Michael Jackson: L’assassino è il suo medico

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    "The King of Pop"

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    Michael Jackson: L’assassino è il suo medico



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    Nel 2009 una notizia sconvolse stampa, televisioni e la rete.
    Alla prima incredulità si sostituirono il dolore dei fan e il sospetto che fosse vittima di un complotto, ma il mondo dovette arrendersi alla triste verità: a 50 anni era morto Michael Jackson, il re del pop, la rockstar più amata di tutti i tempi.
    Il 25 giugno aveva avuto un malore mentre si trovava nella sua casa californiana di Holmby Hills, vicino a Los Angeles, dove allo Staple Center stava facendo le prove del suo prossimo concerto.
    La notte precedente, il dottor Conrad Murray, 60 anni, il medico assunto dalla Aeg Live, la società che promuoveva i concerti londinesi, gli aveva somministrato per indurlo al sonno alcuni medicinali a base di benzodiazepine.
    Alle 10 e 40, visto che la rockstar non aveva ancora preso sonno, il dottor Murray gli somministrò anche l’anestetico Propofol che sembrò avere efficacia. Alle 10 e 50 Michael cadde addormentato, così il medico lo lasciò solo per due minuti per andare in bagno. Al suo ritorno, si accorse che non respirava più e gli praticò inutilmente la rianimazione cardiopolmonare.
    Il medico fu accusato di omicidio colposo. Ma facciamo un passo indietro e vediamo chi fosse in realtà la leggendaria pop star.


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    ETERNO BAMBINO

    A Hidden Valley, a una cinquantina di chilometri da Los Angeles, la nostra diva premiata due volte con l'Oscar, Sophia Loren, aveva vissuto con la famiglia in un ranch grandioso, ristrutturato con raffinatezza europea da Carlo Ponti. Tra gli altri amici e colleghi, Sophia aveva frequentato con i figli Carlo ed Edoardo il ranch di Ichino ( ENCINO ) che si trovava a meno di mezzora di distanza, dove abitavano Michael Jackson e i genitori. «Per me quel “bambino” era come un figlio.

    Con i miei ragazzi andavo spesso a trovarlo. Gli volevamo bene», mi aveva confidato Sophia a Ginevra quando l’avevo incontrata per scrivere la sua biografia. Aveva aggiunto: «Michael non era a suo agio con gli adulti, non amava il mondo così come lo vediamo noi. Lui era rimasto bambino e voleva vivere in un mondo tutto suo, voleva vivere quell’infanzia dove si sentiva protetto».
    Una infanzia comunque troppo breve, perché nel 1963, a soli cinque anni, ottavo di dieci figli, Michael aveva cominciato la sua carriera come percussionista, e poi come cantante, divenendo leader dei Jackson Five, il gruppo musicale formato con i suoi fratelli maggiori, orgoglioso della gonfia pettinatura afro e della pelle nera.
    E come se un incantesimo gli avesse fermato l'età all’adolescenza, nei 45 anni che seguirono, pieni di sfolgoranti successi, la strega cattiva gli concesse di guadagnare cifre colossali con il suo talento straordinario che gli ha fatto vendere più di un miliardo di dischi, per cui è entrato nel Guinness dei primati.
    Gli permise anche di conseguire una celebrità mondiale, ma gli impedì di crescere e maturare come gli altri esseri umani. « Si sentiva a suo agio con i ragazzini » mi aveva raccontato Sophia Loren « e con persone come me. Anch’io in fondo non sono cresciuta ».



    UN SUCCESSO PLANETARIO

    I successi di Michael si susseguirono uno dietro l’altro. Cantando e danzando, rivelava sempre di più di meritare il titolo di re del pop: nel 1982 con Thriller, il suo secondo album da solista, vendette 29 milioni di copie, un record imbattibile come la permanenza nella classifica dei dischi più venduti per 80 settimane consecutive.
    Qualcosa, però, sembrava minare la sua mente, inducendo Michael a perseguire il raggiungimento di un’immagine diversa da sé con altrettanta determinazione e senso del sacrificio che metteva nella sua carriera.
    Di lui, nero afroamericano, figlio di una testimone di Geova, Kathleen
    ( KATHERINE ), e di Joseph, un operaio in un acciaieria ed ex chitarrista amatoriale, si scriveva sui giornali che non amasse più la sua pelle nera e volesse diventare bianco e grazioso come la sua amica del cuore, la bellissima Elizabeth Taylor.
    Si diceva che si fosse sottoposto a cure per schiarire la pelle, più dannose e orripilanti di quanto si potessero immaginare, per cui, nel 1993, Michael fu costretto ad ammettere di essere affetto da vitiligine, una malattia che nel giro di qualche anno gli avrebbe schiarito tutto il corpo. Per coprire le macchie era costretto a truccarsi con il fondo tinta e a difendersi dal sole con l’ombrello.
    La chirurgia estetica fu la sua ancora di salvezza e di perdizione, in quanto si sottopose almeno due volte alla riduzione del naso, per farlo assomigliare a quello di una donna, a un intervento al mento e forse a lifting vari.


