Michael Jackson's Xscape - Recensioni

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  1. ArcoIris
     
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    "The King of Pop"

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    Michael Jackson, album di inediti
    in salsa Timbaland



    Da quando se n’è andato nel 2009 in un mare di solitudine e miserie, non solo Michael Jackson ha decuplicato le proprie ricchezze, ma ha anche consegnato al mondo due album di inediti.
    Il primo, Michael, è uscito nel dicembre 2010, mentre domani tocca ad Xscape, compilation di cui si favoleggia da mesi, tanto che ancor prima di vedere la luce è entrata nella Top 5 di ben 67 paesi.

    Sono le prodezze della nostra èra tecnologica, cui nemmeno prestiamo più attenzione perché chiunque si rispetti oggi - da Nathalie Cole che ha cantato con il padre fino a Bono che si è sincronizzato con Sinatra - ha nel suo carnet almeno un duetto con un morto: figurarsi in questo caso, con il culto della star ancora imperante e la Sony intenzionata a sfruttare appieno il pingue forziere, per anni ancora.

    Xscape, così chiamato in omaggio alla predilezione di Michaelino per i titoli di una sola parola e presi da una canzone dell’opera, contiene otto canzoni, la prima già conosciuta grazie al duetto con Justin Timberlake su Love never felt so good, che apre la compilation di cui si troveranno varie versioni, per semplici appassionati o per patiti: una con i soli inediti, tutti registrati tra il 1983 e il 1999 (e probabilmente lasciati da parte perché non abbastanza soddisfacenti), e poi le deluxe, con anche le incisioni originarie o un DVD-documentario sulla realizzazione dell’intero lavoro.
    Love never felt so Good è in effetti un brano nello spirito del Jackson più romanticamente effervescente, scritto con Paul Anka: all’apertura della track-list egli canta solo, la coproduzione di Timberlake gli dà una tinta assai contemporanea.

    Già, sembrato passati secoli e non solo qualche anno dalle sonorità con cui Jackson usava lavorare.
    Un pezzo come Chicago, ascoltato in originale, suona datato: ecco dunque pronta la permanente elettronica che gli hanno fatto Timbaland (uno dei principali produttori dell’album) e Jerome Hermon per ritornare di botto ai nostri giorni, con tappeti sintetici un po’ freddini in verità, funky e beats inquieti.
    Analogo trattamento subiscono tutti i brani, di cui Loving You ha con il suo soul il più diretto rimando ai tempi della collaborazione con Quincy Jones.
    Una parola a parte merita la sinteticissima Do You Know Where Your Chil dren Are, per l’intemerata nel testo contro i genitori distratti: «Lei ha scritto che è stanca del suo patrigno che la usa/Le dice che le comprerà cose e intanto ne abusa sessualmente»: un tema che può aver suggerito in passato di lasciar da parte il titolo, e suona a favore dell’innocenza di Jackson nelle note vicende che ne hanno oscurato la carriera.

    L.A. Reird, produttore esecutivo del lavoro, che d’intesa con la famiglia Jackson ha avuto accesso allo sterminato archivio di casa, avrà senz’altro un tornaconto da quest’operazione; ma in fondo quel che esce è la capacità di Michael Jackson di vestire abiti più contemporanei senza troppo snaturare il suo stile unico.
    Il problema, semmai, verrà strada facendo, se il business non saprà fermarsi.

    www.lastampa.it/2014/05/12/spettaco...qvM/pagina.html

    Edited by Arcoiris - 13/5/2014, 00:25
     
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