distopico e orwelliano, assai più pericoloso della messa al bando della musica di Jackson, dove, in un futuro non troppo lontano, i processi mediatici potrebbe essere celebrati in diretta tv all’interno di un reality show, nel quale è direttamente il pubblico a casa a decidere con il televoto sulla colpevolezza o meno dell’imputato.


    Albert Einstein affermò: “Una condanna senza indagine è il culmine dell'ignoranza”.

    Un rischio che, come cittadini, non possiamo ignorare.

    Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 00:36
     
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    Magari perché non si accoda al massacro mediatico che attraverso i social si è diffuso a più non posso e non stimola l'interesse della massa di idioti che popolano il web?

    Non c'è alcun copia-incolla , o cit. da .. è questo il motivo. La maggior parte del trash che vediamo rimbalzare qua e la è frutto del copia-incolla. In parte il fatto è dato dal copyright sotto ogni articolo, ma e sopratutto è il " contenuto" che è ritenuto per quelli dal soldo facile tramite lo scandalo ,del tutto inutile.
    Ma chi se ne frega.. ha la nostra piena attenzione :)
     
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    Per dovere di cronaca....

    From MJJJUSTICEPROJECTt
    Hello, MJFam:
    The last few weeks have been a challenge for everyone who loves Michael. Many of you have been asking for an update from the Estate, and I have the following statement to share.



    Statement from MJEstate - March 18, 2019

    We want to start by again thanking all of Michael’s fans and acknowledge and thank Michael’s nephew, Taj, his niece, Brandi, and his brothers, Jackie, Marlon and Tito, Grace Rwaramba, Aaron Carter, Brett Barnes, Stephanie Mills and all of the other individuals around the world who have spoken out on his behalf. We also want to acknowledge those in the media who have done their job as journalists by reviewing the facts, noting how they were ignored in Leaving Neverland because it didn’t fit into the filmmaker’s one-sided agenda of denigrating Michael’s legacy.

    We also want to provide a brief update on our efforts, as well as share some thoughts with you from the past two weeks. We share your frustration and anger that a man who was found innocent in a court of law in life is being attacked, financially exploited and smeared by corporations and individuals who are only making claims now because he is no longer here to defend himself.

    In addition to our public statements regarding our position on Leaving Neverland, our legal efforts continue. While it would not be prudent to publicly divulge our strategy and list our efforts, rest assured we are committed to holding HBO and Channel 4 accountable for their egregious, uncorroborated smear of Michael’s legacy. Many of you have asked why we are seeking open arbitration. The answer is simple: we believe the public deserves to know how Leaving Neverland really came about, why no counter opinion was ever sought, why so many facts were ignored and why individuals were smeared who should have at a minimum been contacted to get the other side of the story. It is outrageous that such a one-sided smear was ever allowed on the air without challenge. We all know that if Michael was still alive it would never have been aired.

    We also have other non-legal initiatives that we will disclose at the appropriate time. What is important for us, and always has been, is that we continue to take the long view as we have over the last decade. That means not doing anything rash that would give HBO, Channel 4, the film’s director and, especially, the subjects of the film, what they most crave now. They want to engage in a way that focuses more attention on a film that has no doubt underperformed given that the media did everything in its power to sell this film to viewers. But given the enormous attention and free publicity the media gave this film, the numbers have clearly not matched the hype in the markets where it has aired, with many viewers opting to stop watching after the first part.

    We recognize that the press often magnifies each affront related to this film. But from our view the actual impact of this documentary on the public and their behavior has not been as significant as the media want people to think. While some would like you to think otherwise, we can confirm that the consumption of Michael’s music has not declined and his streaming numbers have not decreased in the wake of this documentary. This tells us that in addition to those of us who know the truth about Michael, those who may not understand Michael’s eccentricities and the way he chose to live his life outside of society’s norms are still choosing to appreciate and enjoy the art he created. We have licensees worldwide who are proudly selling Michael Jackson merchandise. We have insight into a significant amount of data that the fans do not see and we are working 24/7 behind the scenes to synthesize all that information and act accordingly.

