"The King of Pop"
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Il ricordo di Massimo Ranieri
"Io,Michael e la sua vita di eccessi"
L’altra sera a Venezia,durante il mio concerto, l’ho visto passare. Gli ho detto "ciao, Michael, ti amo”. Non accetto la morte assurda che gli è toccata, mi consola il fatto di saperlo sempre presente, sempre con noi artisti. È stato un grande, nessuno può negarlo. Resterà come Elvis e Lennon, i fan hanno già cominciato a consegnarlo all’eternità.
Denaro e fobie, eccessi e, a volte, scelte assurde e non sono il primo a dirlo è il prodotto di un’infanzia negata. Nel 1964, a 13 anni, ero negli Stati Uniti.
Parlo di 45 anni fa, tempi non sospetti. C’era, alla televisione, l’Ed Sullivan Show. Lo guardavo regolarmente, affascinato da quel mondo di professionismo, dalle presenze, dal modo di fare spettacolo.
Una sera vidi l’esibizione dei fratelli Jackson, Michael era il più piccolo, 6 anni, si muoveva e cantava come uno, stratosfericamente bravo, di trenta. Quando tornai a Napoli, lo raccontai a tutti. «Vedete che in America ci sta nu guaglionciello pazzesco, un fenomeno che balla e canta, un fenomeno vero».
Da allora, Michael è stato questo: un fenomeno.
Psiche bombardata, un padre che lo maltrattava, l’infanzia polverizzata dal lavoro.
In un certo modo, anch’io ho subito lo stesso esproprio. Sono venuto su in altra
maniera e sono diventato un’altra persona solo perché il mio successo ha fatto i conti con l’Italia, con 60 milioni di persone.
Michael si è confrontato non con milioni, ma con miliardi di persone. Che in breve gli hanno impedito di uscire, di girare liberamente per la strada, di concedersi qualsiasi anche breve momento di privacy. Cose che, se sei normale, ti conducono alla pazzia; se sei ferito, come lo era lui, ti fanno diventare Jackson.
Al di là di ogni giudizio morale, Michael vive.
Musicista, cantante, ballerino (dopo Fred Astaire, che lo volle incontrare, per me c’è solo Jackson) ha segnato un’epoca. Se n’è andato tragicamente come è vissuto. Il resto, comprese le lotte per l’eredità e il baccano mediatico sui debiti, è solo rumore.
Massimo Ranieri - 28 Giugno 2009
Le frasi più belle di Michael Jackson
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Il rapporto tra i Queen e Michael Jackson era iniziato nel 1980 con una diatriba prettamente musicale.
"Eravamo indecisi" spiega Roger Taylor "sulla canzone da scegliere per promuovere il nostro album 'The Game'. Michael, che lo aveva ascoltato tutto, alla fine di un party a Los Angeles, mi prese da parte per dirmi: "Voi avete una canzone come 'Another one bites the dust' e non volete pubblicarla come 45 giri? Ma siete ammattiti?".
Gli risposi che si sbagliava, non avrebbe mai funzionato, che stava prendendo un abbaglio gigantesco. Alla fine, seguimmo il suo consiglio. Adesso, tutti sanno com’è andata: quel pezzo è uno dei più grandi successi della nostra carriera".
-Roger Taylor
Le frasi più belle di Michael Jackson
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Gino Brando on Michael Jackson
"La vitiligine è un vero problema per Michael e lo è sempre stato, da anni. Lo ha colpito in molti modi a livello emotivo e lo ha costretto ad usare molto make up per coprirsi.
L'orrore di svegliarsi ogni mattina con queste macchie lo rendeva infelice.
Prima di questo Michael era sconvolto perchè aveva delle imperfezioni della pelle (acne), quando cominciò a sparire perchè stava uscendo dall'adolescenza, allora la vitiligine lo ha colpito, era come se lui non potesse vincere. Tutto questo ha solo servito a renderlo più insicuro.. E' molto difficile essere una persona pubblica e avere a che fare con questo tipo di torture private.
http://vrfoundation.wordpress.com/2012/10/...ichael-jackson/ -- Pagina Sociale: Un Michael da conoscere & tutte le verità
Edited by ArcoIris - 16/8/2019, 01:15
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