INTERVISTE A MJ e CONVERSAZIONI DI MJ

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  1. Valerie77
     
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    "The King of Pop"

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    Questa è del 1982.

    MJ intervistato da Bob Colacello



    Nel mese di agosto del 1982, il direttore esecutivo di " Interview", Bob Colacello, intervistò Michael Jackson, allora 23enne, presso il condominio nella San Fernando Valley che il cantante aveva preso in affitto con la sua famiglia, mentre la loro casa vicina veniva ristrutturata. (Andy Warhol chiamò da New York durante la loro conversazione). Jackson, naturalmente, era già famoso per il suo lavoro con i fratelli nei Jackson Five, ma il suo primo album solista da adulto, Off the Wall (1979), uscito tre anni prima , lo aveva reso a pieno diritto una star. Quando questa intervista ebbe luogo era al lavoro su uno disco per lo storybook del film di Steven Spielberg "ET l'extra-terrestre" (1982) - da qui il riferimento a ET - e stava valutando una serie di offerte per ruoli cinematografici. Stava anche finendo la registrazione di Thriller (1982), che sarebbe diventato l'album più venduto di tutti i tempi. Quello che segue è un estratto dal loro colloquio che originariamente è apparso come storia di copertina del numero di ottobre 1982.

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    MICHAEL JACKSON : La notte in cui Henry Fonda è morto, sono andato lì ed ero con la famiglia. Stavano parlando e guardando tutte le news. Benché suo padre fosse morto, Jane riusciva a dimostrare interesse verso la mia carriera, chiedendomi se avevo già ottenuto il film, e ho pensato che fosse molto dolce. Penso che si aspettassero che lui morisse da tanto tempo. Mesi e mesi e mesi prima parlava come se stesse per accadere ogni giorno. E' successo e ci sono state a volte lacrime e a volte risate e hanno mangiato un po'.

    Bob Colacello: Allora, cosa stai facendo? Hai un film da fare?

    JACKSON: Beh, proprio ora sto finendo l'album (Thriller) e sono concentrato su quello. Sto facendo anche l'altro album, l'album di ET allo stesso tempo. E' un po' nuovo per me, perché non ho mai raccontato una storia.

    Colacello: Che cos'è l'album di ET?

    JACKSON: E' uno storybook, un doppio album e io narro l'intera storia e canto la canzone che dobbiamo elaborare e scrivere. Ci siamo appena incontrati e ne abbiamo parlato con Steven [Spielberg] per non so quanto tempo per mettere insieme e parlare di come rendere storico lo storybook.

    Colacello: Per quanto riguarda l'album che stai facendo, hai scritto tutto tu?

    JACKSON: Ho scritto quattro o cinque canzoni.

    Colacello: Steve [Rubell] mi ha detto che stai facendo qualcosa con Paul McCartney

    JACKSON: Sì. Paul era qui e ho scritto una canzone dal titolo "The Girl Is Mine" che cantiamo insieme sul mio album. Siamo in lotta per questa ragazza nella canzone ed è venuta fuori benissimo, anche per il suo album, abbiamo scritto e cantato due canzoni insieme, il suo "Tug of War Part II" (non so se si riferisce all'album successivo a "Tug Of War" del 1982 che è "Pipes of Peace" del 1983, dove in effetti c'è la famosissima Say Say Say, ndt). Ma per il mio è la canzone che ho scritto. C'è un rap alla fine dove litighiamo per lei. E' divertente.

    Colacello: Sei molto disponibile alla collaborazione con altre star. Molto spesso la gente non lo è.

    JACKSON: In realtà non lo sono. Affatto.

    Colacello: Hai lavorato con Diana Ross?

    JACKSON: Solo con persone molto speciali. Diana è come una madre-amante-amica per me. Lei è meravigliosa. Ho appena scritto, prodotto e curato il suo prossimo singolo, Muscles.

    Colacello: Hai scritto anche il testo?

    JACKSON: Testo, musica, l'ho appena finita e dovrebbe uscire alla fine di questo mese.

    Colacello: Dove trovi il tempo per scrivere così tanto?

    JACKSON: Sugli aerei. Stavo tornando dall'Inghilterra dove avevo lavorato sull'album di Paul McCartney, sfrecciando sul Concorde, e questa canzone mi è venuta in testa. Ho detto Ehi, è perfetta per Diana! Non avevo un registratore o qualcosa del genere per cui ho dovuto soffrire per qualcosa come tre ore. Appena sono arrivato a casa ho messo quella creatura su nastro.

