25° anniversario di BAD:"Per Michael Jackson, la musica non era una questione di categorie"

Steve Stevens, chitarrista di Dirty Diana

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    "The King of Pop"

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    Steve Stevens, chitarrista di Dirty Diana: "Per Michael Jackson, la musica non era una questione di categorie"



    Per celebrare il 25° anniversario dell'album BAD, MJJ Legacy vi fa tornare indietro nel tempo al 1986. A quel tempo, Michael Jackson e Quincy Jones lavoravano instancabilmente per il seguito di Thriller. Nel complesso, l'album che avrebbe finito per chiamarsi BAD estendeva l'immagine creata da Michael per Beat It: pelle, ritmi feroci fra rock e funk.... E per dare al suo nuovo album un sapore unico, il Re del Pop non esita a esplorare nuovi orizzonti musicali. E' in questo spirito che è diventata leggendaria la collaborazione tra Michael Jackson e Steve Stevens su Dirty Diana...

    Steve Stevens è nato il 5 maggio 1959 a Brooklyn. Si innamora della chitarra all'età di 7 anni e scopre un panorama musicale popolato da artisti ormai divenuti leggendari, da Eric Clapton a Jimmy Page. Si iscrive alla prestigiosa LaGuardia High School for the Performing Arts, che serviva da sfondo al film e ai telefilm della serie Fame (Saranno famosi in Italia, ndt).
    Steve impara negli studios e lotta per lanciare la sua carriera. La svolta è arrivata nei primi anni '80, quando incontra Billy Idol, ex cantante dei Generation X. I due uomini poi registrano una serie di tracce che catturano una certa follia propria degli anni '80, con un sapiente mix di Hard Rock, sonorità Punk e talvolta Dance, il tutto con un look e una serie di immagini che spingono i limiti del Glam Rock (Eyes Without A Face, Flesh for Fantasy). Accanto al suo lavoro con Idol, Steve Stevens si avventura a suonare con ospiti illustri su progetti collaterali.


    Nel 1986, mentre l'album Whiplash Smile annuncia la fine della collaborazione tra i due uomini, Stevens riceve una telefonata che ricorda ancora: "Mi chiamò Quincy Jones e io avevo appena firmato un contratto con la Warner. Il mio direttore artistico si chiamava Ted Templeman, era il produttore dei Van Halen. Quincy e Ted erano amici e in realtà è così che Eddie Van Halen è finito su Beat It.

    Quando arrivò il momento di produrre il disco successivo, Quincy chiamò Ted e gli chiese: "Chi potremmo avere, visto che non vogliamo fare la stessa cosa?" Ted allora poi mi raccomandò a Quincy. Poi ricevetti una telefonata da Quincy Jones, vivevo a New York al momento. Il telefono squillò e pensavo che qualcuno si stesse prendendo gioco di me, così riattaccai.

    Il telefono squillò di nuovo e la voce disse: 'Non riattaccare perché non è uno scherzo. Ted Templeman mi ha dato il tuo numero. Stiamo lavorando al nuovo album di Michael, dopo Thriller. Non ti interesserebbe venire a suonare in una canzone?' Questo è come è cominciato".

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    La sessione di registrazione permette a Steve Stevens di scoprire i metodi di lavoro del trio leggendario di Los Angeles (Bruce Swedien, Quincy Jones e Michael Jackson). Il newyorkese in realtà non pose che una sola condizione: che Michael Jackson fosse presente alla riunione. Si ricorda che Diana Ross aveva già usato i suoi servizi senza averlo incontrato.
    Stevens è convinto che il suo status non lo limita al rango semplice di musicista di studio e sente il bisogno di incontrare l'artista per il quale lavora per dare il meglio di sé. Una volta in cabina di registrazione, solo la musica conta: "La versione che ho suonato è durata qualcosa come 7 minuti. Registravano più o meno allo stesso modo che usavamo per Billy Idol. C'era ancora in testa la preparazione di remix dance, versioni estese e altro ancora... Sapevamo che la nostra musica veniva suonata nei locali notturni. Quindi non ci mancava il materiale per creare questi remix, ecc...

    Mi hanno spiegato che la canzone sarebbe stata accorciata e che mi davano la versione completa da suonare. E che ci dovevano essere 2 minuti di assolo di chitarra, oltre alla canzone stessa. E' stato interessante vedere come lavoravano. Non era come alcune canzoni che avevamo registrato con Billy Idol. C'erano suoni più elettronici ... beat elettronici tra gli altri. Non c'erano molte persone in studio, giusto quattro ragazzi (Michael Jackson, Quincy Jones, Bruce Swedien e Steve Stevens, ndr) riuniti in uno studio che cercano di fare buona musica. Questo mi ha messo piuttosto a mio agio perché alla fine ti rendi conto che sei lì per fare musica e una volta che si è lì tutte le altre questioni erano solo secondarie. Non facevamo che parlare di musica.
    Michael era molto focalizzato in quella direzione. Le cose che voleva e che chiedeva erano tutte idee cool. Aveva capito chi ero e quello che era il mio mondo. E ho cercato di dare il meglio di me. E' stata una grande sessione di registrazione".

