Open your eyes and look into your heart

Rating: Giallo Genere: Commedia

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    Grazie a voi per i bellissimi commenti <3

    7th Chpter

    Hallison

    “Sai, Steve? Devo dire che dopotutto col tempo le tue doti culinarie sono migliorate…” Commentò Diana a tavola, una volta arrivati alla gelatina traballante. “Ah, sì? Beh… non oso immaginare come cucinavo prima, allora.” Ribatté mio padre ridendo, per poi ringraziarla. “Avete già mangiato altre volte, insieme?” Domandai curiosa, incrociando le manine sotto il mento. “Oh, sì! Io e tuo padre ci conosciamo da più di dieci anni, ormai!” Rispose cordialmente Diana con un sorriso bellissimo. “Eh, già.” Confermò mio padre imitandola. “Wow…” Feci. “Michael, Jackie, Randy, volete venire a giocare nella mia cameretta? Se volete… possiamo prendere in prestito i giochi di mio fratello… visto che è a cena coi suoi amici…” Proposi cercando di evitare il dessert indesiderato. Michael non rispose subito, al contrario di Randy, che stava per dire qualcosa, attese il permesso di Diana per accettare. “Papà… potremmo andare a giocare? Abbiamo la pancia piena… non è vero?” Dissi guardando i tre con uno sguardo significativo. “Oh, sì… infatti… ehm… potremmo?” Si aggiunsero grottescamente. “State cercando di evitare la mia gelatina verde?” Insinuò papà ridendo sotto i baffi. “Andate, tranquilli.” Continuò prima che potessimo aprir bocca di nuovo. “Ehm… a noi piacerebbe la gelatina verde!” Intervenne Jackie dando un colpetto sulla schiena del fratello, che sgranò gli occhi con un’espressione quasi dolorante. “Sì… infatti!” Esclamò convincente, tuttavia. “Vieni, Michael…” Lo incitai prendendolo per mano per condurlo nella stanza da letto mia e di Dave. “Siediti dove vuoi! A cosa vuoi giocare?” Domandai una volta entrati. Andò a sedersi ai piedi del mio letto senza rispondermi, stringendosi solamente nelle spalle. “Vuoi vedere le macchinine di Dave? Ne ha tantissime!” Gli proposi allora, avvicinandomi al vecchio baule di legno. “Va bene.” Accettò in un sibilo. “Ecco, vieni qui! Guarda…” Gli mostrai invitandolo a mettersi al mio fianco. “Sono tantissime, non è vero?” Continuai. “Sì. Sono veramente tante.” Commentò osservando i nostri giochi con un pizzico di tristezza. “Avanti, prendine una! Puoi giocarci e… se vuoi puoi anche portarla con te!” Gli permisi sorridendogli. Così allungò timidamente la mano verso l’interno del baule e da questo prese una vecchia macchinina dal colore rosso vivo. Gli mancava una ruota, ma sembrava piacergli dato che rimase ad osservarla per un bel po’. “Ti piace?” Chiesi. “Il rosso è il mio colore preferito…” Ribatté facendo per posarla. “No,” lo fermai prendendogli una mano “è tua.” Continuai. “Veramente me la regali?” Chiese sorpreso, cogli occhi luccicanti. “Certo. Te lo avevo detto… credo che Dave non se ne accorgerà neanche… ne ha talmente tante! E poi, ultimamente, sta sempre al parco.” Replicai inclinando il capo verso la spalla destra. “Grazie…” Sussurrò osservando la macchinina. Sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori. “Qual è il tuo colore