Michael Jackson e i Fan ....

Appunti di Stefania Bufano

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  1. ArcoIris
     
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    "The King of Pop"

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    Così come per quella ragazza tedesca incontrata nel parcheggio sotterraneo, e per il suo paese, la Germania, si percepisce lo stesso rispetto, curiosità, amore, in Michael Jackson, per gli altri paesi e le persone di altre nazionalità: che egli si trovi in Romania, o in Inghilterra, o in Africa, o in paesi d’Oriente. Un ragazzo orientale, un giorno, riesce a buttarglisi (e a restargli attaccato) addosso. Michael Jackson sta facendo una esibizione di Earth Song, una canzone intensa, dal contenuto pacifista ed ecologista.
    Cosa succede all’alba/Cosa succede alla pioggia/Cosa succede a tutte le cose/Che tu dicevi dovevamo guadagnarci…/Cosa succede ai campi morenti/È un momento?/Che cosa succede a tutte le cose/Che dicevi erano mie e tue/Ti sei mai fermato ad osservare/Tutto il sangue che abbiamo versato prima/Ti sei mai fermato ad osservare/Questa Terra piangente, queste rive piangenti?

    E ancora:
    Che cosa abbiamo dato al Mondo/Guarda che cosa abbiamo dato/Cosa è successo alla pace/Che tu hai promesso a tuo figlio…/Cosa è successo ai campi fioriti/È un momento?/Cosa è successo a tutti i sogni/Che tu dicevi erano miei e tuoi/Ti sei mai fermato ad osservare/Tutti i bambini che muoiono per la guerra/Ti sei mai fermato ad osservare/Questa Terra piangente, queste rive piangenti?/Io sognavo/Io guardavo oltre le stelle/Ora non so dove siamo/Sebbene siamo andati anche oltre ad esse.

    Scenograficamente, la canzone iniziava con la visione su schermi giganti della Terra, ma ecco il sonoro dell’orrore della guerra: spari, distruzione, movimenti di mezzi militari, mentre la voce energica e insieme dolce di Michael Jackson, fra cori e urla, si ribella – voce e corpo – a tutto questo. La canzone finisce con l’arrivo di carri armati sulla scena (con una chiara evocazione della storica fotografia di Piazza Tien’anmen con il ragazzo, il Rivoltoso Sconosciuto, o “Tank Man”, fermo e solo davanti ai carri armati): si fermano davanti a una bambina che resta lì immobile – di fronte al mostro meccanico – insieme a Michael Jackson.

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    Ne escono soldati armati che si ritrovano davanti i due, la bambina e Michael Jackson, a lato altra povera gente vestita di stracci. Uno fra i soldati si rende conto dell’assurdità della guerra, e quando si trova davanti la bimba orientale che gli porta, nonostante ancora il pauroso carro armato e le armi, dei fiori, è finalmente disarmato e si inginocchia alla piccola creatura.


    Il ragazzo invece fuori della fiction, il fan che però ora vuole farne parte (o forse, seguendo il dettato del cantante, vorrebbe in certo modo che quella fiction diventasse ora, subito, realtà), riesce a raggiungere Michael Jackson verso la metà dell’esibizione, quando il cantante deve saltare su una rampa mobile che lo tiene sospeso in alto sopra alla folla.
    Incredibilmente, vediamo il ragazzo arrivato sulla rampa non si sa da dove, non si sa come. Mentre il cantante è dietro una sottile ringhiera che lo circonda e protegge, il ragazzo sta in piedi nello spazio che ne resta fuori, ma non se ne dà pensiero, esagitato com’è. Michael Jackson è proprio in un momento culmine della canzone: una sfilza sensata di “che cosa ci è successo”…

    Cosa succede ai mari,
    Cosa succede a questa terra sanguinante,
    Non ci accorgiamo di ferirla,
    Cosa succede al valore della natura,
    Cosa succede agli animali,
    Cosa succede agli elefanti,
    Stiamo devastando i mari,
    Cosa succede ai sentieri nelle foreste,
    Bruciano malgrado le nostre dichiarazioni,
    Cosa succede alla Terra Santa,
    Cosa succede all’uomo comune,
    Cosa succede ai bambini che muoiono,
    Non li senti piangere,
    Dove stiamo sbagliando,
    Qualcuno mi dica perché,
    Cosa succede ai bambini,
    Cosa succede ai giorni,
    Cosa succede a tutta la loro gioia [...]