    We are also seeing a sharp disconnect between the reception of the film by everyday viewers and the mainstream media. Despite being outright propaganda, many viewers see through the one-sidedness, the over-the-top salacious claims, the staged dialogue and other dramatizations. They see that what Leaving Neverland boils down to is a sales job aimed at convincing viewers Michael Jackson isn’t the man millions of people know and love, including the two subjects of the film and their families until they chose to sue for hundreds of millions of dollars. As people have had time to digest Leaving Neverland and review the facts, many are recognizing they can’t take it at face value. We are especially proud of Michael’s fans and those who continue to stand up for him by pointing out the numerous inconsistencies and flaws in the film. Numerous individuals who have studied every facet of these cases has poked numerous holes in the stories of the two subjects. Some critics and individuals are now courageously admitting publicly that, having studied the facts, their view of the film changed 180 degrees.

    Michael Jackson cannot be silenced, and neither can his fans, whether it is those who proudly play his music in public squares to show their support, the coffee shop owner in New Zealand who played his songs all day long in protest of Leaving Neverland or those who put posters and signs around cities proclaiming his innocence. As Michael predicted 25 years ago, the truth will be his salvation.

    The Estate of Michael Jackson

    Thank you for your continued support of Michael and his legacy.



    --------------------------------------------------------------------------------

    Hello, MJFAM

    Le ultime settimane sono state una sfida per tutti quelli che amano Michael. Molti di voi hanno chiesto un aggiornamento della proprietà e ho la seguente dichiarazione da condividere.


    Vogliamo iniziare ringraziando di nuovo tutti i fan di Michael e ringraziare il nipote di Michael, Taj, sua nipote, Brandi e i suoi fratelli, Jackie, Marlon e Tito, Grace Rwaramba, Aaron Carter, Brett Barnes, Stephanie Mills e tutti altri individui in tutto il mondo che hanno parlato a suo nome. Vogliamo anche riconoscere quelli dei media che hanno fatto il loro lavoro di giornalisti rivedendo i fatti, notando come sono stati ignorati in Leaving Neverland perché non rientrava nell'agenda unilaterale del regista di denigrare l'eredità di Michael.

    Vogliamo anche fornire un breve aggiornamento sui nostri sforzi e condividere con voi alcune riflessioni delle ultime due settimane. Condividiamo la vostra frustrazione e rabbia per il fatto che un uomo che è stato trovato innocente in un tribunale nella vita viene attaccato, sfruttato finanziariamente e macchiato da corporazioni e individui che solo ora fanno delle affermazioni perché non è più qui per difendersi.

    Oltre alle nostre dichiarazioni pubbliche sulla nostra posizione su 'Leaving Neverland', i nostri sforzi legali continuano. Anche se non sarebbe prudente divulgare pubblicamente la nostra strategia e elencare i nostri sforzi, siate certi che ci impegniamo a mantenere la responsabilità di HBO e Channel 4 per il loro flagrante e non convalidato discredito dell'eredità di Michael.
    Molti di voi hanno chiesto perché stiamo cercando un arbitrato aperto. La risposta è semplice: crediamo che il pubblico meriti di sapere come è nata 'Leaving Neverland', perché non è mai stata cercata alcuna controproposta, perché così tanti fatti sono stati ignorati e persone che avrebbero dovuto essere contattate per ottenere l'altro lato della storia sono state calunniate.
    È scandaloso che una calunnia così unilaterale sia stata mandata in onda senza poter esser contestata. Sappiamo tutti che se Michael fosse ancora vivo non sarebbe successo.

