L'incredibile modo di comporre che ha fatto di Michael Jackson una leggenda della musica

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    "The King of Pop"

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    L'incredibile modo di comporre che ha fatto di Michael Jackson una leggenda della musica


    di Miguel Jorge
    4/02/16

    Nel febbraio 1983 'Beat It', il singolo tratto del leggendario album 'Thriller' di Michael Jackson è stato pubblicato. Forse uno dei brani più famosi del "Re del Pop", questo classico è arrivato sotto la produzione di Quincy Jones con Jackson. Ma più importante è che questo gioiello è stato scritto dallo stesso MJ. Ed è che l'artista aveva un segreto che pochi conoscevano. Un "dono" per comporre ... senza saper comporre.

    L'uscita di questo singolo (tra 'The Girls is Mine' e 'Billie Jean') è stato lanciato come parte di quello che oggi è la storia della musica. Se 'Thriller' è uno dei più grandi album della storia musicale, 'Beat It' è una pietra angolare del disco perfetto. Un brano che è stato pubblicato, come indicato, sotto la co-produzione di Jackson e Jones, scritto da MJ stesso.

    Non era la prima volta che firmava un brano. Jackson compose diverse canzoni negli anni prima dell'uscita della canzone, ma il rilascio di 'Beat It' ha confermato la sua condizione di musicista a tuttotondo, un appellativo che in tutta la sua carriera non è mai stato sufficientemente riconosciuto.


    Per coloro che non ricordano ( vedi video ), abbiamo un pezzo che inizia con un gong che diventa un rullo di tamburo inconfondibile per finire con un riff di chitarra ormai diventato un classico. Jackson, nel frattempo, interpreta il brano quasi al limite del suo registro vocale accompagnato dalla chitarra elettrica di Eddie Van Halen (in questo caso un successo di Quincy Jones). Il resto è storia.

    'Beat It' ha vinto due premi Grammy (miglior canzone dell'anno e miglior voce rock maschile) monopolizzando tutte le classifiche dei paesi in cui è stato pubblicato. La rivista Rolling Stone l'ha inclusa sulla sua lista delle migliori 500 canzoni di tutti i tempi. Il pezzo ha fatto la storia, un classico del pop-rock che, al contrario che molti credevano all'inizio, era stato costruito da Michael Jackson.
    Succede che l'artista non era e non è noto come "musicista", almeno non nel senso stretto del termine. Musicisti, ingegneri e produttori che hanno lavorato con Michael Jackson parlano ovviamente di un artista versatile, di un interprete che poteva anche suonare un po' di pianoforte, qualcosa di chitarra, ma mai come di un professionista di strumenti musicali. E allora come ha potuto comporre un tema come 'Beat It'?

    Michael Jackson, pertanto, non sapeva suonare, ma invece aveva una sorprendente e insolita facilità di canticchiare, e anche se ovviamente una voce non fornisce accordi, MJ riusciva a raggruppare in testa l'intero set (parole e musica) per poi 'trasmettere' tutta la canzone attraverso la voce.
    Oggi con una semplice ricerca in rete possiamo trovare molti di quei primi gioielli; demo di registrazioni che mostrano lo straordinario talento di MJ nello scrivere le canzoni. Con la sola voce costruiva ogni elemento di una traccia, niente di più. Ogni nota di ogni accordo, l'armonia, la melodia, il basso o il ritmo del brano usciva dalla sua mente. Ascoltiamolo con 'Beat It':


    Video

    Questo faceva, e bisogna ribadirlo, senza una preparazione formale in composizione e senza saper scrivere musica (tranne le parole). Non paragoniamo Michael Jackson a Mozart, ma può essere importante l'esempio del talento innato del genio di Mozart per capire come Jackson era al di fuori dei canoni di quelli che oggi definiamo musicisti. Mozart poteva sentire intere sinfonie nella sua testa, e Michael Jackson, a suo modo, poteva mettere insieme nella sua mente un intero pezzo musicale prima di essere trascritto sulla carta.
    Anni dopo, nel 1994, lo stesso MJ avrebbe detto che l'intero set di un tema, testi, accordi, melodia ... tutto gli arrivava direttamente alla mente.. 'ascoltava' la canzone prima di materializzarla.

    Testimoni del suo genio sono stati la maggior parte dei professionisti che hanno lavorato con lui. Grandi ingegneri del suono e affermati produttori che hanno incrociato la sua carriera sono rimasti colpiti dalla "formula Jackson".
    Lo ha spiegato uno di loro, il tecnico del suono Rob Hoffman, che descrive il processo creativo dell'artista:

    “Ricordo che una mattina è arrivato con una nuova canzone che aveva scritto durante la notte. Chiamammo un chitarrista e Michael cantò ogni nota di ogni accordo per lui. Gli diceva: 'Questo è il primo accordo, questa la prima nota, la seconda nota, terza nota. Questo è il secondo accordo della prima nota, seconda nota, terza nota ... ', e poi siamo stati testimoni della performance vocale più sincera e profonda che abbiamo mai visto.
    Michael Jackson era in grado di canticchiare una sequenza completa con tutti gli accordi, ogni parte con tutti i dettagli. Una volta Steve Porcaro mi raccontò di come MJ era in grado di "ottenere" tutta la sezione di archi, aveva tutto nella sua testa. Non parliamo di piccole sezioni, parliamo dell'insieme al completo.. “


