Ascesa, caduta e rinascita di un impero di miliardi di dollari - Zack O’Malley Greenburg

The Rise, Fall, and Rebirth of a billion dollar empire

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    L'acquisto di The Beatles: dentro la migliore scommessa d'affari di Michael Jackson


    di Zack O'Malley Greenburg



    A metà degli anni '80 una manciata di scaltri uomini d'affari americani si riuniva periodicamente, per delineare la strategia finanziaria per un conglomerato di imprese dell'intrattenimento da un miliardo di dollari.

    Questo comitato di investimento informale includeva David Geffen, che aveva lanciato diverse etichette discografiche e sarebbe poi diventato uno degli uomini più ricchi di Hollywood dopo la fondazione dei DreamWorks Studios; John Johnson, che aveva fondato la rivista Ebony e sarebbe diventato il primo uomo di colore ad apparire nella lista di Forbes dei 400 uomini di colore americani più ricchi; John Branca, che da allora gestiva le finanze di decine di artisti della Rock and Roll Hall of Fame, tra cui i Beach Boys e i Rolling Stones; e Michael Jackson, il Re del Pop e presidente del consiglio di amministrazione, imperscrutabile nei suoi abituali occhiali da sole.

    Le azioni della società di intrattenimento in questione non sono mai state quotate al New York Stock Exchange o al NASDAQ. Anche se pochi l'avrebbero considerata una vera società, i prodotti di questa multinazionale sono stati consumati da miliardi di persone nel corso degli ultimi decenni. Se l'organizzazione fosse stata ufficialmente costituita, sarebbe stata chiamato Michael Jackson, Inc.

    Nel 1985 questo agglomerato fece la sua più consistente acquisizione: ATV, la società che ospitava il pregiato catalogo di editoria musicale dei Beatles. Erano inclusi i copyright della maggior parte dei più grandi successi della band, tra cui "Yesterday", "Come Together", "Hey Jude", e centinaia di altri. Il catalogo, in seguito fuso con Sony per formare la Sony/ATV, attualmente controlla oltre due milioni di canzoni di artisti che vanno da Eminem a Taylor Swift, essendo così la più grande società di editoria musicale al mondo.

    A una riunione della commissiona di investimento mesi prima che l'affare fosse consumato, comunque, l'acquisizione sembrava improbabile. Michael Jackson, Inc. era in trattative profonde con il miliardario australiano Robert Holmes à Court, il cui prezzo richiesto per ATV era salito oltre 40 milioni dollari, generando disaccordo tra la cerchia di Jackson su come procedere.

    Non volendo turbare nessuno, Jackson rimase in silenzio, come faceva spesso nelle riunioni, ma aveva già preso la sua decisione. Scarabocchiò una nota sul retro di una scheda finanziaria e la passò a Branca sotto il tavolo.

    "John, per favore non contrattiamo", diceva. "Io non voglio perdere l'affare... E' IL MIO CATALOGO".

    Pochi mesi dopo Jackson acquistò la ATV per un prezzo di 47,5 milioni di dollari. Oggi la Sony/ATV vale circa 2 miliardi di dollari; attraverso l'Estate di Jackson, i suoi eredi possiedono ancora la sua metà della joint venture. Non sarebbe così se non fosse per la manovra scaltra e la determinazione incrollabile di Jackson e del suo team. L'incredibile storia inizia più di un quarto di secolo fa, nel Regno Unito, nel corso di un incontro tra un famoso cavaliere e un futuro re.

    Una notte del 1981 a casa di Paul McCartney, appena fuori Londra, l'ex Beatle consegnò a Michael Jackson un raccoglitore. Dentro c'era un elenco di tutte le canzoni i cui diritti di pubblicazione erano di proprietà di McCartney. Dopo aver lasciato svanire gran parte del proprio catalogo di autore quando era giovane, aveva fatto incetta di diritti d'autore per anni.