preferito?” Domandò quasi subito. “Mi piace molto il blu.” Risposi con facilità. “Anche a me piace.” Ribatté sorridendomi. “Hallison… tu vai a scuola?” Aggiunse mordendosi il labbro inferiore. “Certo. Ma adesso è chiusa per le vacanze estive. Perché me lo chiedi? Tu non ci vai?” Chiesi a mia volta. “Non più.” Fece scuotendo la testa. “Perché no? Sei anche te in vacanza?” Dissi ingenuamente. “Sì, ma… mio padre dice che… presto diventeremo ancora più famosi e quindi… sarà difficile per noi fare cose come andare a scuola…” Rispose portando gli occhi verso il basso. “A me non piace molto, ma imparo tante cose nuove…” Raccontai inumidendomi il labbro inferiore. “Presto io e i miei fratelli avremo un insegnante privato che ci terrà a passo con gli altri bambini della nostra età.” Replicò. “Tu quanti anni hai?” Chiesi. “Ad Agosto devo farne dieci. Tu quanti ne hai?” Mi diede risposta, per poi pormi la stessa domanda. “Io devo farne ancora sette.” Risposi. “Ah… ma… sei sempre col papà, tu?” Si azzardò a domandarmi, guardandomi negli occhi. “Sì… la mia mamma è volata in cielo tanto tempo fa…” Gli spiegai, per poi sorridergli anche se con un pizzico di risentimento. “Oh… mi… mi dispiace.” Si scusò rammaricato. “No, non fa niente!” Lo rassicurai cancellando ogni traccia di tristezza. “E tu… perché non abiti coi tuoi genitori?” Continuai. “Loro… stanno ancora pensando dove costruire la nuova casa…” Disse giocherellando con le dita delle mani. “Michael… mi racconteresti della tua mamma? Dei tuoi genitori…? Io non so molto… mio papà è sempre via per lavoro…” Gli chiesi osservandolo ansiosa. Lui mi rivolse uno sguardo stupito, forse anche un po’ rattristato. “Non… non lo sai?” Fece. “No…” Ribattei stringendomi nelle spalle, scuotendo il capo. “Oh… ahm… la mamma… la mamma è una persona dolcissima… io adoro la mia mamma. È da un bel po’ di tempo che non ci vediamo… ci sentiamo poco perché io devo sempre lavorare… ma lei dice che non smette mai di pensarmi ed io so che dice la verità. È sempre stata lei a coccolare me ed i miei fratelli, ad accompagnarci a scuola quando eravamo troppo piccoli, a farci da mangiare, a curarci le sbucciature alle ginocchia che ci creavamo giocando… a volte ha anche pensato a sgridarci… ma spesso… ecco… lei… lei ci ha sempre confortato.” Mi raccontò con parole semplici. “Oh, allora la mamma deve essere un angelo… proprio come lo è la mia!” Commentai rallegrata e allo stesso tempo incantata dal pensiero della figura della mamma. “Già… la mia mamma è un angelo.” Replicò. “E il tuo papà?” Domandai allora. “Il mio papà? Lui… ecco… lui… è sempre tanto severo…” Rispose soltanto, portando gli occhi verso il pavimento. “Forse il suo papà non è un angelo…” Pensai con innocenza. Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta, attirando la nostra attenzione. “Avanti!” Esclamai. “Michael? Dobbiamo andare…” Disse Diana, sull’uscio. “Oh… ok… arrivederci, Hallison! E… grazie!” Mi salutò Michael seguendola. “Ciao, Michael! Arrivederci! Ciao Diana! ciao a tutti!” Ribattei agitando la manina nell’aria come lui. “Ciao, piccola!” Esclamò Diana scomparendo nel corridoio.
     