    Forse uno dei momenti più rivelatori e interessanti sul modo in cui Michael Jackson creava le canzoni si può trovare nelle registrazioni audio in seguito alla causa di 'Dangerous' nel 1994.
    Il cantautore Crystal Cartier lo aveva citato in giudizio per un presunto plagio. A Jackson è stato chiesto di descrivere il suo processo di composizione delle canzoni. L'artista ha spiegato nel modo più "grafico" possibile come lavorava, descrivendo la parte del basso e gli accordi che hanno inspirato la melodia per poi fare la prima dimostrazione al processo (min. 4:57 ). Passando poi a spiegare il processo creativo attraverso 'Billie Jean', momento in cui fa un'altra incredibile dimostrazione che ha sbalordito il mondo intero (min. 6:00).


    Video

    Forse la parte più affascinante del video è quando spiega che non sa leggere la musica, non crede sia necessario. Un atto di completa sincerità.. la musica e gli strumenti sono Jackson stesso. Nel processo, MJ ha testimoniato che la canzone 'Dangerous' è emersa dalla canzone 'Streetwalker', che ha co-scritto nel 1985.
    Il demo originale è stato riprodotto in aula accompagnato di una performance a cappella di 'Dangerous' e 'Billie Jean', che ha messo in mostra la formula che aveva Jackson per la composizione. Cartier non è stato in grado di fornire al giudice i nastri originali del suo brano, motivo per cui il giudice ha deciso a favore di Michael Jackson e Cartier ha rinunciato al diritto di fare ricorso.

    Quindi parte del genio di Michael Jackson traspariva dalla facilità con cui eseguiva ciò che è noto come Beatboxing: la capacità di ricreare e produrre pattern ritmici e suoni musicali utilizzando solo la bocca. Se era in grado di unire l'intero tema solo con questa tecnica, il miglioramento che ha raggiunto nel corso della sua carriera con il Beatbox gli ha permesso di 'comunicare' con i musicisti in studio per trascrivere le note (mentali) sulla carta. Ecco un altro esempio dell'incredibile abilità dell'artista, in questo caso attraverso diverse interviste:


    Video

    Così, colui che è considerato il Re del Pop e uno dei più grandi artisti della storia della musica, non solo aveva quel talento naturale per l'interpretazione e la danza ma era anche in grado di costruire le tracce musicali senza saper suonare uno strumento. Una formula innata che unita all'insieme di qualità di Jackson hanno fatto di lui un'artista completo.
    Fonte: http://es.gizmodo.com/la-increible-manera-...hael-1767707878
    Traduzione: MJGW



    La increíble manera de componer que convirtió a Michael Jackson en una leyenda de la música


    En febrero de 1983 se publicaba Beat It, single del mítico álbum Thriller de Michael Jackson. Posiblemente una de las canciones más famosas y redondas del “rey del pop”, este clásico llegaba firmado bajo la habitual producción de Quincy Jones con Jackson. Pero más importante resulta que esta bomba fuera escrita por el mismo MJ. Y es que el artista contaba con un secreto que muy pocos sabían. Un “don” para componer… sin saber componer.

    Ese mismo año se lanzaba el tercer single (tras The Girls Is Mine y Billie Jean) como parte de lo que hoy es historia de la música. Si Thriller es uno de los álbumes más grandes de la historia de la música, Beat It es una pieza fundamental del álbum perfecto. Un tema que como decíamos se publicaba bajo la co-producción de Jackson y Jones, escrita a su vez por MJ.

    Ocurre que al artista no se le conocía ni se le conoce como un “músico”, al menos no en el sentido estricto de la palabra.
    No era la primera vez ni mucho menos que firmaba un tema. Jackson compuso varias canciones en años anteriores a la salida pero la aparición de Beat It supuso la confirmación de un músico todoterreno, un apelativo que a lo largo de su carrera nunca fue lo suficientemente reconocido. Para aquellos que no la recuerden (ver vídeo a continuación) estamos ante una pieza que comenzaba con un gong que se transforma en un ritmo inconfundible de batería para acabar con un riff de guitarra hoy convertido en clásico. Jakson por su parte interpreta casi al límite de su registro acompañado por la guitarra eléctrica de Eddie Van Halen (un acierto en este caso de Quincy Jones). El resto es historia de la música.

    Beat It ganaría dos premios Grammy (mejor canción del año y mejor voz masculina de rock) copando todas las listas de éxitos de los países donde se publicaba. La revista Rolling Stone la etiquetaba en su lista de las mejores 500 canciones de todos los tiempos. La pieza se hizo historia, un clásico del pop-rock que frente a lo que muchos creían anteriormente, había sido construida por Michael Jackson.

    Ocurre que al artista no se le conocía ni se le conoce como un “músico”, al menos no en el sentido estricto de la palabra. Los músicos, ingenieros y productores que trabajaron con Michael Jackson hablan de un artista total, obvio, pero sobre todo de un intérprete que además podía tocar un poco el piano, algo la guitarra, pero jamás un profesional de los instrumentos. Entonces, ¿cómo pudo componer un tema como Beat It?