    Abbiamo anche altre iniziative non giuridiche che divulgheremo al momento opportuno. Ciò che è importante per noi, e lo è sempre stato, è che continuiamo ad agire come abbiamo fatto nell'ultimo decennio. Ciò significa non fare nulla di avventato che darebbe a HBO, Channel 4, il regista del film e, soprattutto, ai soggetti del film, ciò che più bramano ora.
    Vogliono impegnarsi in modo di concentrare più attenzione sul film dato che i media hanno fatto tutto il possibile per venderlo agli spettatori. Ma vista l'enorme attenzione e la libera pubblicità che i media hanno dato a questo film, i numeri chiaramente non hanno raggiunto i risultati sperati nei mercati in cui è andato in onda, con molti spettatori che hanno scelto di smettere di guardarlo dopo la prima parte.

    Riconosciamo che la stampa spesso ingrandisce ogni affronto relativo a questo film. Ma dal nostro punto di vista l'impatto concreto di questo documentario sul pubblico e il loro comportamento non è stato così significativo come i media vogliono che la gente pensi. Mentre alcuni vorrebbero che pensiate diversamente, possiamo confermare che il consumo della musica di Michael non è diminuito e i suoi numeri di streaming non sono diminuiti sulla scia di questo documentario.

    Questo ci dice che oltre a quelli di noi che conoscono la verità su Michael, quelli che potrebbero non capire le eccentricità di Michael e il modo in cui ha scelto di vivere la sua vita al di fuori delle norme della società continuano a scegliere e apprezzare l'arte che ha creato. Abbiamo licenziatari in tutto il mondo che vendono con orgoglio la merce di Michael Jackson. Abbiamo una visione approfondita di una quantità significativa di dati che i fan non vedono e stiamo lavorando 24 ore su 24, dietro le quinte, per sintetizzare tutte le informazioni e agire di conseguenza.

    Stiamo anche assistendo a una netta disconnessione tra la ricezione del film da parte degli spettatori di tutti i giorni e dei media mainstream. Nonostante si tratti di propaganda, molti spettatori vedono attraverso l'unilateralità, le affermazioni esagerate, il dialogo messo in scena e altre drammatizzazioni. Vedono che ciò a cui 'Leaving Neverland' si riduce è un lavoro di vendita volto a convincere gli spettatori che Michael Jackson non è l'uomo che milioni di persone conoscono e amano, compresi i due soggetti del film e le loro famiglie fino a quando non scelgono di fare causa per centinaia di milioni di dollari.
    Dato che le persone hanno avuto il tempo di digerire 'Leaving Neverland' e rivedere i fatti, molti stanno riconoscendo che non possono prenderlo al valore nominale. Siamo particolarmente orgogliosi dei fan di Michael e di quelli che continuano a difenderlo sottolineando le numerose incongruenze e difetti del film. Numerose persone che hanno studiato ogni sfaccettatura di questi racconti hanno messo in luce numerosi buchi nelle storie dei due soggetti. Alcuni critici e singoli individui stanno ora pubblicamente ammettendo coraggiosamente che, dopo aver studiato i fatti, la loro visione del film è cambiata di 180 gradi.

    Michael Jackson non può essere messo a tacere, e nemmeno i suoi fan, siano quelli che suonano con orgoglio la sua musica nelle piazze pubbliche per mostrare il loro sostegno, o il proprietario del coffee shop in Nuova Zelanda che ha suonato le sue canzoni tutto il giorno per protestare contro 'Leaving Neverland' o quelli che hanno messo poster e cartelli in giro per le città proclamando la sua innocenza.
    Come predisse Michael 25 anni fa, la verità sarà la sua salvezza.

    La tenuta di Michael Jackson

    Grazie per il vostro continuo sostegno a Michael e alla sua eredità.


    Edited by ArcoMJ - 19/3/2019, 01:56
     
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    “Leaving Neverland”: il documentario che accusa Michael Jackson di molestie, divide il pubblico. Ecco perché non credere ad una sola parola.


    FONTE: di ELETTRA NICOTRA - fashionnewsmagazine
    Parlare di Michael Jackson non è mai cosa semplice. Un personaggio complesso da capire, quantomeno agli occhi degli adulti. Mi spiego. Ho avuto la fortuna di essere stata solo una bambina quando il King of Pop era all’apice della sua carriera.