    Colacello: Ti interessa la politica?

    JACKSON: Non mi piace parlarne.

    Colacello: Non affronti questi argomenti con Jane (Fonda)?

    JACKSON: No, lo facciamo. Lei è meravigliosa. Lei mi insegna ogni genere di cose. Quando ero sul set di "Sul lago dorato" stavo con Jane nella cabina e stavamo lì da soli sull'acqua a parlare, parlare, parlare di tutto. E' stata la più grande istruzione per me, io imparavo, lei imparava, ci scambiavamo dati l'uno con l'altra. Parlavamo di tante cose: la politica, i filosofi, il razzismo, il Vietnam, la recitazione, ogni genere di cose. E' stato magico.

    Colacello: Dove hai studiato, visto che eri sempre in viaggio?

    JACKSON: Scuole private o tutori.

    Colacello: Tu vieni da Gary, Indiana? Com'è stato crescere lì?

    JACKSON: In realtà, ero così piccolo che non lo ricordo. Quando avevo cinque anni andavo in tour, cantavo e ballavo. Sempre via, sempre lontano dalla scuola. Ricordo solo piccole cose come il negozio all'angolo o certe persone del quartiere. Il liceo dietro di noi ha sempre avuto una grande banda con trombe e tromboni e tamburi che scendevano per strada. Mi piaceva, era come una sfilata. Questo è tutto quello che ricordo.

    Colacello: Ti piaceva esibirti da bambino? Hai sempre amato farlo?

    JACKSON: Sempre. Ho sempre apprezzato la sensazione di essere sul palco, la magia che ne deriva. Quando sono sul palco è come se tutto ad un tratto arrivasse una magia da qualche parte e lo spirito ti colpisse e tu perdessi il controllo di te stesso. Sono salito sul palco al concerto di Quincy [Jones] al Rose Bowl e io non volevo andare in scena. Cercavo di evitarlo, nascondendomi e sperando che non mi avrebbe visto nascosto dietro la gente, quando mi ha chiamato. Poi sono andato su e sono letteralmente impazzito. Ho iniziato ad arrampicarmi sul palco, sugli altoparlanti, l'attrezzatura delle luci. Il pubblico ha iniziato a partecipare e ho iniziato a ballare e cantare e questo è ciò che accade.

    Colacello: Come fai a confrontare il recitare e l'esibirti sul palco?

    JACKSON: Io amo entrambi. Recitare è la crema. Amo esibirmi. E' una fuga fenomenale. Se vuoi davvero far uscire tutto ciò che senti, quello è il momento di farlo. Con la recitazione è come diventare un'altra persona. Penso che sia fantastico, soprattutto quando ti dimentichi totalmente. Se ti dimentichi del tutto, cosa che amo fare, è lì che diventa magico. Mi piace creare la magia, mettere insieme qualcosa che è così insolito, così inaspettato che manda le persone fuori di testa. Qualcosa in anticipo sui tempi. Cinque passi avanti rispetto a quello che le persone stanno pensando. Così la gente lo vede e dice, "Uao, non mi aspettavo questo". Amo sorprendere la gente con un regalo o un dono o una performance sul palco o altro. Adoro John Travolta, che è venuto fuori da quello show, Kotter (sitcom andata in onda sulla ABC dal 1975 al 1979, ndt). Nessuno sapeva che lui era in grado di ballare o fare tutte quelle cose. Lui è come esploso. Prima che lo sapesse, era il nuovo grande Brando o qualcosa del genere.

    Colacello: Lui non ha fatto molto ultimamente.

    JACKSON: Lo so. Penso che stia scegliendo i copioni e roba così. E' sempre difficile cercare di competere con i propri successi passati...

    Colacello: Dimmi, chi pensi che abbia segnato delle svolte nel suo lavoro in qualsiasi campo?

    JACKSON: Mi piace così tanto Steven Spielberg. Adoro James Brown. E' fenomenale. Non ho mai visto un performer creare elettricità con un pubblico come James Brown. Lui ha tutti nelle sue mani e qualsiasi cosa voglia fare con loro la fa. E' stupefacente. Ho sempre pensato che fosse sottovalutato. Amo Sammy Davis Jr., mi piace Fred Astaire. Amo George Lucas. Vado pazzo per Jane Fonda e Katharine Hepburn.