    Michael Jackson por tanto no sabía tocar, pero a cambio poseía una facilidad pasmosa e inusual para tararear, y aunque obviamente una voz no nos da acordes, en el caso de MJ conseguía agrupar en su cabeza el conjunto completo para luego expresarlo a través de la voz.

    Hoy con una simple búsqueda en la red podemos encontrar muchas de esas joyas tempranas, las demos de grabación en las que se nos muestra el talento extraordinario de MJ para escribir las canciones. Lo hacía mediante la construcción de cada elemento de una pista con su voz, sin más. Cada nota de cada acorde, armonía, melodía, bajo o ritmo del tema en cuestión salían de su mente. Veámoslo con Beat It:



    Esto lo hacía, y hay que volver a remarcarlo, sin entrenamiento formal en la composición, no sabía escribir música (que no letra) en absoluto. No vamos a comparar a Michael Jackson con Mozart, pero puede valer el ejemplo del talento innato del genio de Mozart para entender cómo Jackson se salía de los cánones de lo que hoy entendemos como músicos. Mozart podía escuchar sinfonías enteras en su privilegiada cabeza, y Michael Jackson, a su manera, podía aglutinar en su mente toda una pieza, un tema musical, antes de que se pasara a registrar en papel.

    Años más tarde, en 1994, el mismo MJ diría que el conjunto entero de un tema, las letras, los acordes, las cuerdas… todo le llegaba derecho a la mente, escuchaba la canción antes de materializarse. Testigos de su genio fueron la mayoría de profesionales que trabajaron con él. Enormes ingenieros de sonido y productores que pasaron por su carrera y quedaban impresionados por la “fórmula Jackson”. Así también lo explicaba uno de ellos, el ingeniero de sonido Rob Hoffman, describiendo el proceso creativo del artista:


    Recuerdo una mañana en la que MJ entró con una nueva canción que había escrito durante la noche. Llamamos a un guitarrista y Michael cantó cada nota de cada acorde para él. Le decía “Este es el primer acorde, esta la primera nota, segunda nota, tercera nota. Aquí está el segundo acorde de la primera nota, segunda nota, tercera nota… “ y a continuación éramos testigos de cómo le daba la interpretación vocal más sincera y profunda que hayamos visto.

    Michael Jackson era capaz de tararearnos una secuencia completa con todos los arreglos, cada parte con todos los detalles. Una vez hablando con Steve Porcaro me dijo que fueron testigos de cómo MJ era capaz de “hacerse” con la sección de cuerdas, lo tenía todo en la cabeza. No hablamos de pequeños loops en bucle, hablamos del conjunto completo.


    Quizá uno de los momentos más reveladores e interesantes sobre la forma en la que Michael Jackson construía las canciones la podemos encontrar en los audios a raíz de la causa judicial sobre Dangerous en 1994. El compositor Crystal Cartier había llevado a juicio al artista por supuesto plagio. A Jackson se le preguntó en el juicio que describiera su proceso de composición en las canciones. El artista explicaría de la forma más “gráfica” posible cómo trabaja, explicando cómo parte de los bajos y los acordes que acaban inspirando la melodía completa para finalmente (min. 04:59 del vídeo) realizar la primera demostración en el juicio. Luego pasa a explicar el proceso a través de Billie Jean, momento en el que realiza otra increíble demostración que dejó a todo el mundo atónito (min. 06:00).

    Posiblemente lo más fascinante del corte ocurre cuando explica que no lee música, que no cree que sea necesario. Un acto de total sinceridad, y es que la propia música y los instrumentos son el mismo Jackson. En el juicio y como vemos, MJ testificó que Dangerous surgió originalmente de la canción StreetWalker, canción que co-escribió en 1985. La demo original se reproduciría en el juicio acompañada como vemos de la actuación a capella de Dangerous y Billie Jean, lo que demostró la fórmula que tenía Jackson para la composición. Cartier fue incapaz de suministrar al tribunal las supuestas cintas originales de su tema, razón por la que el juez falló a favor de Michael Jackson y el propio Cartier se negó el derecho a apelar.

    Por tanto parte del genio de Michael Jackson partía de la naturalidad con la que realizaba lo que se conoce como Beatboxing, la habilidad para recrear y producir patrones de ritmo y sonidos musicales usando sólo la boca. Si en su interior era capaz de aglutinar el tema entero, el perfeccionamiento que logró a lo largo de su carrera para el el Beatbox le permitía conectar con los músicos en el estudio para trasladar las notas (mentales) al papel. Aquí va otro ejemplo de esa capacidad increíble del artista, en este caso a través de diferentes entrevistas:


    Así que el que fuera rey del pop y uno de los grandes artistas de la historia de la música, no sólo tenía ese talento natural para la interpretación y el baile, también era capaz de construir las piezas musicales sin saber tocar un instrumento. Una fórmula innata que unida al conjunto de cualidades de Jackson hicieron de él un artista total.
     
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