    "Questo è quello che faccio. Ho comprato il catalogo di Buddy Holly, un catalogo di Broadway", disse McCartney al giovane cantante. "Ecco il tabulato di tutte le canzoni che possiedo". Jackson era affascinato. Voleva iniziare a fare lo stesso, e il suo istinto imprenditoriale rapidamente si mise in moto. "Paul ed io abbiamo dovuto imparare nel modo più duro il business e l'importanza dei diritti editoriale e della dignità di essere autori," ha scritto Jackson nella sua autobiografia.

    Quando tornò in California, si trovò con un problema invidiabile. Aveva guadagnato 9 milioni di dollari nel 1980 ed era seduto su un mucchio di soldi che doveva essere investito. L'inflazione era dilagante nei primi anni '80, il che significa che il denaro inattivo avrebbe cominciato a perdere valore rapidamente. In breve doveva trovare posti validi per parcheggiare le riserve di Michael Jackson, Inc.

    I suoi contabili gli portarono un certo numero di offerte immobiliari, ma lui non era abbastanza entusiasta di acquistare nulla del genere. Voleva acquistare delle canzoni. Così il suo avvocato, John Branca (oggi co-esecutore del patrimonio di Jackson), iniziò a parlare con le persone del settore dell'editoria per scoprire che cosa era in vendita. Uno dei suoi primi colloqui fu con l'autore Ernie Maresca, che aveva due grandi canzoni rock disponibili: "Runaround Sue" e "The Wanderer". Quando Branca lo disse a Jackson il cantante non le riconobbe. L'avvocato dette al suo cliente un nastro e gli disse di ascoltarlo. Pochi giorni dopo Jackson richiamò. "Devi ottenere quelle canzoni", disse. "Le ho ballate per tutto il weekend."

    Inizia così un'abbuffata di acquisti per Branca e Jackson. Presero un piccolo catalogo che comprendeva "1-2-3", una canzone d'amore soft-rock degli anni '60 di Len Barry; "Expressway to Your Heart" una composizione di Gamble e Huff pubblicata dai Soul Survivors nel 1967; e "Cowboys to Girls", un successo del 1968 degli Intruders composto dallo stesso duo. Se Jackson non conosceva una canzone, Branca gli mandava una registrazione; se il cantante se ne innamorava dava il via libera per ottenerla.

    La collaboratrice di lunga data Karen Langford ricorda le discussioni con Jackson durante questo periodo su quale delle più grandi canzoni di tutti i tempi fosse meglio possedere (spesso lui citava quelle dei Beatles, di Elvis e di Ray Charles, tra gli altri). A volte faceva dei quiz alla Langford, cantando un frammento di una canzone e chiedendole se riusciva a dire il titolo e il performer. Anche allora guardava alla proprietà in un modo pochi avrebbero immaginato alla sua età.

    "Voleva essere il produttore numero uno al mondo," dice. "E... sarebbe emerso in molti modi diversi, ma [il suo obiettivo] è sempre stato il numero uno, arrivare a quel posto al numero uno. Essere il più grande, il migliore".

    Quello che il cantante voleva veramente era il catalogo Jobete di Gordy, che ospita la maggior parte dei più grandi successi della Motown, compresi quelli dei Jackson 5. Gordy dice che Jackson gli offrì un prezzo "concorrenziale" a un certo punto, ma il capo della Motown non era pronto a vendere - e non lo fece, fino a quando EMI non gli pagò 132 milioni di dollari per la metà del catalogo nel 1997.

    Ma osservare Gordy gestire i suoi interessi editoriali aveva infiammato qualcosa in Jackson. "Era contagiato", dice Gordy. "E questo gli dava la voglia di fare qualcosa di ancora più grande".

    ***

    "Michael," iniziò Branca, timidamente, in una riunione nel settembre 1984, "Penso di aver sentito parlare di un catalogo in vendita".

    "Che cos'è?"

    "E' l'ATV."

    "Sì, e che cos'è?"

    "Non lo so, possiedono un po' di copyright, sto cercando di ricordare", disse Branca, fermandosi per creare l'effetto. Poi mise sul piatto alcuni nomi: "Yesterday", "Come Together", "Penny Lane" e "Hey Jude".