    Riguardandomi indietro capisco come, questo eterno Peter Pan, parlasse una lingua che gli adulti fanno fatica a decifrare. Per me, lui era il massimo. Amavo i supereroi, ma lui non era un fumetto, era reale. Reale ma fiabesco. Con lui qualsiasi cosa era possibile, non c’era alcun limite. E volevo essere così, volevo vivere in quel flusso di energia, libertà, positività, creatività e colore. Personificava tutto il sogno, sfidava il razionale.
    Attraverso i miei occhi da bambina, la mia immagine di lui non era filtrata dal giudizio. Il suo volto cambiava, i lineamenti sempre più sottili, la pelle sempre più chiara. Non ci facevo caso. Quelli sono giudizi degli adulti. A me non importava. Quello che lui doveva dare a me, me lo stava già dando. E la gente parlava di quanto fosse bizzarro avere le giraffe in casa. Per me era normalissimo che Michael Jackson avesse le giraffe in casa e andasse in giro con uno scimpanzé. Del resto, mica abitava in un monolocale da trentacinque metri quadri in provincia di Forlì.

    Neverland, la sua tanto chiacchierata dimora, con tanto di cinema e parco divertimenti. Anche Elvis aveva avuto la sua Graceland e nessuno ha mai avuto nulla da ridire. Cosa accadeva oltre i cancelli di Neverland? Quello che le persone si scocciano a leggere sono tutte le storie dei bambini meno privilegiati a cui veniva offerto uno spazio per giocare (e la maggior parte delle volte, Michael Jackson neanche si trovava in loco). Le storie di bambini gravemente malati a cui venivano offerte cure mediche.


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    In una sua recente pubblicazione, “La via della ricchezza – Il denaro al servizio dell’umanità”, lo scrittore torinese Salvatore Brizzi, fra le tante tesi presentate, parla di un nuovo tipo di economia, più spirituale. Creare una rete di abbondanza, donando il 10% dei propri guadagni al prossimo. Se tutti applicassimo questo insegnamento, scomparirebbe la povertà e non ci priveremmo poi di così tanto. Michael Jackson, che ritengo una persona risvegliata, lo ha fatto.
    È stato stimato dal Guinness Dei Primati, che nel corso della sua carriera, il King of Pop, ha donato in beneficienza una cifra che va oltre i 500 milioni di dollari. Ma questo è un dato che non fa notizia, non crea sensazionalismo. La gente si scoccia a leggere queste cose. La gente vuole indignarsi, vuole demolire i miti. Vende di più un predatore che un filantropo. Michael Jackson è stata la celebrità più attaccata da stampa e tabloid. Su di lui sono state montate le storie più sensazionalistiche e fantasiose. Tanto grande la sua fama, le sue opere caritatevoli ed il suo talento, tanto grandi le manipolazioni mediatiche a suo danno.


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    Come si distrugge un mito? C’è sempre l’arma della moralità oggettiva. E Michael Jackson non è stato il primo a cui è stato lanciato addosso questo dardo infuocato. Lo hanno fatto con John Lennon. A fronte delle sue manifestazioni per la pace, lo hanno accusato di essere un violento. Ed ancora più indietro, con Charlie Chaplin, messo alla gogna mediatica per la sua imitazione di Hitler. Ed ancora più indietro, con un grande colosso della musica classica italiana, Niccolò Paganini, che non ha ricevuto sepoltura in terra consacrata perché considerato figlio del diavolo. Tantissime sono le storie di uomini vissuti in diverse epoche e contesti, ma con un fattore comune: quello di essere pionieri e rivoluzionari. Messi al rogo per questo.