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    Deve continuare a cantare, e infatti canta, ma è preoccupato che il ragazzo possa farsi del male cascando di sotto, da quell’altezza, sulla folla.

    Così, mentre canta, prende stretto il ragazzo, strettissimo, cingendogli completamente la vita, mentre questi, come in trance, prima si incrocia le braccia sul petto, in una sorta di preghiera, non pensando minimamente ad appigliarsi in qualche modo alla ringhiera, poi allarga addirittura le braccia: si lascia andare a simulare un volo, finché la rampa non cala a terra e mentre Michael Jackson – sempre continuando a cantare – tenta di liberarsi e saltare di nuovo sul palco, gli addetti alla sicurezza si gettano sul ragazzo strappandolo via a forza dal cantante, a cui lui ancora vuole restare attaccato.

    Si vede ora Michael Jackson affannato, ma finalmente sul palco, negli ultimi momenti della canzone. Si tocca – mentre canta – la testa, come per volersi aggiustare i capelli, o come se sentisse un fastidio: forse il ragazzo, involontariamente, gli aveva con una mano frizionato la testa.

    In un’altra esibizione, una ragazza dopo un abbraccio al cantante sul palco, sviene. Michael Jackson invece, del tutto presente a sé stesso, e solo apparentemente magro e fragile, fa in tempo a prenderla in braccio, senza alcuna fatica, e a passarla nelle braccia degli uomini della sicurezza, e tutto questo naturalmente sempre cantando!


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    In un altro concerto ancora, una ragazza molto carina, con lunghissimi capelli biondi, durante un abbraccio-assalto sul palco, non resiste. La sua passione è qualcosa di dirompente: e bacia Michael Jackson con un bacio vero, sulla bocca!
    È talmente appassionato il bacio di questa ragazza, che il cantante ne rimane… Conquistato.

    Tutto accade in frazioni di secondi: ma il fatto è che nemmeno lui resiste e… La bacia a sua volta! Carezzandole dolcissimo i suoi bellissimi capelli. La folla esulta, geme, applaude, mentre Michael Jackson, continuando a cantare, tenendo sempre stretta la ragazza a sé, le avvicina poi il microfono un momento per farla parlare: "I love you…"
    Lui sorride felice, tenendola ancora stretta, ma ormai la ragazza deve essere in fretta trascinata via, il cantante deve continuare a cantare per tutti, deve amare tutti.


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    Michael Jackson e le delicatezze dei suoi fan


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    Come Michael Jackson era diverso dalle altre star, ed era – da quello che si può capire dalle immagini, dalle interviste e dalle testimonianze – una persona delicata e sensibilissima, così i suoi fan erano delicati con lui.
    Si percepisce, dai filmati (fuori dai concerti, gli spettacoli, le esibizioni di Michael Jackson), il loro naturale entusiasmo, emozione, ma anche un loro fermarsi, trattenersi, fare quasi un passo indietro, aspettare – da Michael Jackson stesso – un cenno, per avere certezza di non disturbare.

    Sono toni di voce spesso delicati, quelli dei suoi fan, che solo gli sussurrano: Michael, Michael... E già in questo sembrava esserci tutto: semplice amore, rispetto, ammirazione. Per la persona, oltre che per l'artista.

    Una volta, ancora in un parcheggio, Michael Jackson è già entrato sulla sua automobile. Una fan – non una ragazzina, ma una donna sui trentacinque, quaranta anni – benché trattenuta e respinta dagli uomini della sicurezza, riesce ad affacciarsi alla portiera dell'automobile che ancora non è stata chiusa. “Lasciatela entrare”, dice Michael Jackson, con naturalezza cristiana (Bussate e vi sarà aperto).
    Lei guardandolo, – e col tono “delicato” di cui sopra –, gli dice qualcosa tipo: “Michael, voglio solo salutarti”, o stringerti la mano, o qualcosa del genere. E lui: “Oh sì, vieni qui, entra: ti darò molto di più” (Chiedete e vi sarà dato). La donna entra, si danno un abbraccio, si scambiano una parola. Lei esce e già c'è qualcun altro davanti la portiera che preme per entrare.