    "I Beatles?" esclamò Jackson.

    C'era solo un problema: il catalogo apparteneva al miliardario Robert Holmes à Court, un razziatore di imprese noto per l'enorme pazienza, per avere il vizio di tirarsi indietro su offerte all'ultimo minuto, e una caparbietà che rivaleggiava con quella di qualsiasi rock star. Aveva anche un sacco di altri pretendenti per l'ATV, compreso il miliardario immobiliarista Samuel LeFrak, il fondatore di Virgin Records Richard Branson, e il duo Marty Bandier e il collega dirigente editoriale Charles Koppelman (Bandier è stato ingaggiato per gestire la Sony/ATV nel 2007 e rimane l'amministratore delegato della società).

    Per Holmes à Court c'erano pochi piaceri superiori a una trattativa d'affari estenuante. Provava particolare gioia giocando con americani troppo zelanti ("Cercano solo di farmi giocare secondo le loro regole e fare un grande affare", disse una volta dei suoi omologhi negli States. "I Vietcong non giocarono secondo le regole e guardate cosa è successo".) Niente di tutto questo importava a Jackson. Le sue istruzioni per Branca erano: "Tu mi devi far ottenere quel catalogo."

    L'avvocato ricorda i giorni frenetici che seguirono. Il suo primo compito: comunicare con Paul McCartney e Yoko Ono, entrambi amici di Jackson. Come vedova di John Lennon, la Ono era responsabile del suo patrimonio e si diceva avesse un certo interesse a fare un'offerta congiunta per l'ATV con McCartney. Jackson sperava di evitare una resa dei conti.

    "Chiamai Yoko al telefono", ricorda Branca. "E le dissi: 'Michael mi ha chiesto di chiamare per sapere se avete fatto un'offerta per ATV Music che possiede tutte le canzoni dei Beatles'"

    "No, non faremo un'offerta."


    "No?"

    "No, no, se avessimo comprato avremmo dovuto trattare con Paul," rispose la Ono. "Sarebbe stata una cosa insieme. Perché? "

    "Perché Michael è interessato."

    "Oh, sarebbe meraviglioso che andasse nelle mani di Michael piuttosto che di qualche grande società." (Quando ho chiesto alla Ono della conversazione circa 30 anni più tardi, nel bel mezzo di una breve intervista prima di un raduno anti-fracking all'ABC Carpet & Home di New York, lei ha detto che non ha avuto "un dialogo complesso" con nessuno del team di Jackson, ma non ha elaborato la cosa.)

    Branca dice che la sua mossa successiva fu quella di contattare John Eastman, l'avvocato e cognato di Paul McCartney (ha rappresentato il cantante insieme al padre, Lee Eastman, che ha iniziato a lavorare con McCartney prima che i Beatles si sciogliessero). Secondo Branca Eastman disse che McCartney aveva detto che non era interessato perché il catalogo era "troppo costoso." Questo fu uno dei tanti motivi per cui né Branca né Bandier credevano che McCartney avrebbe sborsato una tale quantità di denaro contante.

    Anche se le canzoni dei Beatles componevano circa i due terzi del valore di ATV, il restante terzo era costituito da beni che McCartney non voleva: diritti d'autore di migliaia di altre composizioni, una libreria di effetti sonori, anche alcuni immobili. "La condotta di Paul era molto più orientata a dilazioni finanziarie", spiega Bandier. Aggiunge Joe Jackson: "L'unica ragione per cui Michael ha comprato quel catalogo era perché era in vendita! [McCartney e Ono] avrebbero potuto acquistare il catalogo loro stessi, ma non l'hanno fatto."

    C'è anche una spiegazione artistica per la mancanza di volontà di McCartney. "Non ho mai pensato che Paul McCartney lo avrebbe comprato perché è molto difficile per un creatore di qualcosa [comprarla]", dice Bandier. "Sarebbe come se Picasso, dopo che aveva trascorso una giornata a fare un dipinto, l'avesse comprato per 5 milioni di dollari anni dopo. Non sarebbe una cosa da Paul".