    L’immagine di un bambino maltrattato è la peggiore che si possa pensare. Per qualsiasi cultura, per qualsiasi epoca. Essendo Michael Jackson l’amico dei bambini per eccellenza, ed essendo egli stesso un adulto-bambino, è stato facile cucirgli addosso la terribile figura del pedofilo. Prima nel 1993, con il caso di Jordan Chandler. In quella particolare circostanza, alla star fu suggerito dall’etichetta discografica di patteggiare e non procedere con un processo civile, al fine di contenere ulteriori danni alla tournée in corso, quella dell’album Dangerous.
    Sono state poi rintracciate conversazioni telefoniche del padre del bambino, Evan Chandler, dove lui stesso ammette che il fine ultimo era estorsione di denaro. Chandler si è suicidato poco dopo la scomparsa del King of Pop. Secondo la stampa globale, soffriva di una grande depressione dovuta al senso di colpa.


    michael-jackson-FBI

    Documento ufficiale. Nell’immagine: lista dei dipartimenti coinvolti nell’indagine su Michael Jackson e nella relativa perquisizione di Neverland. Found Nothing.


    Nel 2005, si ripete il copione. Stavolta si tratta di Gavin Arvizo, un ragazzino ammalato di cancro, che riesce a guarire grazie alle cure mediche sovvenzionate da Jackson. Un processo lungo ed estenuante, che termina con le parole NOT GUILTY. Il King of Pop si è scrollato di dosso ben quattordici orribili capi d’accusa. Ed è un gran sospiro di sollievo. Ma alla gente poco importa.
    I media non enfatizzeranno mai l’innocenza di Michael Jackson.

    Negli anni 2000, dovevi dire sempre a bassa di voce di essere un fan di Michael Jackson. “Ma ti piace quel pedofilo?”. Si, dovevi dirlo sottovoce, perché non puoi sempre e costantemente ripetere questo e quell’altro per far cambiare idea alle persone. “Che restino convinti delle loro idee” pensi, ed alzi le spalle… ed in qualche modo speri che sia solo un momento di transizione. Speri che in quattro o cinque anni la gente dimentichi di questo spiacevole episodio.
    Ed effettivamente è quello che accadde perché, nel 2009, dopo la scomparsa di Michael Jackson, avvenuta in circostanze per nulla chiare, tutti all’improvviso lo amano. I suoi dischi vendono come se fosse di nuovo il 1983, la sua immagine riabilitata. “Pedofilo? Michael Jackson? No, non ci ho mai creduto”. Già. Fai spallucce e te la ridi sotto i baffi, ripensando ai quattro anni precedenti.


    2019. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla scomparsa di Michael Jackson. Questa è l’epoca dei social media, dove tutto ciò che conta davvero è anticipato dal simbolo “#”. Questa è l’epoca del #MeeToo, dove personaggi ambigui e poco credibili come Asia Argento o Rose McGowan, da essere totalmente ininfluenti, riempiono le testate giornalistiche, scatenando l’opinione pubblica. Sulla scia di questo movimento, al regista Dan Reed viene in mente una grande idea. Rendere questo concetto ancora più potente, accostandolo alla più grave forma di violenza, ovvero quella a danno di minori. Ma la formula non è ancora perfetta, manca un ingrediente: un capro espiatorio.
    Qualcuno dall’enorme fama che possa catalizzare l’attenzione. Ma certo, Michael Jackson! Come ho fatto a non pensarci prima? Perfetto: #MeeToo, bambini maltrattati ed il Re Del Pop. Boom. Un successo assicurato.

    Quello di Dan Reed è un lavoro impeccabile. Non serve che la storia si regga in piedi, non serve che i protagonisti siano credibili. Non serve neanche che la gente guardi l’intero documentario della durata di quattro ore. I tre elementi citati sopra, fanno già il 70% del lavoro. Questi tre elementi possono essere contenuti in una sola frase, perfetta per Twitter. Non servono prove. Alla gente bastano solo tre hashtag: #michaeljackson #childabuser #meetoo. E via con le condivisioni.


    Da qui in poi, possiamo anche essere più schematici.

    ........................................ CONTINUA....................................
     
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