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    Finalmente iniziano a conoscersi, bellissima l'idea della macchinina in regalo. Grazie per lo splendido capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  3. Elisajackson89
     
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    Hai scritto un altro bellissimo e dolcissimo capitolo,complimenti Rita :clapping: :clapping: attendo il continuo ;)
     
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    Grazie mille a tutte e due <3

    8th Chapter

    Hallison

    L’autunno era ormai arrivato cadendo insieme alle foglie secche degli alberi del parco. La scuola era ormai cominciata da un bel po’ e i compiti erano tornati sulle scrivanie pronti ad essere svolti per il pomeriggio. Nel frattempo il primo album dei Jackson Five, “Diana Ross presents the Jackson Five”, era stato lanciato nel mondo della musica e ogni volta papà affermava che avrebbe già potuto scalare le vette delle classifiche. Michael ei fratelli erano estasiati e quasi non credevano alle loro orecchie quando le vecchie radio mettevano in onda le loro canzoni. Provavo nostalgia ai vecchi giorni trascorsi in loro compagnia tra giochi e risate, eppure riuscivamo ancora, di tanto in tanto, a ricavarci un po’ di tempo per stare insieme.

    L’inverno era ormai giunto alle porte da un pezzo, gelando anche il nuovo anno, e quel Sabato pomeriggio Berry Gordy aveva organizzato una festa in onore del successo dei Jackson Five e del loro album presso la sua <<boston House>>. Papà aveva scelto per me e Dave i vestiti più eleganti del nostro guardaroba. Mi sembra ancora di sentire il pizzicore sulla pelle provocato dal pizzo e dai merletti cuciti da mano abili alle estremità delle maniche, del colletto, e della gonnellina. Mio fratello indossava un completino nero accompagnato da una cravatta azzurra, in tono col colore del mio vestito. Attraversammo il grosso giardino dal prato verde adornato dai marmi greci, oltrepassammo una grande fontana ornamentale ed entrammo dal portone principale della villa in falso stile Tudor, per poi dirigerci verso la piscina al coperto dove gli ospiti erano accolti tra le imponenti colonne in stile greco, per assistere ad una performance dei tanto discussi Jackson Five. C’erano veramente molte persone, tra cui personaggi famosi come Smokey Robinson, il gruppo dei Temptations, Marvine Gaye e l’immancabile Diana. Ricordo che cercavo disperatamente di scovare Michael e i fratelli dall’altra parte della piscina e fu proprio Smokey a farmi strada coi suoi modi gentili verso le prime file, notandomi saltellare o restare in punta di piedi. “Grazie.” Lo ringraziia riconoscente e soddisfatta, ricevendo un buffetto sulla guancia capace di lasciarmi il rossore sulle gote ed ecco che vidi entrare in scena i Jackson Five. Michael era sulla bocca di tutti, ma qualcuno pareva porre attenzione specialmente a… Jermaine! Quella persona era Hazel Gordy, la figlia di Berry. Lo indicava ridacchiando con le sue amichette che commentavano a loro volta. Quasi, quasi, m’imbronciai, ma sarebbe stato sciocco da parte di una bambina per bene come me. Eravamo alla seconda canzone della scaletta e gli ospiti erano tutti in delirio. C’era chi batteva le mani tenendo il tempo, chi esultava, chi cantava unendo la sua voce a quella di Michael. Io ero lì, gustandomi l’esibizione con un’innocenza fanciullesca, il sorriso stampato in pieno viso, le manine congiunte davanti al mento. Poi Michael iniziò a ballare… fu qualcosa di spettacolare! Era come se un uomo adulto lo avesse tenuto come una bambola da pezza, muovendolo con la bravura di artisti come Jackie Willson e James Brown, due dei personaggi più apprezzati dalla famiglia Jackson, in particolare da Michael, ma anche da me e Dave, dal papà… e dalla mamma che li adorava. La gente non credeva ai suoi occhi, quel “ragazzino” era sensazionale, aveva un talento innato! Quando anche l’ultima canzone, proprio un pezzo di James Brown, terminò erano tutti in delirio. “Ehi, Hallie, vieni! Magari riesco a farti entrare nel camerino di Michael e Jermaine!” Bisbigliò mio fratello facendosi largo tra la folla. “Sì! Magari!” Esclamai ingenuamente: non sapevo che sarebbe stata un’impresa raggiungere Michael e i fratelli, ma… eccoci lì, a bussare sulla porta dello spogliatoio della piscina. “Ahm… avanti!” Disse qualcuno di loro. Entrammo silenziosi, richiudendo la porta alle spalle. Un pizzico d’imbarazzo mi costrinse a tenere il capo rivolto verso le mattonelle del pavimento e qualcuno ci precedette salutandoci: “Hey, Hallie, Dave! Ciao!” “Ragazzi, siete stati forti!” Si complimentò Dave entusiasta. “Ciao Jermaine! Beh, sì, siete stati tutti sensazionali! Eravamo venuti per… per farvi i nostri complimenti!” Dissi io alzando la testolina per guardarli in viso. “Davvero siamo stati così bravi?” Domandò Michael scendendo dalla sedia, tenendo una mano poggiata sullo schienale di questa, accompagnandosi ad un gran sorrisone. “Talmente bravi che quasi, quasi… potremmo chiedervi un autografo!” Rispondemmo insieme sia io che mio fratello, ridacchiando per aver risposto insieme la stessa cosa. “Un autografo? Siete tra le prime persone che ce ne chiedono uno! Oh, subito! Che bello!” Esultarono inaspettatamente i sette, correndo per lo spogliatoio alla ricerca di un paio di fogli ed una penna. “Ecco! “Dai Jackson Five, con amore, ai nostri primi fan Dave ed Hallie; Ronnie Rancifer, Jhonny, Jackie, Tito, Jermaine, Marlon e Michael Jackson!” Scrissero su entrambi i fogli, consegnandoceli sorridenti, proprio come noi. “Grazie! Allora… andiamo a giocare?” Propose mio fratello.