    Colacello: Ho visto una foto tua con Katharine Hepburn sul set di "Sul lago dorato".

    JACKSON: Mi sento onorato di conoscerla, perché ci sono un sacco di persone che a lei non piacciono e lei ti dice subito se non le piaci. Quando l'ho incontrata, ero un po' titubante, perché Jane mi aveva riempito di cose su di lei. Ero un po' spaventato. Ma subito, mi ha invitato a cena quel giorno. Da allora siamo amici. Lei è venuta al nostro concerto, il primo concerto al quale sia mai stata, al [Madison Square] Garden, e si è divertita molto. Ci chiamiamo al telefono e lei mi manda delle lettere. Lei è semplicemente meravigliosa. Sono andato a casa sua a New York e lei mi ha fatto vedere la sedia preferita di Spencer Tracy e le sue cose private nel suo armadio, i suoi piccoli soprammobili. Penso che sia magico.

    Colacello: Sei un fan dei vecchi film?

    JACKSON: Oh sì. C'era un sacco di grande arte, grande recitazione, grande regia, grandi storie. Quando si tratta di cose come Capitani coraggiosi, Boys Town, Padre Flanagan , La donna del giorno, questa roba è pazzesca.

    Colacello: Perché non scrivi una storia tua?

    JACKSON: E' quello su cui stiamo lavorando adesso. Ci stiamo armeggiando con Quincy e Steven e speriamo di riuscire a tirarne fuori qualcosa. Steven vuole fare un musical.

    Colacello: Ti piacerebbe fare Broadway?

    JACKSON: Non ancora. Penso sia meglio affinare le proprie competenze. E' meglio raggiungere davvero l'apice del tuo talento. Vai così lontano e raggiungi il picco e ti dici, Forse questa è la prestazione migliore che posso fare. Quello che è triste di tutto questo è se non catturi quel momento. Guarda come il mondo ha perso molti grandi attori o intrattenitori solo perché hanno fatto una performance di una notte ed è finita lì. Con i film tu lo catturi, viene mostrato in tutto il mondo ed è lì per sempre. Spencer Tracy sarà sempre giovane in "Capitani coraggiosi" e io posso imparare ed essere stimolato dalla sua performance. Viene perso così tanto in teatro, così tanto. O il varietà. Sai quello che ho potuto imparare a guardare tutti quegli intrattenitori? Era pazzesco.

    Colacello: La maggior parte delle rappresentazioni sono videoregistrate ora, ma non tutte le sere.

    JACKSON: Questo è il punto. L'attore si innervosisce, sa di essere ripreso e le cose non vanno naturalmente. E' ciò che odio di Broadway. Mi dà l'impressione di dare tutto per niente. Mi piace catturare le cose e tenerle lì e condividerle con il mondo intero.

    Colacello: Sembra che ciò che realmente ti motiva è il tuo desiderio di intrattenere la gente, di accontentare la gente. Che mi dici di fama e denaro? Puoi immaginare di non essere famoso o essere famoso ti disturba?

    JACKSON: Non mi ha mai disturbato, tranne a volte quando vuoi stare in pace. Come quando vai al cinema e dici: "Nessuno mi darà fastidio stasera, indosserò il mio cappello e gli occhiali e mi godrò questo film e tutto il resto". Arrivi lì e tutti ti guardano e ti fissano e al punto culminante del film qualcuno ti batte sulla spalla per un autografo. Ti senti come se non potessi scappare...

    Colacello: Sei molto vicino ai tuoi genitori. Vivono qui a Los Angeles?

    JACKSON: Sì. Mia madre è di sopra. Mio padre in ufficio.

    Colacello: Qual è la tua giornata tipo?

    JACKSON: Fantasticare per la maggior parte della giornata. Mi alzo presto e mi preparo per qualsiasi cosa abbia da fare, scrivere canzoni o quello che è. Pianificare il futuro e roba così.

    Colacello: Sei ottimista per il futuro?

    JACKSON: Sì. Mi piace sempre di pianificare in anticipo e dargli seguito...

    Colacello: Liza Minnelli è tua amica, vero?

