Le origini di XCAPE: Avete sentito le canzoni. Ora ascoltate le storie.

by Damien Shields

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  1. ArcoIris
     
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    Le origini di Xscape di Michael Jackson: la prima recensione.


    di Charles Thompson


    Dicono che ogni nuvola ha un rivestimento d'argento. Si tratta di un bel sentimento e il mondo sarebbe un posto molto più amabile se fosse vero, ma quando Sony l'anno scorso ha rilasciato Xscape - la sua ultima collezione di demo remixate di Michael Jackson - è sembrata decisamente incorreggibile. Confuso, banale ed inspiegabilmente rilasciato dall’unica etichetta contro cui Jackson ha scelto di protestare durante la sua vita, tanto che molti dei fan della star erano così poco impressionati che han sentito il bisogno di boicottarne il rilascio.

    Ho usato questo blog per fornire la mia critica valutazione sulla collection, attingendo agli scritti e alle interviste di Jackson per dimostrare perché si sarebbe opposto a tale rilascio. Mentre le demo originali - rilasciate in una versione ampliata dell'album - hanno fornito un assaggio stuzzicante del processo creativo di Jackson, rimane il fatto che aveva scartato ognuna di queste tracce per un motivo, e alcuni di questi motivi erano evidenti all'ascolto. Inoltre, le "contemporaneizzazioni” (vandalizzazioni) delle nuove versioni erano universalmente inferiori ai concetti originali di Jackson.

    E’ con grande sorpresa, pertanto, che mi ritrovo a concedere che qualcosa di positivo è venuto dal rilascio dell'album. Si presenta sotto forma di "Xscape Origins", un nuovo libro del giornalista australiano Damien Shields. Dopo aver letto la mia recensione di Xscape mi mandò una prima stesura del manoscritto e ora posso postare la prima recensione in esclusiva mondiale del prodotto finale.

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    Shields era perplesso dal fatto che Sony avesse relegato le composizioni originali di Jackson sul disco bonus di una versione più costosa del disco. Mentre i produttori contemporanei sono stati forzati ad interviste apparentemente senza fine per promuovere la loro re-immaginazione del lavoro dell'artista, il processo e la visione di Jackson sono stati quasi completamente trascurati.

    Deciso ad aggiustare questa percezione sbagliata, Shields è volato in America per intervistare una serie di collaboratori originali di Jackson, tra cui cantautori, tecnici del suono e produttori. Nel suo libro presenta una storia dietro ogni traccia. Il risultato è una visione emozionante e rivelatrice sulle abitudini di lavoro sulla più solitaria delle popstar.

    Se le demo di 'Xscape' forniscono un assaggio stuzzicante dell’ alchimia di Jackson, il libro di Shields butta giù la porta dello studio e pone il lettore proprio lì dietro la console, fornendo una visione in prima fila del processo creativo della stella.
    E che processo è stato, con il cantante al lavoro incessantemente con musicisti e ingegneri di fama mondiale, a volte ad intermittenza per decenni, per perfezionare ogni traccia prima che potesse essere rilasciata sotto il suo nome.
    Nelle ampie interviste di Shields, i collaboratori di Jackson lo ritraggono come un perfezionista instancabile; a 18 anni aveva già goduto di una carriera più lunga di quella che la maggior parte artisti possa sperare ed era comunque determinato a non sprecare più la sua vita registrando a meno di non poter produrre qualcosa di veramente innovativo ogni volta.

    Oltre che esigente, Jackson appare tipicamente infantile in molti dei racconti dallo studio. In uno, Jackson se la prende con i suoi produttori perché non pensano abbastanza fuori dagli schemi, chiedendo cosa gli impedisca semplicemente di inventare un nuovo strumento musicale.
    In continua ricerca di una nuova esperienza sonora, Jackson imposta un microfono sul pavimento e si registra mentre spiccica uova a terra.
    Un altro giorno, manda la sua squadra da uno sfasciacarrozze per “trovarmi alcuni nuovi suoni”.
    Jackson è come un professore musicale matto, rifiutando di essere vincolato dalla tradizione o dalla pratica accettata.
    Detto questo, non tutti i brani sono nati da tali esperimenti sonori selvaggi.
    Alcuni evolvono dalle care, vecchie jam sessions, con Jackson che ad un certo punto irrompe con i suoi celebri movimenti in studio di registrazione, mentre sfida il suo bassista a continuare a creare ritmi che gli facciano venire voglia di ballare.

    Questi sguardi dall’interno sono inestimabili. Come riconosce Shields nelle sue pagine iniziali, a Jackson probabilmente non è sempre stato concesso il credito che merita come musicista, in parte perché ha rifiutato di impegnarsi in qualsiasi discussione significativa sul suo lavoro. Formato alla Motown, ha imparato in giovane età che essere qualcosa di diverso dall’irritantemente vago nelle interviste alla stampa era completamente fuori questione.
    Ha regolarmente eluso le domande sul suo processo creativo, insistendo a volte sul fatto che non avrebbe potuto prendere alcun credito per la sua musica, e avrebbe blandamente affermato che Dio gliel'aveva data, completamente formata.
    Ha cambiato tattica quando è finito nelle aule di tribunale, come spesso ha fatto, affrontando frivole cause per plagio: a quel punto improvvisamente era in grado di dare un resoconto passo per passo della creazione di ogni canzone - ma ben poco di queste testimonianze è stato reso pubblico, e il mistero continua a circondare i suoi metodi.

    Il processo descritto nel libro di Shields è sorprendentemente collaborativo. Mentre Jackson spesso metteva il proprio materiale sul tavolo (un collaboratore lo ricorda cantare intere composizioni per i suoi musicisti - ogni nota di ogni accordo - in modo che loro potessero suonarle e registrarle), era altrettanto felice di registrare materiale degli altri, se sentiva che era abbastanza forte. In qualsiasi momento, avrebbe potuto avere tre squadre di produttori al lavoro separatamente su un album, in competizione tra loro per creare le migliori canzoni e garantire il loro posto sul CD.

    In alcuni casi, le storie di Shields sono più interessanti rispetto alle canzoni che descrivono. Dopo tutto, questi sono brani che Jackson alla fine ha deciso che non erano degni di inclusione nei suoi albums.
    I creatori di 'Blue Gangsta' la descrivono ripetutamente a Shields come una 'moderna Smooth Criminal' - che suona un po’ come un pio desiderio. Monotono - per non dire un po' ridicolo, data l'immagine pubblica di Jackson nel momento in cui l’ha registrato - il brano è un punto basso della raccolta. Tuttavia, leggere i vividi ricordi del team di Jackson è come entrare nella cabina con lui per registrare la sua voce, e quasi mi ha dato la pelle d'oca per procura.

    Inoltre, alcuni capitoli non dettagliano necessariamente la creazione di singole tracce. Shields utilizza alcune canzoni come veicoli per dettagliare mesi di sedute, in particolare per l'album del 2001 Invincible, la cui creazione fu turbolenta ed è stata a lungo avvolta da pettegolezzi e segretezza.
    I capitoli su 'Invincible' documentano anche il deterioramento della relazione della star con Sony.

    Centinaia di libri sono stati scritti su Michael Jackson, ma questo è uno dei pochissimi da leggere assolutamente tra quelli pubblicati dopo la sua morte, dimenticando la sua vita privata troppo dibattuta e spargendo luce sulla zona su cui più persone appaiono meno informate: il suo lavoro.


    Traduzione di (Miss Piggy) per MJFSquare.
     
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5 replies since 20/3/2015, 21:37   482 views
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