    Branca aprì con un'offerta di 30 milioni di dollari, ma Holmes à Court voleva di più, soprattutto perché Bandier, Koppelman, e pochi altri pretendenti erano ancora interessati ad acquistare ATV. A novembre Jackson aveva autorizzato Branca ad alzare la sua offerta oltre i 40 milioni. Con l'eccezione di John Johnson, i consulenti di Jackson - compresi dirigenti musicali come David Geffen e Walter Yetnikoff - pensavano che il cantante avesse perso la testa.

    Yetnikoff disse a Jackson che stava facendo un errore e che avrebbe dovuto limitarsi a fare l'artista. "Quello fu il mio consiglio", dice l'ex capo della CBS. "E per fortuna l'ha ignorato." Jackson non aveva una formazione da scuola di economia e intensi flussi di cassa significavano poco per lui. Ma aveva un tremendo senso del valore - e di Branca, un assistente in grado di aiutarlo a farne la maggior parte.

    "John era il concierge finanziario nella realizzazione degli istinti di Michael," dice il miliardario Tom Barrack, che si è trovato a lavorare con Jackson negli ultimi anni della sua vita. "Perciò Michael disse, 'Wow, penso che col tempo le canzoni dei Beatles avranno un valore incredibile'. Onestamente Michael non sapeva se valessero 12 milioni di dollari o 18 o 25. Sapeva solo e aveva previsto correttamente che nel corso del tempo la proprietà intellettuale sarebbe arrivata a valere un sacco di soldi".

    Il costante ritornello di Jackson: "Non si può dare un prezzo a un Picasso... non puoi dare un prezzo a queste canzoni, non sono prezzate. Sono le migliori canzoni che siano mai state scritte". Durante una riunione del comitato finanziario Jackson scrisse a Branca la nota di cui sopra che si trova ancora a casa dell'avvocato: "E' IL MIO CATALOGO".

    Un'offerta di 45 milioni dollari fu abbastanza per far guadagnare a Jackson e Branca un incontro a Londra quell'inverno, ma Holmes à Corte rifiutò di andarci. Dal momento che l'affare era ben lungi dall'essere completato, Branca fece lo stesso, mandando il suo collega Gary Stiffelman in sua vece. Le due parti concordarono una dichiarazione non vincolante di interesse reciproco, e la squadra di Jackson intraprese un'attenta verifica di quattro mesi del catalogo di 4000 canzoni.

    Per verificare i diritti d'autore di ATV, una squadra di venti persone passò circa 900 ore a esaminare quasi un milione di pagine di contratti. Branca incontrò Holmes à Court a New York in aprile e concordò un affare con una stretta di mano. In poche settimane, però, il magnate si era tirato indietro. Così, con la benedizione di Jackson, Branca inviò un'altra lettera: accettare l'ultima offerta di 47,5 milioni di dollari, o non ci sarebbe stato nessun accordo.

    Nello stesso periodo Branca venne a sapere che Holmes à Court aveva provvisoriamente accettato di vendere il catalogo a Koppelman e Bandier per 50 milioni di dollari. Ma conosceva i suoi rivali - e da dove stavano prendendo i loro soldi. Infatti la loro azienda aveva incassato un pesante anticipo editoriale dalla MCA Records, guidata all'epoca da Irving Azoff, che aveva fatto da consulente a Jackson e ai suoi fratelli nel loro recente tour.

    "Andai da Irving e gli dissi: 'Come puoi finanziare Charles e Marty? Stanno facendo un'offerta contro Michael e tu sei il consulente'", ricorda Branca. "[Azoff] si ritirò dall'affare, e [il loro accordo ATV] fallì."

    Poco dopo Branca ricevette una chiamata da uno dei colleghi di Holmes à Court. Poteva venire a Londra e chiudere l'affare? Convennero su 47,5 milioni di dollari. Jackson dette la procura a Branca e l'avvocato volò a New York e salì su un Concorde diretto in Gran Bretagna. Una volta all'interno del jet supersonico, tuttavia, notò due volti noti diretti a Londra: Bandier e Koppelman.