    JACKSON: Come potrei dimenticarla? Sono pazzo di Liza. Aggiungila alla lista dei miei preferiti. L'amo da morire. Ci sentiamo al telefono e chiacchieriamo, chiacchieriamo, chiacchieriamo. Quello che mi piace di Liza è che quando siamo insieme è tutto uno show. Io le mostro i miei passi preferiti e lei mi mostra i suoi. Lei ha davvero carisma. In futuro mi piacerebbe registrare con lei. Penso che una persona come lei deve essere sentita alla radio e accettata, e tutta la faccenda. Lei è magia sul palco.

    Colacello: Ti interessa molto la moda?

    JACKSON: No, mi interessa ciò che indosso sul palco. Sai cosa mi piace, però? Non mi importa dei vestiti di tutti i giorni. Amo mettere su un vestito o un costume e guardarmi nello specchio. Pantaloni larghi o delle scarpe davvero strane e un cappello e sentirmi semplicemente quel personaggio. Questo mi diverte.

    Colacello: Ti piace recitare molto nella vita quotidiana?

    JACKSON: Mi piace così tanto. E' evasione. E' divertente. E ' come diventare un'altra cosa, un'altra persona. Specialmente quando ci credi veramente e non è come se stessi recitando. Ho sempre odiato la parola recitare - dire: "Sono un attore". Dovrebbe essere più di questo. Dovrebbe essere più simile a un credente.

    Colacello: Ma non è un po' pauroso quando ci credi del tutto?

    JACKSON: No, questo è quello che amo di più. Mi piace dimenticare davvero.

    Colacello: Perché vuoi così tanto dimenticare? Pensi che la vita sia davvero difficile?

    JACKSON: No, forse è perché mi piace semplicemente entrare nella vita di altre persone ed esplorare. Come Charlie Chaplin. Io lo amo da morire. Charlot, gli ingranaggi e tutto il resto e il suo cuore... tutto quello che ha interpretato sullo schermo è una verità lapalissiana. Era tutta la sua vita. Era nato a Londra, e suo padre è morto alcolizzato quando aveva sei anni. Ha vagato per le strade d'Inghilterra, chiedendo l'elemosina, povero, affamato. Tutto questo si riflette sullo schermo e questo è quello che mi piace fare, portare fuori tutte quelle verità...

    Colacello: Ti interessa fare soldi?

    JACKSON: Mi interessa essere pagato abbastanza per quello che faccio. Quando inizio un progetto, ci metto tutto il mio cuore e l'anima. Visto che ci tengo molto ci metto tutto quello che ho e voglio essere pagato. Il ragazzo che lavora deve mangiare.E' così semplice.

    Colacello: Segui la tua attività molto da vicino, allora?

    JACKSON: Oh, sì.

    Colacello: Quanti anni hai?

    JACKSON: Ventitré.

    Colacello: Qualche volta ti senti come se ti fossi perso l'infanzia, perché ti sei sempre esibito nel mondo degli adulti?

    JACKSON: A volte.

    Colacello: Ma ti piacciono le persone più grandi di te, le persone di grande esperienza.

    JACKSON: Amo la gente con esperienza. Amo le persone che hanno un talento fenomenale. Amo le persone che hanno lavorato con tanto impegno e sono state così coraggiose e sono leader nei loro settori. Per me incontrare qualcuno così e imparare da loro e parlare con loro, per me è magia. Lavorare insieme. Vado pazzo per Steven Spielberg. Un'altra fonte di ispirazione per me, e non so da dove provenga, sono i bambini. Se sono giù, prendo un libro con foto di bambini, le guardo e questo mi tira su. Avere bambini intorno è magico...

    Colacello: C'è qualcosa di positivo e incoraggiante in loro. Hai un sacco di animali, vero?

    JACKSON: Li avevo. Adesso ho solo due piccoli cervi, un maschio e una femmina. Sono così dolci, così splendidi.

    Colacello: Non ho mai capito come le persone possano sparare ai cervi.

    JACKSON: Io lo odio. Odio i negozi di imbalsamazione e tutto quello schifo. Ho un lama. Ho una pecora. Sembra proprio un ariete con le corna. Louie viene dal circo. Lui è il lama. L'ariete si chiama Mr. Tibbs e i cerbiatti sono Prince e Princess.

    Colacello: Che cosa hai intenzione di fare con loro quando cresceranno?