    9th chapter

    Hallison

    Non pensavo che quello sarebbe stato uno degli ultimi giorni trascorsi insieme.
    Bevvi il mio latte caldo, mi avrebbe riscaldato dopo il tragitto fino a scuola: quei giorni il grosso cappottone sembrava non essere più abbastanza per farmi da scudo dal vento insistente. David si era beccato un brutto raffreddore, proprio lui, che aveva “la pelle dura”, come diceva papà. “Finisci anche il mio latte caldo, ne hai bisogno… siediti sul divano e prendi una coperta… devi stare al caldo.” Dissi premurosamente a mio fratello, facendo per uscire ben coperta. “Dove stai andando? Non senti quanto fa freddo? Di questo passo ci ordineranno di barricarci in casa!” Si preoccupò mio fratello, scendendo dalla sedia. “Sto andando a chiamare i ragazzi! Potremmo stare un po’ insieme adesso che non devono lavorare più.” Risposi sorridendogli innocentemente, quando notai qualcosa di strano nei suoi occhi. “Forse è preoccupato per il freddo…” Interpretai il suo sguardo per poi rassicurarlo: “Sta’ tranquillo, sono due passi. Non è mica la prima volta che lo faccio. Arrivo subito, te lo prometto!” Forse ero testarda, ma se mi comportavo così era per buoni scopi. Chiusi la porta d’entrata dietro le mie spalle, attraversai il vialetto di casa e con pochi passi raggiunsi il cancello di casa Ross. “Diana?” Domandai quando ebbe risposto, dopo un paio di scampanellate. “Oh, piccola Hallie! Ma cosa fai lì fuori con tutto questo freddo?” Si preoccupò aprendomi. “Ero venuta a chiamare Michael e Randy… come sempre, no?” Ribattei sorridendo gioiosa. “Oh… capisco…” Sospirò facendosi rammaricata. “Possono venire a giocare?” Continuai ignorando la sua espressione, come il suo tono di voce. “Piccola… Michael e i suoi fratelli… sono andati via questa mattina… sono tornati a casa loro, dalla loro mamma… a Gary.” Ribatté lei stupendomi. Portai gli occhi in basso, senza più proferire parola, con un qualcosa amarognolo in bocca. Ero… delusa, credo, perché nessuno mi aveva detto niente, perché non avevo ricevuto un saluto. “Vedrai che torneranno presto! Berry ha voglia di fare ancora tanto con loro… credo che per la fine della primavera torneranno qui per incidere un nuovo disco. Potrete vedervi ancora… e ricorda, piccolina, che sei sempre la benvenuta qui; tu e tuo fratello Dave.” Mi consolò Diana carezzandomi amorevolmente una guancia. “Grazie, Diana… ci vediamo presto, allora.” La salutai per poi scusarmi del disturbo.
    “Dave! Michael non c’è più! Se ne sono andati!” Gridai entrando in casa, attirando la sua attenzione, mentre i miei stivaletti di gomma sporcavano il pavimento di fango. “Lo sapevi?” Continuai capendo tutto dai suoi occhi. Annuì col capo, dispiaciuto. “Perché non me lo hai detto?” Gridai correndo nella nostra stanza, piangendo. “Io… non volevo… mi dispiace…” Si scusò entrando nella cameretta, a passi lenti ma decisi. Tirai su col naso, stringendo Betty a me. “Io… non lo so perché non te l’ho detto… mi dispiace davvero. Non voglio che tu pianga, sei la mia sorellina.” Aggiunse sedendosi al mio fianco. Mi voltai verso di lui; non piangevo più, ma le lacrime avevano lasciato il segno sulle mie guance rigate, e sugli occhi rossi. “Io ti voglio bene. Ci sarò sempre, te lo prometto. E d’ora in poi ti dirò sempre tutto.” Affermò accarezzandomi. Lui, che non aveva neanche quattordici anni; lui era il mio fratellone e gli volevo tanto, veramente tanto bene.
     
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    Michael ed i fratelli torneranno presto, così Hallison e Dave potranno di nuovo rivederli. Grazie dei bellissimi capitoli Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  6. Elisajackson89
     
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    Io concordo con tutto ciò che ti hai già detto Francesca,grazie anche da parte mia per questi altri due bei capitoli,attendo i prossimi ;)
     