    Dopo il fenomenale successo di Thriller, Michael Jackson è passato dal rango di star a quello di superstar planetaria. Questa celebrità è inevitabilmente accompagnata da una marea di storie e di rumor.
    Alcuni giornalisti e attori del mondo del rock a quel tempo non lesinavano sui modi per cercare di diminuire la forza e l'impatto della musica di Jackson, per fargli pagare il prezzo di questa sovraesposizione mediatica. Steve Stevens dice di esserne stato inizialmente influenzato: "Avevo delle idee preconcette su questa canzone e su dove mi stavo dirigendo. La prima cosa che mi colpì fu che la canzone era molto più fosca e più "heavy" di quanto avessi immaginato. Ed era come se avesse un carattere sacro, con una sana dose di malvagità che era fantastico per me, perché come chitarrista tu desideri suonare in modo aggressivo. Ed ero molto felice di non andare a finire su una canzone Pop, era un titolo molto "dark" che mi ha permesso di lavorare bene sul lato "heavy" di quello che faccio".

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    Michael Jackson è talmente affascinato dalla sua collaborazione con Steve Stevens che gli propone di partecipare alle riprese del video e apparire con lui sul retro della copertina del singolo.

    Oltre al suono, l'immagine e il look di Stevens permettono a Jackson anche di immaginare un'atmosfera apocalittica Punk-Rock glorificata nel cortometraggio realizzato a Long Beach nella primavera del 1988: "Le riprese video furono incredibili. Non potrò mai dimenticarle. Penso che molte riprese che non sono state incluse nella versione finale erano in realtà ancora più incredibili.

    Ad un certo punto, e purtroppo la telecamera non era nel posto migliore per filmare in modo corretto, stavo suonando e Michael si mise a correre sul palco e si infilò letteralmente tra le mie gambe. Si ritrovò dietro di me e mi prese la chitarra dalle mani.
    Le persone presenti impazzirono e cominciarono ad applaudire. Ma penso che l'angolo non era il massimo e non hanno ottenuto il miglior risultato per questo passaggio, e alla fine non si vede nel video.

    Durante le riprese ci sono quei momenti in cui non si filma e in cui la squadra prepara le altre scene. Michael ed io parlavamo di Rock & Roll. Mi ricordo che mi disse che il suo gruppo preferito erano i Queen, che conosceva Freddie Mercury e che aveva visto molti dei loro concerti. Mi aveva anche detto che per il suo tour successivo voleva proporre uno spettacolo visivo come quello dei Queen.

    Non avevo mai visto i Queen così gli spiegai come fosse un concerto di Billy Idol, lui non ne aveva visto nessuno. E mi fece anche alcune domande sui Motley Crue, voleva sapere se io li conoscevo. Non era così perché io stavo a New York, ma conoscevo i New York Dolls (
    ride). "

    Il 5 Marzo 1988 Michael Jackson elettrizzò la folla del Madison Square Garden (New York). Si concludeva una serie di tre concerti dove si ritrovarono non solo tutti i grandi nomi del cinema e della canzone, ma anche giornalisti provenienti dai 4 angoli del globo che erano venuti a vedere la versione del 1988 del BAD Tour.
    Sul palco Michael ritrova Tatiana Thumbtzen, che è con lui nel cortometraggio 'The Way You Make Me Feel', e Siedah Garrett, sua partner in 'I Just Can't Stop Loving You'.
    Steve Stevens è il terzo ospite d'onore di questo leggendario concerto: "Arrivai alle prove e il coreografo di Michael (Vincent Paterson, ndr) cercò di spiegarmi da dove avrei dovuto stare, ecc ... e gli dissi: "Guarda, io sono un chitarrista rock, non sono un ballerino, verrò a fare le mie cose, ma se vuoi solo dirmi e spiegarmi quello che vuoi..."
    Allora mi chiese:" Vogliamo questa battaglia di chitarre con te e Jennifer Batten". Gli dissi: "Ok, parlerò con lui e ci lavoreremo sopra". Non avevo mai lavorato con un coreografo, è un altro mondo per me. Aggiunsi: "Questo rischia di essere confuso e non corrispondere a quello che vuoi, penso che dovrei vederla direttamente con gli altri musicisti e ti daremo quello che vuoi alla fine"-


    Lavorando con Michael Jackson, Steve Stevens si rende conto che ha incontrato un artista che rifiuta di essere limitato a confini o etichette, una visione e una mentalità che il Re del Pop ha difeso per tutta la sua carriera: "Parlando con Michael durante le riprese video, ho capito quello che voleva creare per il suo tour.
    Voleva usare illuminazione Rock & roll, effetti speciali e pirotecnici, che non erano stati ancora presentati in un concerto R & B, Dance o di tutt'altro tipo. Pensò a degli elementi che la gente non si aspettava di vedere in una performance di Michael Jackson. Voleva mescolare tutti i tipi di ingredienti, ed era davvero bello, perché mi piace questa idea che qualsiasi cosa per lui era solo musica. Lui non cercava di dividere la musica e i musicisti in categorie... Per lui non c'erano categorie..."



    Un quarto di secolo dopo la registrazione di Dirty Diana, Steve Stevens ricorda - e ci tiene a ricordare - l'importanza di un progetto timbrato Michael Jackson e l'impatto che ha avuto sulla sua carriera: " Quello che si tende a dimenticare è l'impatto che possono avere i video di Michael Jackson. Quando questo video è stato trasmesso per la prima volta, mi ricordo - e avevo già partecipato a molti videoclip di Billy Idol a quel tempo - che il giorno dopo ero fuori a pranzo a Manhattan, e mai così tante persone mi avevano approcciato e fermato per strada perché firmassi autografi ... Qualcosa come 25 o 30 persone solo quel giorno mi hanno chiesto l'autografo... semplicemente perché quel video era andato in onda il giorno prima su MTV. A quel tempo, la prima trasmissione di un video di Michael Jackson era una cosa enorme".


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    Source: www.mjjlegacy-officiel.com/2012/04/inter...ns-pour-michael.html - Traduzione a cura di 4everMJJ per MJFanSquare.
     
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