    JACKSON: Lasciarli liberi nel giardono e roba del genere. Abbiamo circa due ettari.

    Colacello: Che tipo di auto hai?

    JACKSON: Una Rolls, nera.

    Colacello: Ti piace guidare?

    JACKSON: Non ho mai voluto guidare. I miei genitori mi hanno costretto a guidare. Quincy non guida. Un sacco di gente che conosco non guida.

    Colacello: Andy [Warhol] non guida.

    JACKSON: Questo è forte. Ma è una cosa buona quando si vuole un pò di indipendenza per andarsene. Ma non vado in molti posti. Non conosco molti posti. Guido semplicemente giù in strada.

    Colacello: Tu non esci molto?

    JACKSON: Solo per andare al Tempio d'Oro, un ristorante macrobiotico. Io sono vegetariano. O vado a giocare alla sala giochi.

    Colacello: Ti interessa l'arte?

    JACKSON: Mi piace disegnare - a matita o a penna - amo l'arte. Quando vado in tour e visito i musei in Olanda, Germania o Inghilterra - sai, quei quadri enormi? - rimango meravigliato. Non pensi mai che un pittore possa fare qualcosa di simile. Io posso guardare una scultura o un dipinto e perdermi completamente in essi. Stare lì in piedi lì a guardare e diventare parte della scena. Ti può far piangere, ti può colpire così tanto. Vedi, è quello che penso debba fare l'attore o il perfomer, essere a contatto con quella verità all'interno della persona. Toccare quella realtà al punto che diventa una parte di quello che stai facendo e puoi portarli ovunque vuoi. Tu sei felice, loro sono felici. Quali che siano le emozioni umane, sono lì con te. Amo il realismo. Non mi piace la falsità. Dentro di noi siamo tutti uguali. Abbiamo tutti le stesse emozioni e per questo un film come ET emoziona tutti. Chi non ha voglia di volare come Peter Pan? Chi non vuole volare con qualche creatura magica proveniente dallo spazio ed essere suo amico? Steven è andato dritto al cuore. Lui lo sa - in caso di dubbio, vai dritto al cuore...

    Colacello: Sei religioso, vero?

    JACKSON: Sì. Io credo nella Bibbia e credo in Dio il cui nome è Geova e a tutto il resto.

    Colacello: Qualcuno ha detto che è per questo che non ti radi.

    JACKSON: Oh, no. Non mi cresce niente che si possa radere. Non ha niente a che fare con questo.

    Colacello: Quindi sei un cristiano di base?

    JACKSON: Io credo nella verità.

    Colacello: Leggi la Bibbia?

    JACKSON: Sì, molto.

    Colacello: Vai in chiesa?

    JACKSON: Noi non la chiamiamo chiesa. E' la Sala del Regno. Sono i Testimoni di Geova.

    Colacello: Hai detto che incontrerai Bette Midler domani? State lavorando a qualcosa insieme?

    JACKSON: No, vado da questo ragazzo che si chiama Seth Riggs. Quando canto, mi piace avere la mia voce aperta, come il riscaldamento che fa un ballerino.

    Colacello: Quindi, sono come dei corsi di respirazione?

    JACKSON: Esatto. E subito dopo che ho fatto il mio, arriva lei. Sempre puntuale.


    [ Andy Warhol chiama da New York. ]

    WARHOL ANDY: Hello?

    JACKSON: Ciao.

    WARHOL: Accidenti, questo è eccitante. Sai, ogni volta che uso il mio walkman suono la tua cassetta.

    JACKSON: Hai visto Liza recentemente?
    WARHOL: Sì. Lei era in Europa, ma poi l'ho vista allo show di moda all'Halston. Ha cambiato la sua pettinatura. I suoi capelli sembrano più come i tuoi ora. Sono davvero ricci davanti e lei sembra davvero diversa ed è davvero carina. Lei ha un gran nuovo look. Era all'Halston lo scorso fine settimana ed è a New York al momento. Che hai fatto di bello?

    JACKSON: Sono stato molto in studio, a scrivere testi e lavorare su delle canzoni e cose così.

    WARHOL: Dovrei andare a vedere un gruppo inglese di rock questa sera al Ritz, si chiamano Duran Duran. Li conosci?

    JACKSON: No. :ihih:

    Warhol: Sono andato a vedere Blondie al Meadowlands la scorsa settimana.