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  7. Flower.7
     
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    Gazie a voi,invece <3

    11th Chapter

    Michael

    “Marlon, ma che fai?” Gli domandai assonnato sentendolo muoversi sotto le coperte. “Devo fare pipì.” Rispose giustificando i suoi bruschi movimenti, per poi togliersi il copriletto di dosso. “Mmhh…” Mi lamentai ficcando la testa sotto il cuscino, cercando di riprendere sonno. “Ahi, ma chi è che mi sta mettendo un piede in faccia?” Bofonchiò qualcuno da uno dei letti di sotto, seguito dai risolini di Marlon. Sentii la porta della cameretta richiudersi e, agitandomi un altro po’, riuscii a riaddormentarmi… almeno per pochi attimi, perché poi qualcuno tornò: “Michael? Michael?” Mi chiamava mio fratello. “Che c’è?” Sbuffai io. “Mamma ha detto che dobbiamo andare a scuola. Dai, aiutami a scrollare il letto e a dare una svegliata a quei tre pigroni!” Ribatté. “Oh, uffa!” Feci per poi buttare le coperte all’aria e scendere lungo la scaletta del letto a castello. “Avanti! Uno… due…” Cominciò a contare sussurrando. “Tre! Aaaaaah!” Urlò poi cercando di far agitare i letti accompagnato da me che me la ridevo divertito, mentre i nostri fratelli maggiori si svegliavano impauriti. “Cos’è successo?!” “Jackie prendi il fucile!” “Il terremoto!” in un batter d’occhio si ritrovarono tutti e tre con le schiene per terra, mentre io e Marlon ci piegavamo in due dalle risate. “Ma insomma!” Sbraitò Joseph irrompendo nella stanza col pigiama ancora addosso, mettendo in riga tutti e cinque. “Che modi sono questi? Sembrate un branco di coyote! Disciplina!” Continuò duro, lasciando gonfiare le sue narici. “Ci dispiace…” Sibilò uno di noi. “Non mi basta!” Replicò. “Ci dispiace, Joseph.” Ci scusammo tutti in coro. “Dai, Joe… sono solo bambini…” Intervenne mamma sfiorandogli una spalla, cercando di tranquillizzarlo e sorridendoci comprensiva. “Rimettete a posto i vostri letti, lavatevi e preparatevi per andare a scuola.” Ci ordinò lui duramente. “E’ tutta colpa tua, sei sempre quello che fa più baccano!” Mi rimproverò Marlon. “Sei tu che mi hai svegliato! E tu hai scrollato il letto insieme a me; è stata tua l’idea!” Gli urlai in faccia infastidito. “Sei tu quello che ride più forte!” Ribatté mettendosi le mani ai fianchi. “Non ho gridato soltanto io!” Replicai. “Ragazzi, basta! O Joe si farà sentire!” Arrivò a dividerci Jackie per porre fine alla lite. Imbronciato, uscii dalla camera senza neanche sistemare il mio letto: ci avrebbe pensato Marlon, dato che era anche il suo. “Cos’hai, piccolo?” S’interessò la mamma guardandomi così. “Niente… Marlon ha dato tutta la colpa a me.” Dissi sedendomi a tavola, poggiando la testa su una mano. “Avanti, fate pace… è brutto litigare tra fratelli. Promettimi che dopo gli chiederai scusa.” M’incitò. “Ma io non ho fatto niente. È lui che ha cominciato.” Protestai. “Fallo per la mamma, avanti, vedrai che andrà meglio.” Insistette dolcemente. “Michael, mi accompagni a scuola, oggi?” Domandò Randy mangiando i suoi cereali. “Sì… devo andarci anche io.” Affermai. “Dovremmo assumere un insegnante privato.” Intervenne Joseph entrando in cucina, sistemandosi il berretto. “Ho detto di no, Joseph. Sono troppo piccoli… specialmente Randy, Michael e Marlon. Devono andare a scuola come tutti i bambini della loro età. Ho saputo che non volevi mandarli a Detroit, quando facevano le prove.” Ribatté la mamma. “No… i nostri figli devono essere istruiti, ma tra poco non potranno più uscire tranquillamente. Oltre alle gang di ragazzi ci si metteranno i fan. Non potremo più lasciarli soli. E comunque Berry ha pensato di farli studiare coi suoi figli, quando eravamo a Detroit.” Contestò Joe, facendo preoccupare la mamma. “Buongiorno!” Entrarono gli altri già lavati e vestiti, veloci come fulmini. “Cos’è successo? E i quindici minuti che aveva ciascuno?” Si sorprese la mamma, nel ritrovarli già in cucina, tutti insieme. “Abbiamo imparato a condividere e ci siamo rafforzati nel lavoro di squadra.” Spiegò brevemente Jackie lasciandole un bacio sulla guancia, per poi afferrare una mela e mangiarla a morsi. “La colazione è in tavola.” Disse mamma sorridendo soddisfatta, sistemando la giacca di Joseph che poi uscì di casa.
    “Un po’ di vasellina e siete pronti per uscire contro il freddo. A più tardi, ragazzi; fate i bravi a scuola.” Ci salutò mamma, quando dopo tanto tempo ci ritrovammo a percorrere la vecchia strada che ci portava alle rispettive scuole. “Ed oggi, ragazzi, dovrebbe venire…” Sentii parlare Miss Black all’interno della mia classe, quando bussai contro la vecchia porta socchiusa. “Avanti!” “Buongiorno, signorina Black.” La salutai entrando intimidito. “Mi scusi per il ritardo, ma ho accompagnato il mio fratellino a scuola…” Mi giustificai convincente. “Siediti pure, Michael, ti stavamo aspettando! Allora, bentornato! Dicci, com’è Detroit… lavorare per un disco…” Replicò lei, mentre tutta la classe mi osservava attenta e curiosa, attendendo una mia parola. “E’… bella… una bellissima città, davvero! Fare un disco… richiede tanto lavoro, ma è gratificante… sentire la propria voce alla radio.” Risposi brevemente. “Siamo molto contenti per te, Michael. Dimmi un po’, hai studiato durante la tua lunga assenza?” Continuò Miss Black. “Certamente. Il professore che insegnava a casa di Berry Gordy ha detto che sarei stato pronto per riprendere gli studi coi ragazzi della mia età… ha detto… che sono molto avanti.” Risposi. “Benissimo. Allora accomodati pure dove vedi un banco libero e preparati per la verifica di inglese.” Ribatté la donna scendendo dalla cattedra per prendere un mucchio di fogli. Svolsi la verifica senza problemi e ricordo che la riconsegnai anche in anticipo! Quando tornai a casa e lo dissi alla mamma fu molto contenta di me.