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    Sembra che Michael Jackson – così sembra deciso dagli uomini della sicurezza – debba ripartire in fretta, subito, ma rotoli di qualcosa, oggetti, piccoli doni, spuntano da mani e braccia che riescono appena a penetrare l'abitacolo dell'automobile. Michael Jackson riesce così a vedere qualcosa: “Fermi!” – dice – “I disegni dei bambini! Li voglio! Datemi i disegni dei bambini!”.

    Così è tutto un passaggio di mano in mano di balocchini, rotoli spiegazzati, disegni infantili che Michael Jackson vuole guardare subito subito, lì. “Oh...”. È tutto contento, ammirato. Come se gli avessero regalato dei gioielli.


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    Michael Jackson: carcere, nostalgia di contatti umani e di una vita normale


    Michael Jackson amava le persone e doveva amare molto il contatto umano. Ora – ossia, da sempre... –, doveva mancargli tanto, quel contatto: era un carcerato “speciale” in isolamento “speciale”. Era solo. (Fammi uscire/nella notte/quattro mura/non riusciranno a tenermi questa notte).

    Dai suoi fan prendeva molto e i suoi fan probabilmente lo sapevano. Entrambe le parti sembravano sapere che c'era qualcosa, nel loro “rapporto”, che andava al di là della fiction di altri, del lavoro di altri, qualcosa che non aveva a che fare con il mercato, il business, lo star system. I fan sembravano sapere che per Michael Jackson non era un dovere incontrarli, ma un piacere. Probabilmente spesso era anche un faticoso piacere, ma d'altra parte è così per tutti i rapporti d'amore, che sono impegnativi. I fan sapevano, sentivano, che quando lui li abbracciava era un abbraccio vero. Che quando dimostrava loro la sua gratitudine (che loro ricambiavano) era una gratitudine vera. Michael Jackson non rimproverava ai suoi fan – implicitamente o esplicitamente – di essere suoi fan.

    In fondo era talmente famoso, talmente amato ovunque, che proprio a causa di questo non poteva fare la cosa più normale. Cose che tutti possono fare: una passeggiata, un caffè in un bar, un'entrata in un cinema, un bagno in una piscina di quartiere, o in una spiaggia qualunque, una spesa in un negozio o in un supermercato.

    Ovunque arrivasse, spesso “costringeva” per ragioni di sicurezza a chiudere il luogo in cui arrivava, oppure doveva andarsene, scappare. E così si ritrovava di nuovo subito solo. Una volta fu organizzata una spesa dentro a un supermercato per Michael Jackson. Si vede lui tutto divertito che corre per i corridoi con il carrello, e mentre gli fanno anche degli scherzi. Fortunatamente, per quanto il supermercato fosse insolitamente vuoto, c'era comunque un po' di gente: gli addetti agli scaffali e alle casse, gli addetti alla sicurezza, e poi probabilmente qualche amico (che lo riprendeva) e anche qualche “infiltrato” a cui era stato consentito di entrare, o forse di restare.

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    Michael Jackson amava così tanto le persone, e stare con loro anche “normalmente”, che negli anni – racconta in un'intervista – era riuscito a realizzare, con uno speciale trucco cui doveva sottoporsi per ore, di poter stare in mezzo agli altri senza essere riconosciuto.
    Diventava un altro. Completamente! Così, pure per nulla avvenente (sembrava un omone di mezza età, calvo e con un faccione), completamente irriconoscibile, faceva le cose più semplici. Poteva andare al parco, a esempio, dove si metteva seduto da una parte e poteva stare a osservare le persone!


    http://oscar.ilcannocchiale.it/post/2514757.html
    http://oscar.ilcannocchiale.it/post/2514763.html
    http://oscar.ilcannocchiale.it/post/2514779.html

    Edited by ArcoIris - 17/2/2015, 16:13
     
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3 replies since 13/2/2015, 01:19   964 views
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