    JACKSON: Come è stata Blondie?

    WARHOL: Lei è stata grande. Lei è così fantastica. La conosci?

    JACKSON: No, non l'ho mai incontrata.

    WARHOL: Beh, quando vieni a New York te la presento. Andare in tour è la cosa più dura da fare al mondo.

    JACKSON: Il tour è qualcosa... è il ritmo. Ma essere sul palco è la cosa più magica del tour...

    WARHOL: Non vedo l'ora che tu faccia un gran film. Ti hanno chiesto di fare qualcosa?

    JACKSON: La mia stanza è piena di sceneggiature e offerte. E molte sono grandi idee. Ma per come sono io devo avere una persona in mente con cui mi piaccia lavorare e voglio essere sicuro di fare la cosa giusta. Non voglio commettere errori.

    WARHOL: Fai semplicemente tutto. Tu non puoi fare errori.Tu sei davvero bravo.Avevi mai pensato che saresti cresciuto per diventare un cantante?

    JACKSON: Non ricordo un momento in cui non cantassi, perciò non ho mai sognato di cantare.

    WARHOL: Stai ancora collezionando vestiti? Hai un buon designer?

    JACKSON: In realtà, non mi interessa molto a meno che non vada in scena. L'unica cosa che mi piace è collezionare costumi o cappotti da pirata o cose del genere. Ma la moda di tutti i giorni non mi interessa.

    WARHOL: Cosa indossi?

    JACKSON: In questo momento ho i pantaloni di velluto a coste con un grande buco nel ginocchio e una camicia rosa e la cravatta.

    WARHOL: Esci molto o stai in casa?

    JACKSON: Sto in casa.

    WARHOL: Perché te ne stai in casa? C'è da divertirsi così tanto. Quando arriverai a New York ti porteremo fuori.

    JACKSON: L'unica volta che ho voglia di uscire è quando sono a New York.

    WARHOL: Ti piace andare al cinema?

    JACKSON: Oh, sì. Lavoreremo sull'album di ET. Ho fatto una sessione di foto con ET ed è stato così meraviglioso... Lui mi abbracciava e tutto il resto.

    WARHOL: Mi piace "Tron". È come giocare ai videogiochi. L'hai visto?

    JACKSON: Sì. Non mi ha colpito.

    WARHOL: Bene, grazie tante. A presto.

    JACKSON: Lo spero. Se vedi Liza salutala, dalle un grande bacio ed un abbraccio per me.

    (Warhol riattacca)



    Colacello: Ti piacciono i Rolling Stones? Conosci Mick?

    JACKSON: L'ho incontrato in un bagno. Era lì con Keith? Keith Moon?

    Colacello: Keith Richards.

    JACKSON: Keith Richards. Sono entrato e mi ha detto, Oh, ciao e abbiamo iniziato a parlare. Poi io sono tornato alla mia sessione. Non ci conosciamo molto bene.

    Colacello: Leggi molto?

    JACKSON: Sì. Amo leggere. Mi piace la filosofia e le storie brevi. Mi piace essere aggiornato sui più recenti best-sellers. Il Calendar del Los Angeles Times della Domenica è il mio giornale preferito. Ti consente davvero di sapere cosa succede ovunque. Ho i miei autori preferiti, non è che leggo tutti i best-sellers. Mi piace vedere quello che stanno facendo ed essere aggiornato su ciò che interessa alla gente. C'è un sacco di roba per il fisico ora.

    Colacello: Tu ti alleni?

    JACKSON: Ogni Domenica ballo per 30 minuti di fila senza interruzioni. Mi piace farlo.

    Colacello: Perchè la domenica?

    JACKSON: E' proprio il giorno che ho scelto. Io digiuno ogni domenica. Non mangio niente. Solo succhi di frutta.

    Colacello: Perché fai questo?

    JACKSON: Perché purifica l'organismo, pulisce il colon. Penso sia una gran cosa. Per fare in modo che funzioni devi farlo correttamente. E' la valvola fognaria dell'organismo. Devi tenerla pulita come pulisci l'esterno del corpo. Tutte queste impurità escono fuori dal tuo organismo, perché non pulisci all'interno. Si manifestano con i brufoli o le malattie. Le tossine cercano di uscire dal tuo organismo. La gente dovrebbe cercare di purificarsi.