    Tropicana Motel di West Hollywood

    12th Chapter

    *Prima Parte*

    Michael

    “Guarda, Michael! Le vedi?” Domandava Jermaine urlando affacciato all’altro finestrino. “Sì! Le Hills!” Gridai soltanto, socchiudendo gli occhi, mentre la brezza provocata dall’alta velocità mi scompigliava i capelli pettinati alla afro. “E’ tutto così stupendo! Sembra di essere in un film!” Ribatté ridendo allegro. La telefonata di poche settimane prima ci aveva cambiato la vita: Berry Gordy aveva deciso di trasferirsi sulla West Coast insieme alla Motown, come stavano decidendo molte altre case discografiche; per questo ci aveva proposto di andare ad abitare lì, sebbene per un po’ di giorni avremmo dovuto soggiornare in un Motel di Hollywood. Il sogno di Joe, il nostro sogno, si stava finalmente avverando. “E’ tutto così diverso da Gary…” Commentò distrattamente Marlon, quando Joseph lo riprese: “Che sciocchezze, Marlon! È ovvio che è diverso da Gary, siamo ad Hollywood!” “Insomma, ragazzi, volete mettere giù quelle teste? Non si vede niente con quei capelli!” Aggiunse poi rivolgendosi ai fratelli maggiori che se ne stavano inginocchiati a guardare, fuori del vetro posteriore, le ragazze californiane che passeggiavano spensierate sfoggiando la loro abbronzatura. “Vorrei tanto scendere da questa macchina…” Sibilò Jackie rimettendosi apposto, mentre Tito sembrava quasi essere rimasto imbambolato. “Ehi, ma la finisci di sbavare? Vieni giù!” Intervenne Jermaine tirandolo per la maglietta. “Quando arriviamo?” Domandò lui trepidante. “Tra poco.” Ridacchiò Joseph, tornando a guardare la strada, sebbene ci sarebbero volute ancora un paio d’ore di viaggio.
    Devo dire che il Motel non era uno dei migliori, ma a quei tempi, e soprattutto per noi, fino ad allora era sembrato un qualcosa di irraggiungibile! Una grossa insegna portava il nome della struttura semplice e modesta che dava sulla strada; le palme caratteristiche del paesaggio litorale californiano erano dappertutto, anche se ci eravamo lasciati il mare alle spalle da un pezzo. Finalmente scendemmo dalla macchina accolti da un’ondata d’aria calda alla quale non eravamo ancora abituati, affatto. Berry e il direttore del Motel ci aspettavano sorridenti davanti l’entrata. “Ben arrivati ad Hollywood, miei cari Jackson Five!”
     