    Nel 1993 ( n.d.r. spero sia solo un errore di battitura.. l'anno è il 1984 ), quando insieme con i fratelli simulò un concerto per uno spot per la Pepsi, i capelli di Michael presero fuoco per un incidente, lasciandogli gravi ustioni sul cuoio capelluto e impedendone la ricrescita.
    Ebbe un risarcimento record di un milione e mezzo di dollari, però fu costretto a ricorrere ai posticci per i capelli, che da crespi naturali, apparvero sempre più lisci, anche se agli impietosi obbiettivi fotografici non sarebbe sfuggita la parrucca.
    L’incidente gli lasciò una terribile eredità, Michael divenne dipendente dei medicinali antidolorifici e quello fu rinizio della fine che l’avrebbe portato a morire per mano del suo medico.


    La sua nevrosi cresceva in modo esponenziale, parallela al successo e all’amore dei fan. Sui media si parlò della sua ossessione per l’eterna giovinezza e per una vita lunghissima, da cui nacque la leggenda della bara iperbarica, dove si raccontava che Michael si coricasse per ore ogni giorno per restare giovane, oppure ci dormisse come un novello Dracula fantascientifico.
    E come Peter Pan, l’eroe del racconto di James Barrie, l’eterno bambino che volava verso Neverland, Michael ricreò la sua isola che non c’è, Neverland appunto, in una tenuta di 1.400 ettari presso la Figueroa Road a
    Montolivo ( LOS OLIVOS ).
    Era un paese incantato, adatto a divertire grandi e piccoli. Sede di feste e di eventi mediatici, come il matrimonio tra Elizabeth Taylor e Larry Fortensky, immortalati dai flash mentre si divertivano su una giostra.
    Michael Jackson era al centro dell’attenzione e attirava gente onesta e disonesta. Nel 1993, Michael fu accusato di molestie sessuali nei confronti del minorenne Jordan, figlio di un dentista radiato dall’albo, Evan Chandler, che non lo denunciò penalmente ma solo civilmente per ottenere un maxi risarcimento.



    L’ACCUSA DI MOLESTIE

    Da Neverland, Michael rispose di essere del tutto innocente, ma l’eco mondiale fu disastroso.
    Nel 1994 i soci in affari obbligarono il cantante, che non voleva, a fare una transazione con il Chandler e così si radicò l’idea che Jackson fosse un pedofilo.
    Fu costretto a sospendere il Dangerous Tour e più tardi fece una scelta che si rivelò irrazionale: si unì in matrimonio con la figlia unica di Elvis Presley, Lisa Marie. Presto venne il divorzio, e Michael perseguì il suo grande desiderio di paternità, sposando l’infermiera Deborah Jeanne Rowe per mettere al mondo nel 1997 Prince Michael e poi, nel 1998, Paris, bellissimi bambini dagli occhi azzurri (adesso un certo Jason Pfeiffer afferma che il vero padre sia l’amico di Michael, Mark Lester). Da una madre surrogata nacque “Blanket”, soprannome di Prince Michael II.


    Intanto proseguivano i problemi giudiziari, che non migliorarono le condizioni di salute di Michael, che assumeva fino a 40 pasticche di Xanax al giorno. Ciò nonostante, quando fu eseguita l’autopsia, Michael fu trovato in buone condizioni per i suoi cinquantanni. Avrebbe potuto affrontare i 50 concerti che lo aspettavano, se il dottor Murray non gli avesse somministrato in quel giugno del 2009 una dose eccessiva di Propofol.
    Inoltre, si scoprì che non gli aveva attaccato la pompa d’infusione, obbligatoria per regolare la somministrazione del farmaco, e che gli aveva praticato la rianimazione cardiopolmonare sul letto e non su una superficie dura come necessario.
    Il dottor Murray non chiamò i soccorsi, nonostante avesse due cellulari, con uno dei quali si mise subito in contatto con i suoi datori di lavoro, l’Aeg Live.
    Li chiamò un’ora dopo e i paramedici arrivarono alle 12 e 28, per constatare che la loro presenza purtroppo era inutile.
    Il medico fu accusato di omicidio colposo e dopo 6 settimane di udienze, il 7 novembre 2011, i 12 giurati emisero una sentenza unanime: il dottor Murray era colpevole e fu condannato a quattro anni per omicidio colposo per avere dato a Michael un farmaco, il Propofol, che va somministrato solo in ospedale.
    Le cure fornite a Michael, secondo il giudice, erano una vera “pazzia medica”.

    Dopo la morte della popstar, Jordan Chandler che da minore l’aveva accusato di abusi sessuali, ammise di aver mentito.
    Il padre si suicidò sparandosi in un albergo.
    Tanay Jackson, figlia di Tito, uno dei fratelli di Michael, non perdona il medico assassino e si è ribellata alla notizia che ritorni a esercitare la professione.

    http://mentiinformatiche.com/2013/11/micha...suo-medico.html

    Edited by ArcoIris - 1/4/2018, 01:04
     
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