    Colacello: Non leggi la prima pagina dei giornali?

    JACKSON: No. Posso dargli un'occhiata ma non la leggo.

    Colacello: Troppo deprimente?

    JACKSON: Sì. Sono sempre le solite vecchie cose. A me piace rendere felici le persone. E' questo il bello dello show business. E' evasione dalla realtà. Paghi i tuoi cinque dollari per entrare e sederti lì e sei in un altro mondo. Dimentichi i problemi del mondo. E' meraviglioso. E' divertente. E' magia.


    Original Text

    In August of 1982, Interview’s executive editor, Bob Colacello, interviewed Michael Jackson, then 23, at the condominium in the San Fernando Valley that the singer was renting with his family while their house nearby was being redecorated. (Andy Warhol called from New York midway through their conversation.) Jackson, of course, was already famous for his work with his brothers in the Jackson Five, but his first adult solo album, Off the Wall (1979), released three years earlier, had made him a star in his own right. When this interview took place, he was at work on a storybook companion record for the Steven Spielberg film E.T.: The Extra-Terrestrial (1982)—hence the E.T. references—and was fielding an array of film-role offers. He was also finishing up recording Thriller (1982), which would go on to become the best-selling album of all time. The following is an excerpt from their interview as it originally appeared as the cover story of the October 1982 issue.

    BOB COLACELLO: Did you like performing as a child? Did you always love it?

    MICHAEL JACKSON: Always did. I always enjoyed the feeling of being onstage—the magic that comes. When I hit the stage it’s like all of a sudden a magic from somewhere just comes and the spirit just hits you and you just lose control of yourself. I came onstage at Quincy’s [Jones] concert at the Rose Bowl and I did not want to go onstage. I was ducking and hiding and hoping he wouldn’t see me hiding behind people when he called me on. Then I went up there and I just went crazy. I started climbing up the scaffold, the speakers, the light gear. The audience started getting into it and I started dancing and singing and that’s what happens.

    COLACELLO: How do you compare acting to performing on the stage?

    JACKSON: I love both. Acting is the cream of the crop. I love performing. It’s a phenomenal getaway. If you want to really let out everything you feel, that’s the time to do it. With acting, it’s like becoming another person. I think that’s neat, especially when you totally forget. If you totally forget, which I love to do, that’s when it’s magic. I love to create magic—to put something together that’s so unusual, so unexpected that it blows people’s heads off. Something ahead of the times. Five steps ahead of what people are thinking. So people see it and say, “Whoa I wasn’t expecting that.” I love surprising people with a present or a gift or a stage performance or anything. I love John Travolta, who came off that Kotter show. Nobody knew he could dance or do all those things. He is like—boom. Before he knew it, he was the next big Brando or something.

    COLACELLO: He hasn’t done much lately.

    JACKSON: I know. I think he’s choosing scripts and stuff. It’s always difficult for anyone trying to compete against their past achievements . . .

    COLACELLO: It seems that what really motivates you is your desire to entertain people, to please people. What about fame and money? Could you imagine not being famous or does being famous bother you?

    JACKSON: It never has bothered me except sometimes when you want peace. Like you go to the theater and you say, “Nobody’s bothering me tonight, I’m wearing my hat and glasses and I’m going to enjoy this film and that’s all there is to it.” You get in there and everybody’s watching and staring at you and at the climax of the film somebody taps you on the shoulder for an autograph. You just feel like you can’t get away . . .

    COLACELLO: You’re very close to your parents. Do they live out here in L.A.?

    JACKSON: Yes. My mother’s upstairs. My father’s at the office.

    COLACELLO: What’s your typical day like?

    JACKSON: Daydreaming most of the day. I get up early and get ready for whatever I’ve got to do, songwriting or whatever it is. Planning the future and stuff.

    COLACELLO: Are you optimistic about the future?

    JACKSON: Yes. I always like to plan ahead of time and follow up . . .

    COLACELLO: Do you care about fashion much?

    JACKSON: No, I care about what I wear onstage. You know what I love, though? I don’t care about everyday clothes. I love putting on an outfit or a costume and just looking at myself in the mirror. Baggy pants or some real funky shoes and a hat and just feeling the character of it. That’s fun to me.

    COLACELLO: You like to act a lot just in everyday life?