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    Hollywood decreterà il loro successo e presto rivedranno senz'altro Hallison. Grazie per i bellissimi capitoli Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  9. Elisajackson89
     
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    CITAZIONE (moon night @ 8/9/2013, 09:39)
    Hollywood decreterà il loro successo e presto rivedranno senz'altro Hallison. Grazie per i bellissimi capitoli Rita, attendiamo presto la continuazione

    Concordo con Francesca a parte il fatto che rivedranno presto Hallison,ci spero che rivedranno presto Hallison ma non ci credo,credo che si rivedranno dopo un po' di anni :) brava Rita grazie per quest'altri capitoli,attendo i prossimi ;)
     
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  10. Flower.7
     
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    Grazie mille ad entrambe <3 heheeh chi può dire quando si rivedranno :D
    Ecco il continuo <3

    12th Chapter

    *Seconda Parte*

    Michael

    Entrammo nella nostra stanza guardandoci intorno affascinati: ci era tutto così nuovo… Immagino che ognuno di noi fremeva dalla voglia di saltare su quei cinque letti, ma dovevamo contenerci, dato che Joe era dietro di noi come le nostre ombre. “Quindi sarete qui fin quando la vostra casa non sarà pronta ad accogliervi.” Ci spiegò Berry sorridendo dietro la barba scura. “Adesso, Joe, se vuoi seguirmi ti mostro la tua stanza e… discutiamo un po’.” Si rivolse poi a Joseph, parlandogli sottovoce. “Mi raccomando. Vi sento e vi vedo comunque.” Ci mise sull’attenti Joe, uscendo dalla porta. “Perché io sono un falco!” Lo presi in giro mimando una mossa kung-fu facendo sogghignare gli altri. “Un falco dalla testa quadrata!” Seguitò Marlon poggiando le sue mani sulle mie spalle, facendomi quasi perdere l’equilibrio. “Ragazzi… sono ancora qui…” Si allarmò Jackie avvicinandosi alla porta, poggiando un orecchio contro il vetro di questa. “Stanno parlando di noi.” Aggiuse. “Oh, oh, che dicono?!” C’incuriosimmo tutti fiondandoci contro la porta. “Zitti! Se scopre che stiamo origliando sono dolori!” Ci sgridò Tito. “Che diamine succede?” “Tranquillo, Joe, si staranno divertendo un po’… non preoccuparti. Dicevo: cominciamo tra un mesetto circa, anche perché stavolta dovremmo essere ancora più brillanti. Intanto facciamoli divertire, i nostri ragazzi. Non devono smettere di esercitarsi, questo è ovvio, ma allo stesso tempo hanno bisogno di presentarsi rilassati agli studi. Dopotutto… potremmo farci pubblicità portandoli a Disneyland? O semplicemente al mare!” “Non so Gordy… l’idea non mi convince.” “Avanti, Joseph, sono soltanto bambini! Io credo che siano ottime esperienze se vissute specialmente adesso. I piccoli artisti come loro hanno bisogno di vivere la loro infanzia e… straccerò il contratto se tu non accetti le mie condizioni.” “Ma sei pazzo, Gordy?” “Dico sul serio, Jackson.” “Oh, diamine! D’accordo, d’accordo! Andremo al mare, a Disneyland, allo zoo! Scarrozzali pure dove vuoi, ma i miei figli diventeranno star.” “Hanno talento, Joe, e quello di certo non scappa per le strade di Disneyland o per le spiagge. Fidati di me.” “Fammi vedere la mia stanza.”
    “Avete sentito? Avete sentito? Andremo al mare!” Esultai allontanandomi dalla porta con un balzo. “Non ci siamo mai stati…” Pensò Jermaine mordendosi il labbro inferiore. “Andremo a Disneyland!” “E allo zoo!” “Le californiane!” Continuarono gli altri, per poi riprendere Tito tra le risate. “Sarà fantastico… vi voglio bene fratellini.” Disse Jermaine, quando ci abbracciammo tutti. “Avanti, ragazzi, cos’è tutto questo dolciume?” “Non siamo mica delle bamboline!” Scherzammo io e Marlon cercando di arruffare i capelli dei nostri fratelli maggiori. “Ah, sì? Allora vediamo come urlate adesso!” Ci provocarono Tito e Jackie prendendoci per i piedi per poi farci girare come se fossimo state le lancette di un orologio. “Lotta coi cuscini!” Urlò Jermaine, quando ricevette un cuscino in pieno viso. “Ci leggiamo nel pensiero, fratellino?” Domandò Tito trattenendo le risate. Neanche mezz’ora dopo ci ritrovammo tutti e cinque a saltare sui letti, mentre la stanza era ormai un mare di piume. Joe andò su tutte le furie, ma Berry in qualche modo riuscì sorprendentemente a persuaderlo. “Il domatore di tigri!” Lo chiamammo ridacchiando, contenti di averla scampata senza aver avuto il bisogno di correre da una parte all’altra del motel. Non potrò mai dimenticare il nostro primo giorno ad Hollywood.
     