    "Che cosa vai a fare laggiù?" chiese Bandier.

    "Oh," disse Branca, "solo alcuni affari."

    Anche Bandier era pronto a fare qualche affare. Anche dopo che Branca aveva convinto Azoff a ritirare il suo finanziamento, lui e Koppelman pensavano di poter raccogliere un capitale sufficiente per fare un'offerta da 50 milioni di dollari per ATV - e che tutto quello che serviva era guadagnare un po' di tempo. Ricorda Bandier: "Andammo a Londra per finalizzare un contratto più formale."

    Lui e Koppelman calcolavano che Holmes à Court non aveva alcun interesse per l'editoria musicale e stava semplicemente cercando di scaricare l'ATV il più rapidamente possibile. Non tenevano conto della sua pazienza, o della gioia che poteva derivare ​​da un pò di "sport aziendale". Di certo non si aspettavano quello che Holmes à Court avrebbe detto loro quando arrivarono: che era pronto a togliersi l'ATV dandolo a un altro offerente per un importo inferiore alla loro offerta di 2,5 milioni di dollari.

    Faccia a faccia con Holmes à Court e sul punto di perdere l'affare, Bandier alzò subito la sua offerta di altri 500.000 dollari. L'australiano non ne rimase colpito.

    "C'è un aspetto della trattativa che voi ragazzi non potete fare", rispose. "Ed è un concerto a Perth per il mio ente di beneficenza preferito."

    "Possiamo fare un concerto di beneficenza," insisté Bandier, immaginando di poter facilmente sfruttare le sue connessioni, e forse il suo denaro, per attirare in pratica qualsiasi artista.

    "No, no, non capite", continuò Holmes à Court. "Lo sto vendendo a Michael Jackson."


    ***

    Opportunamente Jackson aveva messo al sicuro il suo più grande affare mettendo sul piatto un aspetto personale come incentivo. Non era un semplice favore, avrebbe dovuto volare per quindici ore da Los Angeles a Sydney, cambiare aereo, e poi volare altre cinque ore verso Perth. Ma nemmeno un branco di dingo avrebbe potuto impedirgli di ottenere il suo catalogo.

    Bandier più tardi apprese che Jackson aveva offerto un altro extra. La figlia di Holmes à Court si chiamava Penny, ed erano disposti a escludere la canzone "Penny Lane" dall'affare in modo che il miliardario poteva regalargliela (la società di Jackson ha continuato ad amministrare la canzone per lei). Non era proprio una concessione minore.

    "Ogni canzone che possiedi dei Beatles guadagna soldi", dice Bandier. "Ce ne sono circa 250, e ognuno ne ha una preferita. Credimi, 'Penny Lane' è una canzone popolare. "Ma il calcio piazzato era l'esibizione a Perth. "Noi sapevamo che non avremmo potuto fare il moonwalk, quindi non c'era alcun dubbio," Bandier ricorda. "Non avremmo vinto."

    Il deciso focalizzarsi di Jackson per l'acquisto del catalogo, nonostante le obiezioni rumorose delle menti più brillanti dell'industria discografica, a qualcuno potrebbe sembrare impulsivo. Ma col senno di poi è chiaro che aveva ragione a seguire il suo istinto, anche per coloro che in un primo momento avevano dubitato di lui e che il suo senso del valore dei diritti d'autore fosse impeccabile.

    "Penso che se tu fossi stato il suo consigliere in quel momento gli avresti detto, 'Non farlo'", dice Yetnikoff. "Poi è venuto fuori che si trattava di un investimento molto redditizio.... Quindi mi sento di dire che il suo senso degli affari è migliore del mio".

    Jackson certamente non dimenticò mai che aveva avuto ragione. Nel 2007, in una conference call con Bandier, il dirigente ha raccontato la storia della vendita di ATV del 1985. Jackson è stato felice di rivivere l'esperienza.

    "Vedi," ha detto. "Ti avevo detto che conoscevo il business della musica."

    Traduzione 4everMJJ MJFS


    Edited by valerie77 - 9/6/2014, 09:30
     
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