    JACKSON: I love it so much. It’s escape. It’s fun. It’s just neat to become another thing, another person. Especially when you really believe in it and it’s not like you’re acting. I always hated the word acting—to say, “I’m an actor.” It should be more than that. It should be more like a believer.

    COLACELLO: But isn’t that a little frightening when you believe it totally?

    JACKSON: No, that’s what I really love about it. I just like to really forget.

    COLACELLO: Why do you want to forget so much? Do you think life is really hard?

    JACKSON: No, maybe it’s because I just like jumping in other people’s lives and exploring. Like Charlie Chaplin. I just love him to death. The little tramp, the whole gear and everything, and his heart—everything he portrayed on the screen was a truism. It was his whole life. He was born in London, and his father died an alcoholic when he was six. He roamed the streets of England, begging, poor, hungry. All this reflects on the screen and that’s what I like to do, to bring all of those truths out . . .

    COLACELLO: Do you sometimes feel as though you missed out on childhood because you’ve always been performing in the adult world?

    JACKSON: Sometimes.

    COLACELLO: But you like people older than yourself, experienced people.

    JACKSON: I love experienced people. I love people who are phenomenally talented. I love people who’ve worked so hard and been so courageous and are the leaders in their fields. For me to meet somebody like that and learn from them and share words with them—to me that’s magic. To work together. I’m crazy about Steven Spielberg. Another inspiration for me, and I don’t know where it came from, is children. If I’m down, I’ll take a book with children’s pictures and look at it and it will just lift me up. Being around children is magic . . .

    COLACELLO: Are you interested in art?

    JACKSON: I love to draw—pencil, ink pen—I love art. When I go on tour and visit museums in Holland, Germany or England—you know those huge paintings?—I’m just amazed. You don’t think a painter could do something like that. I can look at a piece of sculpture or a painting and totally lose myself in it. Standing there watching it and becoming part of the scene. It can draw tears, it can touch you so much. See, that’s where I think the actor or performer should be—to touch that truth inside of the person. Touch that reality so much that they become a part of what you’re doing and you can take them anywhere you want to. You’re happy, they’re happy. Whatever the human emotions, they’re right there with you. I love realism. I don’t like plastics. Deep down inside we’re all the same. We all have the same emotions and that’s why a film like E.T. touches everybody. Who doesn’t want to fly like Peter Pan? Who doesn’t want to fly with some magic creature from outer space and be friends with him? Steven went straight to the heart. He knows—when in doubt, go for the heart . . .

    [Andy Warhol calls from New York.]

    ANDY WARHOL: Hello?

    JACKSON: Hi.

    WARHOL: Gosh, this is exciting. You know, every time I use my Walkman I play your cassette on it . . . How have you been?

    JACKSON: I’ve been in the studio a lot, writing lyrics and working on songs and stuff.

    WARHOL: I might go see an English rock group at the Ritz tonight called Duran Duran. Do you know them?

    JACKSON: No.

    WARHOL: I went to see Blondie at the Meadowlands last week.

    JACKSON: How was Blondie?

    WARHOL: She was great. She’s so terrific. Do you know her?

    JACKSON: No, I never met her.

    WARHOL: Well, when you come to New York I’ll introduce her. Going on tour is about the hardest thing to do in the world.

    JACKSON: Tour is something—the pacing. But being onstage is the most magic thing about it . . .

    WARHOL: Did you ever think you’d grow up to be a singer?

    JACKSON: I don’t ever remember not singing, so I never dreamed of singing.

    WARHOL: Do you go out a lot or stay home?

    JACKSON: I stay home.

    WARHOL: Why do you stay home? There’s so much fun out. When you come to New York we’ll take you out.

    JACKSON: The only time I want to go out is when I’m in New York.

    WARHOL: Do you go to the movies?

    JACKSON: Oh, yes. We’re going to be working on the E.T. album. I had a picture session with E.T. and it was so wonderful . . . He’s hugging me and everything.

    WARHOL: I like Tron. It’s like playing the video games. Have you seen it?

    JACKSON: Yes. It didn’t move me.

    WARHOL: Well, thanks a lot. See you soon.

    JACKSON: I hope so . . .


    Original source: www.interviewmagazine.com/music/michael-jackson/#_
    Traduzione di 4everMJJ MJFS

    Edited by ArcoIris - 2/4/2018, 04:09
     
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