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  11. Elisajackson89
     
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    Il loro primo giorno ad Hollywood è andato molto bene e sicuramente andranno bene anche tutti gli altri giorni che trascorreranno ad Hollywood :) brava Rita,attendo il continuo ;)
     
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    Si sono integrati al meglio, con gioia ed entusiasmo, avranno fortuna grazie alla loro bravura e si faranno tanti amici ed ammiratori. Grazie del bellissimo capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  13. Flower.7
     
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    Grazie mille ad entrambe <3

    13th Chapter

    *Prima Parte*

    Michael

    La brezza marina soffiava delicata portando l’odore salmastro alle nostre narici. Osservavo il cielo azzurro, privo di qualsiasi spruzzo bianco, immaginando che qualcuno, quel mattino, aveva dovuto sfumare i vari toni di colore coi polpastrelli delle dita. Il garrito stridulo dei gabbiani si faceva sentire da lontano, unendosi agli schiamazzi dei bambini che giocavano o rincorrevano le onde che s’infrangevano sul bagnasciuga. Respirai l’aria a pieni polmoni gustando la sabbia ancora tiepida che mi ricopriva i piedi nudi, quando qualcuno di noi commentò in un sospiro “E’ magnifico…” Già… ero ancora un bambino, eppure la natura già mi affascinava: mi guardavo intorno apprezzando ciò che Dio aveva creato per noi. Forse era perché la mamma ci aveva cresciuti così, secondo la sua nuova religione; lei è tutt’oggi una donna molto devota e del resto anch’io mi sento molto riconoscente a Dio. “Forza, ragazzi, scendiamo in spiaggia!” Esultò Marlon prendendo per mano me e Tito. Jackie rivolse uno sguardo a Joseph, come per ricevere un suo consenso, e non appena accennò ad un sì muovendo il capo verso il basso, corremmo a perdifiato fin sulla spiaggia, tutti mano nella mano, per poi spogliarci velocemente e restare in costume. “Non allontanatevi troppo!” Ci ordinò Joe urlando, per poi lasciarsi travolgere dalle chiacchiere di Berry, ridendo insieme a lui. “Avanti tuffiamoci! L’acqua è così bella! Uno… due… tre!” Con un sonoro “splash” ci ritrovammo a schizzarci l’un l’altro in mezzo alle onde dell’oceano, travolti da mille risate che ci costringevano, insieme all’acqua salata, a chiudere gli occhi.
    “Oh, Michael, se ti prendo!” Mi minacciò Jermaine “leggermente” irritato, risistemandosi il costume che gli avevo tirato giù. “Tanto non mi prendi! Haha! Sono più veloce di te!” Replicai ridendo divertito, dirigendomi verso la riva dato che non era poi così semplice correre in acqua. “Nanerottolo! Io questa volta…” Stava ribattendo, quando gli arrivò un pallone dritto sui piedi, facendogli perdere l’equilibrio e di conseguenza sbattere sulla sabbia. “Ben fatto, piccola!” Si complimentò Hazel, la figlia di Berry con Hallison. “E… voi due cosa ci fate qui?” Domandò mio fratello quasi imbambolato rialzandosi lentamente, mentre i suoi occhi sbavavano già dietro a Miss Gordy. “Ciao!” Le salutai sorridendo, mentre il fratello di Hallie arrivava insieme a suo padre e ai figli di Berry. “Dovevamo venire con papà, ma ci è stato un piccolo imprevisto…” Spiegò Hazel. “Oh… spero che si sia risolto tutto…” Fece mio fratello tentennando, per poi salutare Hallison com’era solito fare, arruffandole i capelli. “Che ne dici di fare un giretto?” Si azzardò poi Miss Gordy portando mio fratello al settimo cielo: doveva essere stracotto. “Venite a giocare? Gli altri sono in acqua.” Proposi sorridendo ansioso, battendo il cinque a Dave. “Papà, possiamo?” Chiese Hallie educatamente, ricevendo un sì. “Sììì! Andiamo!” Esclamò poi correndo insieme a me e agli altri per giocare tutti insieme.
     
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    "The King of Pop"

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    Finalmente si sono rivisti e si frequenteranno nella bellissima California, terra d'Amore e di sogni. Grazie del fantastico capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  15. Elisajackson89
     
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    Oh che bello si sono rivisti,sono felicissima,sono sicura che tutti insieme si divertiranno un mondo,passeranno dei giorni indimenticabili,bravissima Rita attendo il continuo ;)
     
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285 replies since 30/8/2013, 11:42   2888 views
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